«Aldo Silla!» Alba scuote la testa, ancora incredula.
«Già. Proprio lui. Usa Negrete, il suo segretario, come intermediario, ma al messicano le ragazze non interessano. È Silla. Neanche io volevo crederci, ma Cono aveva le prove.»
«E così» ribatte lei, tagliente, «per tutti questi anni avete protetto un serial killer!»
«Non ne vado certo orgoglioso.»
«Ma non dire fesserie!»
«Di Corrado preparava i nodi. Reclutavano insieme giovani prostitute. Di Corrado però sapeva quando fermarsi. Lui, no. Perdeva il controllo. È sempre stato il suo limite. La Sirenetta fu la prima. Poi vennero le altre.»
«Quante?»
«Cinque. O forse sei. In vari Paesi europei.»
«È disgustoso, Sax.»
«Tecnicamente non è nemmeno un serial killer. Si tratta di… incidenti.»
«Stronzate. L’ha consegnata ai pandilleros perché la finissero.»
«Lei minacciava di denunciarlo. Un errore, da parte sua.»
«Sax, sei uno schifoso.»
«Ho cercato di fermarlo. Ma Cono non è d’accordo.»
«Perché lo racconti a me?»
«Perché voglio che Veronika sia l’ultima. Tu e io possiamo farcela.»
«Tu e io?»
«Non posso agire da solo. Silla è una risorsa della Divisione. È intoccabile. Ma se qualcuno da fuori… una come te… lo facesse… allora sarebbe diverso… e tutto si potrebbe risolvere.»
«Vaffanculo.»
«Mi aiuteresti a liberare la società da un pericoloso assassino di donne.»
«Mancherebbero sempre due colpevoli all’appello. Tu e Cono. Ah, e forse Ippoliti… C’entra anche lui, vero?»
«Alba, la Divisione è essenziale per la sopravvivenza dello Stato. Prova a ragionare in un altro modo. Grazie ai flussi di denaro che ci garantisce Silla possiamo sventare attentati, salvare centinaia di vite umane… lo abbiamo già fatto… Silla è un elemento chiave, non può scomparire da un momento all’altro. Si creerebbe un vuoto, fallirebbero operazioni già avviate, i terroristi potrebbero inserirsi in questo vuoto e colpirci al cuore. Dai fondi di Silla dipende la nostra rete di hacker. Se dovesse saltare…»
«Senti, senti! Una rete di hacker! E che ci fate? Convincete la gente che la terra è piatta, che Gesù era un membro del KKK e che i Protocolli dei Savi di Sion sono autentici?»
«Questo è lo scenario, per la miseria. Che vuoi che siano, al confronto, quattro puttane?»
Sax non dimenticherà mai lo sguardo di Alba. Un concentrato di disprezzo, odio, commiserazione. È soprattutto quest’ultima a ferirlo. Ha usato con lei gli stessi argomenti che Cono aveva impiegato, a suo tempo, per convincerlo. Il risultato è stato molto diverso. Sax si chiede cosa ne sarebbe stato della sua vita se avesse rifiutato il patto con Cono. Probabilmente timbrerebbe passaporti in qualche buco di provincia. Sarebbe più felice? Il bruciore di stomaco che da qualche settimana si manifesta a ogni risveglio lo lascerebbe in pace? Sì, può darsi. E invece, no, per la miseria, no. Suo figlio deve potersi permettere tutte le carte Black Lotus di questo mondo. Non ha nessuna intenzione di tornare indietro. Non al punto in cui si trova. Una cosa è chiara, comunque. Alba non collaborerà volontariamente. Be’, allora dovrà spazzarla via.
«Fottiti, Sax.»
«Farai quello che ti dico, invece!»
«Io mi alzerò da questa sedia e andrò a denunciarti. Ora, toglimi queste ridicole manette.»
«Non posso. Sei in arresto.»
«Tu sei fuori di testa!»
Sax si affaccia sulla soglia e con un cenno chiama Ippoliti, che gli passa una busta sigillata trasparente, del tipo che si usa per custodire i corpi del reato o i reperti che vanno sottoposti ad analisi scientifiche.
Contiene una pistola.
«La riconosci?» domanda Sax, ora freddo, professionale.
«Dovrei?»
«È una Smith & Wesson calibro .9x21 con matricola abrasa.»
«E allora?»
«Con quest’arma due notti fa, sul greto del Tevere, è stato assassinato un poliziotto di nome Vittorio Ceglia…»
«Ceglia?» Alba comincia a capire.
«Da infiltrato si faceva chiamare Jurado. Era accusato di aver ridotto in fin di vita il commissario Gianni Romani, detto il Biondo. Tu e il Biondo avevate una relazione. Il suo ferimento ti ha sconvolta. Per questo lo hai rintracciato e ucciso…»
E d’improvviso, Alba ricorda. Ha lanciato la ricerca HOPE e FAITH. La dirigente, Rosalia Becciu, le chiede di esaminare una pistola. Lei la maneggia e ci lascia sopra le sue impronte.
Quella pistola.
Sax l’ha rubata dal suo cassetto.
Ha fatto uccidere Ceglia.
Alba è stata incastrata.
Scatta in piedi per avventarsi contro Sax.
Sax urla all’indirizzo di Ippoliti che entra nella stanza, con la pistola spianata.
Ippoliti lancia un’occhiata supplichevole ad Alba che allarga le braccia.
Ippoliti le sorride, la invita a calmarsi.
Sax gli fa segno di uscire.
«Ora, se collaborerai, Silla uscirà di scena. Negrete è già in Messico ed è dalla nostra parte. Negozieremo un nuovo accordo, tutto continuerà a funzionare anche senza di lui e tu riprenderai la tua vita di sempre.»
«E la pistola?»
«Be’, non sarò così ingenuo da restituirla a te! Resterà in un luogo sicuro, diciamo così.»
«Prima o poi la dirigente verrà a chiedermi dov’è finita l’arma che mi ha consegnato.»
«Te ne daremo una molto simile, e la cosa si risolverà.»
«Chi ti assicura che… dopo… io non tiri fuori le prove? Ci sono i riconoscimenti facciali, il mio incontro con Zoltan, la ricerca in Rete…»
«Tutto cancellato. Te lo ripeto, disponiamo di ottimi hacker… Allora?»
Alba si stiracchia, e dedica a Sax un sorriso rassegnato. «Va bene. Hai vinto. Spiegami che cosa vuoi da me.»