Non riesco a pensare ad altro che a Lia che si allontana. Il motorino che cammina lentamente verso la fine della via e poi svolta a destra senza che io possa fare nulla.
«A che ora ti serve ’sto permesso?» chiede Gianni mentre dà una spolveratina alla maglia appesa al muro.
Non ho la forza neanche di accusare il colpo.
«Verso le cinque, credo.»
«Vabbè va’, ma che non diventi un’abitudine... a proposito non è che mò me diventi famoso e m’accanni? Fammelo sapé prima che un aiuto a me serve...»
Sorride.
Effettivamente mi rendo conto che era uno dei pochi che non mi aveva ancora detto niente sul video. Persino le tre signore del pomeriggio lo hanno visto e quando sono arrivato non sono mancati i commenti.
La signora Gilda, la Ragazzina, si è fatta portavoce del gruppo concludendo che alla fine è normale oggi parlare di certe cose liberamente e che io vengo molto bene in video.
Le altre due hanno concordato, anche se la signora Maurizia ci ha tenuto a precisare che internet sarà pure internet ma alla fine è la televisione che resta il canale di informazione per eccellenza, come dice sempre suo figlio.
Avrei quasi voluto rivelarle che tra poco... ma non mi sembrava il caso di entrare in un discorso così spinoso, soprattutto considerando le preoccupazioni appena espresse da Gianni e senza contare che non abbiamo ancora avuto il via libera dalla giornalista.
Il Bambasone le ha mandato da quasi due giorni le tre puntate nuove, mentre la seconda sta raccogliendo ancora più like della prima.
E anche più commenti acidi.
Gli uomini soprattutto si sono dati a ogni tipo di insulto. Ci fosse uno che ne parli bene, ma lo capisco, anche se sono certo che non pochi staranno approfittando di quello che dico.
Il viso di Lorenzo che fa capolino nel bar mi risveglia da questi strani pensieri.
«Siamo arrivati» dice, facendomi cenno di uscire.
Do un’occhiata a Gianni che alza gli occhi al cielo, poi con la mano fa un gesto come a dire Vai, vai.
Ci sediamo al tavolo esterno.
Penso che era seduta qui Lia la prima volta che l’ho vista. Se guardo bene il tavolo mi sembra quasi di poter vedere il segno lasciato dal suo pc.
«Signor Leoni, lei mi ha davvero sorpreso, lo devo ammettere» fa Mariottini appena ci sediamo. Si toglie gli occhiali e li appoggia sul tavolo.
Noto che ha degli occhi piccolissimi e che la barba sembra fatta talmente bene da far assomigliare il suo viso a quello di un adolescente.
Forse sarà per questo che si esalta tanto per YouTube e le nuove tecnologie? Non credo.
«Insomma. Parliamoci chiaro. Da quello che avevo letto l’altra volta pensavo che lei fosse uno di quei classici scrittori pieni di sé che non sono disposti a scendere a compromessi con nulla. Innamorati solo di se stessi e della propria penna.»
Davvero avevo dato questa immagine di me?
Insomma, non penso di essere mai stato un tipo che si innamora della propria scrittura, tantomeno un accigliato intellettuale, ma l’idea di diventare il buffone di corte neanche mi ha mai attirato.
«Invece in quei video c’è una vitalità, un’irriverenza che mi esaltano e che... parliamoci chiaro, fanno anche vendere, o sbaglio, Lorenzo?» fa prendendo la bustina di zucchero, rigorosamente di canna.
Mentre gira il cucchiaino io guardo fisso Lorenzo che deve aver capito qualcosa del mio stato d’animo.
«Certo, poi le cose bisogna saperle anche fare, e soprattutto scrivere, per evitare che risultino contenuti banali e privi di qualsiasi interesse» dice, e si sposta indietro il ciuffo.
Un segnale chiaro di nervosismo.
«Direi...» mi limito ad aggiungere.
«Ma questo è sicuro. Non fraintendiamoci. E il suo romanzo ci ha già confermato che lei sa scrivere, deve solo pensare di portare la materia che sta trattando in rete su un libro... che ne so, un manualetto o una sorta di serie di raccontini o storie che poi imbastiremo come capitoli. Naturalmente senza presentarli come racconti...»
Aggrotto la fronte.
«Lo saprà anche lei, no, che le raccolte di racconti non si vendono. Poi chiaro che da lettori di un certo spessore si può amare qualsiasi cosa» aggiunge dandomi una piccola pacca sulla mano.
Questo tono così amichevole mi disgusta, ma non posso mettere Lorenzo nei guai. Si è esposto troppo per me, così ricambio il sorriso.
«Quindi cosa mi propone?» dico mantenendo il sorriso tirato.
Sorseggia il caffè lentamente, quasi per prendere tempo o per creare l’atmosfera giusta. «Prima di tutto di darci del tu, se sei d’accordo.»
Come cambiano le cose.
«Va bene.»
«E poi di scrivere il più rapidamente possibile il libro. Direi che quindici giorni sono l’ideale. Poi revisione veloce e corriamo in libreria verso metà novembre e se va bene ci facciamo pure il Natale. Non credi, Lorenzo?»
«Certo, sono tempi stretti» fa lui, ma poi a uno sguardo minaccioso del tipo, che evidentemente ha molto più peso di quanto il mio amico mi ha fatto capire e io stesso avrei mai potuto ipotizzare, aggiunge: «Però è anche vero che il ferro va battuto finché è caldo».
«E l’offerta che ti facciamo è buona, molto buona.»
Mi passa una busta che dalle dimensioni immagino non possa contenere un intero contratto, ma un foglio singolo.
Apro.
L’oggetto è: Offerta per Tommaso Leoni.
Corro tra le righe cercando una cifra.
Non posso fare a meno di deglutire. Diecimila.
Molto più di quanto avrei mai potuto pensare, e poi per pubblicare un mio libro con una grande casa editrice.
Dovrebbe essere un sogno che si realizza, anche se sullo sfondo resta quel senso di amaro che non riesco a togliermi.
L’incontro con Lia e ora questo foglio non fanno che acuirlo.
«Che ne pensi?» chiede Lorenzo, vedendomi troppo silenzioso.
Penso che ci avrà messo sicuramente lo zampino per far aggiungere qualcosa, per trovare il modo di aiutarmi alla sua maniera, senza farmelo pesare.
Forse è stato persino lui a correre a mostrargli il video sperando che attirasse la sua attenzione.
Sono soldi buoni che basterebbero non solo a sistemare le cose, ma anche a darmi un briciolo di serenità per rimettere in sesto la mia vita.
«Tommaso, se vuoi posso lasciarti un paio di giorni per pensarci, ma non di più perché abbiamo una tabella di marcia da rispettare se vogliamo tirar fuori qualcosa di buono da questa storia. So da Lorenzo che probabilmente andrai in televisione a parlarne e questo anche sarebbe da concordare bene in relazione al lavoro da fare sul libro... insomma i tempi stringono.»
Guardo lui dritto negli occhi, poi mi volto verso Lorenzo. Non capisco perché abbia voluto rivelare un’informazione confidenziale a questo tipo.
Magari per ingolosirlo.
Prende sempre più corpo la sua regia dietro tutto questo. Non so se incazzarmi o abbracciarlo forte.
Le due cose insieme forse.
«E diciamoci la verità. Ho apprezzato particolarmente il fatto che non abbia voluto barare presentandosi in tutta onestà per quella che è la tua situazione economica di adesso.»
Un giro di parole per dire che sono un poveraccio ridotto a quarant’anni a fare il garzone in un bar.
«Niente di male, sia chiaro, ci siamo passati in tanti» mentre lo dice si tocca l’anulare sinistro, «ma so che eri un professionista e tutto quello che sta succedendo ti potrebbe ben rilanciare anche a livello lavorativo.»
Certo, come no. Per finire a fare i tarocchi o a vendere creme dimagranti su una tv regionale, forse.
«Sempre che tu ne abbia voglia, perché alla fine se il libro andrà come speriamo non avrai certo tempo per metterti a rifare la vita di prima... e ti dirò di più, avrai molto più spazio anche per pubblicare le altre cose che hai scritto. Qui è il nome che conta, che fa la differenza.»
In pratica una volta diventato un famoso youtuber e idolo di non so bene quali masse ammaestrate potrò pubblicare anche quelle rotture di palle che ho scritto finora.
Lorenzo mi guarda sconsolato, ma so che tutto quello che sento purtroppo è frutto di una logica stringente. Inutile opporsi alla realtà delle cose.
«Un paio di giorni» dico, pensando a voce alta.
«Assolutamente sì. Io per un paio di giorni ti aspetto, anche se speravo si potesse risolvere tutto prima, magari addirittura oggi.»
Poggia una penna stilografica Montblanc sul tavolino.
Ecco l’affondo. Fatto da chi sa bene come muoversi e che cosa fare.
Resisto e prendendo la penna tra le mani aggiungo: «Allora mi faccio vivo tramite Lorenzo entro dopodomani. Intanto grazie davvero per l’offerta».
Non so neanche perché ho avuto la forza di rispondere così. So solo che tutto quello che succede mi sta confondendo. Ho bisogno di un minimo di tempo per pensare e tirarmi fuori dall’assillo di questi giorni.
Per fortuna che Vanessa e il Bambasone non ne sanno niente, altrimenti sarebbe davvero un inferno.
«Benissimo» fa lui stringendomi la mano.
Si vede che è contrariato. Probabilmente si aspettava una vittoria secca e non un semplice pareggio.
Si alza anche Lorenzo e mentre mi passa vicino fa rapido all’orecchio: «So che non è quello che speravi, ma pensaci bene. Può essere una bella opportunità».
Di nuovo quel termine. Lo usa con un certo peso, come se da una parte sentisse di tirarmi in una trappola ma dall’altra l’alternativa di vedermi lì in un bar a fare il cameriere lo preoccupasse ancora di più.
«Prima di andarmene passo a salutare tua madre» aggiunge.
«Le farà piacere» dico senza convinzione.
Gianni è in piedi con le braccia sui fianchi e guarda verso di me. Penso sia arrivato il momento di restituire l’ora che ho preso in prestito.
«Quello era il pezzo grosso?» chiede.
«Esattamente.»
«Bah... Pensa a chi stiamo in mano.» Ride.
Non posso dargli torto, ma mi allontano subito per evitare di entrare in dettagli fastidiosi.
Preferisco il bancone, le richieste semplici e al limite anche il panno da passare più e più volte.
Macchie di caffè, zucchero sparso, aloni d’acqua da eliminare prontamente.
Tutto molto, molto facile.
Anche troppo.