Capitolo 21

––––––––

Prendo posto sul palcoscenico, insieme ai due ragazzi che stavano bevendo un latte al cioccolato. Liam ha il mento sporco, gli dico con le mani di pulirsi e lui mi sorride imbarazzato.

«Vi ripulirete dopo, ragazzi. Dall’inizio, forza.» La Signorina Fraser è imperativa.

Liam dice la prima battuta. Io sono girata in un’alta direzione, sto guardando fuori dalle finestre della scenografia e secondo il copione a questo punto dovrei girarmi verso di lui, fare un’espressione sorpresa, mettermi le mani sui fianchi e rispondergli. Ma mentre faccio tutto questo, vedo una finestra di luce e un po’ di movimento in fondo al teatro. La porta si è aperta e sono entrate tre persone. Non riesco a vedere di chi si tratta. Sono molto silenziose, quasi furtive, ma per qualche motivo mi sento improvvisamente spaventata.

Dico la mia battuta ma non riesco a concentrarmi per davvero. Allungo il collo per vedere chi c’è là in fondo, mentre allo stesso tempo vado avanti con la mia parte.

Mentre Liam mi risponde, improvvisamente, capisco di chi si tratta. Avrei dovuto intuirlo dalle tre figure: una persona molto alta e due più piccole dietro di lei.

Shalini.

È tornata, non è più da suo padre. E ha Rae e Tyra con lei.

In meno di un secondo mi si secca completamente la gola, le gambe mi cedono e non riesco a ricordare la battuta che dovrei dire.

«È il giardino a fare la magia,» mi suggerisce Sophie, cercando di rimettermi in pista. «È il giardino...»

Mi guardo intorno in preda al panico, cercando qualcosa che possa farlo sparire. Non c’è nulla che funzioni. Guardo di nuovo verso la platea. Shalini ora è seduta in piena luce, vuole che la veda, e il suo sguardo è pieno d’odio.

«È il giardino a fare la magia.» Finalmente riesco a dirlo, ma la Signorina Fraser è già in piedi. Mentre lei si alza, Shalini si abbassa per nascondersi alla sua vista.

«Fermi tutti. Jazmine, che succede? Sembri completamente impazzita. Hai un problema col giardino, o c’è qualcos’altro?»

Non posso dire nulla. Se dicessi alla Signorina Fraser che Shalini è qui, davanti a tutti, Liam poi vorrebbe sapere perché ho così tanta paura di lei. E se Shalini mi vedesse parlare a lei, non oso immaginare come poi me la farebbe pagare. È tornata per vendicarsi della persona che crede l’abbia tradita e non voglio farla arrabbiare più di quanto già non sia.

Perché, credo, in effetti io l’ho tradita davvero. Ho vuotato il sacco su ciò che è successo nell’aula di teatro. Ho scelto di schierarmi contro di lei e le altre e ho approfittato dell’opportunità che mi è stata data. Per le ragazze come Shalini, la lealtà è tutto, specialmente quando si mettono nei guai. E io non sono stata leale.

«Mi dispiace,» le dico, concentrandomi di nuovo sul palco. Guardo intenzionalmente le tavole di legno sotto i miei piedi. «Ho solo avuto un attacco di panico, ma ora è passato. Sto bene. Mi dispiace...»

La Signorina Fraser mi guarda intensamente. «Sei perfettamente in grado di farlo, lo sai.»

Stringe gli occhi. «Finora sei stata perfetta. Continuiamo così.» Torna a sedersi al suo posto. «Dal primo “grazie”. Di nuovo.»

Mentre la Signorina Fraser sta parlando, vedo con la coda dell’occhio Shalini, Tyra e Rae uscire. Torno finalmente a respirare e la sensazione di adrenalina che mi sta pungendo le mani inizia a placarsi. Porto a termine la scena, forse non con la stessa disinvoltura di prima, ma almeno riesco a fare un lavoro dignitoso.

Stai bene? Mi chiede Liam con la lingua dei segni alla fine della scena, venendo verso di me.

«All’improvviso sei diventata completamente bianca. Ho pensato che stessi per svenire.»

Cerco di ridere per tranquillizzarlo. «No, mi sento solo un po’ strana perché mi hanno dato la parte principale, così all’improvviso, e questo mi fa un po’ paura. A volte mi succede.»

«Comunque, se ti dovessi sentire svenire di nuovo, cerca di farlo nella mia direzione, così posso afferrarti al volo.» Si mette a ridere. «Fingerò che faccia parte della scena.»

Mi sorride. «Ora devo andare. Papà mi è venuto a prendere, andiamo a farci una corsa.» Poi, quasi scusandosi, mi chiede: «Sei sicura di stare bene?»

«Sì, tutto a posto.» Scrollo le spalle. Sento il mio viso tirato. «Ci vediamo!»

In realtà vorrei che non se ne andasse. Tutti stanno raccogliendo le loro cose, ma io non so che fare. Voglio aspettare che tutti se ne vadano nel caso Shalini fosse là fuori. Temo che possa affrontarmi e dire qualcosa davanti agli altri. Però, se resto qui e poi me ne vado da sola, non so cosa potrebbe accadere. Resto un po’ in giro, incerta, poi alla fine seguo tutti gli altri verso l’uscita.

Il teatro è piuttosto buio, persino il sole del tardo pomeriggio sembra troppo luminoso a confronto. I miei occhi lottano con la luce. Mi guardo intorno nervosamente, sperando che nessuno mi faccia domande su cosa sto cercando. Si è alzato il vento e improvvisamente l’aria sembra molto più fredda di prima.

Per ora, tutto sembra a posto. Non c’è traccia di Shalini o delle altre ragazze. Sospiro per il sollievo e mi dirigo verso la fermata dell’autobus.

Sono davvero scossa, non me l’aspettavo. Probabilmente, dopo avere sentito dire che Shalini se ne era andata da suo padre, mi ero messa in testa che non sarebbe tornata mai più. Ero così concentrata su me stessa, sul diario, il giardino e lo spettacolo che la possibilità di doverla rivedere è stata completamente rimossa dalla mia testa. Ma ora capisco di essermi illusa. Ora che ho visto la sua faccia, so che è tornata per me.

La vendetta sta per arrivare.

Mentre sono alla fermata dell’autobus, mi stringo nella mia giacca per cercare di scaldarmi un po’. Pesto un po’ i piedi e faccio qualche passo per tranquillizzarmi.

Nella mia testa, cerco di pensare a come posso evitare Shalini a scuola. Conto le lezioni che abbiamo in comune: c’è teatro, ovviamente, matematica e arte, ma per geografia e lettere per fortuna siamo in classi diverse e non dovrò incrociarla.

La pausa pranzo e l’intervallo invece sono una cosa diversa. Il posto in cui si andava a sedere nel frattempo è stato occupato da dei ragazzi più grandi e presto si renderà conto che io ora sto sempre con Liam, Gabby e gli altri. Magari non verrà a cercarmi e non farà casini. Però dovrò fare attenzione quando andrò nei bagni, in mensa o nelle altre aree comuni. Andare con qualcun altro, o non andare affatto.

Ho paura. Ma rifletto anche su un’altra cosa.

Forse affrontare Shalini e la sua rabbia è ciò di cui ho bisogno. Dentro di me infatti mi sento ancora un po’ in colpa. In fondo, lei è stata gentile con me quando nessun altro lo era, mi ha permesso di stare col suo gruppo. In un qualche modo, mi ha fatta sentire voluta.

All’improvviso mi sento quasi male. Mi sento come se fossi io ad essere in torto, come se l’avessi tradita e ne meritassi le conseguenze, come se fossi una persona insignificante che non merita di avere amici ed essere felice, perché non sono che una nullità. La testa mi gira, i piedi non stanno fermi e non so cosa fare.

L’autobus si ferma davanti a me con un cigolio e una folata di vento freddo. Il movimento mi schiarisce la mente e io mi ridesto dal senso di colpa. Le porte si spalancano. Faccio un cenno all’autista, salgo e gli mostro il mio abbonamento. Poi mi vado a sedere più o meno a metà della vettura e collasso, sollevata.

Non è vero, non merito di essere punita. Proprio no. I miei nuovi amici mi trattano come una persona vera. Gabby mi vuole bene. Liam pensa valga la pena mangiare un gelato con me. Finché potrò conservare i miei segreti, sarò al sicuro. Finché nessuno scoprirà cosa ho fatto, sarò al sicuro. E ora che sono sull’autobus, sono al sicuro. Almeno fino a domani.

Quando le porte si chiudono, però, vedo un gruppo di persone arrivare di corsa. Tutto l’autobus vibra e si piega leggermente, mentre dei piedi pesanti salgono sugli scalini. Alzo gli occhi e resto senza fiato per il terrore: sono Shalini, Rae e Tyra, e stanno salendo tutte insieme.

Mentre mostrano i loro abbonamenti all’autista, si guardano intorno. Stanno cercando me. Io sono seduta in piena vista a meno di due metri da loro. E non posso andare da nessun’altra parte.

Gli occhi di Shalini si fermano su di me per un secondo. Dà una gomitata a Rae, che mi guarda con una delle espressioni più sordide che abbia mai visto. Tyra fa una smorfia. Sembrano ancora più grosse e cattive di prima. Shalini ha l’aspetto di un gatto che ha appena catturato un topolino.

Percorrono lentamente il corridoio anche se l’autista ha chiesto loro di mettersi a sedere alla svelta. Stanno facendo le bulle, lasciando penzolare i loro zaini e prendendo possesso dell’autobus. Mi hanno messa in un angolo. E lo sanno. Io sto cercando di assumere un atteggiamento di autodifesa, restando impassibile. Alzo leggermente il mento. Shalini non deve capire che ho paura.

Si mette a sedere sul sedile davanti al mio. Tyra si siede accanto a me e Rae dietro.

«C’è qualcosa che puzza,» grida Shalini ad alta voce, tenendosi il naso. «Qualcuno ha lasciato qualcosa di marcio, qui sopra. Dovrebbero pulire!»

Sento Rae ridere dietro di me e Tyra mi guarda. «Credo di sapere di cosa si tratta. È seduto proprio qui.»

Shalini si gira. La sua faccia è molto vicina alla mia e posso sentire l’odore del suo alito. Non è un buon odore. Troppe patatine all’aglio e al chili, penso. Stringo gli occhi e cerco di sostenere il suo sguardo.

«Ciao, ragazza sorda. Che bello rivederti.» Simula un’espressione innocente e mi guarda con gli occhi spalancati. «Sono stata via, lo sapevi?»

«Non fare la stupida. So benissimo cos’è successo. Non è colpa mia se sei stata sospesa.»

«Uhm. Non credo di essere io quella stupida. Non penso lo sia Tyra. E non penso lo sia nemmeno Rae. Vediamo, chi rimane... ah già, tu!»

Cerco di girare la testa verso il finestrino, ma Tyra mi tiene per una spalla e mi strattona per costringermi a guardare Shalini.

«Vuoi che parliamo di gente stupida? Ok, facciamolo. Sei stata piuttosto stupida a metterti contro di me, sai? Cos’hai fatto? Mi hai scaricata per fingere di essere l’innocentina? Quali balle hai detto alla Fraser e a Fellowes? E come hai fatto ad ottenere la parte principale dello spettacolo?»

Si spinge con la faccia ancora più vicina a me. Sento il suo fiato sul mio viso. Ci sono dei piccoli residui di patatine tra i suoi denti.

«Volevo io quella parte,» sibila. «E tu me l’hai portata via.» Alcune goccioline della sua saliva mi arrivano dritte in faccia.

«È stata la Signorina Fraser a darmi quella parte,» le dico tra i denti. «Non sono stata io a propormi.»

«Tu credi che lei ti abbia scelta? E perché mai qualcuno dovrebbe scegliere proprio te? Sei una sorda qualunque, a nessuno importa di te. Tu alle persone fai solo pena, sempre che qualcuno si prenda la briga di pensarci, a te.»

Sento che sto iniziando ad arrossire. Cerco di controllarmi, di tenere il mio corpo sotto controllo.

«Ti darò una possibilità, ragazza sorda.» Shalini si mette a sedere, la sua voce suona dolciastra.

«Ti darò una sola possibilità. Vuoi sapere quale?»

Non rispondo, ma continuo a guardarla dritta in faccia.

«Ho detto, vuoi sapere quale?» Strizza gli occhi e mi guarda.

«Sii educata!» mi dice Tyra, affondandomi le sue unghie finte nella spalla. «Ti ha fatto una domanda.»

«Ok. Quindi?» La spingo via. So che lì domani ci sarà un bel livido.

«Domani lascerai lo spettacolo,» mi dice Shalini, molto calma. «Se lo farai, non verrò più a cercarti per tutto l’anno. Se non lo farai, renderò la tua vita un inferno. E intendo davvero tutta la tua vita.»

Inclina la testa di lato e continua a guardarmi. Non le rispondo, ma sostengo il suo sguardo, anche se sento che sto per crollare.

«Ah, e c’è anche un’altra cosa.» Sembra quasi un ripensamento. «Mentre ero da mio padre, ho incontrato qualcuno che ti conosce. Che conosce tutta la tua famiglia, sai cosa voglio dire.» Mi guarda aggrottando la fronte, con una lieve smorfia di soddisfazione. Non capisco a cosa si stia riferendo.

«Pensaci. Magari preferisci che gli altri non sappiano ciò che so io...»

L’autobus accosta nei pressi di una fermata. Qualcuno ha fatto cenno di volere salire. Shalini, Rae e Tyra si alzano in piedi.

«Fai la scelta giusta,» mi sussurra Shalini in un orecchio, prima di girarsi e andarsene. «Sai bene qual è.» Poi mi guarda di nuovo, con disgusto. «Ragazza sorda.»

Le osservo mentre scendono gli scalini e si fermano sul marciapiede. Stanno ancora guardando verso di me, come per sfidarmi a fare o dire qualcosa. Ora che se ne sono andate, il mio corpo inizia a reagire. Sento la rabbia crescermi dentro e invadere il mio corpo. Quasi non riesco a vedere, le lacrime vogliono a tutti i costi uscirmi dagli occhi e scendermi lungo le guance. Sto quasi iperventilando, annaspando con la bocca in cerca d’aria.

E poi d’un tratto sono così arrabbiata che non posso più stare ferma. Non resterò qui seduta a raccogliere i loro insulti. Non saranno loro a dirmi cosa devo fare.

Le porte dell’autobus stanno per chiudersi, quando mi alzo in piedi quasi senza capire ciò che sto facendo. Tutti mi guardano, ma non mi importa. C’è una forza dentro di me che non riesco più a trattenere.

«Ehi, Shalini!» La mia voce all’inizio si spezza, ma poi diventa più forte. Vedo Shalini girarsi, coi capelli che le svolazzano intorno al viso come in una scena al rallentatore. Vedo i volti di Tyra e Rae trasformarsi da un sorriso beffardo in un’espressione di preoccupata sorpresa.

«Il mio nome è Jazmine,» le urlo. «E non me ne andrò!»

Mamma non è a casa quando scendo dall’autobus in preda al panico, alle lacrime e all’agitazione. Mi sento debole e arrabbiata, spaventata e sprezzante allo stesso tempo. Sbatto la porta e vado verso la mia stanza, parlando da sola e vomitando parole dalla bocca.

«Non è giusto! Ma chi si crede di essere? Ma come si permette! Non è giusto!» Poi mi butto sul letto, tiro fuori il diario e inizio a piangere sulle sue pagine.

NON È GIUSTO NON È GIUSTO NON È GIUSTO NON È GIUSTO!

Non-È-Giusto.

Io La Odio. La odio odio odio!

Riempio la pagina, ma non serve a calmarmi. Devo uscire.

Tira un vento freddo e teso e la porta sul retro continua a sbattere, ma non mi interessa. È meglio prendere un po’ d’aria e lasciare sbollire la rabbia, come vapore che sale verso il cielo.

La terra è secca e sta diventando fredda. Infilo le mie dita in profondità. Avverto ancora il calore della giornata, che sulla superficie invece è già volato via.

C’è bisogno di acqua. Vado velocemente verso il rubinetto con un secchio e continuo a borbottare mentre lo riempio. Il peso e la forza dell’acqua tirano fuori ancora più rabbia. La rovescio sulle mie piante, ma gentilmente, perché non voglio fare loro del male. E poi mi metto a sedere, leggera e stanca, aggrappandomi all’aria fredda, togliendo le erbacce e parlando alle mie piantine.

«Crescete...» dico loro, orgogliosa, in un sospiro.

«Continuate a crescere. Andrà tutto bene. Sarete forti. Sarete libere. Sarete bellissime.»

So che sto parlando da sola, ma va bene così.

Quando mamma rientra, ha con sé una pizza e un’insalata prese al takeaway.

Mi chiama. «Sei a casa, Jaz?»

«Sono qui fuori!» Mamma mette fuori la testa per controllare.

«Fa piuttosto freddo. Alla radio dicono che si abbasseranno le temperature per qualche giorno. Direi che hanno già iniziato. Tu stai bene?»

Non so cosa dirle. Sto bene? No, affatto.

Ma le vecchie abitudini sono difficili da eliminare, e anche se dentro di me ho una rabbia che non saprei nemmeno esprimere a parole, non riesco ad aprire quel rubinetto per lasciarla uscire. Ho paura.

«Sì. Certo, sto bene. Sto dando l’acqua alle piante.»

«Ottima idea. Con questo vento, rischiano di seccarsi più velocemente. Ho preso della pizza. Ne vuoi un po’?»

«Volentieri!» Suona un po’ forzato. «Arrivo tra cinque minuti, appena ho finito.» Non riesco ancora a guardarla in faccia.

«Ok. Cinque minuti. Sicura di stare bene?»

Per poco, non mi giro verso di lei.

Per poco, non le dico che no, non sto bene. Ho paura. Sono arrabbiata. Ho paura di essere smascherata. Ho paura di perdere i miei amici, di essere di nuovo un nessuno. E non voglio che Shalini sia di nuovo cattiva con me. Non so se ho abbastanza forze per farcela da sola. Ma ho paura di ciò che potrebbe succedere se non lo facessi. E non ho nessuno con cui parlarne, nessuno a cui raccontare tutto questo, perché ho paura che se lo facessi mi abbandonerebbero.

Ma non glielo dico. «Sì, ho solo freddo. Arrivo subito.»

Lei rientra in casa e cinque minuti dopo entro anche io e mangiamo la pizza e l’insalata e poi guardiamo la TV e lei mi dà un bacio della buonanotte e io vado a dormire da sola nel mio letto e penso: cosa devo fare?

Caro papà,

Shalini è tornata. E io sono furiosa. Tremendamente arrabbiata. Prima di quest’ultimo mese, non mi ero mai sentita così viva, non ero mai stata così felice, e ora Shalini crede di potermi semplicemente portare via tutto.

Sull’autobus sono quasi impazzita, direi. Sapevo che era cattiva, ma non mi ero mai resa conto che fosse proprio crudele. Sa sicuramente che lasciare lo spettacolo sarebbe la cosa peggiore che potrei fare, è per questo che vuole che la faccia, per tornare ad avere lei il controllo.

Beh, lei non ce l’ha più il controllo. Non di me, almeno.

Quando l’ho vista la prima volta, durante le prove, ho avuto paura. Poi sono andata in panico, e la rabbia ha deciso per me. Ora non posso più tornare indietro. Anche se perderò Liam o i miei nuovi amici, non mollerò. Non cambierò idea proprio ora. Certo, è un rischio. Ma è un rischio che devo correre. Fare i conti con la rabbia di Shalini è sempre meno doloroso che tornare alla vecchia Jazmine.

Vorrei che tu fossi qui, papà. Vorrei avere qualcuno con cui parlare.

Un bacio, Jaz

PS. Shalini ha detto che sa qualcosa di me. Qualcosa che non vorrei che gli altri sapessero. Cosa voleva dire?