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Capitolo 5

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“Ok, ascoltate tutti per favore. Arriveremo in stazione a breve. Se avete un cambio, andate nell’edificio principale. Lì ci sarà un agente del servizio clienti che vi indicherà la direzione giusta. I vostri bagagli sono caricati su entrambi i lati del pullman, non fatevi prendere dal panico immediatamente, se non vedete subito le vostre valigie. Spero che vi sia piaciuto il viaggio con Greyhound e che tornerete presto a viaggiare con noi,” disse allegramente l’autista, “ah, un’ultima cosa. Fate attenzione per strada lì fuori, non è previsto che smetta di nevicare molto presto.”

“Spero che non influisca sul volo.” Scivolai fuori dalla giacca in pile di Easton e gliela restituii. Tirai fuori la mia dalla borsa, insieme al berretto di lana e ad un paio di guanti di pelle, pronta che la ventata di aria fredda mi colpisse una volta scesa dal pullman.

Passò tra alcune pagine aperte sul suo tablet, “fammi controllare. Ok, il volo è ancora in orario, ma non partirà prima di quattro ore. Nel frattempo, possono succedere un sacco di cose.”

“Chissà com’è il tempo a Seattle. Non l’ho ancora controllato.”

“Posso farlo io, dammi un secondo.” Mi fece l’occhiolino. “Beh...le cose sembrano abbastanza imprevedibili per il momento.”

Mi chinai per vedere lo schermo. “Cosa intendi?”

“Sembra che le previsioni mettano 30 centimetri di neve a Seattle oggi. Questo significa che molti voli potrebbero ritardare, incluso il nostro.” Tirò su le spalle, come se non avesse importanza.

“No! No, no, no. Non sono a casa per Natale da anni e ce l’ho messa tutta per esserci quest’anno. Devo riuscire raggiungere la mia famiglia.” Mi abbandonai di nuovo sul sedile.

“Di positivo c’è che non sanno che torni. Se non dovessi farcela, almeno non saranno delusi, giusto?”

Easton non aveva tutti i torti, non c’era ragione di agitarsi per una cosa di cui non avevo il controllo. “Hai ragione. Ma sono sicura che non ci saranno problemi con il nostro volo. Mi sto stressando per niente, giusto?” Lui non mi rassicurò, sorrise e basta.

Il pullman entrò in stazione, prendemmo le nostre valigie e cominciammo a cercare un taxi. Mancavano diverse ore all’imbarco, ma ad entrambi sembrò un’idea migliore passarle all’aeroporto. Aspettammo un taxi per venti minuti. La coda di persone in attesa era lunghissima, così Easton cercò un Uber, ma, per via della nevicata, non ce n’erano di disponibili per un’altra ora. Stessa cosa anche per altri servizi di auto, così restammo fuori al freddo ad aspettare come tutti gli altri. L'area almeno era coperta e non ci nevicava addosso.

“Stai bene?” Chiese Easton mentre la fila si spostava leggermente in avanti.

“Si, ho solo freddo.” Sbattei i piedi sul posto. Lui alzò il braccio e mi fece segno di avvicinarmi. Scivolai sotto il suo braccio, mi abbracciai al suo corpo e mi sentii immediatamente riscaldata. Il suo braccio si strinse alle mie spalle e mi tenne stretta al suo fianco.

“Mi potrei abituare a questo,” mormorò.

Lo guardai come se fosse diventato pazzo. Gli piaceva l’inverno?

Scoppiò a ridere. “Non al freddo, a tenerti stretta. Mi piace.”

Mi accoccolai ancora di più. “Si, è vero. Sarebbe ancora meglio se fossimo abbracciati davanti ad un caminetto scoppiettante bevendo della cioccolata calda.”

“Con un po’ di Baileys Irish Cream?” Suggerì.

“Non bisognerebbe mai bere cioccolata calda senza Baileys!” Scherzai.

“Sono d’accordo.” Mi tirò su leggermente il mento e velocemente mi baciò sulle labbra. “Non riesco a credere che ci siamo incontrati solo ieri. Abbiamo un sacco di cose in comune, ho come l’impressione di conoscerti da molto più tempo.”

Il mio cuore batté contro il mio petto per l’emozione. “Se mi piacessero i romanzi rosa, direi che un incontro come il nostro sarebbe perfetto per una storia natalizia.”

“Sono scioccato! Immagino che apparirei come un sessista, se ammettessi di aver pensato che a tutte le donne piacessero i romanzi rosa. Se non leggi romanzi, che altro leggi?”

“Mi piacciono i thriller e i gialli, e aggiungici qualche bel romanzo horror di Stephen King. Come per i film, di tanto in tanto, mi piace essere spaventata.”

“Stessa cosa anche per me. Adoro The Shining, IT e Pet Sematary. Mi hanno fatto venire i brividi tutti e tre, ma in modo divertente.”

Annuii concordando. “Si, Pet Sematary mi ha fatto venire gli incubi per giorni.”

“Quindi non sei una fan di Nicholas Sparks?”

“No, temo di no. Ma non fraintendermi, mi piace il tuo romanticismo.” Mossi le mie sopracciglia.

“Bene, perché quel tipo di romanticismo piace anche a me. Cenetta romantica per due a lume di candela, partire a sorpresa per il fine settimana, e il mio preferito, restare la domenica pomeriggio appollaiato sul divano a guardare il football.”

“Tutte idee bellissime, anche il football. Chi è il tuo quarterback preferito?”

“Per la verità non ne ho uno in particolare, ma seguo i Minnesota Vikings, perché è dove sono cresciuto, e i Green Bay Packers. Qual è la tua squadra preferita?”

“Oh, io sono una fan sfegatata dei Seahawks!”

“Comprensibile. Dovrò vedere un paio delle loro partite per vedere di che pasta sono fatti.”

“Mio padre ha i biglietti per l’intera stagione. Sono sicuro che ce li lascerà usare, se ti va di andare insieme. Potrei istruirti.”

“Sarebbe fantastico. Non vedo l’ora!”

Finalmente eravamo i primi della fila per un taxi. Praticamente lanciammo i bagagli al tassista e ci precipitammo in auto. Ero grata che il riscaldamento fosse al massimo.

“Dove andiamo?” Chiese allontanandosi dal marciapiede.

“Aeroporto Dallas-Forth Worth, per favore,” disse Easton.

“Perfetto. Non dovrebbero volerci più di venti minuti. Ho sentito che stanno cancellando voli a destra e a manca per colpa della neve e del ghiaccio,” disse il tassista.

“Ho avuto la sensazione che sarebbe successo.” Easton mi strinse la mano. “Magari avremo fortuna. Mancano ancora un paio d’ore al decollo.”

“No, non di nuovo...” borbottai.

“Come? Non vuoi passare un’altra notte a ridere e a bere con me?” sogghignò.

“È stato davvero divertente, ma la sbornia mi ha ucciso,” risi e scossi la testa.

Quando arrivammo all’aeroporto, la neve non sembrava volersi ancora fermare. Pagai il tassista mentre Easton prendeva i bagagli.

“Andiamo a vedere a che punto è il nostro volo.”

Camminai accanto ad Easton nel terminal, finché non trovammo il tabellone con le partenze. Passai in rassegna tutti i voli e trovai il nostro volo praticamente contemporaneamente a Easton, perché ad entrambi scappò un lamento di frustrazione. Accanto al numero del volo si leggeva la parola ‘cancellato’ e, poco dopo, entrambi ricevemmo un messaggio sul telefono che ci informava della cancellazione e ci invitava a chiamare la compagnia aerea o a recarci ad uno dei punti di assistenza per riprogrammare la partenza.

“Lo sapevo! Lo sapevo! Non riuscirò mai ad arrivare a casa in tempo per passare il Natale con la mia famiglia.”

“Non deve per forza andare così. Vediamo cosa dice la compagnia aerea prima di agitarsi troppo.”

Easton mi prese per mano e attraversammo il terminal verso il punto di assistenza. Ovviamente, la fila era già bella lunga.

“Stai qui e tieni il posto in fila. Io vado a recuperare del caffè per entrambi. Ok?” Easton era davvero premuroso e cercava di impedirmi di avere un esaurimento nervoso.

“Sarebbe fantastico, grazie.” Gli offrii un leggero sorriso. Mi baciò e poi si diresse nella direzione opposta al punto di assistenza.

La fila avanzò un po’ alla volta ed ero quasi arrivata davanti quando Easton tornò.

“Che fine avevi fatto?”

“In tanti hanno avuto la mia stessa idea, direi. Ho preso anche un paio di muffin alla zucca, hanno un profumo fantastico.”

Arrivò un’altra agente della compagnia aerea e ci avvicinammo al bancone. “Come posso aiutarvi?” chiese.

Entrambi le porgemmo i biglietti.

“Il nostro volo è stato cancellato. Vorremmo sapere se ci sono posti disponibili nei prossimi voli,” disse Easton sorridendo.

Come infermiera, negli anni, avevo imparato che, in una situazione complicata, un sorriso valeva più di ogni altra cosa.

Anche la ragazza sorrise. “Sarei più che felice di aiutarvi. La maggior parte delle compagnie hanno cancellato i voli a causa del maltempo, ma le previsioni per domani sembrano positive.”

“Questa è un’ottima notizia,” dissi, sentendomi un po’ più ottimista.

Cominciò a digitare, ancora e ancora.  Il mio ottimismo si stava spegnendo lentamente.

“Vediamo un po’...” e continuò a digitare, “ho due posti sul volo delle 18:20 di domani sera. Purtroppo, i posti non sono vicini, ma una volta a bordo, potete chiedere a qualcuno di fare a cambio.”

“Almeno questo volo ci farebbe arrivare per la mattina di Natale.” Guardai Easton e gli sorrisi. “Li prendiamo, grazie.”

Dopo aver stampato i biglietti ci disse “Per il soggiorno di stasera ho per voi i buoni per l’hotel e per i pasti. Potete prendere la navetta in fondo al terminal sulla sinistra. C’è nient’altro che posso fare per voi oggi?”

“No, grazie per l’aiuto. Buona serata,” disse Easton.

Appena ci allontanammo dal bancone si fermò. “Stai bene?”

“Sì, sto bene.” Ed era vero. Ero con un ragazzo eccezionale e stavamo vivendo insieme un'avventura piuttosto interessante.

“Bene. Se va tutto secondo i piani, sarai a casa per Natale.” Mi prese per mano e continuammo a camminare.

“Una volta sistemati nelle nostre camere, penso che chiamerò i miei genitori. Credo che sia ora di raccontargli i miei piani e per di più penso che saranno divertiti da tutti questi contrattempi.”

“Mi sembra un’ottima idea.”

La navetta ci portò ad un hotel abbastanza decente, il conducente scaricò i bagagli ed Easton gli diede una piccola mancia. “Buon Natale.”

“Altrettanto. Buona permanenza!” Disse il conducente, poi risalì e ripartì.

I miei stivaletti affondarono nella neve, l’entrata non era lontana. Sbattemmo entrambi i piedi e la neve cadde a terra. Easton aveva ancora i bagagli, così presi i buoni e mi avvicinai alla reception.

“Come posso aiutarvi?” chiese l’addetto al ricevimento. Dall’aspetto e dalla voce sembrava esausto, aveva i capelli un po’ per aria e le borse sotto gli occhi.

“Vorremmo fare il check-in, per favore,” dissi porgendogli i buoni.

Senza aggiungere altro, li prese, digitò qualcosa sul computer e la stampante sputò un foglio che l’impiegato mi mise davanti. Segnò con il dito il fondo della pagina. “Una firma su questa linea.”

Firmai e mi diede due chiavi magnetiche.

“La vostra camera è al terzo piano. L’ascensore è in fondo alla hall sulla destra. Vi auguro un piacevole soggiorno,” disse, poi continuò a fare altro.

Poi mi colpì come un fulmine. Aveva detto ‘la vostra camera’ non camere. Guardai le chiavi, su entrambe era stampato il numero 301. “Mi scusi? Ci servono due camere, non una.”

Easton si avvicinò. “Che succede?”

“L’impiegato mi ha dato solo una camera.”

Il ragazzo ci guardò, controllò i buoni e scosse la testa. “Mi dispiace,

ha ragione. Ho fatto due turni di seguito e il mio rimpiazzo non arriverà prima di quattro ore. Sono esausto. Lasciatemi vedere cosa posso fare.” Cominciò a digitare, poi fece un salto, si sgranò gli occhi e ci guardò. “Mi dispiace, questa è l’ultima camera disponibile. Posso fare un paio di telefonate e vedere se trovo una camera libera da qualche altra parte. Con questo tempo e con tutti i voli cancellati, la maggior parte degli hotel ormai sono pieni.”

Guardai Easton, lui tirò su le spalle, feci spallucce anche io. “Qual è la sistemazione per dormire,” chiesi.

Controllò il computer e poi sorrise per la prima volta. “Due letti matrimoniali.”

“Allora funzionerà. Grazie mille, e spero che tu possa andare a casa presto,” disse Easton.

“Grazie, anche io.” Il ragazzo sorrise.

Easton prese i nostri bagagli e andammo verso l’ascensore. “Sei sicura che non sia un problema se dormiamo nella stessa stanza?”

“Certo... tra l’altro è l’unica opzione, a meno che tu non voglia dormire nella hall,” scherzai.

“Preferirei un letto.” Mi fece l’occhiolino e schiacciò il tasto per chiamare l’ascensore.

Aprii la porta con la mia chiave. La camera era spaziosa e il bagno era di una grandezza decente. “Quale preferisci?” Feci segno con la testa indicando i due letti.

“Prendo quello vicino alla finestra, se per te va bene.”

“Certo.” Ero un po’ in imbarazzo, ma cercai di sembrare naturale. “Apro la valigia e poi mi faccio una doccia veloce.”

“Ottimo! Cosa ne dici, se dopo la doccia, andiamo giù a prendere qualcosa da mangiare?”

“Perfetto. Non ci metterò molto.” Ci vollero solo un paio di minuti per appendere le mie cose e per prendere un cambio di vestiti da portare con me in bagno. Non mi lavai i capelli, mi sciacquai solo la lunga giornata di dosso. Tornai in camera, sentendomi rilassata e rinfrescata.

Easton aveva in mano un paio di jeans e una maglietta. “Mi farei una doccia veloce anche io, se non ti dispiace aspettare un paio di minuti.”

“Per niente. Mi sento molto meglio adesso!” Infilai i vestiti che avevo tolto nella mia valigia.

“Bene. È stata una giornata davvero lunga.” Chiuse la porta del bagno e, dopo un paio di minuti, sentii l’acqua della doccia.

Mi buttai sul letto e composi il numero di cellulare di mio padre, era ora di avvisare la mia famiglia, che forse sarei arrivata a casa per Natale. Ho sempre amato come mia mamma decorava la casa e l’albero di Natale ogni anno. Di solito lasciavano tutte le decorazioni appese fino a quando riuscivo ad andare a trovarli, di solito intorno a gennaio o febbraio. Mia mamma appendeva ancora le decorazioni che avevamo fatto da bambini e di tanto in tanto ne aggiungeva di nuove. Il telefono squillò un paio di volte e poi scattò la segreteria telefonica. Non lasciai nessun messaggio, né provai a chiamare mia mamma, decisi di aspettare e di riprovare dopo cena.

Easton uscì dal bagno, era a petto nudo e il vapore della doccia si muoveva intorno e dietro di lui. Rimasi a bocca aperta e mi sentii le guance diventare rosse dal desiderio. Il suo aspetto robusto e attraente mi tolse il fiato. “C-ciao,” balbettai.

“Ehi...” rispose. Sembrò confuso, finché non guardò in basso e di nuovo verso di me, e sorrise.

Ovviamente non lo stavo guardando in faccia, il suo petto muscoloso e ampio tratteneva il mio sguardo.

“Ti piace quello che vedi? Vorresti vedere di più?” Rise e poi, in uno spogliarello improvvisato, iniziò a roteare la maglietta in aria e a muovere i fianchi snelli.

Per stare al gioco, presi un paio di banconote dal portafoglio e cominciai ad agitarle in aria.

“Ah, allora ne vuoi di più, eh?” mi stuzzicò. Lasciò la maglietta cadere sul letto e cominciò a sbottonare i jeans.

Spalancai gli occhi e lasciai cadere le banconote sul letto. Merda, si stava per togliere i pantaloni!

Easton scoppiò a ridere. “Dovresti vedere la tua faccia. Pensavi davvero che mi spogliassi?”

Ero talmente sotto shock, che non risposi.

Continuò a ridere. “Per la cronaca, non mi sarei tolto i jeans, forse i calzetti, ma non i jeans.”

Ripreso il contegno, decisi di stuzzicarlo io. “Peccato, magari la prossima volta...” e gli feci l’occhiolino.

“Piccola volpe.” Prese la maglietta dal letto, se la fece scivolare sulla testa, poi mi prese la mano e mi tirò in piedi. “Ora che hai visto lo spettacolo, sei pronta per la cena?”

Risi. “Sì, ho una fame da lupi. Questo semi-spogliarello mi ha fatto venire voglia di una bella bistecca di manzo succosa...” lo baciai le sue labbra, afferrai la borsa e mi diressi verso la porta.

“Sapevo che eri una che porta guai nel momento stesso in cui ho posato gli occhi su di te in quell’Uber. Per tua fortuna, mi piacciono i guai, soprattutto quelli con i capelli biondi e gli occhi verdi.”

“Diamine Easton, sei proprio un ammaliatore.”

“Faccio del mio meglio.” Mi prese per mano e mi condusse fuori dalla porta e lungo il corridoio, fino all’ascensore. “Spero che non ci sia troppa fila per un tavolo.”

“Anche io.”

Aspettammo mezz’ora, ma, una volta seduti, la cena calda e deliziosa, arrivò in poco tempo. Dopo aver mangiato, andammo nel lounge, ordinammo due birre e ballammo per un paio d’ore. Easton fece un paio di mosse davvero sexy.

Tornati in camera, pensai che fosse troppo tardi per chiamare i miei, così, a turno per il bagno, ci preparammo per andare a dormire. Il nostro volo sarebbe partito nella tarda giornata successiva, così avremmo potuto dormire fino a tardi e magari fare un giro in città, prima di andare in aeroporto. Dopo aver augurato buonanotte, mi infilai sotto le coperte e mi addormentai.