Ringraziamenti

Ho un immenso debito di gratitudine nei confronti di tre donne meravigliose: Tif Loehnis, mia nipote ed ex agente letteraria, che mi ha dato il coraggio e la fiducia per iniziare; Debbie Rigg, da molto tempo mia assistente, amica e alleata, per aver dattiloscritto innumerevoli versioni del testo e aver silenziosamente assistito ai miei tremendamente lenti progressi al computer; e, soprattutto, mia moglie Isabella, che ha nutrito e curato un marito abbastanza matto da imbarcarsi nella scrittura del suo primo libro dopo aver compiuto sessant’anni, e che, a chi chiedeva come mai, sapeva fornire risposte piú sensate delle mie. Tutt’e tre sanno perfettamente che, sebbene io abbia scelto di scrivere di Bach, sono ugualmente attratto (anche se in modo differente) dalle tre B – Beethoven, Berlioz, Brahms – e avrei potuto, con egual entusiasmo, occuparmi di Monteverdi, Schütz o Rameau. Ma, nella mia vita di musicista, Bach è assolutamente centrale, e, come disse Haydn quando gli fu mostrata l’incisione su rame di A. E. C. Kollmann (1799) che vedete qui di seguito, egli era infatti «il centro del sole e quindi l’uomo da cui è sgorgata tutta la sapienza musicale».

Ringraziamenti speciali vanno a John Burt, per il suo ruolo di «tutor» dell’ispirazione; alla capacità esplorativa di Laurence Dreyfus; a Nicolas Robertson, il cui occhio acutissimo mi ha evitato ulteriori errori (e dal quale presto avremo un libro su Bach); a Robert Quinney per i suoi commenti arguti; al generoso sostegno di Peter Wollny e Michael Maul del Bach Archiv di Lipsia, e alla competenza di David Burnett, che ha risposto alla mia sequela di grida d’aiuto con amichevole pazienza. Vorrei anche ringraziare le mie tre figlie – Francesca (per aver condiviso i dolori di uno scrittore), Josie (per il fantastico editing) e Bryony (mia salvatrice quando i gremlins minacciavano di fare irruzione nel mio computer) – per aver sopportato un genitore spesso distratto.

Infine, vorrei ringraziare con altrettanto calore Donna Poppy per l’esemplare, e sensibile, lavoro di correzione, e Jeremy Hall per aver procurato le illustrazioni e per lo sguardo d’aquila e l’attenzione ai dettagli senza i quali il design del libro sarebbe stato irreparabilmente compromesso. Ringrazio tutti coloro che, amici e illustri colleghi, hanno letto e commentato parti del libro, incoraggiandomi a trovare il mio stile di scrittura, a essergli fedele e a resistere alle insidiose pressioni delle convenzioni: sir David Attenborough, Manuel Bärwald, Reinhold Baumstark, Tim Blanning, Michael Boswell, Robert Bringhurst, Neil Brough, Gilles Cantagrel, Rebecca Carter, Sebastiano Cossia Castiglioni, Eric Chafe, Kati Debretzeni, John Drury, Iain Fenlon, Christian Führer, Hans Walter Gabler, Andreas Glöckner, Bridget Heal, il compianto Eric Hobsbawm, Colin Howard, Emma Jennings, Jane Kemp, Ortrun Landmann, Robin Leaver, Robert Levin, Fiona Maddocks, Robert Marshall, Gudrun Meier, Howard Moody, Michael Niesemann, John Julius Norwich, Philip Pullman, Richard Pyman, Jane Rasch, Catherine Rimer, Stephen Rose, William e Judith Scheide, Richard Seal, Ulrich Siegele, George Steiner, Richard Stokes, Andrew Talle, Raymond Tallis, Ruth Tatlow, James Thrift Teri Noel Towe, David Watkin Peter Watson, Henrietta Wayne, Geoffrey Webber, Peter Williams, Christoph Wolff, Hugh Wood, David Yearsley.

Il mio ringraziamento va anche al Master and Fellows di Peterhouse, Cambridge; ai bibliotecari dell’Ucl, della Rowe Music Library presso il King’s College, a Cambridge, del Dipartimento di Musica dell’Università di Cambridge e della Bodleian Library di Oxford; allo staff del Bach Archiv di Lipsia; alla squadra della BbcTv con cui ho girato un documentario intitolato Bach: A Passionate Life (2013); a Stuart Profitt, direttore editoriale e al team della Penguin – Richard Duguid, Rebecca Lee, Stephen Ryan e David Cradduck – per l’assistenza professionale e amichevole al tempo stesso durante le ultime fasi dell’allestimento. Un grazie anche alla rivista «Granta», per avermi commissionato una piccola parte del materiale usato nel libro per un numero dedicato alla musica (Granta 76. Music), nel 2001.

Per aver fornito le illustrazioni in modo del tutto gratuito, il mio grazie va alle seguenti persone e istituzioni: Mark Audus; Bach-Archiv Leipzig; Bachhaus Eisenach/Neuen Bachgesellschaft; Breitkopf & Härtel; Concordia Seminary Library, St Louis, Missouri; Catherine Rimer; William H. Scheide/Scheide Library; University of Princeton; Sibley Music Library, Eastman School of Music, University of Rochester; Sotheby’s London; Stadtarchiv Mühlhausen; James Thrift.

Incisione su rame del sole – considerato l’incarnazione della virtú e della perfezione – con Bach al centro circondato da altri compositori tedeschi a formare i suoi «raggi», disegnata dall’organista inglese Augustus Frederick Christopher Kollmann e pubblicata nell’«Allgemeine musicalische Zeitung», vol. II (ottobre 1799). Pare che Haydn abbia detto di non esserne stato «colpito in modo sfavorevole, né infastidito dalla prossimità con Händel e Graun, né tantomeno di aver considerato del tutto sbagliato che Joh. Seb. Bach fosse il centro del sole e dunque l’uomo dal quale proveniva tutta la sapienza musicale».

Incisione su rame del sole – considerato l’incarnazione della virtú e della perfezione – con Bach al centro circondato da altri compositori tedeschi a formare i suoi «raggi», disegnata dall’organista inglese Augustus Frederick Christopher Kollmann e pubblicata nell’«Allgemeine musicalische Zeitung», vol. II (ottobre 1799). Pare che Haydn abbia detto di non esserne stato «colpito in modo sfavorevole, né infastidito dalla prossimità con Händel e Graun, né tantomeno di aver considerato del tutto sbagliato che Joh. Seb. Bach fosse il centro del sole e dunque l’uomo dal quale proveniva tutta la sapienza musicale».