12.
Popcorn

Non che Giulia non sia stata e non sia tuttora una buona madre: ha fatto del suo meglio per far crescere Luca senza che la mancanza del padre si trasformasse in un vuoto troppo grande, qualcosa che rischiava di inghiottire entrambi. Tuttavia, quell’assenza si è fatta sentire in un modo costante e subdolo, dando allo sguardo di Luca un’ombra di malinconia.

C’è stato un momento preciso in cui ha cominciato a fare a sua madre le domande che lei era sicura sarebbero arrivate: le stava aspettando, come fossero creditori che lì per lì ti danno tregua ma sai per certo che prima o poi ti verranno a cercare.

La prima volta che aveva notato nel suo sguardo quella malinconia, che da allora avrebbe imparato a riconoscere, era stata alla festa di Natale in casa di Tommaso, il suo amichetto preferito del nido, quando aveva tre anni: era un sabato, c’erano il popcorn, la torta di mele e i giochi, e tutti i bambini erano accompagnati dai genitori. Luca rideva, giocava, era felice.

Giulia stava parlando con un’altra mamma quando all’improvviso si era sentita tirare la giacca, si era voltata e si era ritrovata gli occhi di suo figlio puntati nei suoi.

“Perché noi non possiamo farlo?” aveva detto Luca indicando i genitori di Tommaso, che in quel momento lo tenevano per mano, sollevandolo e facendolo ondeggiare avanti e indietro, come se fosse seduto su un’altalena.

Giulia aveva fatto fatica a ricacciare indietro il nodo che dallo stomaco sentiva salire prepotente alla gola, mentre l’altalena umana diventava sempre più rumorosa, accompagnata dagli “oooh” gioiosi di mamma e papà e dagli urletti di Tommaso.

“Non è vero che non possiamo: la mamma è forte, e ha due braccia. Può tirarti su e farti dondolare quanto vuoi. Vogliamo provare?”

Luca si guardava i piedi, senza rispondere. Poi aveva detto soltanto: “Devo fare pipì”.

“Ti accompagna la mamma, andiamo.”

“No, ci vado da solo. Poi torniamo a casa. Non ci voglio più stare qua.”