Tre ore dopo, Grace si accomodò sul sedile dell’aereo British Airways che l’avrebbe riportato a Londra. Rimuginava freneticamente, senza sosta. Perché era andato fin laggiù? Che cosa aveva sperato di ottenere? Perché non aveva avuto il coraggio di dirlo a Cleo?
Se lo scopo del viaggio era stato quello di chiudere i conti con il passato, era accaduto esattamente l’opposto. Aveva riportato in vita un incubo.
A parte la sua ferita che stava guarendo bene, l’anno appena trascorso si era chiuso positivamente. Era stato elogiato dai suoi superiori per aver salvato Logan Somerville e, nonostante la tragedia delle vittime, l’operazione Carro da Fieno era riuscita a mettere la parola fine al regno di terrore del Marchiatore di Brighton. Durante l’anno aveva conseguito anche altri successi e, seppur con l’arrivo di Cassian Pewe, poteva guardare al futuro con ottimismo. Grace sentiva di aver dimostrato più che mai le sue capacità di detective specializzato in omicidi.
Avevano traslocato nella nuova, splendida casa, e Cleo, sebbene fosse esausta per via di Noah e del trasloco, era felice e fiduciosa nel futuro. Presto sarebbe tornata al lavoro e avrebbero dovuto scegliere una baby-sitter.
Erano sempre stati onesti e sinceri tra loro. Una volta tornato a casa, avrebbe dovuto dirle la verità e farla smettere di preoccuparsi una volta per tutte? Anche se significava ammettere di averle mentito riguardo a quel viaggio?
Il passato era stato un luogo oscuro fin troppo a lungo. Doveva rimetterlo a tacere. Gli ci erano voluti dieci lunghi anni per lasciarselo definitivamente alle spalle e per ritrovare la felicità. Non poteva permettere che tornasse a distruggerlo... che tornasse a distruggerli.
Eppure...
Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di quella donna.
Nella stanza 7, gli occhi della paziente in coma si aprirono improvvisamente. L’infermiera che la curava si era allontanata per andare in bagno, e la donna, per un breve momento, era rimasta sola.
«Roy era qui», disse.
E richiuse gli occhi.