Edward Crisp congedò l’ultimo paziente della settimana, Rob Lowe, un anziano imprenditore edile convinto di essere malato terminale, come lo era con regolarità ormai da venticinque anni.
Lowe era stato uno dei primi pazienti che il dottore aveva preso in carico all’apertura dello studio. Mandatogli dal suo medico di base di allora, prossimo alla pensione, l’uomo inizialmente era entrato nel suo ufficio lamentandosi di un ricorrente dolore acuto al collo, che l’aveva convinto di essere affetto da un tumore alla gola. Crisp era riuscito a tranquillizzarlo, stabilendo che si trattava di uno sforzo muscolare dovuto al tennis. Da allora, raramente erano passati due mesi di fila senza che Lowe si presentasse allo studio, a volte accompagnato dalla moglie Julie, con una malattia terminale fresca d’immaginazione, rivelatasi tramite un’altra sintomatologia dolorosa in qualche parte del corpo. Dolori al petto. Dolori lombari. Dolori all’inguine. Perdita d’appetito e di peso.
Certamente, un giorno, se un infarto, un ictus, un incidente o la polmonite non l’avessero ucciso prima, Rob Lowe avrebbe avuto ragione. A quasi tutti quelli che vivevano abbastanza a lungo veniva prima o poi diagnosticato un cancro. Tuttavia, a ottantatré anni Lowe era ancora in gamba, e la sua ultima malattia terminale immaginaria, un tumore al cervello che gli causava un offuscamento della vista, si era rivelata niente di più che una cataratta da operare.
Jenni, la segretaria di Crisp, sporse la testa oltre la porta per salutare e tentennò sulla soglia, rivolgendogli quello strano sguardo quasi speranzoso che gli rivolgeva sempre.
«Cos’hai in programma per il fine settimana?» le chiese Crisp, più per educazione che per interesse.
«Domani porto i miei nipoti, Star e Ashton, a Thorpe Park», rispose. «Per il resto, niente.» Quella sera il suo sguardo fisso lo irritava moltissimo. Anche se, in quel momento, ogni cosa lo irritava. Perché lo fissava quella dannata donna? Si aspettava che lui saltasse su di colpo e le dichiarasse il suo amore?
Era una bella donna, la classica bellezza inglese con la carnagione rosea e i capelli castani dal taglio corto elegante, ma era una visione triste e anche un po’ tragica. Crisp sapeva tutto della sua vita privata, perché qualche anno prima, quando l’aveva portata fuori per il tradizionale pranzo prenatalizio, lei gli aveva confessato di avere una storia con un uomo sposato, padre di tre bambini e illustre avvocato di Brighton, che la teneva sulla corda ormai da anni e che le aveva promesso che un giorno, quando i suoi figli sarebbero stati abbastanza grandi da capire, avrebbe lasciato la moglie. Crisp, da sempre, pensava che non sarebbe mai successo.
In più di un’occasione aveva tentato di dirle di mollarlo, d’iscriversi a un’agenzia d’incontri finché era ancora giovane. Lei aveva ignorato il suo consiglio, ma alla fine aveva avuto ragione lui. I figli dell’uomo se n’erano andati di casa da un pezzo e, nel frattempo, la fiamma della loro relazione si era spenta. Tutto quello che le restava ormai erano i suoi nipoti adolescenti, e probabilmente non per molto, visto che presto avrebbero cominciato a uscire con qualcuno.
«Tu che programmi hai?» chiese lei.
«Domani porto Macchia a fare una lunga passeggiata, poi sono invitato a cena con un gruppo di medici. Un proctologo, un oncologo, un dermatologo e un anestesista, insieme alle loro dolci metà. Stanno cercando di sistemarmi.»
«Sembra divertente!» esclamò lei allegra, ma con uno sguardo deluso.
«Uh, uh», disse il dottore con noncuranza.
«Be’, chiamami, se hai bisogno.»
Lui fece un sorriso appena accennato. Ogni venerdì sera, Jenni diceva la stessa cosa. «Grazie, contaci», rispose. In vent’anni non l’aveva mai fatto.
Lei si chiuse la porta alle spalle e il dottore rimase seduto, da solo con i suoi pensieri agitati.
In cima alla graduatoria delle preoccupazioni c’era Sandra, quella stronza di sua moglie.
Si scopava un chirurgo plastico di nome Rick Maranello, un tizio compiaciuto e untuoso. Un suo amico medico l’aveva messo al corrente della cosa qualche mese prima, come per fargli un favore. Non era stata una grande sorpresa, in quel periodo lei aveva perso interesse nel sesso e probabilmente lo aveva già perso da un po’, se lui si fosse preso la briga di pensarci. Se n’era già quasi disinteressata dopo la nascita della loro seconda figlia. Crisp, però, aveva problemi più grossi che pensare a sua moglie a letto con un chirurgo plastico inquietantemente narcisista.
La sua stessa sussistenza era in pericolo, per via delle nuove disposizioni governative.
Fino a poco tempo prima, lavorare da soli era una possibilità per tutti i medici di famiglia del Regno Unito. Tuttavia, da quando un altro medico, Harold Shipman, era stato condannato all’ergastolo per aver ucciso quindici suoi pazienti – e il conto totale delle vittime, anche se mai confermato, era stimato nell’ordine delle centinaia – le regole per i medici generici erano cambiate ed era stata introdotta la riconvalida. Le attività dei medici di famiglia dovevano quindi essere attentamente vagliate e ricevere una valutazione annuale da un certo numero di persone: per metà professionisti, colleghi o collaboratori, in grado di controllare il loro operato, e per l’altra metà pazienti. Come risultato, quasi tutti i medici del servizio sanitario nazionale avevano deciso di non lavorare più da soli ma all’interno di centri medici, insieme ad altri colleghi.
Gli studi privati come il suo erano ancora esenti dall’obbligo della valutazione, dunque Crisp era stato in grado di andare avanti senza ostacoli, ma aveva letto che la situazione sarebbe presto cambiata anche per lui. La stessa regola si sarebbe applicata anche a tutti gli studi privati di medici generici.
Perché?
Chi erano quegli stupidi impiegati statali e politici farabutti che, a causa di una mela marcia spuntata dieci anni prima, avevano deciso che non ci si poteva più fidare dei medici di famiglia? Per farla breve, Crisp avrebbe dovuto esibire valutazioni scritte da parte di un gran numero di pazienti e medici attestanti le sue capacità. Era davvero degradante.
L’unica possibilità era quella di unirsi a un centro medico, con il rischio che quando lui non c’era i suoi pazienti, a cui teneva moltissimo, venissero visitati da qualche dottore incompetente, anziché da un affidabile sostituto da lui scelto. Era completamente assurdo! Tutti i suoi pazienti gli volevano bene, e lui ne voleva a loro: a quelli appena nati, alle donne incinte piene di gioia e speranza e ai malati terminali che aveva assistito durante la prognosi e di cui si era preso cura sino alla fine presenziando anche al funerale.
La medicina non era una scienza esatta. Nessuno lo sapeva meglio di lui. Era dimostrato che un placebo era tra i medicinali più efficaci. In diverse occasioni aveva fatto guarire pazienti affetti da una serie di disturbi – dalla depressione a malattie più gravi – dicendogli di fare lunghe passeggiate in campagna o sul lungomare.
Quei cosiddetti esperti di salute avanzavano richieste assurde, mettendo in discussione l’etica sua e di tutti i medici come lui.
Be’, vaffanculo. Che vadano tutti a farsi fottere.
Sua moglie per prima, che a dir la verità si stava già facendo fottere da Rick Maranello. E anche le sue figlie, tutt’e due, quelle piccole, arroganti e ingrate bastarde.
Vaffanculo al mondo.
Perché sicuro come l’oro che il mondo già si stava fottendo lui.