«CI ho impiegato un po’ a farmelo piacere, poi sono rimasta folgorata.» Georgia Malone toccò la copertina del volume appoggiato sul tavolo del Rogue, un bar-ristorante nei pressi del porto turistico di Vancouver.
Erano da poco passate le quattro e mezzo di un tiepido pomeriggio di maggio; le quattro socie del club del libro si erano accomodate all’aperto e avevano ordinato drink e stuzzichini.
«I personaggi alla fine sono diventati come degli amici», proseguì Georgia. «Mi piacciono i libri che mi fanno sognare.»
Lily, che aveva scelto la lettura del mese, disse: «Anche a me è piaciuto molto. Una scrittura davvero notevole».
Marielle sbuffò disgustata scostando un ricciolo castano scuro. «Vorrai dire pretenziosa. Una scrittura masturbatoria… Secondo me l’autore accarezza il proprio ego fregandosene del lettore.»
«Avanti, dai… cosa ne pensate davvero?» Gli occhi neri di Kim saettavano da un’amica all’altra.
«Ha vinto il Man Booker», protestò Lily difendendo la propria scelta. Georgia annuì concorde.
Nei tre mesi di vita del club, le quattro socie si erano rese conto di essere molto diverse tra loro, il che assicurava stimolanti scambi d’opinione. Era stato proprio ciò che sperava Georgia quando aveva risposto all’annuncio lasciato da Marielle in un caffè del centro. Per quanto amasse il suo lavoro nel marketing, le chiacchierate del lunedì sera davanti a un aperitivo rappresentavano una piacevole pausa nella sua settimana stressante.
«Non so cosa sia il Man Booker», disse Kim, «però mi suona altrettanto pretenzioso.» Studentessa di belle arti di origini cinesi, con l’acconciatura punk striata di mèches arancio, era decisamente l’antitesi della pretenziosità.
Lily si sistemò dietro l’orecchio una ciocca bionda spettinata dal vento. «Neanche a te è piaciuto il libro?»
Kim si strinse nelle spalle. «Be’, non sono riuscita a entrarci: troppo denso, troppo letterario e deprimente. Non mi va di deprimermi.» A volte, durante la chiacchierata sulla lettura, trapelava qualche informazione di carattere più personale, e Georgia aveva l’impressione che le cose tra Kim e il suo ragazzo non andassero troppo bene.
Una cameriera con la coda di cavallo e i jeans portò frittura di calamari, patatine e da bere per tutte: un Martini per Lily, un cocktail alla frutta per Marielle, una birra per Kim e un caffè per Georgia.
«È sicura di volere soltanto un caffè?» le domandò.
Georgia annuì. «Stasera devo lavorare.»
«Che palle, George!» commentò Marielle. Aveva due o tre anni in meno di Georgia, un lavoro a tempo determinato e privilegiava la sua vita sociale su tutto il resto.
«Ehi, io sono contenta! È un nuovo progetto… ne sono entusiasta.» Il suo capo alla Dynamic Marketing aveva scelto lei, al posto del suo collega Harry, per affidarle la direzione di una nuova campagna. E lei ci aveva dato dentro, per ottenere questa opportunità.
Il primo incontro con il cliente era previsto per l’indomani pomeriggio e la mattina era già occupata da diversi appuntamenti, perciò le restava solo quella sera per prepararsi. La VitalSport era un’azienda americana che produceva attrezzature e abbigliamento sportivo e per il tempo libero e voleva espandersi sul mercato canadese. Billy Daniels, il suo capo, le aveva raccomandato una campagna basata su un testimonial, e per quel ruolo era appena stato individuato un campione di hockey. Billy le aveva girato il video di un’intervista con l’atleta e aveva concluso, con aria piuttosto sinistra, che si augurava lei fosse all’altezza della sfida.
Certo che lo era, ed era ben felice di poter lavorare a casa bella comoda, acciambellata sul divano con la sua gatta, senza quello scomodo tailleur e lo chignon che le tirava i capelli.
Marielle bevve una lunga sorsata di cocktail e disse: «Sì, sono s’accordo: era un libro così deprimente!»
«Be’, però nessuna regola dice che in un club del libro non si possa mai leggere qualcosa di spiritoso!» osservò Kim.
«In effetti…» concordò Marielle. E poi, con un’espressione maliziosa sul bel viso color cioccolata, aggiunse: «Oppure sexy. Cosa c’è di male nel leggere un libro sexy? Io ne ho appena cominciato uno, ed è molto divertente». Infilò la mano nella borsa capiente, prese l’iPad e lo accese.
«Ecco qua», annunciò un attimo dopo mostrandolo alle altre.
Le tre donne guardarono l’immagine. «Non dirai sul serio!» commentò Georgia. La copertina ricalcava i cliché del genere: una donna bionda con fluenti boccoli avvolta in un’antiquata sottoveste di pizzo, e di fronte a lei un maschione moro, con la muscolatura in bella vista, in procinto di spogliarla.
«L’educazione sessuale di lady Emma Whitehead», lesse Kim. «Questo sì che mi ispira.»
«È un romanzo erotico storico», spiegò Marielle. «Lady Emma è una giovane vedova. Il marito era un vecchio che a letto faceva pena; era stato il padre di lei a organizzare il matrimonio. Emma non lo amava, ma se non altro aveva una vita. Ora invece le tocca rispettare il lutto, non ha più un soldo e non può aspirare a trovare un pretendente giovane, bello e sexy perché deve competere con qualche incantevole verginella provvista di dote.»
«Uffa!» esclamò Lily, l’unica sposata del club.
Georgia si sentiva simile a Emma: anche lei era una giovane vedova, con la differenza che il marito era stato la sua anima gemella. Si era sposata a ventun anni e aveva perso Anthony in uno spaventoso incidente d’auto al quale lei era sopravvissuta per miracolo poco prima di compiere i venticinque. Nei tre anni successivi a poco a poco aveva imparato a essere felice anche da sola. Pochi matrimoni erano meravigliosi come lo era stato il suo. Un uomo come Anthony e un rapporto così profondo e speciale erano una cosa rara. Forse un giorno, chissà, con un po’ di fortuna, avrebbe trovato un’altra anima gemella, ma dubitava che succedesse presto. Per ora preferiva concentrarsi sulla carriera. E, come lady Emma, sarebbe rimasta casta: il sesso senza amore non le interessava minimamente.
Marielle proseguì nel suo racconto. «Un’amica sposata invita Emma a trascorrere un mese nella dimora di campagna della famiglia del marito, e lei accetta volentieri, ansiosa di sfuggire alla noia della sua esistenza. La sera del suo arrivo i padroni di casa organizzano un concerto per amici e vicini, nel corso del quale Emma scopre che in casa c’è un altro ospite.» Marielle toccò lo schermo dell’iPad.
«Non fermarti proprio adesso», la pregò Kim.
«Assolutamente no. Ma è meglio se leggo.»
Emma scese al piano inferiore, in ritardo per colpa della cameriera, che aveva insistito per stirare il suo modesto abito grigio da lutto. Non abituata a trovarsi da sola nelle occasioni mondane, varcò nervosa la soglia della sala della musica chiassosa e affollata e si guardò intorno alla ricerca della sua amica e padrona di casa, Margaret, lady Edgerton, che conversava con due signore di mezza età. Emma si affrettò a raggiungerle.
Marielle, leggendo, cercò di assumere un accento britannico con risultati piuttosto comici.
Si sedette e osservò i presenti. In un angolo c’era un gruppo di graziose giovani che, con le loro voci flautate, le risate argentine e gli abiti variopinti, le ricordavano uno stormo di uccelli tropicali. Emma si chiese cosa avesse catturato il loro interesse.
D’un tratto la folla si divise e un uomo bruno avanzò tra i presenti. Emma trattenne il fiato, mentre il nuovo arrivato si avvicinava a lord Edgerton, il marito di Margaret, seguito dalla frotta di ragazze ciarliere.
Oh, adesso Emma capiva la loro esaltazione: non si trattava del solito gentleman inglese. Quell’uomo aveva un certo non so che, a partire dagli abiti alla moda di taglio continentale, talmente inusuali da risultare quasi indecenti nell’antiquata Inghilterra; inclinava la testa in modo spavaldo e sfoggiava un sorriso irresistibile rivolgendosi al padrone di casa.
Lord Edgerton annuì, poi si allontanò con passo deciso.
Sorseggiando il caffè, Georgia pensò che Woody Hanrahan, il campione di hockey con il quale doveva trattare, aveva ben poco in comune con l’intrigante personaggio del libro. A Vancouver l’hockey era uno sport molto popolare, il cui fascino tuttavia le sfuggiva completamente. Siccome lei non sapeva distinguere un giocatore dall’altro, si era studiata la biografia che Billy le aveva fornito.
Woody – Woodrow – Hanrahan aveva ventotto anni ed era nato nella cittadina di Manitoba. Aveva cominciato a giocare da piccolo ed era stato seguito da un amico del padre che poi era diventato il suo agente. A diciassette anni era entrato nella National Hockey League, con gli Atlanta Thrashers. Il Vancouver lo aveva acquistato sette anni prima, ed era stato grazie a lui e a un paio di altri giocatori che una squadra di second’ordine era arrivata a vincere la Stanley Cup quattro anni prima, e il precedente l’aveva persa soltanto per un gol di distacco. Questa era la sua terza stagione come capitano. Alle olimpiadi invernali del 2010 aveva giocato con la nazionale canadese, vincendo la medaglia d’oro.
La sua era una carriera di tutto rispetto, ma Billy le aveva detto che lei avrebbe dovuto trasformare uno zircone in un brillante. Ovviamente Mr. Hanrahan aveva qualcosa in più – o in meno – da offrire rispetto alla sua biografia.
Georgia si accorse di essersi distratta pensando al lavoro e allora tornò a concentrarsi sulla voce di Marielle.
L’uomo dall’aria cosmopolita gettò un’occhiata nella sala, posò gli occhi scuri e scintillanti sulle fanciulle ridanciane, quindi su un gruppo di uomini che discutevano animatamente di politica in un angolo, poi su Margaret, le due signore di mezza età… ed Emma.
I loro sguardi si incrociarono per un istante. Lei provò un intenso turbamento, una vampata di calore in tutto il corpo. Le sue gote diventarono rosse e sentì un formicolio sulla pelle come se qualcuno l’avesse accarezzata con una piuma. Avvertì un palpito in gola, ai polsi e – oh, cielo! – proprio in quel punto segreto tra le gambe.
Poi l’uomo si spostò, lasciandola fremente e accaldata. Oddio, stava forse per ammalarsi? Eppure, non si sentiva affatto malata. Piuttosto… turbata.
«Abbiamo capito!» esclamò Lily con aria esasperata. «Basta così.»
«Proprio adesso che la storia si fa interessante?» protestò Kim. «Va’ avanti, Marielle. Non puoi lasciarci in sospeso così.»
Marielle sogghignò. «Ve l’avevo già detto che suo marito a letto era una frana, vero? Quella poveretta non aveva mai avuto un orgasmo, e non sapeva neppure riconoscere i sintomi dell’eccitazione.»
Georgia si concentrò su un boccone di frittura senza azzardarsi a guardare le altre. Be’, neppure lei, nonostante l’amore che provava per Anthony e il loro rapporto intenso e meraviglioso, aveva mai provato un orgasmo, e neppure lei aveva tanta dimestichezza con l’eccitazione, almeno quella puramente fisica a cui si riferiva Marielle. Per Georgia il sesso era un profondo affiatamento di cuore, mente, corpo e anima con un uomo verso il quale aveva preso un impegno per la vita. Sebbene fosse uscita con qualcuno dopo la morte di Anthony, ben presto si era resa conto che si trattava di rapporti superficiali e non aveva voluto continuarli.
Comunque era contenta di non avere troppe esigenze sessuali: era più facile, la castità.
Marielle riprese a leggere.
Margaret si sporse verso Emma e le bisbigliò in un orecchio: «Quello è il conte Alexandre de Vergennes. È francese. Anche lui è nostro ospite. È arrivato questo pomeriggio, mentre tu riposavi dopo il viaggio».
«Non sapevo che ci sarebbe stato un altro ospite.»
«Nemmeno io», replicò Margaret in tono indispettito. «Non posso dire che mi faccia molto piacere, ma mi sono dovuta piegare ai voleri del mio consorte. Sono amici di vecchia data, sebbene io non riesca a immaginare il perché. Vedi, cara… il conte, per usare un eufemismo, è un libertino impenitente.»
Emma spalancò la bocca in una muta esclamazione.
Margaret sorrise e le si illuminarono gli occhi. «Devo assolutamente svelarti un segreto in proposito: il conte è stato sorpreso nella camera da letto di una donna sposata. Il marito oltraggiato lo ha sfidato a duello, e lui, invece di comportarsi da uomo e combattere, è fuggito dal Paese… e ha cercato rifugio presso mio marito.»
«Oh, cielo!»
All’altro capo della sala intanto i camerieri avevano stappato delle bottiglie di champagne. Il conte, usurpando il ruolo del padrone di casa, distribuiva bicchieri al gruppo di ragazze dagli abiti variopinti. «Da ciò che vedo, si prende delle libertà, e approfitta dell’ospitalità di tuo marito», commentò Emma.
«In realtà è stato lui a portare lo champagne. Diverse casse.»
Margaret scoppiò in una sonora risata. «A quanto pare dovrò assicurarmi che nessuna delle nostre innocenti fanciulle», aggiunse mentre due giovani donne sposate si univano alla godereccia compagnia, «o delle rispettabili mogli venga sedotta dal fascino del conte, mettendo a repentaglio la propria reputazione.»
«Sono sicura che nessuna sarebbe così sciocca.»
Il fascino era una cosa tanto superficiale! Per fortuna non era neppure lontanamente possibile che il conte rivolgesse le proprie attenzioni su di lei, una povera vedova.
Marielle si fermò. «Come potete immaginare finiranno a letto insieme. Non sarebbe divertente sapere come ci arrivano e cosa succede poi?»
«Io voto a favore di questo libro», dichiarò Kim.
«Io voto contro», sentenziò Lily con il tono autoritario che le derivava dalla sua professione di medico.
Marielle non si fece intimidire. «Abbiamo accettato la tua ultima scelta. Io dico che è ora di diventare delle sporcaccione, ragazze!»
«Per l’amor del cielo!» esclamò Lily. «Georgia, sostienimi tu.»
«Proviamo a leggerlo.» Le parole le uscirono di bocca da sole.
«Urrà! Tre voti a favore», disse Marielle. «Grazie, George.»
«E adesso», annunciò Lily severa, «per favore, possiamo tornare a discutere del libro del mese, prima che si faccia troppo tardi?»
Mentre la bionda sciorinava una recensione degna di una rivista letteraria, Georgia rifletteva sulla prontezza con cui aveva appoggiato la proposta di Marielle. Un romanzo erotico? Non aveva mai provato il minimo interesse per quel genere di lettura. Tuttavia il brano appena ascoltato aveva stuzzicato la sua curiosità. Sarebbe stato divertente leggere qualcosa di tanto lontano dalla sua esperienza.