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Mi ci vuole tutto il fine settimana per riprendermi dai cinque giorni di angherie di Shalini. Voglio sentirmi più forte prima di doverla affrontare di nuovo, ma è difficile. Sono spossata ed esausta e non riesco ad affrontare nulla che mi ricordi vagamente la scuola. Nemmeno i miei amici.
Ho già ignorato tre sms di Gabby, tutti più o meno simili, che mi chiedono se ho programmi per questo sabato. E uno di Liam che mi chiede come sto. Inizio a sentirmi male, quindi spengo il telefono e lo metto nello zaino, sotto il letto.
L’unica cosa che mi fa stare meglio è andarmi a sedere nel giardino sul retro, anche se il vento soffia forte e fa di nuovo freddo.
Mamma dice che non credeva avrei continuato con questa cosa del giardinaggio, ma è incredibile vedere quante erbacce spuntano e con tutto questo vento devo assolutamente continuare a dare loro dell’acqua. Sono ancora giovani e piccole, temo potrebbero morire se non le innaffiassi ogni giorno.
Sabato pomeriggio ho un bisogno disperato di uscire di casa, perciò convinco mamma ad accompagnarmi all’isola ecologica a cercare una vecchia trave e dei mattoni. Torno a casa e inizio a scavare intorno alle aiuole per metterci delle paratie. Mi aiuta usare i muscoli, sentire la ghiaia e i mattoni e la trave con le dita, fare qualcosa che durerà, pianificare qualcosa e portarlo a termine. Mi svuota la testa da tutta la pazzia e mi sento meglio, almeno per un po’.
Ma a Gabby non piace essere ignorata e lunedì è piuttosto irritata.
Viene da me appena mi vede. «Riso!»
«Riso?» Ho un’espressione interrogativa. «Cioè?»
«Riso! Lo metti in una ciotola. Secco, non bagnato. E poi ci metti dentro il telefono fino a coprirlo completamente. Assorbe l’acqua, il telefono si asciuga e poi dovrebbe tornare a funzionare come prima.» Scrollo le spalle. «Cioè, lo sapevi?»
«Cosa? Non ho idea di cosa tu stia dicendo...» E sono anche scocciata, perché sono tesa. Sto cercando con la coda dell’occhio Shalini e pensando a come tenermi lontana da lei, e ora Gabby vuole anche avere questa ridicola conversazione con me.
«Non capisci? Ti sto dicendo come puoi aggiustare il telefono. Perché sono sicura che ti è caduto nel water o sei andata a pescare e ti è caduto nel fiume, o qualcosa del genere, perché non può esserci nessun’altra spiegazione possibile per il fatto che non hai risposto agli otto messaggi che ti ho mandato durante il weekend.»
Sta ridendo, ora. Ma so che non sta scherzando del tutto.
«Dove sei stata? Sei andata via? Ti si è scaricata la batteria? Sei in punizione e tua madre ti ha requisito il telefono? O forse ora mi odi?» Sta ancora ridendo. Ma solo con la bocca. I suoi occhi sono seri.
«No, no, certo che no!» Cerco di concentrarmi di nuovo su di lei e di distogliere per un minuto la testa da Shalini. «Ho solo dovuto spegnerlo...» Non riesco a pensare a una ragione valida, non posso dirle che semplicemente non volevo pensare a nessuno. Ma sono sicura che la mia faccia invece stia dicendo proprio questo, perché si allontana da me mordendosi un labbro.
All’ora di pranzo anche lei inizia a notare il comportamento di Shalini nei miei confronti.
«Perché è sempre così cattiva con te?» mi domanda, mentre torniamo indietro dalla mensa.
«La settimana scorsa ho notato che ci guardava di continuo, ma ho pensato che fosse in collera semplicemente perché era dovuta tornare a scuola. Oggi invece l’ho vista che ti osservava con un’espressione davvero cattiva e poi quando sono andata in bagno durante la seconda ora l’ho trovata lì e sentivo che parlava di te.»
Il mio cuore si spezza. Eccoci, il mio segreto è stato svelato.
«Cosa diceva?» La mia voce è inespressiva e io sto tremando leggermente. «Cos’hai sentito?»
«Oh, niente di che. Stavo canticchiando e non ho prestato molta attenzione alla conversazione, ho solo sentito il tuo nome. Però di sicuro ho capito una cosa: non le piaci affatto!» Mi guarda sorpresa.
«No, infatti.» Sono così sollevata di essere ancora al sicuro, che nessuno sappia. Sento un grumo di tensione crescermi in gola e devo bloccare un singhiozzo prima che mi esca dalla bocca. I miei occhi si riempiono di lacrime e devo soffiarmi il naso. Non è una buona cosa. Non posso piangere. Non posso dire nulla a Gabby. Perciò mi giro dall’altra parte.
«Stai bene?» Gab è preoccupata, improvvisamente suona dolce e rassicurante. «Che succede?»
«Non posso.» Sono ancora girata. La voce mi si spezza. «Non posso dirtelo. Ho un problema, ma non posso dirtelo.»
«Certo che puoi!» mi dice Gabby, cercando goffamente di abbracciarmi. La sua mano manca la mia spalla e le ricade su un fianco. Apprezzo comunque il tentativo.
«Aspetta. Dovrei avere un fazzoletto...» Inizia a scavare nello zaino. «O forse no...» Tira fuori la carta un po’ sporca di una caramella. «Non è questa che vuoi,» mi dice sorridendo. «Ma puoi comunque dirmelo.»
«No.» Cerco di asciugarmi gli occhi con il dorso delle mani.
«Grazie, ma non posso. Mi dispiace. Ma sto bene. Andrà tutto bene.»
Quando Liam si accorge della cosa, va molto peggio.
«Quella ragazza è fuori di testa!» mi dice mentre martedì andiamo alle nostre penultime prove. Con un cenno della testa mi indica Shalini, che mi è passata accanto bruscamente quasi spingendomi via dal viottolo. «È come se ce l’avesse con te. Fin da quando è tornata a scuola la settimana scorsa. È una cosa davvero strana.»
«Uhm. Sì, penso.»
«Tu pensi?» mi ripete. Non riesce a credere a ciò che sto dicendo. «No, te lo dico io. Si sta comportando davvero male. Ti sta prendendo di mira. Dovresti riferirlo al preside. O lo farò io! Vuoi che qualcuno venga con te?»
«No.» Rispondo un po’ troppo violentemente. «No, ti prego.»
Liam mi guarda, come se stesse cercando di capirmi.
«Lei è fatta così,» gli dico disperata. «Ma se non ci fossi io, lo farebbe con qualcun altro. Presto troverà qualcos’altro a cui pensare. Vedrai che si stuferà.»
«Sì. Ma non ti dà fastidio? È così meschina...»
«No. È solo arrabbiata.»
«Arrabbiata?» Questa conversazione lo sta portando in territori inattesi.
«Sì. Per suo fratello. Sai, quello che è morto. Non l’hai detto anche tu? È ancora arrabbiata per quella cosa e per qualche motivo ora sono io il suo bersaglio, ma presto la supererà. E anche io sopravviverò.»
Dico queste parole con forza, come se volessi convincermi che sono vere. E poi, dato che mi viene ancora di nuovo da piangere, mi giro dall’altra parte per non guardare Liam in faccia. So che si sente respinto, ma non posso farci niente. Non posso preoccuparmi anche di lui oltre a tutte le altre cose che sto cercando di tenere insieme.
Per il resto delle prove e per tutto il giorno successivo Liam resta a osservarmi. Credo mi stia cercando, che stia cercando quella ragazza con cui ha parlato la prima volta. Ma non può trovarmi, perché mi sto tenendo nascosta da lui, fingendo di stare bene, che tutto sia normale e che non ho due segreti enormi da tenermi dentro. Sto costruendo dei muri, lo so, ma è l’unico modo in cui potrò superare questo momento.
Presto sarà finita, continuo a ripetermi. Presto lo spettacolo sarà passato e poi tutto tornerà alla normalità. Devo solo superare i prossimi due giorni.