«Dove sei?» ringhiò Fango.
«In giro con la macchina» rispose seguendo la bruna. Non vedeva l’ora di mettere le mani sul suo bel corpo e su quella pietra che aveva intorno al collo. Lo zaffiro doveva valere tremila o quattromila dollari.
«Devi muovere il culo e venire al circolo, fratello. Si dice che “il Giudice” ti stia cercando.»
Sgranò gli occhi. «Il Giudice? Da chi l’hai saputo?»
«Da Misty. Ha sentito Schianto parlarne prima. Mi ha chiamato e mi ha informato.»
«Non mi fa paura quel coglione. Gli taglio le palle se cerca di farmi fuori. E gliele ficco su per il culo.»
«Ti conviene averne. Da quello che so, quel tipo non ha mai sbagliato un colpo e questa volta sei tu ad essere nel mirino. Ora, muovi il culo e vieni qui, così possiamo capire che fare.»
Scatafascio sospirò. La piccola, sexy Adriana avrebbe dovuto aspettare. «Arrivo tra venti minuti.»
«Non fermarti da nessuna parte. Ti aspettiamo.»
Click.
Scatafascio posò il telefono e si spostò nella corsia di destra. Quando stava per girare, abbassò il finestrino e salutò Adriana con la mano. Non la vedeva in faccia, ma qualcosa gli diceva che non stava sorridendo. Anzi, era quasi sicuro di averla spaventata a morte. La consapevolezza gli fece indurire il cazzo.
«Quel cazzo di presidente» borbottò accendendosi una sigaretta. Voleva bene a Fango e al resto del gruppo, ma in realtà erano un branco di codardi. Dal primo all’ultimo. I suoi fratelli sembravano tremare da capo a piedi quando nominavano “il Giudice”. Beh, lui non aveva paura dell’aspirante Zorro frocetto. Il Giudice era una barzelletta. Non faceva parte di nessun club. La realtà era che gli sarebbe piaciuto molto affrontare quel coglione e mostrargli chi era il vero giudice... magari ficcargli una mazza nel culo e andare a dormire.
Ridendo tra sé, Scatafascio percorse una strada buia e senza via d’uscita e parcheggiò il furgone in un punto tranquillo. Non ce la faceva... doveva venire. Inseguire Adriana l’aveva fatto eccitare e ora non pensava ad altro che scopare quella piccola fregna. Premendo il tasto “Play” sullo stereo, iniziò ad ascoltare il CD che aveva fatto. Quello in cui aveva registrato le urla dell’ultima puttanella. Jessica. Il fatto che fosse la figlia della Signora di Schianto rendeva il tutto molto più esaltante. Aveva notato la ragazza mentre seguiva Schianto, l’estate prima. L’aveva vista uscire dalla sua casa. Da quel momento in poi, aveva seguito quel bel bocconcino dappertutto, aspettando il momento giusto. Quando aveva visto la sua coinquilina uscire con una valigia, una paio di settimane prima, si era introdotto in casa sua e si era accomodato. Il resto era storia. Una bella storia che aveva registrato per il suo piacere malato. Certo, sapeva di essere un po’ deviato, ma questo non cambiava il fatto che gli piaceva torturare le donne, farle implorare di lasciarle vivere.
Scatafascio si liberò della sigaretta e si abbassò la cerniera dei pantaloni. Immaginandosi sopra Adriana, si sputò in una mano e iniziò a masturbarsi.
«Sì, piccola» sussurrò, muovendo la mano su e già mentre la ragazza del CD piangeva, implorandolo di fermarsi. Chiuse gli occhi.
«Guardami» ordinò la voce del CD. La sua voce. «Mi vedi?»
Ansimando, Scatafascio ricordò il terrore negli occhi di Jessica mentre lo fissava e raggiunse il culmine. Proprio mentre stava per venire, sentì la canna fredda di una pistola contro la fronte.
Con un sussulto, aprì gli occhi e si ritrovò a fissare un uomo che non riconosceva.
«Sei proprio una brutta carogna, lo sai? Ora capisco perché non trovi molte spasimanti» disse l’uomo, abbassando lo stereo. «E poi, non so se te l’hanno già detto, ma hai dei gusti musicali di merda.»
«Chi diavolo sei tu?» chiese, cercando di rinfilarsi il cazzo nei jeans.
Lui fece un sorrisetto. «Se hai bisogno di chiederlo, sei persino più stupido di quanto pensassi.»
«Vaffanculo» ringhiò.
«Perché non m’implori? Come la ragazza del CD, brutto cazzone pervertito...»
«Va’ all’Inferno.»
«Grazie per l’invito, ma non sono ancora pronto. Salutami tutti quanti.»
Il volto di Scatafascio diventò bianco. «Aspetta un minuto. Anche io ho dei soldi. Ti do il doppio. Qualsiasi cifra ti abbiano offerto, io ti pago di più.»
«Questa volta non si tratta di soldi.» Abbassò la pistola sul cazzo moscio di Scatafascio. «Si tratta di una ragazza a cui hai rovinato la vita» disse, premendo il grilletto.