«Niente più anime» dice Champei la mattina dopo. Non mi guarda, troppo occupata a spolverare la libreria con un piumino. Ha l’aria graziosa di una cameriera tropicale francese. Sentendo che ora ha la mia attenzione, posa il suo gallo inanimato.
«Tu hai queste molte anime» dice, contando dieci dita e poi altre nove. «Loro se ne vanno, lente lente, come queste» dice, e comincia a piegare le dita una dopo l’altra.
Così mi spiega che ogni uomo, donna o bambino ha un’intera tribù di anime, e il possessore di un’intera serie è immune. Ma le anime sono altamente suscettibili, come i ladyboys al Salt Lounge, corrono lontano da casa se si sentono non amate o maltrattate, e a mano a mano che se ne vanno, a una a una, il loro possessore, rimane indifeso di fronte alla malignità degli spiriti e si trova sempre più esposto alla cattiva sorte.
«Presto, più nessuna. Allora ti arriva la brutta cattiva sorte.» Champei è preoccupata per me.
Ieri sera, dopo che mi sono ripreso a sufficienza da stare in piedi, ho barcollato fino a una sala da tè e le ho telefonato. Lei e Poung mi hanno trovato, mi hanno messo a letto e hanno spento la luce. Ora lei è venuta a portarmi la colazione, a riordinare la stanza e a controllare il mio benessere spirituale. Io sono a posto, in effetti, anche se pesto, e mi drizzo a sedere nel letto.
«Mickey preoccupato per te» dice, porgendomi il Phnom Penh Post. «Anche mia amica Chantrea, tu sai, del bar Donnelly. Tutti dicono dispiaciuti per te. Ora spostati» aggiunge, cacciandomi dal letto. Mi trasferisco su una sedia del balcone, lasciando la porta aperta tra noi.
«L’hai detto al mondo intero?»
Champei svuota il vassoio e inizia a rifare il letto, tirando le lenzuola e sistemando il cuscino. «Mia amica Chantrea, lei venuta qui stamattina. Lei dire meglio tu andare pagoda e lavarti con acqua santa dei monaci. Liberarti di cattiva sorte.»
«E tu cosa dici?»
Champei è ancora all’opera con il lenzuolo. «Dico che ha ragione (tira il lenzuolo a sinistra), ma le dico che tu sei barang (deciso strattone verso destra) e non credi in modo khmer (lo spiana in cima). Ecco cosa dico. Lei dire amico Donnelly venire a tenerti compagnia. Non bene per te tutto solo.»
Dopo un ultimo, gagliardo strattone al lenzuolo, prende il vassoio e mi guarda seria. «Tu stare attento, capo, okay?»
Dopo che ha chiuso delicatamente la porta alle spalle, comincio il giornale. JD firma un articolo su un accordo tra il governo e il partito di opposizione numero uno. Il primo ministro ha offerto una serie di posti, solito genere di cose. Segretario della commissione per questo e presidente della commissione per quello, consigliere particolare per qualcosa di inutile e primo consigliere con compiti non specificati. Il partito si sta spaccando con un nuovo numero uno sotto la guida del precedente vicesegretario, destinato a formare una coalizione con il primo ministro, e il vecchio numero uno che seguirà il precedente segretario adultero, ancora a Kuala Lumpur con la sua danzatrice. Immagino che abbia pochissimi seguaci.
A quanto pare, questa è la settimana della cultura francese. Tutte le cose francesi vengono celebrate, soprattutto se costose. I compratori possono godere di sconti sui prodotti della moda, sui profumi e i cosmetici nelle boutique e nei ristoranti che partecipano. I gourmet si sono mobilitati per un evento benefico nel primo ristorante francese di Phnom Penh, con proventi destinati all’Ospedale dei bambini Khanta Bopha. Al Teatro Chaktomuk hanno dato un concerto con le musiche delle canzoni tagliavene di Jacques Brel, mentre alla boutique francese nella 282 fanno il cinquanta per cento di sconto sulla biancheria estiva e il trenta per cento sulla collezione invernale.
Donnelly arriva mentre sto guardando una pagina di fotografie delle persone alla moda di Phnom Penh, stilisti, disk-jockey, direttori di ONG importanti, tutti a svagarsi ieri sera dove modelle e attrici presentavano le ultime collezioni di Guy Laroche ed Elle, mentre io me ne stavo disteso a faccia in giù in una stradina fuori mano, cercando di ricordare come si fa a respirare e guardando le luci posteriori di una Mercedes sparire nel buio.
Donnelly dà un’occhiata alla Bella Gente e sbuffa. «Non sembra la 136. Hai ragione, amico.»
Si siede in una delle poltroncine di bambù e si accarezza la barba mentre ascolta con aria partecipe, la fronte aggrottata, il racconto di come Junior mi abbia sconquassato lo stomaco, prima di commentare: «Fortunato bastardo».
Donnelly non smette mai di stupirmi. «Fortunato? Se questa è fortuna, come sarebbe la sfortuna? Bisogna guardare le cose dal lato positivo. Avrebbe potuto ucciderti o che so io. E allora, dov’è Pawpaw?»
Arriva Champei. «Uomo venuto vederti» mi avvisa. «Tuo amico poliziotto. Tu di nuovo nei guai, capo?»
Dietro di lei, avanza il capitano Pov. Donnelly si scusa. Mi vedrà più tardi, dice. Champei esce con lui chiudendo la porta, dopo che le ho chiesto un po’ di tè per me e il capitano.
Seduto nella poltroncina lasciata da Donnelly, Pov posa il cappello sulle ginocchia e mi guarda per un lungo momento in silenzio. «Gli stessi?» domanda infine.
So di cosa sta parlando.
«Gli stessi. Ma in tre questa volta. Porky era quello che mi teneva le braccia da dietro, e Junior mi ha preso a pugni. Quello che ha preso Pawpaw non lo conoscevo.»
«Può descriverlo?»
«Non proprio. Era buio.»
Pov sospira. «Non grande aiuto.»
«Cercate un uomo con dei graffi freschi sulla guancia. Pawpaw è riuscita a mettergli addosso gli artigli, prima che la cacciasse dentro l’automobile.»
Pov riesce a sorridere. «Okay, lo cercheremo. Ma, Burl, perché loro volere rubare ladyboy? Non trovare abbastanza ragazze vere? Ad ogni modo, che cosa faceva lei a Lakeside con questo ladyboy?» Pov sembra d’improvviso imbarazzato. «Mi scusi, Burl, forse lei non...»
«Pov! Pawpaw mi ha chiesto di vedermi al Salt Lounge ieri sera perché voleva dirmi qualcosa su Maurice, ma l’hanno rapita prima che ne avesse il tempo.»
Champei bussa ed entra con il tè. Dice qualcosa in khmer a Pov, che ride e le risponde scuotendo la testa.
«Di che cosa parlavate?» domando mentre lei esce, evitando ostentatamente il mio sguardo.
«Signorina Champei lei chiedere me dire a lei, Burl, di andare dai monaci per acqua santa. Dice lei non ascoltarla, forse ascoltare poliziotto. Io rispondere che lei non ascoltare nessuno. Io dire a lei, Burl, non andare casa Maurice, lei andare. Dire a lei andare monaci, lei non andare.» Pov ridacchia e sorseggia il tè, poi ridiventa serio. «Ma perché quell’uomo voleva questo ladyboy?»
Scrollo le spalle. «Non so. Prima cercavano la cassaforte, ora d’improvviso vogliono Pawpaw. A proposito, avete scoperto qualcosa su Heng?»
«Pochino. Mi spiace, ma non molto. Colonnello Rong avere molti troppi problemi con lui. Colonnello Rong contento incastrare quest’uomo, ma non potere, perché lui avere amici potenti, come io detto lei ieri.» Pov mi guarda, sfidandomi a chiedergli di proseguire, prima di soggiungere: «Burl, lei capisce, questo non capitano Pov che parla ora.»
«Capisco. Può il signor Pov dirmi chi sono questi amici potenti?»
Pov scuote la testa. «Non posso fare troppe domande. Se domandare troppo, colonnello Rong domanderà perché voglio sapere queste cose. Tutto quello che io sapere, che colonnello Rong non potere toccare capitano Heng.»
«E allora adesso?»
«Dobbiamo scoprire di più su questo ladyboy. Capitano Heng potere scoprire.»
«Non Heng! Perché non lei?»
«Non potere. Noi polizia per stranieri, questo non nostro lavoro, lavoro polizia Khan Daun Penh. Dev’essere capitano Heng.»
«Ma i due tagliagole erano uomini di Heng! Probabilmente lui ha già schiaffato in cella Pawpaw!»
Pov scuote la testa. «Non pensare così. Come dire prima, Heng è polizia, grande capo per Khan Daun Penh. Se lui volere questo ladyboy, lui venire bar Donnelly e arrestarlo, nessun bisogno seguirlo e rubare eccetera eccetera. Questo non modo per polizia. Non penso Heng fare questo.»
Mi balena per la testa che probabilmente ha ragione.
«Okay, non Heng. Ma se gli uomini di Heng cominceranno a cercare informazioni, probabilmente arresteranno tutto il personale del bar di Donnelly e gli faranno sputare l’anima, e probabilmente li violenteranno tutti quanti, compresi i ladyboys. Lei pensa che sia un buon sistema per avere delle risposte? Gli amici di Pawpaw mi conoscono. Io posso scoprire meglio di chiunque altro perché volesse vedermi. Mi dia poche ore, non le chiedo altro. Fino alle sei di stasera. Può concedermele?»
Pov emette un profondo sospiro e alza una mano. «Okay, forse metodo capitano Heng non così buono. Okay, sei in punto stasera. Poi dover dire a colonnello Rong.»
È l’accordo migliore a cui potessi aspirare. Accompagno Pov alla porta.
Dracula sarà la persona più logica a cui domandare di Pawpaw, ma non so dove trovarla. Telefono a Donnelly, ma lui non ha un suo indirizzo. «Aspetta un secondo, però» soggiunge. «Ti richiamo.»
Meno di due minuti dopo, ecco che mi richiama. «Questo è il suo numero di telefono, sapevo di averlo da qualche parte. Ma perché la cerchi?»
Glielo dico.
«Buona fortuna. Stai attento. Scommetto che è con Jake.»
Lo squillo del telefono di Dracula è una canzone: “Voglio essere amata da tee, nessun altro che tee”. Dopo qualche coro in un crescendo ostinato, risponde una voce maschile in khmer. Sveglia da poco, si direbbe: Dracula è un individuo notturno. «Dracula? Sei tu? Sono io, Burl.»
«Oh!» La voce sale di registro e d’improvviso è Dracula. «Che cosa volere così presto?» mi domanda, biascicando qualcosa come “prrreessstoo”. Le racconto l’accaduto di ieri sera dopo il Salt Lounge, e lei comincia a gridare. «Burl, che cosa fare a mia amica? Tu sai cosa ragazzi fare a ladyboys? Loro fare male, molto male...»
«Qui, da’ a me» dice un’altra voce, un barang che parla inglese. «Pronto! Chi parla?»
Jake ha preso il controllo all’altro capo del telefono. Lo sento fare dei versi consolatori a Dracula, prima di tornare a me. «Ehi, amico, senti, Dracula è sconvolta, dice che vuole venire subito.»
Mentre aspetto lui e Dracula, telefono a JD e chiedo anche a lui di venire. Avrò bisogno di un interprete. Poi scendo e dico a Poung di andare a prendere Annie alle barche per i turisti. Potrei avere bisogno di tutta la banda, già che ci sono.
Un’ora dopo Annie, Dracula e Jake se ne sono andati. JD e io stiamo sul balcone a osservare una chiatta che risale il fiume con un bordo libero non maggiore di una mano tra il ponte e le scure acque fangose del Mekong. Un giorno il fondo del fiume diventerà una miniera per gli archeologi, ma sarà meglio che stiano attenti, dato che, a quanto ho sentito, c’è una barca vicino alla strada 104 ancora carica di munizioni inesplose.
«La tragedia personale di Annie è che non è femminile» sta dicendo JD. «Ha la struttura di uno scaricatore. Guardale le spalle. E non è carina, e lo sa bene.»
I ladyboys tendono a essere alti e snelli. Tendono anche a essere carini, perfino belli, anche se hanno un’ossatura più pesante di una donna. Annie è alta, ma non snella, e non è bella. Dracula è alta, non particolarmente carina, ma compensa con la personalità. Pawpaw, dal canto suo, è piccola, delicata e molto carina. E questo, a quanto pare, è il motivo per cui si trova in un grosso guaio.
Annie e Dracula ci hanno detto che negli ultimi mesi andava alla villa di Maurice ogni giovedì. Giurano, anche, di non saperne il motivo. Pawpaw non gliel’ha detto. Entrambe sostengono che lei aveva più denaro del solito nell’ultimo periodo. Annie pensa che Maurice fosse la fonte, ma Dracula afferma che Maurice non le piaceva neppure. «Lei dice lui non uomo buono.»
Posso confermarlo.
«Maurice non andava con i ladyboys, vero?» domanda JD, ma è una domanda retorica. «Forse Dracula ha ragione, però» continua pensieroso. «Molti uomini si eccitano per l’ambiguità di un ladyboy, specialmente se femminile come Pawpaw. Uomini che non sospetteresti mai.»
«Forse. Ma penso che ci sia una spiegazione migliore. Maurice aveva delle telecamere nelle stanze sopra il Satin Club.»
«E un sito pornografico, ho sentito.»
«L’hai sentito? Dio, noi l’abbiamo scoperto ieri!»
«Sono un giornalista, è il mio lavoro raccogliere pettegolezzi.»
«Pensavo che fosse raccogliere notizie?»
«Pettegolezzi, notizie, una cosa tira l’altra. Ma penso che tutti a Phnom Penh ormai sappiano delle telecamere a casa di Maurice. Ci sono un sacco di commercianti preoccupati in città, te l’assicuro. Ad ogni modo, che cosa ha a che vedere questo con Pawpaw?»
«Lei era in uno dei video. Maurice la usava per ricattare un mio amico.»
JD mi lancia uno sguardo astuto, ma non un nome gli esce dalle labbra. «Così gli interessi di Maurice andavano dai ristoranti di lusso fino alla pornografia e al ricatto. Non posso dire di essere sorpreso che sia finito così. E ora?»
«Ora tornerò a casa sua a vedere se posso scoprire che cosa ci facesse lì Pawpaw.»
«Ma perché fai tutto questo, amico?» JD mi guarda perplesso. Ci conosciamo da un pezzo, da quando lavoravamo insieme in un giornale di Sidney. Era stato lui, in effetti, a suggerirmi di venirmene a Phnom Penh dopo che avevo avuto i miei problemi tanti anni fa. «Pensavo che tu avessi fatto un qualche voto per non essere coinvolto».
«Coinvolto in che cosa?»
«Qualunque cosa. Da quando hai il Civilisation, te ne stai per conto tuo. Tutti ti vogliono bene, ma nessuno ti conosce veramente. L’uomo con il passato misterioso che sta a guardare mentre il mondo gli passa accanto.»
Ha ragione. A quest’ora, la settimana scorsa, la mia vita era ordinata e la mia sola preoccupazione era avere la folla a colazione. Poi ho cercato di tirare fuori Foggy da Prey Sar perché nessuno dovrebbe stare in prigione, questa è una cosa su cui Johnny Cash e io siamo d’accordo. E ora sto andando a cercare una ragazza perduta di cui non conosco neppure il nome, poiché dubito che i genitori l’abbiano chiamata Pawpaw quando era un bambino.
La vita di Pawpaw è stata un insieme di passi che portavano a questo punto, così come quella di Foggy conduceva oltre Maurice a Prey Sar, e in qualche modo la mia mi ha condotto fin qui. Una cosa tira l’altra, quanto controllo abbiamo in realtà?
«Non so, amico» rispondo a JD. «Ma immagino che, dal momento che sono coinvolto, tanto vale andare avanti.»