Junior grida, arretra, Red balza su come una molla e gli dà un calcio nelle palle. Nureyev non avrebbe potuto fare di meglio, anche se la sua, naturalmente, era un’arte diversa. E poiché Red porta pesanti stivali da vigilante, un calcio nelle palle è una faccenda seria. Junior emette un mormorio e sta per cadere, Red ruota e lo colpisce ancora, alla gola. Junior è in ginocchio, quando Red gli assesta il terzo calcio alla testa e lo finisce. Tutto in meno di un secondo.
Ancora più rapida è la reazione di Sokal. Mentre il terzo calcio va a segno, è già addosso a Red, che per fortuna è un bersaglio mobile, altrimenti il pugno gli avrebbe fracassato la mascella. Solo un colpo di striscio. Sokal balza indietro per trovare spazio e gira su se stesso pronto a sferrare un calcio omicida.
Red intuisce il pericolo: mai dare spazio all’ex campione cambogiano di kick boxe. Si getta su Sokal e lo afferra in un abbraccio da orso, prendendolo a ginocchiate nelle costole, ma fa in tempo ad assestargli solo qualche colpo prima che Sokal spezzi la presa, gli metta le mani alla gola e cominci a stringere i pollici sul pomo d’Adamo. Red strabuzza gli occhi e cade in ginocchio facendo dei rumori che ricordano una tubatura otturata. Arrivo con Crew. Sono sulla schiena di Sokal, cerco di staccargli le mani dal collo di Red, insieme a Crew dall’altro lato, ma siamo fuori tempo, le dita di Sokal sono due fasce di ferro che strozzano il respiro.
Poi Annie fa scivolare la catenella della borsa sulla testa di Sokal, gliela avvolge intorno al collo e la fa girare.
Sokal molla la presa. L’iniziale stupore del suo volto lascia rapidamente il posto a una paura che trascolora nel panico estremo. Cade a faccia in giù sul pavimento, le mani ancora in lotta con la catena, ma Annie gli si inginocchia sulla schiena e tira, i bicipiti gonfi per lo sforzo. La faccia di Sokal, con gli occhi stralunati, diventa violacea, la lingua gli esce fuori dai denti, e infine si affloscia. Annie non si fida, continua a stringere ed ecco che Sokal comincia tutt’a un tratto a torcersi convulsamente. Annie mantiene la pressione fino a che il pugilatore non rimane immobile.
Crew aiuta Red ad alzarsi e lo porta nel bagno. Annie si alza e controlla i danni alla borsa, mentre Dracula dà un calcio al corpo inerte di Sokal. «Non buono» dice, e si getta nelle braccia di Annie.
«Okay, capo?» dice Champei.
La prendo e l’abbraccio più forte che posso.
«Ehi, capo, mi fai male!»
«Farti male? Tu sei indistruttibile!»
Temo che tutto il trambusto farà accorrere un po’ di gente, ma una rapida occhiata al corridoio conferma che è ancora vuoto. Le grandi ville hanno i loro vantaggi.
Champei mette le mani sulle anche e si guarda intorno per la stanza, poi si siede in fondo al letto e si riordina i capelli. Ha ancora l’adrenalina alta, gli occhi luccicanti. «Okay capo, cosa facciamo adesso?»
«Come siete arrivati tutti qui?»
«Poung portarci. Cioè, ci ha portati. È ancora fuori. Siamo venuti a salvarti.»
«Quindi voi potete scendere per le scale posteriori, raggiungere Poung e andarvene.»
«E tu?»
«Io? Io resto. Ho delle cose da fare, ma voglio che tu e i ladyboys ve ne andiate.»
«No!» interviene Dracula.
Tutti la guardano. Le lucide labbra nere hanno assunto una linea ferma, mentre le braccia snelle sono ripiegate sul seno. «Non andare! Tu stare, me stare! Noi trovare Pawpaw! Pawpaw qui, io so!»
Annie le sta a fianco, spalla a spalla, salvo che la sua spalla è all’altezza della testa di Dracula.
«Okay, ma Champei dovrebbe trovare Poung e andare in cerca di aiuto.»
Champei scuote la testa. «Se tu stai, io sto.»
Mi arrendo. «Okay, venite tutti con me, ma fate come vi dico!»
So già che il corridoio a destra conduce alle scale per gli ambienti della cucina sul fianco della casa, così vado a sinistra. Stiamo per muoverci tutti, quando Crew ci dice di aspettare e corre indietro nella camera da letto, da dove torna dopo poco con una piccola pistola nera.
«Ce l’aveva il tizio» spiega. «Quei tipi sempre tenere bocche da fuoco. È così che dicono a Hollywood. Tanti DVD a casa, tipo Die Hard e tutti gli altri!»
«Sai come usarla?» Io non so nulla di pistole, ma a quanto mi hanno detto, se hai una pistola e non sei capace di usarla, potresti benissimo spararti in testa prima che qualcun altro lo faccia per te.
«Macché» risponde Crew. «Tipo da computer, io. Niente pistole.»
«Fammi vedere» si fa avanti Champei. Prende la pistola, se la rigira, guarda nella canna, schiocca la lingua. «Bella pistola. Ma non per te. Conosci questa? Questa sicura. Tu non conoscere questa, forse spararti in tuo piede. Dare a Red, okay?»
Red ha smesso di tossire, per quanto abbia ancora i segni delle dita di Sokal sulla gola. Prende la pistola, la guarda, grugnisce, controlla il caricatore, la sicura e se la infila alla cintola.
«Che ne sai tu di pistole?»
Champei sembra compiaciuta, ma scrolla le spalle. «Io so» risponde in tono sicuro. «Io so molte più cose di quante tu pensi. Dove andare adesso?»
Alla fine del corridoio c’è un grande spazio aperto con una galleria circolare e una scala di marmo che conduce dabbasso a quella che sembra la parte principale della casa. Perlomeno così pare, quando sbircio dall’alto con molta cautela e cerco di scoprire che cosa c’è laggiù. Vedo solo un pianerottolo a metà strada con un tavolo adorno di una grande composizione floreale.
«Scendo» bisbiglio. «Io per primo, poi Red, poi voi ragazze.» Buffo come i ladyboys, per me, siano ragazze. Annie, di certo, non è molto femminile.
Con molta circospezione, faccio le scale. Dal pianerottolo vedo un grande atrio con un lampadario pacchiano gocciolante di cristalli. Il pavimento in piastrelle di ceramica scintilla come ghiaccio sotto le vetrinette e i ritratti fotografici alle pareti.
Nel ritratto più grande appare un uomo che suppongo essere Bong Cheng. Di mezz’età, l’aria seria, in piedi nel suo completo, in una stanza dall’arredamento formale. Su una sedia ornata davanti a lui, una donna che dev’essere sua moglie, e al loro fianco un ragazzo che somiglia molto a un giovane Sovann.
Vedo, anche, la pesante porta principale, con i suoi due battenti sormontati da una lunetta. Nessuno in vista, non un suono, neppure un ticchettio di orologio. Sto cercando di calcolare quante persone possono esserci nella casa. Porky dev’essere in giro da qualche parte. C’è il sorvegliante, ma lui sarà al cancello. Forse l’autista è con lui, o vicino all’automobile. Più Pawpaw, Sovann e Cheng.
Red mi ha seguito. Faccio segno agli altri di scendere. Le ragazze lo fanno insieme, con Crew alla retroguardia. Dracula sembra sul punto di scoppiare in una risatina da un momento all’altro. È molto impressionata dal lampadario. Penso che abbia un’idea su come usare i cristalli nel suo prossimo numero di danza al Salt Lounge.
Riunita la banda sul pianerottolo, scendo i gradini restanti, seguito ancora da Red. Quando estrae la pistola, lo convinco a metterla via. Dubito ne sappia più di me.
In fondo, vedo un ampio arco sulla sinistra e una porta sulla destra, mentre dietro di noi c’è una porta più piccola socchiusa. Comincerò da quella. Faccio segno a Red di venire con me e agli altri di restare sul pianerottolo.
Entriamo in un corridoio che dà sul retro della casa. Nessuno in vista. Bene. Ora la porta a destra. Un cenno a Red, e avanziamo in punta di piedi sul mare di piastrelle. La porta è chiusa, non un filo di luce. Decido di lasciare perdere ed esplorare la zona oltre l’arco a sinistra dell’ingresso. Mi volto a controllare la truppa. Sono tutti riuniti ai piedi delle scale, anziché sul pianerottolo, eccetto Dracula che è scomparsa. Champei scrolla le spalle e punta il dito: eccola là, oltre l’arco.
Mi avvicino in fretta all’arco e guardo intorno. Una sorta di sala dall’aria ufficiale per accogliere gli ospiti, con molteplici sedie e divani troppo elaborati e imbottiti, oltre a vari stipetti pieni di ceramiche, attestati e fotografie in cornice. Dracula ammira i cuscini su un sofà: seta viola e magenta, con nappe dorate. Non oso parlare, ma lei alza gli occhi, incrocia il mio sguardo, sorride. Poi, arriccia le labbra e annuisce con approvazione: carini, carini, userà anche questi. Potrei strangolarla, finché rivedo l’ultima immagine di Sokal con gli occhi e la lingua sporgenti e decido di lasciar perdere.
Poi, il suono di una voce.
Qualcuno sta parlando. Una sola persona, un uomo. Khmer. La voce sembra stanca, ma d’improvviso comincia a urlare. Dracula, immobilizzatasi non appena ha sentito la voce, si getta dietro il divano. Brava ragazza.
Faccio segno a Red di seguirmi e passo in salotto. Red mi accompagna, la pistola ancora alla cintola. Passo sotto l’arco e guardo nel corridoio. In fondo, un altro atrio e un’altra scala imponente conducono a quelli che potrebbero essere gli ambienti privati. Nessuno in vista.
Segnalo agli altri di venire. Si accalcano vicino a me, sbirciando nel corridoio vuoto. La voce si ferma. Un breve intervallo, poi ne subentra un’altra, di un uomo più giovane.
«Sovann» sussurra Crew. «Dice non voler fare qualcosa. Altro uomo suo padre.»
La voce dell’uomo più vecchio parla ancora, questa volta più collerica, più sonora. Il suono di uno schiaffo, seguito da un grido.
«Pawpaw!»
Dracula non si trattiene, è il tipo che vola dalla sedia con le sue mutandine vermiglie di pizzo. È già a metà corridoio. Prima che io possa fare qualcosa, è fuori dalla porta e procede schiena al muro, esattamente come ha visto nei film. Oh mio Dio, vuole sbirciare dentro! Ma no, guarda verso di noi, in attesa di rinforzi.
«Aspettate qui!» bisbiglio. «Red, vieni con me!»
Insieme scivoliamo furtivi lungo il muro verso Dracula, io avanti. Mi sembra di sentire un brusio eccessivo, mi volto a controllare con Red e scopro che Annie è con noi. Passiamo oltre una porta chiusa e ci schieriamo in fila dietro Dracula, impaziente di averci al suo fianco.
La porta è chiusa. Bong Cheng, il padre di Sovann, sta parlando di nuovo. Sembra esasperato, minaccioso. Qualcuno piange. Appena Bong Cheng alza la voce, Sovann risponde. Mi rendo conto di aver lasciato indietro i miei traduttori, Champei e Crew.
Dracula supplisce. «Lui dire dare a lui, dire dove questa cosa. Quale cosa non sapere. Lui dire dare, trovare. Uccidere.»
«Uccidere?»
«Uccidere te. Dice Sovann uccidere te. Sovann dire lui no, non uccidere te. Lottano.» Dracula fa una risatina e mima una lotta agitando le dita.
Dietro la porta chiusa ci sono almeno tre persone, forse quattro, una o più con una pistola. Ma non ci staranno aspettando. Red può spalancare la porta e prendere il controllo della stanza, mentre io posso mandare Champei a cercare Poung e a telefonare a Pov. Prima che possa fare qualunque cosa, Dracula passa all’azione. Apre la porta ed entra.
Salve a tutti, sono io!