I miei occhi si spostarono su un ragazzo seduto sul pavimento accanto al Gate 23, era lo stesso ragazzo della macchina Uber. Aveva i capelli lunghi color biondo-castano, che scendevano come onde intorno alle spalle, una folta barba incolta, i baffi e indossava un cappello da Babbo Natale abbassato sugli occhi. Le sue braccia erano rilassate, piegate sulla vita, aveva le gambe incrociate alle caviglie e indossava stivali da lavoro in pelle nera rovinata. Vedendo il suo petto alzarsi e abbassarsi delicatamente, immaginai che stesse dormendo. I pantaloni color kaki e la camicia a maniche lunghe color marrone chiaro erano stropicciati e sembrava che anche la sacca da viaggio avesse visto giorni migliori. Anche senza vederne gli occhi, il suo corpo snello e magro trasudava forza e sex-appeal.
All'improvviso, lo sconosciuto si stiracchiò, aprì le gambe, si tolse il cappello dalla fronte e mi fece l'occhiolino con uno dei suoi brillanti occhi blu. Perché no? Ero nello spirito festivo, così gli feci l’occhiolino anche io. Lui sorrise, sbadigliò, abbassò il cappello e sembrò riaddormentarsi. Ero esausta dall’aver dovuto organizzare il viaggio all'ultimo minuto, quindi misi a tacere la voglia di sedermi accanto a lui, appoggiare la testa sulle sue spalle larghe e addormentarmi.