Lo ammetto.
Questa volta sono pienamente consapevole di aver sbagliato. Non avrei dovuto registrare più nessun video e invece...
A mia parziale discolpa posso solo dire che il Bambasone è stato parecchio convincente con la necessità di essere costanti, di non far disaffezionare i follower.
Nel momento in cui ho cominciato a usare anche io questa parola e a provare a spiegare tutto a mia madre e mia zia prima che lo sapessero da altri, ho capito che era davvero finita.
Mi hanno guardato entrambe con gli occhi sgranati e, dopo che ho mostrato loro il video, mamma Iole ha faticato a non mollarmi uno scappellotto come ai tempi delle medie quando passavamo pomeriggi interi sui compiti.
Uno scontro tra titani con tanto di ripicche.
La punizione in quei casi andava dal filare a letto senza cena al dover stare una settimana senza tv.
Oggi di certo non mi toccherebbe.
Quello che però ha dato la spallata decisiva è stata la giornalista che ha puntualmente richiamato. Pochi secondi dopo che avevo attaccato col Bambasone dicendo che ero frastornato e che ci dovevo pensare bene, soprattutto perché troppe persone si erano risentite.
Quando ha provato a dire: «Ma-magari pu-pure quella Lia», ho attaccato il telefono.
Insomma chi è, la CIA?
Come si permette di frugare nelle mie cose come se fossi un criminale?
Lia.
Ci ho messo qualche minuto a decidermi a comporre il suo numero e, proprio mentre lo facevo, di nuovo una chiamata da anonimo.
«Pronto» ho risposto secco e forse anche un po’ seccato, a giudicare dal tono dimesso della mia interlocutrice poco dopo.
«Buongiorno... spero di non disturbarla.» Piccola pausa. «Sono Ilaria Miceli di Pomeriggio italiano, non so se ha trovato il mio messaggio.»
Si è fermata a metà strada tra la domanda e l’affermazione. Ho pensato che il mio tono l’avesse davvero smontata.
«Sì, certo. Mi scusi... è che non avevo avuto modo...»
«Non si preoccupi» ha ripreso subito, ritrovando la verve che penso contraddistingua chi fa il suo lavoro. «Immagino che sia stato un po’ sorpreso da tutto quello che sta succedendo e anche io a dire il vero...»
Bene, ho pensato. Almeno non sono il solo.
«Effettivamente...»
«Guardi, io ho scoperto il suo video per caso grazie a un’amica e ho visto che su Facebook e Twitter si sta viralizzando in maniera sorprendente...»
Ancora una pausa.
«Non mi fraintenda, non voglio dire che sia sorprendente per il contenuto o per lei...»
Mi sono reso conto che non avevo neanche pensato a una possibile offesa nei miei confronti. Segno che ero il primo a essere davvero stordito.
«... è che difficilmente mi capita di vedere questi contenuti, anche se per una volta c’è qualcuno che prova a dire dal punto di vista maschile le cose come stanno anche se sembrano scomode... ecco, il punto di vista che ci interesserebbe trattare con lei in trasmissione.»
«Guardi... io veramente non saprei che dirle» ho tentennato. Insomma, dopo quello che ho combinato andare pure a fare il pupazzo in tv mi sembra troppo.
Certo, ho pensato. Fatto un passo...
«Capisco il suo imbarazzo, e anche il fatto che non sia abituato, ma certo le arriveranno altre proposte e noi vogliamo essere i primi... anche a costo di mettere sul piatto un cachet significativo...»
Mi stava davvero offrendo dei soldi?
L’idea dello scherzo di Lorenzo è tornata a essere preponderante.
«Non so se di questo dobbiamo parlare con un agente o qualcuno che cura i suoi interessi...»
Sì, è uno scherzo, mi sono detto. Non c’è dubbio. Forse pensa di parlare con uno uscito da un reality? Agente?
«Non ho nessuno» mi sono limitato a dire fin troppo caustico.
«Allora valuti lei... potremmo arrivare anche a duemila euro, se ci garantisce un’esclusiva e ci mostra in anteprima i prossimi video che avete preparato...»
Ecco.
La giornalista continuava indefessa a pensare che fossimo così preparati, quando invece non avevamo pensato proprio a niente.
«Cinquemila euro» ho sparato.
A questo punto, follia per follia, almeno avrei capito se si trattava o meno di uno scherzo.
Ho sentito che passava qualche secondo. Incredibile che ci stia pensando, mi sono detto. O forse l’ha sorpresa il fatto che uno sprovveduto senza agente possa presentare una richiesta così alta.
«Questa è una richiesta che va oltre quello che immaginavo e che posso decidere da sola...»
«Ci pensi allora» ho risposto ostentando tranquillità.
«La richiamo. Intanto non prenda altri impegni.»
«D’accordo.»
Possibile che fosse così semplice risolvere tutti i miei problemi? Certo, ancora una volta agendo con assoluto, inconfutabile egoismo.
Mentre ripensavo al motivo per cui avevo preso in mano il telefono, ecco che il display si è illuminato di nuovo.
Il Bambasone.
«Mi-mi scu-scusi per prima...»
Avrei voluto attaccargli di nuovo in faccia, ma guardando a quello che stava succedendo forse davvero mi avrebbe risolto la vita, così mi sono limitato a dire: «Che sia l’ultima volta che frughi tra le mie cose».
«Pro-prometto.»
«Mi ha appena chiamato la giornalista a cui hai dato il mio numero...» ho annunciato.
«Lo sapevo! Sapevo che la rete avrebbe accolto alla grande questa idea... e ora anche la tv...»
«Non ho ancora detto che accetto e che farò altri video... non è così semplice» ho cercato di spiegare.
«E pe-perché???»
Sullo sfondo ho sentito la voce di Vanessa che probabilmente avrebbe voluto prendere la cornetta e utilizzare un frasario molto, molto più diretto.
«Ci sono tante persone con cui devo parlare... mio figlio, per esempio.»
«Suo fi-figlio? Ma non si chia-chiama Piero? Vada a ve-vedere tra i co-commenti... Pierino2008... guardi e mi dica... sarà a metà.»
Non ci potevo credere.
Ha lasciato anche un commento online. Non sapevo se esserne felice o disperarmi per l’esempio che gli stavo dando.
Passare sopra a tutto.
«E non mi di-dica che lo fa per que-quella ra-ragazza... la pre-prego.»
Che ne sapeva lui di Lia? Che ne sapeva di quello che sentivo in quel momento? Lui che di donne davvero non sa niente, se non per le cretinate che vado a dire in video e di cui è tanto fiero.
«Non sono affari tuoi o meglio vostri...» Ho alzato di proposito la voce in modo che sentisse anche Vanessa, che sicuramente era dietro la cornetta.
«In-insomma lei vuo-vuole da-davvero me-mettere in discussione un co-colpo di fo-fortuna come que-questo?»
Forse sì.
Non riuscivo a spiegarmi come qualcosa mi stringesse sempre lo stomaco quando parlavo di Lia. Eppure non l’avevo ancora chiamata, eppure non stavo correndo a scusarmi con lei per quello che non le avevo detto, per quello che non avevo voluto condividere. Mi chiedevo chi avesse ragione.
«Non lo so.»
«Almeno le chie-chieda con chi è sta-stata per tre giorni a la-lavorare...»
Stavolta ho urlato: «Non ti devi permettere di entrare nella mia vita e in quella delle persone che mi sono vicine!».
«Lei pre-predica bene e ra-razzola male...»
Il proverbio anche dal Bambasone. No, non potevo davvero accettarlo.
Ho attaccato di nuovo e stavolta ho fatto subito il numero di Lia. Non sapevo se fosse più il rimorso, il dispiacere, la confusione, oppure addirittura un’altra parola... la gelosia.
Zero.
Non rispondeva.
Vittima delle mie stesse regole, ho pensato.
Quando il telefono ha trillato di nuovo, ho risposto al primo squillo senza neanche vedere chi fosse.
«Pronto.»
«Quello che ha chiesto si potrebbe fare» ha dichiarato la voce della giornalista saltando ormai anche i convenevoli.
Sembrava più un dialogo tra malavitosi che altro.
«Però per una cifra del genere vogliamo vedere gli altri video, e prima che vadano online» ha detto tutto d’un fiato.
«D’accordo. Risentiamoci tra un paio d’ore» ho dichiarato dissimulando serenità.
Stavolta sono stato io a chiudere la conversazione.
Una piccola rivincita.
E poi sono rimasto solo con la necessità di decidere in fretta se fosse meglio intascare quello che potevo e mettere a posto almeno un briciolo della mia vita oppure considerare tutti gli effetti a cascata che quella cosa avrebbe determinato.
Passi lo sdegno della famiglia Altomonti e di Lucrezia con cui tanto, volente o nolente, dovrò andare allo scontro, persino il silenzio di Lia e l’orgoglio pericoloso che mio figlio prova per quello che sto facendo, ho pensato. Ma io? Finire a fare il saltimbanco per sbarcare il lunario. Dove posso arrivare a vedermi tra qualche anno? Ancora a fare video o peggio a dispensare consigli il pomeriggio in una tribunetta insieme a una vecchia starlette passata di moda e un astrologo?
Pensieri che si accumulavano uno sull’altro, mi sembrava di essere ai piedi di una piramide di dubbi.
Messaggio.
Lorenzo, 13.20, venerdì
Non ci crederai... ci è arrivato pure il capoccia, al video. Sembra impazzito. Dice: «Ecco quello che serve, ecco...». Ti vuole rivedere, Tommaso. Al più presto. Pure domani se vuoi. Carpe diem.
Si trattava di una congiura, mi pareva chiaro.
E in quel carpe diem che chiudeva il messaggio c’era un retrogusto amaro. Non capivo se fosse un’incitazione, una considerazione più o meno cruda, oppure la constatazione del fatto che non mi sarebbe più capitata un’occasione del genere.
Così ho scelto la strada più facile.
Meglio il presente.