Ancora non so come, ma ho seguito la coppia lungo le scale senza farmi vedere, nascondendomi sui pianerottoli e osservando dalle balaustre della scalinata. Arrivata al secondo piano, la dama ha tirato fuori dalla scollatura una chiave, l’ha girata nella toppa ed è entrata. Beaumarchais si è guardato intorno, prima di seguirla. La porta si è chiusa dietro il loro segreto.
Mi sono avvicinato con cautela e ho spiato dal buco della serratura, ma non si vedeva nulla. Beaumarchais è una vecchia volpe e di certo aveva avuto l’accortezza di coprirlo con qualcosa. Cercando di mantenere tutti i miei sensi all’erta, ho fatto l’unica cosa che potevo fare in quella circostanza: fidarmi del mio udito. Ero pronto a sentire quel tipo di suoni che di solito accompagnano un appuntamento clandestino tra un uomo e una donna in un albergo, quando mi sono accorto che lì nulla suonava come doveva. Non c’erano lamenti né gemiti soffocati, né si sentivano dei colpi di mobili (va bene, lo riconosco, questo non sarebbe da Beaumarchais), né spasimi simili a quelli degli animali in calore. Niente di niente. Là dentro l’unica cosa che si sentiva era una conversazione che vi trascrivo a memoria e con estrema fedeltà:
«È tutto pronto?» ha pronunciato la voce di Beaumarchais.
«Tutto, non è stato trascurato nemmeno un dettaglio».
«Qual è il nome del vascello?»
«Libertas. È un nome latino. Non ve lo segnate?»
«Preferisco ricordarlo a memoria. È più sicuro».
«Fate bene. Siete proprio un esperto».
«La barca è un brigantino?»
«Batte bandiera spagnola. Commercia con il cacao del Venezuela».
«Nascondiglio perfetto».
«Spero lo sia, signore».
«Allora... ci troviamo lì domani alle cinque meno un quarto?»
«Vi aspetterò al molo».
«Porterò tutto quel che abbiamo detto».
«Credo che oggi non riuscirò a dormire per il nervosismo».
«Forse nemmeno io».
«Non arrivate tardi. Il Libertas salperà alle sette in punto».
«Non vi preoccupate. Sono un uomo per bene. Non manco mai alla parola data».
«Questo me l’avete già dimostrato».
«Bene, dunque. A domani».
«A domani».
Quando la porta si è riaperta, io ero nascosto in un angolo del corridoio e mi spuntava solo leggermente il naso per fiutare le novità. Ho visto il signor Beaumarchais uscire con naturalezza e poi scendere le scale con calma. I suoi movimenti mi sono parsi quelli di un uomo che ha appena preso una decisione fondamentale. Poi, tutto è rimasto immerso nel silenzio.
Ho approfittato della calma per tranquillizzarmi un momento. Con tutti quegli scossoni, avevo il cuore che da un bel po’ andava all’impazzata. Ho pensato di farlo riposare un attimo, mentre ripensavo a quanto avevo appena scoperto: Beaumarchais ci abbandonava per fuggire nelle Indie con quella dama misteriosa. Ecco quali erano le sue intenzioni quando si è unito alla nostra spedizione! Avete fatto bene a non fidarvi fin da subito. Chi se lo sarebbe mai aspettato da un uomo del genere?
Mi sono subito ritrovato a domandarmi quante persone avrebbero sentito la mancanza di Beaumarchais a corte, quante ne avrebbero pianto l’assenza. Mi sono ricordato di quella dama, Marie-Thérèse de Willer, credo si chiamasse, che ne era tanto invaghita. Ma a parte lei e i quattro leccaculo che gli vogliono rubare le idee e copiare le sue commedie, non mi è venuto in mente nessun altro. Il signor Beaumarchais non ha stretto grandi amicizie a Versailles, forse perché uno con il suo talento non fa amicizia facilmente. A volte sospetto che in fondo nemmeno vostro nipote lo stimi molto e che lo mandi in tutte quelle spedizioni all’estero per toglierselo dai piedi. Forse è vero quel che dicono, che ha fatto cose abominevoli, come falsificare documenti o spendere malamente il denaro. A me, mia signora, pensare di non vederlo più riempie il cuore di tristezza. Anche fosse vero tutto ciò che si vocifera sul suo conto.
E poi c’è la dama. Mi chiedo chi sia. Dai modi si capisce che è altolocata, e anche dagli abiti e dai soldi. Non è giovane, anzi piuttosto il contrario. Tra le sue virtù, la bellezza non avrebbe mai il primato, ma parla in modo piacevole, da donna colta, sebbene nella sua voce ci sia qualcosa di sgradevole, discordante, proprio come ho notato la scorsa notte dalla muraglia. È una voce che confonde, anche se sentita da vicino: non si riesce a capire se appartenga a un uomo o a una donna. È anche chiaro che lei e Beaumarchais si conoscono da tempo. Nessuno pianifica di fuggire con un’altra persona in un continente lontano se non ha sufficiente confidenza, non credete? E chissà da quando...? In quale occasione si sono...?
Vi assicuro, signora, che avevo la testa che mi scoppiava dal tanto pensare e cercare risposte alle mie domande indiscrete. Ora che avevo concesso una tregua al mio cuore, ecco che era la testa a esplodere.
Non ero ancora giunto a nessuna conclusione quando si è di nuovo aperta la porta della camera e ne è uscito qualcuno. Per fortuna non mi ero mosso dal mio nascondiglio, e ho potuto mettere un po’ fuori il naso per spiare. Mi aspettavo di vedere la donna misteriosa mentre faceva girare la chiave nella toppa della porta. Per cui la sorpresa è stata enorme quando ho visto che a chiudere la porta era un comandante dell’Ordine di San Luigi, con la sua bella uniforme, compresa una spada con la lama lunga e stretta che sembrava molto leggera, ideale per le scaramucce di città. Non sono riuscito a osservarlo a lungo, ma mi è parso un uomo di mezza età, ben piantato, con gli occhi chiari, mascella quadrata, guance rosee e labbra piccole. Aveva baffi neri e fini, che si toccava con il polpastrello del dito, come se avesse paura che gli cadessero. C’era qualcosa di famigliare in lui, tanto da farmi chiedere se non l’avessi già visto prima da un’altra parte. Ovviamente mi sono anche chiesto perché, se era nella stessa stanza, non l’avessi sentito parlare durante la conversazione di Beaumarchais con la sua dama. Forse anche lui si era nascosto? Era un infiltrato? E se era un criminale, un ladro, un assassino, una spia? Mistero dei misteri...
Una volta chiusa la porta, il comandante si è messo la chiave nella tasca della giacca, ha calzato il cappello tricorne, si è sistemato bene la spada ed è sceso in fretta lungo le scale.