Nella casa di montagna di Cono a Campaegli, nel Parco dei Monti Simbruini, la sera dell’ultimo dell’anno, Sax si esibisce nella sua versione di In a Sentimental Mood di Duke Ellington per una piccola e scelta pattuglia di privilegiati ospiti del generale. L’applauso scatta convinto al termine dell’esecuzione. Appena dignitosa, a giudizio di Sax, che sta lentamente recuperando lo smacco, e invidia a Cono la freddezza, ma forse sarebbe meglio dire la strafottenza, con cui affronta e tritura ogni problema, piccolo o grande che sia.
«Ma quant’è bravo lei!»
«Mio genero è un virtuoso, vero, Gianna’? Pensa che lo chiamano “il dr. Sax”.»
«Ma davvero!»
«Eh, già!»
Intorno a un caminetto, in un vasto salone, sono radunati un paio di ministri del nuovo governo e rispettive consorti, il sottosegretario con il boy-friend-che-non-si-deve-sapere, e due coppie di amici storici di Cono, un architetto e un avvocato sulla sessantina, accompagnati dalle mogli. Due sostegni storici della Divisione nera, legati al generale da profonda amicizia, o, se si preferisce, fratellanza.
E non mancano il finanziere Aldo Silla, in compagnia di una nota attrice di teatro, e il suo segretario tuttofare, William Negrete, solo e dimesso come sempre.
Presenze non casuali.
Cono non fa mai niente per caso. San Silvestro è solo il pretesto per mettere insieme due spezzoni della vecchia e della nuova classe dirigente, e avviarsi di comune accordo lungo il sentiero di una nuova alleanza: fra quelli che avevano giurato di spazzare via tutto ciò che sapeva di antico, e invece sono costretti a scenderci a patti, e gli immarcescibili immortali come il generale. E per quanto i nuovi governanti possano simulare una qualche forma di educato distacco, da Masanielli, sì, ma recalcitranti, è impossibile negare che il contratto appena siglato, grazie ai buoni auspici di Cono e dei suoi consulenti, sia un meraviglioso regalo di benvenuto. Forniture di armi per venticinque anni alle forze dell’ordine di tre Paesi latinoamericani. In contropartita: un investimento massiccio in Italia del Fondo Bravo, uno dei più forti del momento. Un trionfo per il nuovo governo. Una boccata d’ossigeno per i conti. La definitiva consacrazione di Cono, anche agli occhi dei nuovissimi.
Il Fondo Bravo è Silla.
E questa è un’informazione pubblica.
Gran parte del capitale che lo alimenta proviene dagli amici di William Negrete.
E questa è un’informazione, come dire, sensibile.
Una quota della transazione è stata versata alla Divisione nera.
E questa è un’informazione riservata.
Una frazione di suddetta quota è confluita, a titolo di commitment fee, nei conti personali del generale.
E questa è un’informazione decisamente segreta.
Cono sta dicendo che In a Sentimental Mood è un plagio da Munasterio ’e Santa Chiara. Silla, col suo sorriso amabile, ribatte che la canzone del Duca è del ’35, e quella napoletana risale a quasi dieci anni dopo. Quindi, semmai, è Napoli che ha copiato Harlem. Architetto e avvocato danno ragione a Cono. Le signore sbadigliano. I governativi sono troppo giovani e ignoranti per comprendere l’oggetto della contesa. Luisella scende dai piani alti dopo aver addormentato il piccolo. Negrete le bacia la mano, con galanteria. Cono stappa bollicine a ripetizione.
Una vibrazione nel cellulare di Sax. Messaggio di Alba: “Esci, devo parlarti”.
Sax si guarda intorno e scivola via dal salone.
Sul piazzale sono parcheggiate le auto dei ministri. A turno, due uomini di scorta vigilano, mentre gli altri sono ospitati nelle cucine della casa. Sax scambia un saluto coi piantoni, che fumano saltellando sui piedi e, così com’è, in giacca e cravatta, si sente aggredire dalla morsa del gelo. Idiota. Farebbe bene a rientrare e coprirsi. Ma arriva un nuovo sms di Alba: “Sulla sinistra, verso il boschetto”.
Sax segue le indicazioni.
Fari che lampeggiano. Sax si avvicina. Alba sbuca dall’abitacolo di una Fiat 500x con gli adesivi di un autonoleggio. Indossa un parka trasandato e ha gli occhi rossi.
«È successo qualcosa al Biondo?» domanda Sax, allarmato.
«Nessuna novità. Sono qui per un altro motivo. Prendi questa.» Una chiavetta USB scivola fra le mani gelate di Sax.
«Che cos’è?»
«L’ho trovato.»
«Ma chi?»
«Il sito. E ho trovato Veronika. Ho trovato tutto. È qua dentro.»
«E perché lo dai a me?» Sax è terreo, il cuore che accelera.
«Perché se mi succede qualcosa…»
«Se mi… Ma che deve succederti? Vuoi spiegarti, per favore?»
«Il 2 ho un volo per Londra. Vado a incontrare quello che ha venduto Veronika al torturatore.»
«Veronika?»
«Si chiamava così. O meglio, si faceva chiamare così.»
«Guarda, sto morendo di freddo, e non capisco di che stai parlando.»
«Lo credo che muori di freddo, con quella giacchetta! Vieni, entriamo in macchina.»
Lo sbalzo di temperatura, sulle prime, acuisce persino la sensazione di gelo. Poi, piano piano, Sax smette di tremare.
Il freddo, se non altro, lo aiuta a fingere. Dunque, Alba ha scovato la ragazza e il sito dove si vendeva. Luxuryslaves ha sede a Londra. In una settimana di hackeraggio continuo è riuscita a risalire al reclutatore, un certo Zoltan.
«Ci incontriamo il 3 sera. In un pub di Clerkenwell.»
«Tu sei pazza!»
«C’erano due possibilità. Fingersi un cliente in cerca di schiave, o fingersi una schiava in cerca di lavoro. Ho scelto la seconda.» Dal vano del cruscotto, Alba estrae un foglio e glielo mostra. Contiene una serie di foto che la ritraggono seminuda e in latex. Legata a un palo di tortura. Alla gogna. Con una ball gag fra le mascelle.
«Ma sei completamente pazza?!»
«Alba Nera Slave. Fa effetto, no? Se guardi in Rete ne trovi decine, di questi annunci. Sono sui principali siti in chiaro e da qualche parte nel dark web. Naturalmente ho fornito IP di comodo eccetera. Ho lavorato da casa per non creare problemi all’amministrazione. Ma ho costruito una leggenda abbastanza solida. Certo, se indagassero sul serio mi beccherebbero, ma se riesco a prenderli sul tempo… Vedrò questo Zoltan e scoprirò a chi ha venduto Veronika. E allora cominceremo a giocare sul serio.»
«Alba, tu sei fuori di testa. Una cosa così non… e poi a Londra. Senza nessuna autorizzazione, in un Paese straniero, come ti salta in mente? Questo… come hai detto che si chiama?»
«Zoltan.»
«Questo Zoltan potrebbe violentarti, potrebbe essere un assassino, e…»
«Non preoccuparti. So come difendermi.»
«Ok. Ma c’è un altro modo per fare questa cosa. Prepara un’informativa, anzi, la prepariamo insieme, e organizziamo una rogatoria come si deve. Possiamo chiedere una mano all’Interpol…»
«No.»
«Come sarebbe, no?»
«Tutte le volte che abbiamo seguito una qualsiasi procedura i cattivi sono arrivati un minuto prima di noi. È successo con Veronika, il Biondo sta morendo, e adesso… No, dobbiamo pensarci io e te. Da soli. Non in via ufficiale.»
«Alba, non scherziamo. Non penserai che io venga a Londra e…»
«Non ho mai detto questo. Mi serve solo un contatto. Un amico che possa tirarmi fuori dai guai se dovesse servire. Qualcuno a cui basta la tua parola, in modo che io non debba dare troppe spiegazioni. Hai due giorni per organizzare. Per il 3 dev’essere tutto pronto. Ci conto. Me lo devi. E lo devi al Biondo. Chiamami tu, quando avrai risolto. E adesso torna alla tua festa. Io vado a riposarmi, sono stanca morta.»
Sax smonta borbottando un saluto, e la Fiat scompare lungo i tornanti che scendono verso Cervara. Decide di rientrare in fretta, prima che il freddo lo uccida sul serio.
Quanto è vicina alla verità, Alba?
Quante possibilità ci sono che strappi a questo Zoltan informazioni compromettenti?
Quanto è pericolosa?
Come farà a fermarla?
Cono è sulla soglia. Sembra attenderlo. «Potevi dire alla tua amica di unirsi a noi.»
«Non sarebbe stato opportuno» sbuffa Sax, e per l’ennesima volta si domanda come riesca quell’uomo a sapere sempre tutto.
«Devo preoccuparmi?» Cono lo scruta, con lo sguardo di chi non è disposto a bersi la prima panzana.
Ed è in quel preciso istante che a Sax viene l’idea. Chi l’ha detto che Alba va fermata? «Non c’è davvero nessun problema, Cono.» E questa volta riesce a essere così convincente che persino il generale abbocca.
Mentre rientrano, Cono lo prende sottobraccio. «Ma secondo te, Silla tiene ragione? Siamo stati noi napoletani a copiare i negri pe’ chella canzone?»
«Mi sa di sì, Cono, mi sa proprio di sì.»
«Mah! Comunque, Munasterio è ’cchiu bella!»