Capitolo Trentaquattro

Adriana

Il Gibby era pieno zeppo di persone quando entrammo. Sembrava fosse la Serata delle Donne e tutti i drink costavano la metà.

«Balliamo e poi beviamo» disse Tiffany, trascinando me e Jeramy verso la grande pista da ballo, mentre Monica e Amber andarono in bagno. Aveva lasciato giacca e cravatta in macchina e ora sembrava più un ragazzo normale uscito per divertirsi. «Ti piace la musica Hip Hop, Jeremy?» gridò per sovrastare la musica altissima.

«Non proprio» urlò lui in risposta. «Ma sono disposto a provarci.»

«Che genere di musica ti piace?» chiesi.

«Rock-n-Roll. Jazz. Country. Tutto tranne... l’Hip Hop.»

«Che peccato» disse Tiffany, muovendo i fianchi al ritmo della musica. «Perché io amo l’Hip Hop. Mi rende molto... vivace.»

Lui sgranò gli occhi e rise. «Forse non ho dato abbastanza possibilità all’Hip Hop.»

Le si avvicinò, finché non furono mento contro fronte. «Rilassati e muovi i fianchi» disse, mettendogli le mani sulla vita. «Ti aiuterò ad imparare ad amarlo.»

«Ne sono sicuro» disse, mettendole le mani sui fianchi.

Lei gli rivolse un sorriso sexy.

All’improvviso mi sentii la terza incomoda. Mi allontanai dalla pista da ballo e andai verso il bar. Quando vidi Trevor e Jenna in fila per prendere da bere, mi fermai di botto.

Dannazione.

Erano bellissimi insieme. Entrambi biondi e stupendi sotto le luci stroboscopiche.

Trevor si era sciolto il codino e si era tolto giacca e cravatta. Mi ricordava una sexy rock star lì in piedi, con la ragazza supermodella accanto. All’improvviso mi sentii molto scialba con il mio vestito nero. Anche Jenna indossava un vestito nero, ma il suo le metteva in risalto il seno, mentre i miei erano sepolti dal tessuto.

«Ehi» disse, accorgendosi di me. Prese Trevor sotto braccio e fece un gran sorriso. «Spero non ti dispiaccia che vi abbiamo seguito fin qui?»

«Nessun problema» dissi, anche se mi dispiaceva eccome. Mi sforzai di sorridere. «È un bellissimo posto per... rilassarsi.»

«Decisamente» disse Jenna. Allungò le braccia e slacciò due bottoni a Trevor, scoprendo il suo petto abbronzato. «Anzi, credo sia ora che questo bel pezzo di manzo si rilassi.» Fece scivolare le dita sotto la sua camicia blu scuro e mi guardò. «Non so perché, ma non riesco a togliergli le mani di dosso.»

«Non mi pare che qualcuno ti stia fermando» dissi, stringendo i denti.

Proprio in quel momento la musica assunse un ritmo sensuale e Jenna inspirò bruscamente. «Amo questa canzone. Lascia stare i drink. Vieni, balla con me.»

Gli occhi di Trevor incontrarono i miei.

Mi accigliai e distolsi lo sguardo.

«Dai» disse, tirandolo per il braccio. «Andiamo a divertirci un po’.»

Non sentii la sua risposta, ma la guardai trascinarlo in pista senza che lui opponesse resistenza. Poi gli mise le braccia intorno al collo e lo tirò così vicino che non riuscii più a guardarli.

Fremendo di rabbia, raggiunsi il bar e mi comprai uno shot di Schnapps alla pesca.

A te, Krystal, pensai, buttandolo giù.

«Ne vuoi un altro?» chiese il barista, un tipo robusto con indosso un cappello da cowboy.

«Sì. Uno solo» dissi, riallungandogli il bicchierino.

«Cos’è?» chiese il ragazzo accanto a me.

Lo guardai. Aveva gli occhi castano chiari e un sorriso infantile. «È Schnapps alla pesca.»

Lui fece una smorfia. «Oh, non dire.»

Sorrisi. «Cos’ha che non va? Troppo da ragazzina?»

Lui ridacchiò. «No, adoravo quel gusto, prima che passassi un weekend a vomitare l’anima dopo averne bevuto una bottiglia. Stai attenta a quella roba, si farà sentire più tardi.»

«Grazie per il consiglio» dissi, mentre il barista mi allungava un altro shot. «Dubito che ne berrò una bottiglia, ma lo terrò a mente.»

«Tequila... è questo che dovresti bere. Guidi tu stanotte o il tuo ragazzo?» chiese.

«Non guido io e non ho il ragazzo.»

Lui sorrise e si raddrizzò. «Beh, in tal caso, che ne dici se ci beviamo un bicchierino insieme? Offro io.»

Mandai giù il secondo shot di Schnapps alla pesca e lo posai sul bancone. «Che ne dici... di ballare?» dissi, leccandomi le labbra. «Dopodiché potrai offrirmi da bere.»

Il suo sorriso si allargò. Appoggiò la birra sul bancone. «Tienila d’occhio, ok, Hank?»

«Certo» disse il barista.

«E metti i suoi due shottini sul mio conto.»

Feci un gran sorriso. «Beh, grazie... come ti chiami?»

«Dan.»

Gli porsi una mano. «Io sono Adriana.»

«Bel nome» disse, stringendomela. «E meritato.»

Ridacchiai, lo Schnapps alla pesca mi scaldava la pancia e tutto il resto.

«Ti avverto, non sono bravo a ballare» disse, seguendomi sulla pista da ballo.

«Tranquillo» dissi, girandomi verso di lui. «Non ti giudico se tu non mi giudichi.»

Mi circondò la vita con le braccia. «Se ti dicessi che ti ho già giudicata come la ragazza più bella di questo bar, mi rideresti in faccia?»

Stavo per farlo, quando mi accorsi che Trevor mi stava fissando dalla pista da ballo. Aveva lo sguardo arrabbiato.

«Niente affatto» dissi, notando che Jenna era davanti a lui e strusciava il culo contro il suo inguine. Evidentemente non era arrabbiato e di certo non la fermava. Serrando la mandibola, feci scivolare le mani sulle braccia di Dan, fino al suo collo, e mi costrinsi a sorridere. «Hai dei bellissimi occhi. Te l’hanno mai detto?»

Lui fece un gran sorriso. «Grazie.»

Lanciai un’altra occhiata furtiva oltre la spalla di Dan, a Trevor, e quasi mi strozzai. Stava venendo furioso verso di noi, come un toro scatenato.

Anche Dan lo notò. «Posso aiutarti?» gli chiese, lasciandomi andare.

«Vi interrompo» disse Trevor. Mi prese per il braccio.

«Smettila» sibilai. «Torna da Jenna.»

«Non voglio lei» disse, gli occhi che bruciavano nei miei.

«Certo. Si vuole sempre ciò che non si può avere.»

Sembrava che gli avessi tirato uno schiaffo. «Vaffanculo.»

«No, vaffanculo tu» sbottai, liberandomi il braccio con uno strattone.

«Sei ubriaca» disse con voce severa e arrabbiata.

Sollevai il mento. «Non sono ubriaca. Mi sto... divertendo. E sto anche ripensando alla regola sulle avventure di una notte.»

Il volto di Dan si illuminò.

Trevor mi riafferrò il braccio, le dita che mi stringevano forte. «Ti porto a casa prima che fai qualcosa di stupido.»

«Scusate... ma voi vi conoscete?» chiese Dan.

«Cosa te lo fa pensare?» chiese Trevor con tono di scherno. «Togliti, genio. Lei è mia.»

«Non sono tua» dissi, strattonando di nuovo il braccio.

«La vuoi smettere con i giochetti, Adriana?»

«Non sono io a giocare.»

«Che succede qui?» chiese Jeremy, improvvisamente al mio fianco.

«Niente» dissi, indietreggiando. «Non succede nulla.»

«Larson, che cazzo vuoi fare adesso?» ringhiò Jeremy, parandoglisi davanti.

«Vaffanculo, Stone.»

«Devi andartene» gli ordinò Jeremy, mentre io mi giravo e mi dirigevo verso l’uscita.

«Adriana!» gridò Trevor sopra la musica.