Raptor

«Scusa, Jason?»

Lui si girò a guardarmi.

«Scusa, ti conosco?» chiese.

«No, ma credo che tu conosca lei» disse Tanca, indicando Krystal con la testa.

Jason sbiancò. «Ah, ciao Krystal. Che succede?»

Krystal sorrise freddamente. «Ho saputo che hai abbandonato la mia amica ieri notte. Dopo aver cercato di violentarla, brutto stronzo di merda.»

La ragazza accanto a Jason fece un passo indietro. «Cosa? Jason, di cosa sta parlando?»

«Niente, Michelle. Sali in macchina. Ci penso io.»

«Ma...»

«Sali in macchina» disse risoluto. «Per favore.»

Sospirando, aprì lo sportello e scivolò sul sedile davanti.

Jason si girò di nuovo verso di noi. «Di che si tratta?»

«Hai messo qualcosa nel drink di Adriana ieri sera» dissi. «Che cosa?»

Il suo viso si rabbuiò. «Sono stronzate. Non ho fatto niente del genere. Vi ha detto così?»

Con tre passi l’avevo preso per la gola. «Senti, pezzo di merda» ringhiai. «Quella roba avrebbe potuto ucciderla. Che cazzo era?»

Cercò di artigliarmi le dita. «Non ho fatto niente» disse con voce roca. «Lasciami.»

Misi una mano nella giacca e tirai fuori la mia revolver. Gliela poggiai contro la testa e alzai il grilletto. «Dimmelo o ti faccio saltare la testa, figlio di puttana.»

«Oddio, no!» gridò Adriana, che stava correndo verso di noi. «Non farlo!»

Abbassai la pistola e gliela sbattei nelle palle. «Non preoccuparti, Jason. Non ti ucciderò, eliminerò soltanto la fonte del problema.»

«Per favore» implorò, sollevando le mani. «Non sono stato io. Davvero. È stato Lucas. È stato lui. Per Gary. Era il suo compleanno.»

Lo guardai in cagnesco. «Spiegati.»

«Lucas voleva farlo rimorchiare. Quella roba doveva farla eccitare. So solo questo.»

«A Gary non interessava fare sesso con noi» disse Krystal con aria sconvolta. «Non dare a lui la colpa.»

«Non lo sto facendo. Cioè, hai ragione. Lui non ne sapeva niente.»

«Ma tu sì» dissi bruscamente. «E hai provato a violentarla.»

«No» mentì. «Lo giuro...»

«Di’ addio ai tuoi amichetti» dissi, imitando Al Pacino.

Lui si mise a piangere. «No! Per favore! Farò qualsiasi cosa!»

Sentii delle sirene in lontananza.

«È ora di andare» disse Tanca.

Imprecando, tirai un pugno in faccia a Jason e sentii il suono distinto del suo naso che si rompeva.

Lui cadde in ginocchio tenendosi il naso. «Mi sa che me l’hai rotto. Oddio!»

Feci un gran sorriso. «Bene. Pare che sia il tuo giorno fortunato, faccia da culo, perché non ho tempo di fare altro. So che conosci i Gold Vipers e ora noi conosciamo te.»

Jason spostò gli occhi sulla mia giacca e, quando capì a chi ero collegato, sembrò sul punto di farsela sotto.

Lo presi per il colletto e lo guardai in faccia. «Se sento che tu o i tuoi amici avete drogato queste o altre ragazze, sei morto. Mi hai capito?»

Lui annuì velocemente.

«Dico sul serio. Ti troverai tre metri sottoterra e ti seppellirò io stesso, se devo. Ho tantissime pale.»

«Non lo farò. Lo giuro» pianse.

Nonostante volessi dargliele di santa ragione, lo lasciai andare.

«Scappiamo. La polizia si sta avvicinando» disse Tanca.

Mi girai verso Adriana, ma lei non mi guardava neanche. Sospirando, la presi per il gomito e la guidai verso la macchina da cui era scesa. «Vediamoci a casa mia» dissi quando ci fermammo.

«No» rispose lei, tirando via il braccio. Continuava ad evitare il mio sguardo. «Non posso.»

«Vengo con te, Adriana» disse Krystal avvicinandosi alla macchina.

«Ok» rispose.

«Dobbiamo parlare» dissi, sentendo la tensione tra noi. Non capivo perché fosse arrabbiata. Quel tipo se l’era cavata con un naso rotto. Sarebbe potuta andare molto peggio.

Lei non disse nulla, ma sapevo che gli ingranaggi nella sua testa stavano girando rapidamente.

«Raptor» disse Tanca. «Ti aspetto dove abbiamo lasciato le moto.»

«Arrivo subito, fratello.»

Tanca sollevò una mano. «Chiamami, Krystal.»

Lei annuì. «Sì, certo.»

«Quindi hai una pistola» sbottò Adriana con aria arrabbiata.

«Sì, e quindi?»

«E quindi?» ripeté, ridendo freddamente. «Mi sa che mia madre aveva ragione. Non porti solo guai, sei pericoloso.»

Cercai di restare calmo, ma non fu facile. Avevo ancora l’adrenalina a mille. «Non per te.»

«Le ultime parole famose.»

«Cazzate. Non ti farò mai del male» dissi, guardandola esasperato.

«Esatto. Addio, Trevor» disse Adriana, salendo in macchina.

Volevo fermarla, ma vedevo le luci della polizia avanzare per la strada. Imprecando, corsi via.