Al secondo briefing della giornata si percepiva un enorme senso di sollievo, perché Logan Somerville e l’agente Louise Masters erano sane e salve. L’atmosfera, però, era sobria e concentrata, tenendo conto delle terribili sofferenze che il dottor Crisp aveva inflitto ai suoi tre ex compagni di scuola prima di ucciderli, e del fatto che era ancora a piede libero.
Quello stesso pomeriggio Logan Somerville, accompagnata da alcuni familiari, e Louise Masters avevano visitato la sala operativa alla Sussex House per incontrare la squadra che aveva lavorato all’indagine e ringraziare di persona tutti per gli sforzi profusi. Grace era stato contento di vedere che Logan sembrava sopportare bene il trauma del calvario subito.
Era stata aggiunta una nuova lavagna bianca alle spalle di Grace, su cui erano state appese due fotografie. Una era di Logan Somerville imprigionata nella cassa nel sotterraneo di Crisp, l’altra raffigurava un ingrandimento del marchio a fuoco di circa cinque centimetri per uno e mezzo sulla sua coscia.
6 MORTA.
Nella sala conferenza affollata c’erano facce nuove, tra cui Pete Darby, responsabile di una delle squadre di sorveglianza, e la minuta ma tostissima sergente Lorna Dennison-Wilkins, consulente per le ricerche e responsabile delle perquisizioni alla villa e alla casa mobile di Crisp.
«E così gli piace scavare gallerie, eh?» disse Norman Potting. «Se gli metto le mani addosso per primo, si ritrova quelle parole marchiate a fuoco sulla sua di galleria, quella posteriore.»
Ci furono alcune risate soffocate e persino Grace rise, lieto di sentire che Potting aveva riguadagnato un po’ del suo vecchio, seppure tremendo, umorismo. L’orologio di Grace segnava le sei e mezzo del pomeriggio, ma per abitudine lui lo raffrontò all’orologio a parete e poi anche a quello del cellulare. Trattenne uno sbadiglio. In precedenza, finita la conferenza stampa del mattino, era andato nell’ampio ufficio vuoto del sovrintendente capo per chiamare Cleo e aggiornarla, quindi si era tolto le scarpe, aveva allentato colletto e cravatta e si era fatto un paio d’ore di sonno sul divano del suo capo.
Al risveglio, dopo la doccia, si era rinfrescato nel bagno della Reati Gravi, usando il cambio di abiti che teneva sempre nell’armadietto, anche se continuava a sentirsi sporco e con gli occhi irritati, come se gli fossero stati sfregati con la carta vetrata. Ma non importava. L’adrenalina pompava di nuovo. Grace sentiva l’odore della preda, insieme a un’oscura disperazione crescente.
La squadra di sorveglianza non aveva visto uscire nessuno dall’abitazione del dottore né dalla casa accanto, però Crisp se n’era andato in giro per Brighton, aveva rapito Louise Masters e l’aveva riportata indietro.
Dove diavolo era in quel momento? Nessuno l’aveva visto lasciare la proprietà. Eppure era stato reclutato ogni agente addetto alle perquisizioni disponibile nel Surrey e Sussex, e la giornata era stata impiegata a ispezionare palmo a palmo entrambe le case e i dintorni. Se Crisp fosse stato lì, nascosto chissà dove, l’avrebbero trovato.
Grace guardò i suoi appunti. «Come tutti sapete a seguito del briefing mattutino, dopo la liberazione di Logan Somerville e dell’agente Louise Masters, abbiamo fatto una serie di scoperte significative all’interno della residenza del dottor Edward Crisp a Tongdean Villas e nella proprietà in rovina situata lì accanto», disse. «Le finanze di Crisp sono al momento sotto esame, ma siamo limitati dal fatto di essere nel fine settimana. In ogni caso, dalla documentazione ritrovata in uno schedario abbiamo scoperto che la proprietà abbandonata appartiene a lui, tramite una società che ha sede nel Liechtenstein. In questa fase non sappiamo ancora se per motivi fiscali o per evitare di essere collegato a quel luogo. Riteniamo che, nelle prime ore serali di ieri, debba essere fuggito e abbia probabilmente lasciato il Paese, anche se non abbiamo informazioni su possibili legami che potrebbe avere all’estero. Abbiamo richiesto a tutte le forze dell’ordine del Regno Unito di cercare qualunque omicidio corrispondente al profilo di Crisp, e, naturalmente, abbiamo chiesto all’Europol di dare un’occhiata di riguardo al Liechtenstein.» Prese un sorso di caffè. «Oggi stesso Tanja Cale e Guy Batchelor sono andati a far visita alla moglie di Crisp, che sarà interrogata formalmente domani. Secondo il loro rapporto preliminare, però, la donna ha sofferto anni di abusi e prepotenze per mano del marito e alla fine se n’è andata, incapace di sopportare oltre.» Guardò il sergente Cale. «Hai qualcosa da aggiungere in questa fase, Tanja?»
«No, signore. Al momento che cosa abbiamo su di lui?» chiese.
«Ho preparato uno schema», disse con orgoglio l’agente investigativo Kevin Taylor. «Lo troverà interessante, capo.»
Grace gli fece cenno di proseguire.
«Bene. Sappiamo che da adolescente Crisp aveva assistito alla morte di una ragazzina che somiglia alle sue vittime successive, nonostante la differenza di età, e all’ex moglie. L’ispettore incaricato del caso era convinto che l’avesse uccisa lui, ma non è mai riuscito a dimostrarlo. Denise Patterson, con tutta probabilità la vittima seguente, lavorava part-time in un pub che Crisp frequentava quando era studente all’università del Sussex. Katy Westerham era una studentessa della stessa università. Tutte avevano più o meno lo stesso taglio di capelli. In seguito Crisp si è sposato con una ragazza dall’aspetto simile e gli omicidi sembrano essersi interrotti.»
«Bel lavoro, Kevin», disse Grace. «Il tuo schema ci dà qualche indizio su dove potrebbe trovarsi Crisp adesso?»
«Temo di no, per il momento. Ne sto elaborando un altro, sulle spese effettuate con la sua carta di credito. Basandomi su quello, però, non posso prevedere dove potrebbe essere ora.»
Grace annuì. «Okay, finora la perquisizione della sua villa ha portato alla luce tre passaporti falsi e un’ingente quantità di denaro in cinque valute diverse.»
«Quindi potrebbe essere ovunque nel mondo?» intervenne Jon Exton.
«In pratica sì», rispose Grace, scoraggiato.
«Ovunque e sotto qualsiasi nome», continuò Exton.
«Ma perché lasciarsi alle spalle così tanti soldi e i passaporti falsi?» chiese Grace. E all’improvviso gli venne un’idea. La battutaccia di Potting aveva stimolato qualcosa nella sua mente stanca. Lì per lì aveva fatto fatica a capire, vista la situazione surreale, ma in quel momento gli tornarono in mente alcune parole di Crisp.
Mi chiamavano Talpa, perché non gradivano la mia passione per le gallerie e la speleologia.
Si rivolse alla consulente di ricerca. «Lorna, la tua squadra ha controllato i canali fognari e i tombini nei due edifici e nei terreni circostanti?»
«Sì, capo. Abbiamo fatto venire una pompa per liquami. Tutti i canali sono stati svuotati e il contenuto portato ad analizzare. Abbiamo fatto calare le telecamere in ogni pozzetto e controllato sotto la copertura della piscina. Inoltre abbiamo setacciato giardini e scantinati di entrambe le case con il georadar.»
Grace la ringraziò e si alzò avvicinandosi alla lavagna bianca su cui erano state fissate le mappe fotografiche scattate dall’elicottero. I confini di entrambe le proprietà erano stati evidenziati con il pennarello rosso. «In qualche modo, Crisp è uscito da una di queste due tenute, ha rapito l’agente Masters, l’ha riportata indietro ancora priva di conoscenza, l’ha imprigionata e poi se n’è andato di nuovo. E nessuno l’ha visto. Magari dovremmo ribattezzarlo Harry Houdini.» Tornò a rivolgersi alla squadra, cupo. «Posso anche accettare che la squadra di sorveglianza se lo sia fatto sfuggire mentre arrivava o se ne andava una volta, ma non tre.»
«Non è possibile che ci sia sfuggito, capo, nemmeno una volta», gli assicurò Pete Darby.
Grace indicò di nuovo la visuale dall’alto. «Entrambe le proprietà sono accessibili da Tongdean Villas. A est ci sono altre venti tenute e il vicino più prossimo su quel lato ha quattro cani da guardia: è improbabile che Crisp l’abbia usato come via di fuga. A ovest ci sono prima due abitazioni e poi Tongdean Road. A nord ci sono altre due tenute piuttosto grandi, appena oltre le mura perimetrali, tutte protette da sistemi di sorveglianza che, a quanto pare, non hanno rilevato nulla. Crisp dev’essere entrato e uscito per forza tramite Tongdean Villas. Non c’è altra...» Esitò, come se avesse notato qualcosa per la prima volta, e si chiese perché non se ne fosse accorto prima. In diagonale nord-ovest rispetto alla villa di Crisp, sorgeva una struttura isolata, una grossa baracca o una specie di garage doppio a cui si accedeva da Tongdean Road tramite un ripido pendio. C’era un vialetto d’accesso delimitato su entrambi i lati da muri di mattoni.
Il garage era a un centinaio di metri dalla casa abbandonata.
Possibile? si chiese.
Con Crisp, tutto sembrava possibile. Si rivolse di nuovo alla squadra. «Chiudiamo questa riunione in anticipo.» Indicò Glenn Branson, Guy Batchelor, Lorna Dennison-Wilkins e altri quattro. «Voi, alla sala operativa uno. Subito.»