LUXURYSLAVES
Sì, questo sito è estremo, disgustoso, immorale, borderline, incredibile, illegale al 100%.
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LUXURYSLAVES offre schiave/schiavi per sertvizi BDSM da noleggio in tutto il mondo. Forniamo le elite di tutto il mondo. Sareste sorprese di sapere quali personalita forniamo (ma non sapete mai perche per noi la discrezione e tutto). I nostri sertvizi sono basicalmente rivolti ai clienti che preferiscono un servizio di escort piuttosto che una sessione breve di gioco SM. I nostri sertvizi vanno di un giorno con un schiava/schiavo a possibilita di affittare schiava/schiavo per un anno. Alcune delle nostre escort possono agire di schiava e di padrona che e situazione ideale per harem di gentiluomo. Possiamo fornire quindi una signora disposta a servire i bisogni di un gentiluomo distinto. I nostri schiave sono signore di Europa che sono disposte a fornire sottomissione e servizi di BDSM. Tutte le nostre signore sono educate e parlano inglese. Le nostre escorts sono professioniste e di tute le eta, anche signore mature molto espertise. Fornire il partner giusto remissivo e piu importante della sola bellezza. Oltre a fornire fotografie della signora che le interessa LUXURYSLAVES ha un interesse genuino di assicurare che il gioco che lei e disposto a fare e anche qualcosa che la signora e disposta di fare. I nostri servizi remissivi sono adattati ai suoi requisiti e lei puo restare sodisfatto che il suo schiavo sara piacevole amichevole educato e (quello che conta) remissivo e ubbidiente. Ogni sforzo e per assicurare che lei sia sodisfatto dal primo momento che ci contatta fino al tempo della partenza della sua escort. Se lei vole legare sculacciare bendare i occhi o umiliare in qualunque modo noi possiamo aiutarla. Il suo feticismo e sesso orale sesso anale o sesso con una schiava legata in costume? Trattiamo tutte le richieste con rispetto e interesse e faremo del nostro meglio per assicurarla che fara tesoro dell’esperienza per sempre. A differenza di tutti i altri siti del web LUXURYSLAVES fornisce esclusivamente servizi di BDSM estremo. Percio se cercate sesso light o medio sete pregati di astenervi, questa non e una comunita che gioca questo e
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DOVE LA SCHIAVITU E VITA IL DOLORE E REALE
E OGNI COSA E CONSENTITA
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SCHIAVE DI GRANDE BELLEZZA
SCHIAVE DI SESSO ANALE
SCHIAVE PER UMILIAZIONE PUBBLICA
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SCHIAVE ANIMALI
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SCHIAVE AD ALTA TOLLERANZA
Benvenuti nella pagina delle schiave ad alta tolleranza.
Alcuni clienti preferiscono schiave che hanno un alta tolleranza al dolore e possono affrontare le sedute piu estreme di SM. I Master che desiderano qualcosa di piu della semplice dominazione e bondage hanno bisogno di una schiava che e capace di tollerare i livelli piu elevati di punizione e di dolore. Le schiave che sono capaci di affrontare il bondage estremo la disciplina rigorosa e l’utilizzo crudele sono le piu rare, ricercate e costose. Volete legarla e frustrarla finche le sue carni diventano rosse? Volete punirla e picchiarla per la minima infrazione? Il vostro ideale e una donna che piange ai vostri piedi ferita dalla vostra ultima punizione? Noi abbiamo a disposizione per voi alcune delle schiave piu resistenti sul mercato. Con queste schiave potete praticamente fare di tutto.
Ecco la lista che segue:
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LE NOSTRE SCHIAVE AD ALTA TOLLERANZA
EFFIE da Varsavia
FREDERIKA da Goteborg
JILL da Londra
LUDMILA da Rostow
NICOLE da Lione
PATRICIA da Liverpool
VERONIKA da Budapest
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VERONIKA da Budapest
Il mio nome e Veronika. Vengo da Budapest, la meravigliosa capitale sul bel Danubio blu. Sono una ragazza estroversa. Sto per laurearmi in Scienze umane all’Universita di Londra. Amo il tennis, il salto in lungo e la pallamano. Mio padre e dirigente d’azienda. Mia madre e preside di un liceo. Ho una sorella che anche lei studia adesso in Inghilterra. Parlo la mia lingua, e anche il russo, il tedesco e l’inglese. Mi piace l’SM perche mio padre quando eravamo bambine amava picchiare severamente me e mia sorella e la cosa mi eccitava. Sono disponibile per 234 prestazioni SM che potrai leggere nella pagina che segue. Per contattarmi siete pregati di compilare il form in calce all’elenco delle prestazioni.
Alba torna sulla fotografia di Veronika, la ingrandisce, la ritaglia, la riporta per l’ennesima volta dal sito Luxuryslaves a FAITH e da FAITH a HOPE. E per l’ennesima volta il risultato è identico: corrispondenza al 100%.
L’ha trovata.
Veronika.
La caccia è finita.
È passata una settimana dal ferimento del Biondo. Lui è ancora in coma, l’operazione è riuscita, d’accordo, ma per qualche misterioso motivo il suo cervello non vuol saperne di rimettersi a funzionare. Quanto a quel bastardo dell’ispettore Ceglia, è introvabile. Nemmeno Sax è riuscito nel miracolo. Per Alba è stata una settimana di passione. Ha annullato la seduta dallo strizzacervelli, ha saltato il pomeriggio domenicale da mammina cara. Ha sbrigato con la mano sinistra e il cervello assente le tante pratiche d’ufficio. È passata due volte dal Santo Spirito, ma al momento di entrare nella stanza dove è stato sistemato il Biondo in attesa del risveglio (ma ci sarà mai un risveglio?) non se l’è sentita di entrare. No, non si chiama codardia. È che non ha il potere di provocarlo lei, questo risveglio. E l’impotenza la rende rabbiosa. Poi, per tutta la settimana, si è rintanata nell’ufficio deserto e ha lavorato notti intere con FAITH e HOPE. Ha visionato migliaia di immagini. Ha scrutinato centinaia di siti più o meno maledetti.
Ha perso mille volte la fede e diecimila la speranza.
Ma alla fine c’è riuscita.
Ora la ragazza ha un nome.
Veronika.
Esplode, incontenibile eppure del tutto giustificata, una fame oltraggiosa. Il frigorifero è una desolazione. Alba indossa un parka foderato di pelliccia sintetica e si tuffa nelle strade battute da un vento gelido. Quello in cui si trova la Scientifica è un quartiere di uffici. Non si vede una luce all’orizzonte. I rari bar sono chiusi. Con un certo, amaro retrogusto, Alba si accorge che mancano due ore alla mezzanotte. La mezzanotte di Natale. Per un riflesso condizionato mette mano al cellulare. Messaggio del giovane PM infoiato. Dodici chiamate di sua madre. Neanche gli auguri si sono fatte. E forse anche per lei è troppo. Con un sospiro, registra un sintetico messaggio vocale: “Ciao, mamma, scusami, sono stata molto impegnata, auguri”.
E poi, immediatamente, si pente, spegne l’apparecchio, non sia mai dovesse arrivare una risposta, costringendola a intavolare una conversazione. L’unico incerto lucore nella notte, luminarie a parte, è un minimarket H24 presidiato da due bengalesi immersi in una qualche videochat. Prende snack, affettati, latte, birra, cioccolato, ricambia a monosillabi il «buon Natale» dei venditori, si ingozza strada facendo, in ufficio il ronzio dei terminali è caldo e confortevole come la grotta per la Sacra Famiglia.
Luxuryslaves, dunque. Grafica e presentazione scimmiottano in modo maldestro, anche di là dalle carenze strutturali del traduttore cibernetico, i siti in chiaro di Gentlemen’s club. Nei singoli menu Alba conta fino a 364 possibili variazioni di pratiche BDSM. Sa benissimo che le foto e le schede delle ragazze sono sovrapponibili. Alba sa benissimo che i predatori si aggirano soprattutto nel web ufficiale. E che il gentleman che noleggia una schiava per legarla come un salame è mosso da pulsioni analoghe a quelle che agitano il torturatore di Veronika. Ma c’è un “ma”, ed è decisivo. Sta nel limite. Il limite della violenza.
Alba non si pone alcun problema in termini di morale. Se due o più adulti consenzienti vogliono disporre del proprio corpo esplorando forme di sessualità estrema, facciano pure. Se la violenza è una componente dell’esplorazione, e si alimenta di un patto fra eguali, facciano pure. Ma anche i siti BDSM accessibili a tutti più esclusivi – ve ne sono in Estremo Oriente che chiedono fino a ventimila dollari per il noleggio di una schiava – presuppongono trattative alla luce del sole, anticipi tramite transazioni bancarie, una tracciabilità che mira a mettere la schiava al sicuro da danni irreparabili. Stiamo parlando di una violenza formattata, contrattualizzata, addomesticata. Di una violenza a termine, e con precisi limiti.
Luxuryslaves è la violenza no-limit.
In Luxuryslaves l’affitto della schiava si paga in cripto-valuta.
Nessun disclaimer vi mette al riparo dal peggio.
C’è una sola pratica che non viene esplicitamente consentita.
In Luxuryslaves non trovate scritto da nessuna parte: “Potete uccidere la vostra schiava”.
Ma non lo trovate scritto perché è sottinteso.
Una foto mostra Veronika legata a un cavalletto da tortura medievale, il cosiddetto “cavallo spagnolo”. In un’altra fornisce una dimostrazione concreta dello strumento di tortura noto come “la pera”. Ce ne sono – Alba è meticolosa nel conteggio – ventisei analoghe. Immagina Veronika da piccola. Una graziosa bambina, forse di un quartiere povero, forse di un villaggio di campagna. Immagina i suoi primi passi e i suoi primi amori. Ma un velo nero cala, all’improvviso. Alba non potrà mai identificarsi con lei, non potrà mai essere lei.
In un certo senso, sono ai due estremi della società. Alba, con la sua infanzia dorata e infelice. Veronika, che si definisce figlia di un dirigente d’azienda e di una preside di liceo. Ma per favore!
Non si sarebbero mai incontrate nella vita reale. Se si fossero sfiorate, lei non avrebbe degnato Veronika di uno sguardo. Probabilmente avrebbe indossato abiti ordinari, e avrebbe avuto le unghie sporche. O forse no. Forse si sarebbe agghindata indossando biancheria da grandi magazzini e spruzzandosi un profumo dozzinale: tutto per un ragazzo che non la meritava.
Ma c’è dell’altro. Nell’apposita sezione è elencato nei dettagli il prezzario delle schiave. Il noleggio di una come Veronika e un campionario di prestazioni, in cui figurano una decina delle più spinte, può costare fino a quindici, venti bitcoin. Calcolando la quotazione media di mercato della criptovaluta negli ultimi mesi, si tratta di una somma fra i sessanta e gli ottantamila euro. Chi può permettersi di spendere tanto per soddisfare anche la più estrema delle sue perversioni? Un gran delinquente, o un ricco vero. Ma perché un capo criminale dovrebbe pagare per ciò che potrebbe ottenere con la violenza? Un ricco vero, dunque. Ma anche qui: c’è ricco e ricco. Il nostro è italiano, o ha la sua base in Italia. E sceglie questo sito perché garantisce un anonimato pressoché totale. È verosimile che impieghi anche per le transazioni in bitcoin un prestanome, un intermediario.
Alba sa che sta correndo troppo. Sa che le sue deduzioni non reggerebbero a un’attenta verifica. Ma sente di essere sulla strada giusta. E non si tratta dell’abusato “intuito femminile”. È come se stesse ragionando alla maniera del sadico. Una sorta di rispecchiamento dei suoi percorsi mentali. Voglio una schiava, la voglio bella, voglio poter intrattenere con lei una conversazione, e voglio deciderne il destino.
Il ricco non ha ucciso direttamente Veronika. L’ha affidata ad altri perché la ammazzassero. In precedenza, invece, la Sirenetta l’aveva uccisa con le sue mani. È un percorso opposto rispetto a quello usuale. Un serial killer che raffinandosi diventa selettivo nella scelta delle vittime e prende sempre più distanza dall’atto in sé. Quasi voglia sperimentare una singolare terapia disintossicante. Che cosa può aver determinato questo cambio di passo? Un pentimento? No, avrebbe lasciato andare la vittima, non l’avrebbe consegnata ai pandilleros ancora viva. Supponiamo allora che sia quel tipo di maniaco che le classificazioni definiscono “edonista del controllo del piacere”. Gode nell’infliggere sofferenza. Non decide a priori la morte. Quando accade, è la situazione a imporlo. A un certo punto si accorge che sta perdendo il controllo sull’unica persona al mondo che gli interessa: se stesso. È diventato schiavo degli impulsi omicidi. A differenza della maggior parte dei serial killer non è un bruto, non è rozzo, non è emarginato. È un uomo brillante e di successo. Sa che dovrà liberarsi di questa schiavitù. E comincia a disintossicarsi. Veronika, e quelle come lei, sono il suo metadone. Un giorno, si dice, smetterò, perché non ne avrò più bisogno.
Ma una parte di lui è consapevole che quel giorno non arriverà mai.
E comunque non sarai tu a dire basta. Sarò io a neutralizzarti, bastardo.
Dalla strada risale come un canto. Dev’essere molto forte, per oltrepassare la cortina di ferro dei doppi vetri. Alba attraversa i corridoi deserti su cui affacciano i gabbiotti dei tecnici di laboratorio, prende un’uscita secondaria e sbuca sul terrazzino che usano di solito i colleghi fumatori. Si affaccia alla balconata, coperta da uno spesso strato di umido, preludio di nevischio. Una comitiva di dieci, forse dodici fra uomini e donne, tutti adulti, staziona sotto un lampione, accanto a due vetture coi motori accesi. La musica è roba di chiesa, e parte dallo stereo di una delle macchine. Gli uomini e le donne si abbracciano, scambiandosi l’ultimo augurio di Natale; forse sono appena usciti dalla messa di mezzanotte. Calore, condivisione, felicità.
Alba pensa che non apparterrà mai a una comunità del genere.
Forse non apparterrà mai a nessuna comunità.
E, tutto sommato, non gliene frega un accidente.
L’ultimo pensiero del Natale è per il Biondo.
Ma non è per lui che, rinfrancata, torna al lavoro.
È per se stessa.