II.

Ippoliti se ne sta appoggiato al cofano dell’auto di servizio e fuma un sottile cigarillo. È evidentemente di guardia, perché appena la GLE di Sax sbuca dal vialetto che conduce all’ingresso principale della villa, si para davanti ai fari sbracciandosi.

Sax accosta, abbassa il finestrino. «Com’è andata?»

«Mi hanno preso alla sprovvista. Dovevano essere almeno in tre. Dall’aspetto sembravano sudamericani. Professionisti. Mi hanno immobilizzato con una pressione qua, alla giugulare. Quando mi sono svegliato me l’avevano già portata via.»

«È stato Cono.»

«Il generale? Ma no. E perché avrebbe dovuto?»

«Fidati, è stato lui. Il perché lo so io… Stammi bene, Ippo’.»

E con un’accelerata rabbiosa quasi lo travolge, quindi va a parcheggiare sotto la tettoia principale, accanto alla Smart. Mentre esce dall’abitacolo pensa a come possono essere andate le cose. Anzi, a come sono sicuramente andate. Cono fa una telefonata. Arrivano tre sicari. Cono si presenta sul posto per verificare di persona. Adora l’odore della battaglia, il vecchio maiale. Deve avere tutto sotto controllo. E poi non si sa mai, un imprevisto, lo stesso Sax che ritorna all’improvviso… Che hanno dato alla ragazza, per stordirla? Ketamina, probabilmente. O forse Popper, molto di moda. Sax visualizza con distacco la sequenza, come se non lo riguardasse. Veronika caricata sul fuoristrada. Un giretto sui tornanti. Poi la scelta del punto giusto. Una spintarella e via.

Quando entra in casa, ha già sfoderato il sorriso sfolgorante dell’uomo di mondo. Luisella è come sempre compostissima nel suo abito beige, con il giro di perle e le ballerine discrete ancorché griffate, anzi, griffatissime. Ospite d’onore: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Macchi, con un giovane collaboratore, che gli viene presentato come dottor Terenzi. Una coppia gay che più gay non si può, ma nascosta, refoulé, occulta, in ossequio alla morale dominante. O meglio, alla morale che torna a dominare dopo gli anni (bui, secondo Cono) del libertinismo.

«La pacchia è finita!»

Sta diventando un grido di battaglia, per il vecchio generale. Ora Cono è nella sua fase estremista, ma Sax è certo che, al momento opportuno, tornerà a indossare la maschera del moderato. Cono, l’immortale.

«La pacchia è finita!» ripete il generale, lanciando a Sax un’occhiata provocatoria.

«È quello che dico anch’io» squittisce il giovane compagno-che-compagno-non-dev’essere del sottosegretario.

Sax sorride, educato, composto, affabile interlocutore.

«Ma c’è anche gente per cui la pacchia non finisce mai!»

Cono ha preparato paccheri alla Nerano, con zucchine fritte e provolone del Monaco. Applausi convinti accolgono la prima portata, che un domestico cingalese provvede a scodellare, esibendosi nella rozza imitazione di un impiattamento scopiazzato da qualche talent di cucina. La cena procede in un clima spensierato, rilassato. Come si conviene a chi sa di detenere il potere e non ne fa mistero.

«Ed ecco a voi la salsiccia fatta con le mie proprie mani di porco!»

Tutti ridono alla battuta di Cono, tranne il sottosegretario, che proprio non ci arriva. È il suo accompagnatore a spiegargliela: “porco” si riferisce alle salsicce, non alle mani! Finalmente, il sottosegretario ride.

Cono gli dedica uno sguardo di commiserazione. Non è facile trattare coi cretini, ma più i cretini prendono piede, più il suo potere cresce. Quindi, viva i cretini. Alla terza bottiglia di Lettere di Gragnano, il clima è conviviale.

Sax non si nega, quando gli chiedono di dare fiato allo strumento.

In a Sentimental Mood del Duca strappa un fremito di commozione a Luisella, e un applauso sincero ai due frocetti.

«Eeh, mio genero è proprio una delizia!» cinguetta Cono. E poi, con nonchalance, tornando a fissare Sax, lascia cadere l’ordigno: «A proposito, Giannaldo… hai riflettuto su quella proposta per il ComSar?».

È la prima volta che Sax ne sente parlare. Il ComSar. Cioè, uffici operativi in Sardegna, basi navali, contatti con gli americani e i turchi. Roba più militare che amministrativa. Detto in termini eleganti: un’autentica inculata. È la prima volta che ne sente parlare e, ovviamente, finge di sapere tutto.

«È una proposta allettante, Cono, ma non credo che un argomento così tecnico possa interessare i nostri ospiti…»

«Ah, certo, che sbadato!» sogghigna il generale. E i fidanzatini si guardano interdetti: perché che sia successo qualcosa l’hanno capito, ma che cosa di preciso, quello no.

Luisella serve la Delizia al limone, che tutti lodano, accompagnata dal limoncello.

«Fatto come una volta da zi’ Nunziatina di Amalfi!» precisa Cono.

«Sa che i miei zii sono di Amalfi, generale?» fa il giovanotto.

«No che non lo sapevo! E come fanno di cognome?»

«Bocchini» replica quello, serissimo.

Cono fa esercizi di acrobazia per non scoppiargli a ridere in faccia.

«Mi sono sentito come quella volta che un collega dell’FSB russo voleva convincermi che Putin è un sincero democratico!» confida a Sax qualche minuto dopo, quando Luisella si è ormai ritirata e i due fidanzatini sono andati a fumare nel patio.

«Vuoi sbattermi in Sardegna?» lo provoca Sax, gelido.

Sono seduti a tavola, con gli avanzi. Cono si versa dell’altro limoncello. «La Sardegna è un posto magnifico, per il clima e per la gente. I sardi sono un popolo eccezionale!»

«Luisella non sarà d’accordo.»

«E chi t’o’ ddice che Luisella parte appriess’a’te? E che, mo’ io mando a mia figlia ’ngopp ’e nuraghe? Co’ tutto il rispetto, eh… tu te ne parti il lunedì mattina con il volo militare da Ciampino e te ne torni il venerdì pomeriggio, stesso mezzo. E aropp’ se vede…»

«Ce l’ho io una cosa da mostrare in giro, Cono. Il video di Veronika.»

«E tu ’o facissi?» ridacchia il generale. «Pe’ fregamm’a me t’fregass’ a te stesso? Sai come si dice: simul stabunt, simul cadunt… No, guaglio’, hai perso!»

«Non puoi farmi questo!»

«Posso, posso, nun te dà penziero!»

Cono ha ragione. Il video, allo stato attuale, non è spendibile. E infatti Sax ha sempre cercato l’accordo. Non la guerra. Ma Cono… Cono è ancora più bravo di lui. Il generale gli fa “pio pio” con due dita, come con le galline.

«Ma quel video, sienteme a me, conserviamolo in un posto più sicuro, che non si sa mai…»

Sax pensa: ecco, se io adesso prendessi questo coltello e glielo piantassi nella giugulare. O se… se niente. È finita. Sconfitto. Kaputt. Terreo in volto, consegna il cellulare a Cono. Il generale annuisce.

«Su, non te la prendere, guaglio’! Mo’, non è detto che in Sardegna ci devi andare proprio domani. Non c’è ancora niente di deciso. Tu portati buono, e stiamo a vedere. Nella vita si sale e si scende. E tu si’ accussi’ giovane, mamma mia!»

Pena sospesa, dunque. Il gioco del gatto col topo. Il poliziotto buono e quello cattivo, ma concentrati nello stesso poliziotto. Il più carogna di tutti. Cono.

Il sottosegretario e la sua appendice rientrano e il generale si mette a raccontare una barzelletta sporca a sfondo omofobo.

Tanto, chilli duje ricchiun’ che pozz’n dicere?