VIII.

Protetta dal rassicurante bozzolo del laboratorio deserto, immersa nel ronzio dei macchinari, baciata dalla spietata luminosità dei neon, Alba finisce di scannerizzare le foto della sconosciuta e invia una prima mail al professor Aglietto. Poi passa rapida al secondo allegato. Altre foto, stavolta della Sirenetta. Le ha recuperate dal fascicolo digitalizzato che ha potuto aprire accedendo con le proprie credenziali all’archivio centrale. L’intuizione che ha avuto è giusta. Sui corpi delle due vittime, accanto ai solchi lasciati dalle corde, alle abrasioni, alle ferite da taglio, ci sono tracce di bruciature. A suo tempo, i medici che esaminarono la Sirenetta stabilirono che queste bruciature erano state inflitte da un corpo estraneo. Un oggetto non identificato. Dizione quanto mai generica che poteva spaziare dalla classica sigaretta a un attizzatoio arroventato.

Gli stessi segni compaiono sulle foto della sconosciuta.

Le corrispondenze fra le bruciature riportate dalle due ragazze sono evidenti.

È stato usato lo stesso oggetto.

Alba ha un’idea al riguardo, ma prima di pronunciarsi preferisce verificarla con l’unico medico legale del quale si fida a occhi chiusi: il professor Raimondo Aglietto.

Anche la seconda mail parte. Pochi minuti prima, al telefono, Aglietto le ha promesso una risposta rapida. Alba però conosce bene la scrupolosità dell’anziano professore. Ci vorrà qualche minuto. Nel frattempo ritocca con Photoshop le foto della sconosciuta: le serviranno per la ricerca che ha in mente di fare.

Alba va a prendersi una Coca Zero dal distributore nel corridoio, strategicamente situato a lato della suite del direttore generale. Un lampo filtra dalle finestre abbassate, la luce danza sulle sagome oscure degli arredi come in un vecchio film gotico. A brevissima distanza, segue un tuono possente. Alba sorride. Aglietto adorerebbe una situazione come quella. Il silenzio della sera, il laboratorio deserto, la burrasca.

Aglietto è vecchio, irascibile, fascistissimo. Preferisce i morti ai vivi, e non lo nasconde. I morti sono pazienti, disciplinati, ascoltano senza interrompere e, se interrogati con le dovute maniere, dicono le cose giuste al momento giusto. Ma non una parola di troppo. Mai. Aglietto rimpiange l’abrogazione della pena di morte e l’allungamento dell’aspettativa di vita, perché lo privano dell’indispensabile materia prima.

Per sei mesi Alba ha frequentato, come uditrice, il suo corso e benché non avesse studiato medicina Aglietto l’ammetteva alle autopsie non come mera spettatrice, ma contrabbandandola come assistente.

Una volta lei gli chiese perché, pur essendo notoriamente misogino, provasse una simile simpatia nei suoi confronti.

«E chi l’ha detto che si tratta di simpatia, Doria? Lei mi spaventa a morte, e quindi me la tengo buona facendo il gentile.»

Un ultimo controllo alle bruciature. Alcune appaiono più recenti, altre più datate. Quindi, chiunque le abbia inferte, lo ha fatto in tempi diversi. Le foto della Sirenetta sono meno chiare: sono passati tanti anni, del resto. Ma anche in quel caso si può ipotizzare una doppia datazione. E allora s’impone una domanda: chi si lascia infliggere ripetute sevizie? La vittima di un rapimento, per esempio. La Sirenetta non lo era. Il suo pappone l’aveva venduta alla persona sbagliata, e aveva pagato con la vita. La vittima di un rapimento, dunque, o forse una vittima volontaria e consenziente. La deduzione è prematura, ma… E se anche la sconosciuta fosse una escort specializzata nel ruolo di schiava? Come la Sirenetta?

Finalmente il telefono suona. Il professore è andato in pensione da cinque anni ma non ha mai smesso davvero di lavorare. Certe sue apparizioni in tribunale nelle vesti di consulente di parte sono rimaste memorabili.

«Sì, è come ipotizza lei, Alba. Sono bruciature da scarica elettrica.»

«Grazie, professore. Dovrebbe trattarsi di una violet wand

«Come, scusi? Di che diavoleria sta parlando?»

«Certi tizi, sadomasochisti, usano una specie di bacchetta di plastica, di ferro o di gomma, con degli elettrodi alle estremità, per somministrare piccole scariche elettriche in zone erogene.»

«Sul pippo? E sulla pippa, intende?»

Alba fatica a trattenere un sogghigno. Aglietto potrebbe intrattenere per ore un uditorio di maniaci con le più scabrose descrizioni di torture medievali o del tavolo settorio, ma quando si accenna a perversioni sessuali si mette a pigolare come una novizia davanti al confessore.

«Sì, professore. Più che sul, “nel”. E “nella”.»

«Gesù!»

«Cerchi in Rete. Ci sono dei tutorial che spiegano bene come funziona.»

«Alba, da piccola avrebbero dovuto darle qualche sculacciata in più!»

«Può darsi. Comunque, le bruciature derivano da un cattivo uso.»

«Come ha detto che si chiamano questi bastoni?»

«Violet wand. Una specie di bacchetta magica per elettrostimolazione erotica.»

«E secondo lei come se le procurano queste delicatezze i suoi amici porconi?»

«Le comprano.»

«Al mercato nero?»

«Online. Il prezzo oscilla dai 45 euro per i modelli base ai 250-300 per quelli più sofisticati.»

«E quale sarebbe la sofisticatezza?»

«Per esempio, la doppia stimolazione. Bacchetta a due punte per contatto simultaneo fra lui e lei… o fra lei e lei…»

«Senta, Alba, se io mi ordino una di queste schifezze e la uso su certi giovani medici che vengono a rompere le scatole qua in laboratorio…»

«Finisce dritto in galera per omicidio.»

«Ma io mica li voglio ammazzare! Solo una scossettina, ogni tanto…»

«Se becca una parte secca o sbaglia l’intensità dell’emissione rischia di provocare un infarto o comunque un grave shock!»

«È proprio vero che non esistono più gli omicidi di una volta! La saluto, Alba, è sempre un piacere. Se passa qua da Campobasso mi venga a trovare, che ci prendiamo un caffè da Lupacchioli, o in qualche altro posto alla moda.»

Anche Aglietto concorda, dunque. In entrambi i casi il sadico ha usato una violet wand. Facile procurarsene una, oggi, ma dieci anni fa, al tempo della Sirenetta? Lo shopping online non era così sviluppato. Esistevano però i negozi specializzati. A Roma ce n’erano un bel po’. Si dovrebbe visitarli uno per uno. Ammesso che siano sopravvissuti, e Alba ne dubita. Una ricerca di quel genere sarebbe una perdita di tempo.

Alba si ripromette di comprare una di quelle bacchette. Vuole studiarne l’esatto funzionamento. Una certa curiosità malsana le suggerisce che forse sarà costretta a sperimentarla su di sé. Il primo pensiero si muta presto in uno sciame, e lo sciame si fa onda. Un’onda impetuosa di desiderio.

Telefona al Biondo. «Pizza?» propone.

Il Biondo, sorpreso, accetta.

Due ore dopo sono a letto, a casa di lei.