La mattina dopo, Logan Somerville risultava ancora scomparsa e questa consapevolezza pesava fortemente su Grace, arrivato a Hove Lagoon direttamente da una riunione con la sua squadra nella sala operativa della Sussex House.
Durante la notte aveva smesso di piovere e tra le nuvole che correvano rapide su Hove Lagoon si aprivano chiazze di cielo di un azzurro freddo e severo. I cordoni, esterno e interno, delimitati da nastro blu e bianco, erano sorvegliati da due agenti preposti a vigilare sulla scena del crimine. Appena oltre il cordone esterno, era raccolto un capannello di curiosi, molti dei quali scattavano fotografie con il cellulare. Nel perimetro interno sorgevano ormai ben quattro tende della Scientifica, che s’increspavano e crepitavano nel forte vento salmastro della Manica, i tiranti che strattonavano i picchetti.
Da quando erano stati sul posto Grace e Branson, la sera prima, sembrava che fosse arrivato un intero esercito. NPAS 15, l’elicottero della polizia del Sussex e Surrey, si librava sulla scena per mapparla scattando foto, e aumentava così la sensazione che fosse in corso un’operazione militare. Nelle vicinanze erano parcheggiati furgoni, auto e un piccolo escavatore meccanico. C’erano un furgone con i contrassegni della polizia, un altro della società edile e alcune vetture private. Con suo sollievo, Grace riconobbe una di queste: una Saab decappottabile gialla, appartenente a Nadiuska De Sancha, patologa dell’Home Office.
Dei due specialisti patologi della zona che potevano essere chiamati a investigare in potenziali omicidi, tutti i responsabili investigativi del Surrey e Sussex preferivano di gran lunga l’affabile e bonaria Nadiuska anziché il pedante e arrogante Frazer Theobald. De Sancha era popolare non solo perché era brava, ma anche perché lavorava rapidamente e aveva un buon carattere.
Un disegnatore della Scientifica stava realizzando una pianta dettagliata dell’intero sito, mentre un altro agente, che come tutti gli altri indossava tuta, guanti, mascherina, reticella per capelli e sovrascarpe usa e getta, stava ispezionando l’area circostante la scena con un georadar in cerca di eventuali altri cadaveri.
Alcuni operai con giacche ad alta visibilità stavano attorno al furgone della ditta di costruzioni, bevendo tè o caffè. Uno litigava con le pagine svolazzanti del Sun. Un fotografo della Scientifica, James Gartrell, con cui Grace aveva già lavorato molte volte, stava documentando tutta la scena, realizzando anche una videoregistrazione digitale degli eventi.
Grace guardò l’orologio mentre, insieme a Branson, si faceva strada ad ampie falcate tra i presenti fino a superare il cordone esterno, diretto dall’agente di guardia, che si strofinava le mani per il freddo.
Alcuni gabbiani facevano su e giù come boe di segnalazione nella vicina laguna, mentre in lontananza un windsurfista ondeggiava sulla tavola, piegato in due, nel tentativo di sollevare la vela dall’acqua. Dopo che ebbero raggiunto l’agente e firmato il registro, Grace sentì una voce femminile alle sue spalle: «Sovrintendente!»
I due si voltarono. Una donna bionda, giovane e attraente, con un impermeabile rosso acceso, si avvicinava rapida verso di loro: Siobhan Sheldrake, acquisto recente della redazione dell’Argus e sostituta del precedente addetto alla cronaca nera, Kevin Spinella, una spina nel fianco di Grace.
Per la polizia era fondamentale gestire bene il rapporto con la stampa. Ai giornalisti servivano storie che facessero colpo e questo comportava che si criticasse la polizia sotto parecchi aspetti. Allo stesso modo, però, nelle indagini su reati gravi, la stampa poteva essere importante per fare appelli alla cittadinanza e sollecitarne le testimonianze. Grace si augurava un rapporto migliore con la nuova giornalista.
«Buongiorno!» disse cordiale, alzando la voce per sovrastare il forte rumore dell’elicottero. «Conosce già il mio collega, l’ispettore Branson?»
«Sì», replicò lei con sicurezza, sorridendo a Glenn Branson quasi maliziosamente. «Lieta di rivederla, ispettore.»
«È un piacere anche per me, Siobhan. Come va?» disse Branson.
«Be’, un uccellino mi ha detto che non siete venuti al parco per fare un giro sulle altalene o sullo scivolo... e non mi sembra nemmeno che abbiate gli abiti adatti per una lezione di windsurf.»
Branson inclinò la testa di lato e Grace si accorse del feeling tra i due.
«Molto arguta», disse Branson. «Potresti fare l’investigatrice.»
Lei rise. «Allora devo aspettare una conferenza stampa per sapere cosa sta succedendo? O posso avere uno scoop sul cadavere che è stato portato alla luce dagli operai ieri sera?»
«Be’, sembra che ne sappia già quanto noi», disse Grace.
«È uomo o donna? Sapete l’età? Da quanto tempo si trova qui? Ci sono molti agenti della Scientifica e un patologo dell’Home Office, e mi sembra di capire ci sia anche un’archeologa forense. Direi che state spendendo un bel po’ di soldi in un periodo di tagli alle forze di polizia. Questo significa che non stiamo parlando di reperti storici, ma avete una scena del crimine su cui ritenete necessario indagare, giusto?»
Sveglia, la ragazza. Grace doveva concederglielo e si trattenne dal sorriderle. Non era solo affascinante, aveva un sorriso contagioso.
Glenn Branson agitò il pollice indicando il suo collega e miglior amico. «Spero che non ti riferisca alla qui presente reliquia», disse sorridendo, rivolto a Grace. «Scusami, vecchio.»
«Spiritoso», ribatté Grace.
Siobhan sorrise. «Questa non la scrivo.»
Qualcosa nella giornalista suscitava la simpatia di Grace. Sembrava molto più sincera di tanti suoi colleghi che aveva incontrato. E, diamine, si era presa la briga di arrivare sul posto di buonora ed era ben informata. Meritava almeno una notizia succosa. «L’ispettore Branson terrà una conferenza stampa appena avremo informazioni sufficienti, Siobhan. Per ora posso dire solo che gli operai che ieri scavavano il vialetto hanno portato alla luce alcuni resti umani, che provvisoriamente sono stati identificati come appartenenti a una donna. Non ne conosciamo l’età, né sappiamo da quanto tempo si trovino qui. Sappiamo soltanto che risalgono a prima che venisse realizzato il vialetto, posato circa vent’anni fa dal consiglio municipale. Spero di avere maggiori elementi nel corso della giornata.»
«Potrei dare una sbirciatina nella tenda?»
Branson rivolse un’occhiata interrogativa a Grace.
«Temo di no. Non in questa fase», rispose Grace.
«C’è un coroner sulla scena?»
«Vuoi dire che c’è qualcosa che non sai?» la stuzzicò Branson.
«Sì. Sono solo una novellina», replicò lei sorridendo.
«Sta arrivando Philip Keay, ma non credo che avrà qualcosa per te. Dovrai aspettare la conferenza stampa.»
Si strinse nelle spalle. «Okay. Resto qui a dare un’occhiata per un po’, se a voi sta bene.»
«È un parco pubblico», disse Branson. «Fa’ pure. Sai che ti dico, però? Se io volessi una storia valida, andrei a fare la posta a Norman Cook. Chiedi a Fatboy Slim cosa prova la nostra rockstar ad avere una scena del crimine fuori dal suo locale.»
Il viso della donna s’illuminò. «Hai ragione! Farò proprio così. Grazie!»
«Fammi sapere se ti serve un agente», replicò Branson. «Posso farti delle condizioni di favore.»
Siobhan tornò a rivolgersi a Grace. «Cambiando discorso, ci sono novità su Logan Somerville, la donna scomparsa ieri sera? L’operazione Carro da Fieno?»
Grace la fissò, momentaneamente spiazzato dalla quantità d’informazioni di cui lei disponeva. Il suo predecessore era stato licenziato dall’Argus per intercettazioni telefoniche illegali, dopo che era stato ripetutamente accertato che possedeva informazioni non ancora rese pubbliche dalla polizia. Lei stava facendo lo stesso? O aveva una fonte interna? Grace era appena rientrato dal primo briefing e, una volta controllata la situazione al parco, aveva in programma di tornare nel parcheggio dove Logan Somerville era scomparsa. Fu cauto a replicare. «Che informazioni ha?»
«Ho sentito dire che aveva da poco interrotto il fidanzamento con il suo ragazzo. Questo rende sospetta la sua scomparsa? Mi pare di capire che è in corso una caccia all’uomo.»
Grace prese nota mentalmente dell’informazione riguardante il fidanzamento. «A questo punto stiamo ancora raccogliendo informazioni», disse. «L’ufficio stampa dovrebbe poter fornire aggiornamenti più tardi, in mattinata. Solo per informazione, tutti i poliziotti e gli agenti di supporto locale disponibili sono impegnati nella ricerca della signorina Somerville, che hanno cercato per tutta la notte.»
«Grazie, sovrintendente.»
«Ho il tuo cellulare», disse Branson. «Se ci sono sviluppi, ti chiamo.»
Lei ringraziò e si allontanò attraverso il parco.
Mentre Grace e Branson passavano sotto il nastro, vennero salutati da Dave Green, anche lui in abbigliamento protettivo.
«Come va?» gli chiese Grace.
«Abbiamo trovato un mozzicone di sigaretta insieme ai resti», disse Green. «Lo mando a far analizzare, ma finora non c’è altro.»
Seduti nella tenda spogliatoio a infilarsi le tute protettive, Grace disse a Branson: «Non sarai un po’ cotto di quella giornalista dell’Argus?»
«Cerco solo di coltivare i rapporti con la stampa locale, come mi hai sempre insegnato tu», gli sorrise furbo.
«C’è una bella differenza tra coltivare e scopare, non trovi?»
«Già, in ’coltivare’ ci sono più vocali.»
«Lascia perdere», disse Grace. «Non sto scherzando. Se hai delle ambizioni, tieni la stampa a distanza, e non a distanza di uccello. E poi pensa ai tuoi figli: non è passato molto dalla morte della madre.»
«Sì, ma ne è passato abbastanza da quando mi ha buttato fuori e ha preso in casa un altro tizio come sostituto di papà», disse Branson burbero, faticando a far passare la tuta dai fianchi. Rifilò un’occhiataccia all’amico. «Di recente hai sposato una delle donne più belle del pianeta. Non pensavo che soffrissi di invidia penis.»
«Ma vaffanculo!»
«Devi ammettere che Siobhan è un bel bocconcino.»
«Lo era anche la mela nella Genesi.»