Dopo aver lasciato Adriana, feci un giro in moto per schiarirmi mente e corpo, dopodiché andai al Griffin. Incontrai Tanca nel parcheggio; aveva delle ombre sotto agli occhi e sembrava che non dormisse da una settimana.
«Ehi, bello» dissi, infilando la chiave nella tasca davanti dei jeans. «Sembri parecchio agitato.»
Lui fece spallucce. «Non sono riuscito a dormire.»
«Nemmeno dopo che ti ho chiamato?»
Aprì la porta del bar ed entrammo. «No, cazzo. Ho sentito squillare il cellulare di Krystal, subito dopo che noi abbiamo attaccato, e quando ho letto il messaggio che le avevano mandato, ero troppo nervoso per dormire.»
«Messaggio? Che messaggio?»
«Un coglione di nome Gary le ha mandato un messaggio. Diceva: “Grazie di tutto”.»
«Ah, sì? Le hai chiesto spiegazioni?»
«No.»
«Perché no?» chiesi, pensando che il messaggio poteva significare qualsiasi cosa.
«Ero troppo incazzato. Quale stronzo manda un messaggio ad una ragazza alle quattro del mattino? Come se non potesse togliersela dalla testa.» Si passò una mano sul viso. «Avevo bisogno di tempo per pensare.»
«Magari non è niente» pensai, consapevole che potesse essere ben altro. Dopo che Brandy mi aveva fregato, nemmeno io sapevo cosa pensare. «Ha mai parlato di un tipo di nome Gary?»
«No. Mai.»
«Sai che devi chiederglielo.»
«Lo so.» Sospirò. «Non so. Sono quasi tentato di mandare tutto a fanculo e trovarmi un’altra figa. Non mi piace questa roba della gelosia. Ci sono troppe ragazze disposte a soddisfarmi, capisci? Senza pesi e preoccupazioni.»
«Ti capisco, fratello. Vorrei non aver mai conosciuto Brandy. Mi ha causato solo problemi.»
Due prostitute di gruppo ci si avvicinarono mentre ci dirigevamo al bancone.
«Ehi, Raptor, ti trovo bene» disse Chiappe, con cui avevo scopato un paio di volte. «Se hai bisogno di compagnia dopo, fammi sapere.»
«Va bene» dissi, guardandole il culo mentre si allontanava. Dovevo ammettere che era fantastico, per questo aveva quel soprannome, ma non c’erano paragoni con quello di Adriana; da quello che avevo visto in quei jeans attillati e sentito sotto le mie dita. La immaginai con indosso un perizoma e il mio cazzo si rizzò di nuovo.
«Cazzo» borbottai, sistemandomi.
«Che succede?»
«Niente.»
Tanca tamburellò impazientemente con le dita sul bancone. «Mi converrebbe scoparmi la nuova tipa» disse, osservando la bionda formosa con le tette finte sul palco. Era sulla trentina e non c’era molto da guardare al di sopra del collo, ma anche io dovevo ammettere che sapeva farci con le aste. Me ne aveva dato dimostrazione la settimana prima. «Smettere di pensare a tutto quanto per un po’.»
«Non fare tardi all’incontro, altrimenti il tuo vecchio ti taglia le palle» dissi mentre la barista, Misty, posava due birre ghiacciate davanti a noi.
«Lo so bene. L’ultima volta che ho fatto tardi, ho pensato che gli sarebbe venuto un cazzo di infarto, tanto che era incazzato. Non è stata colpa mia se ho bucato una gomma.»
«Questo perché era bucata anche la sera prima, e lui lo sapeva» gli ricordai e feci l’occhiolino a Misty. «Grazie, cara.»
Misty si spostò i capelli corvini dietro le spalle e sorrise. «Quando vuoi, Raptor. Per vostra informazione, la cucina è aperta. Volete ordinare qualcosa?»
Tanca sollevò un labbro. «Io voglio ordinare te, bella signorina.»
Misty rise. «Davvero? E la tua bella biondina, Krystal?»
«Cosa vuoi sapere?» chiese, allungando un braccio sul bancone per prendere uno stuzzicadenti. «Stai pensando ad una cosa a tre?»
Lei ridacchiò. «Sei proprio un ragazzaccio.»
«Piccola, non sai quanto.»
Continuando a sorridere, Misty si girò verso di me. «Allora, hai fame o no, Raptor?»
«Ho già mangiato» dissi, bevendo un sorso di birra.
«Ad essere sinceri, io non ho ancora mangiato» disse Tanca, ammiccando. «E quello che desidero non è nel menu.»
Lei si chinò sul bancone, le tette che sporgevano dal suo top. «E cos’è che desideri?» chiese con fare seducente.
«Quello che hai da offrire» disse, guardandole il petto.
Misty abbassò la voce. «E se avessi da offrire per entrambi, contemporaneamente?»
Tanca ridacchiò e mi guardò. «Ci stai? Io mi prendo il davanti e tu il didietro.»
«No, grazie. È tutta tua.»
«Sei sicuro?» chiese Misty imbronciata, prendendomi la mano. Se la poggiò sulla tetta sinistra. «Ti faccio scopare il culo.»
Ridendo, la tolsi. «Tanca, avrai un bel da fare.»
Lui bevve un sorso di birra. «L’offerta vale anche per me?»
Lei gli fece l’occhiolino. «Tesoro, sei già stato dentro di me e so di che pasta sei fatto. Non voglio finire al pronto soccorso.»
Schianto uscì dalla stanza sul retro e si accigliò. «Rimettiti il cazzo nei pantaloni, Tanca, e vieni nel mio ufficio. Dobbiamo parlare. Anche tu, Raptor.»
Tanca si raddrizzò. «Non può aspettare?»
«No. Misty puoi ordinare un hamburger e gli anelli di cipolla?»
«Certo, Schianto» rispose, precipitandosi in cucina.
Lui si fermò accanto a noi. «Dovreste stare lontani da Misty» disse Schianto a bassa voce. «Quella è pazza. Ha scopato anche con quel pezzo di merda di Scatafascio.»
Tanca assottigliò lo sguardo. «Sul serio? Che cazzo dici?»
«Mi ha detto che l’ha fatto solo per vedere se riusciva a ricavare qualche informazione, come se fosse un agente segreto in missione.» Si indicò la testa. «Ammiro la sua lealtà nei confronti del club, ma quella ragazza non c’è del tutto con quella cazzo di testa.»
«Avrebbe potuto ridurla molto male» risposi.
«Probabilmente non le importava. Anzi, le piace violento» disse Tanca, sorridendo cupamente. «Una volta mi ha chiesto di strozzarla.»
Schianto grugnì. «Non mi sorprende.»
«L’hai fatto?» chiesi, mentre Tanca si riappoggiava contro il bancone e guardava il palco.
Scosse la testa. «Sinceramente, ci ho provato e mi sono fermato quando ha cominciato a supplicarmi di stringere più forte. Mi piace il sesso violento, come a tutti quanti, ma lo strangolamento è da pazzi.»
«È una puttana svitata. Se vuoi pucciare il biscotto, fallo con Bunny, Schiva e Chiappe. Non ti uccideranno nel sonno» disse Schianto mentre Misty usciva dalla cucina.
«Ho ordinato. Vuoi che ti porti tutto in ufficio quando è pronto?»
Schianto si guardò intorno. Il bar era vuoto. «Sì, oppure mandami Blue. So che è qui da qualche parte.»
«Si è portato una rivista in bagno» disse Misty, indicando con la testa la toilette. «È lì dentro da un po’.»
Schianto si accigliò. «Cazzo. Ok, portami tu il cibo» disse, dirigendosi verso il suo ufficio.
«Ci vediamo dopo?» chiese Misty a Tanca, mentre stavamo per seguirlo.
«No, dopo me ne vado dal locale. C’è la messa alle tre.»
«Lo so. Scrivimi stasera, se cambi idea.» Mi guardò e fece l’occhiolino. «Anche tu. Sono disponibile per qualsiasi cosa.»
Disturbato dal fatto che si fosse scopata Scatafascio, presi la birra e seguii Tanca nell’ufficio di Schianto.
«Chiudete la porta» disse Schianto, sedendosi dietro la sua scrivania.
Tanca obbedì. «Che succede?»
Mi sedetti di fronte a Schianto e vidi che aveva un fascicolo sulla scrivania.
Schianto si accese una sigaretta ed aspettò che Tanca si sedesse sull’altra sedia. Si poggiò allo schienale. «Fango continua a non volersi tirare indietro.»
«Come pensavo. Scatafascio è suo nipote» disse Tanca.
«Lo so, ma ciò che è giusto è giusto. Farla passare liscia a Scatafascio, dopo che ha violentato la mia futura figliastra, è come ricevere un pugno in faccia. So che è stato lui. Fango lo sa. Voglio vendetta.»
«Quindi sei proprio sicuro che sia stato uno dei Devil’s Rangers?» chiese Tanca.
«Oh, sì» disse Schianto, che dimostrava tutti i suoi cinquantasette anni. Si strofinò la leggera barba grigia sul mento e sospirò. «Jessica ha visto le toppe sul suo gilè. Erano le loro.»
«Si ricorda qualcos’altro?» chiesi.
«Ad essere sinceri, non vuole parlarne con me. Solo con Frannie. Ma la descrizione che ha dato coincide. E sappiamo tutti quanto cazzo è malato Scatafascio.»
«L’ha fatto per una questione personale» disse Tanca, fissando la sua bottiglia di birra. «Ne sono sicuro. Doveva sapere per forza chi era.»
«Concordo» disse Schianto. «E non permetterò che quel figlio di puttana la passi liscia.»
«Cos’hai intenzione di fare?» chiesi.
«Ho ordinato la sua uccisione» disse, aprendo il fascicolo. Dentro c’era una foto di Scatafascio e un foglio di carta con su scritti il suo indirizzo e altre informazioni personali. «Mi serve che lo consegnate al sicario.»
«Perché non lo facciamo noi, e chiudiamo questa storia?» chiese Tanca.
«È quello che si aspettano. Se lo facciamo alla luce del sole, scoppierà una guerra totale. Deve sembrare qualcos’altro.»
«E quindi?» chiese, indurendo lo sguardo. «Dobbiamo mandargli un messaggio, cazzo. A tutti quanti.»
«Sono d’accordo, figliolo, lo sai, ma...» Soffiò una nuvola di fumo. «Mi devo sposare e ho promesso a Frannie che non sarei finito in prigione. E non voglio nemmeno che ci finiate voi. Non per quel cretino.»
«Quindi chi lo farà? Il Giudice?» chiesi.
Lui annuì. «Però non voglio che lo sappia qualcun altro. Nemmeno il resto del gruppo.»
«Perché non metterli al corrente?» chiese Tanca. «In ogni caso, capiranno che c’entri qualcosa.»
«Non posso.»
«Perché?» chiesi. Schianto non prendeva mai decisioni del genere senza prima dirlo agli altri. Certo, era anche vero che non ordinava spesso uccisioni. Era la seconda di cui ero a conoscenza.
«Credo che uno di loro sia una spia.»
«Un poliziotto?» chiesi.
Lui grugnì. «No, non un poliziotto. Un informatore. Di Fango.»
«Come sei giunto a questa conclusione?» chiese Tanca.
«C’è stata una fuga di informazioni. Informazioni di cui nemmeno voi sapete qualcosa.»
«Che cazzo significa?» chiese Tanca, con aria arrabbiata.
«Fango mi ha chiesto come contattare Jordan Steele. Non dovrebbe sapere che tra noi c’è un collegamento. Che ho avuto a che fare con lui.»
«Chi è questo Jordan Steele?» chiese. Non l’avevo mai sentito nominare.
Schianto mi guardò dritto negli occhi. «Tuo fratello. Il Giudice.»