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Ornamento di separation

«Okay, l’altro giorno questa donna nera viene da me. E non lo dico per offendere. Sto solo dicendo che era nera. E alta e vecchia. Non vecchissima, ma sicuramente più vecchia di me: abbastanza vecchia da essere mia madre, forse mia nonna. Vede che trasporto tutta questa merda più il cane e crede di dover essere dispiaciuta per me e poi mi chiede se sto bene. Ma ogni tanto ti stufi delle persone che ti guardano provando pietà per te e stronzate simili. Seee, sono una senzatetto! E quindi? È quello che avrei dovuto dire, ma le parole non sempre vengono fuori come vorresti.

Senzatetto solo perché non abbiamo una casa. Non abbiamo un tetto sopra la testa, ma ci proviamo. Grazie a Dio sono nell’industria del cibo e ho cibo. E sento di avere imparato moltissimo vivendo così perché non muori mai di fame, hai sempre dei vestiti, puoi ottenere tutto. Voglio dire, a livello basico. Ci aiutiamo gli uni con gli altri, sapete. Vado spesso nei parchi e ne vedo molti. Abbiamo tutti un unico cuore. Ci preoccupiamo gli uni degli altri. Abbiamo giorni cattivi e giorni buoni, come tutti gli esseri umani. Non bevo e non faccio niente di simile, e non mi drogo e non faccio più niente di simile: è una mia scelta. È una prospettiva e un impegno che devo a me stessa. E non puoi vivere così se sei sempre fatto. Ho la mia macchina e il mio cane e le mie cose, e ho un lavoro, quindi sono a posto. E sono stata sposata, ho vissuto a Portland, a Oakland e a Berkeley e ho avuto un’infanzia davvero felice e piena di oggetti. Mio padre fece molti soldi, ai vecchi tempi, quando viveva nel Bronx. Quello che la gente guadagna ora, mio padre lo guadagnava prima. Questo tipo di cifre, sapete. Quindi vengo da una buona famiglia. Mio padre era un risparmiatore, mentre io non lo sono. Sono uno spirito libero, sapete, un’artista.

Vengo da una famiglia di artisti e di pianisti e di musicisti e di cose di questo tipo. Avevamo un pianoforte a casa, nella casa di mia nonna, quando ero piccola. Ukulele e mandolini e cantare e ballare. È questo il mio passato. Quindi, i Grateful Dead mi hanno spinto a ballare. Ho fatto danza moderna. Mi sono esibita alla Carnegie Hall. Non sto dicendo che sono una povera ragazza ricca e cose del genere, ma vengo da una buona famiglia. E, certo, ho una considerazione più alta di me! Ma vorrei portare tutti a casa mia e lasciare che abbiano una buona nottata di sonno, sapete. Perché so di cosa si tratta. Non dormo in un letto da tre anni, sapete. Ma è solo una parte della vita, è come un giornalista che va in un altro Paese. Una specie di missione, come un missionario. Non è che io non dorma, ho un cuscino e un piumone, sapete. Un piumone a terra. Avevo un sacco a pelo. L’ho dato via. È così bello dare via le cose.

Dare! Ho imparato così tanto sul semplice gesto di dare. Dare ti dà una sensazione bellissima. Comprare a qualcuno un caffè o pagargli il pedaggio o se qualcuno facesse questo per me, sapete. Essere cortesi è M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O. Meraviglioso! Siate cortesi. È davvero meraviglioso. Qualche volta non ci prendiamo il tempo di trattare gli esseri umani da esseri umani e forse il cuore di qualcuno è spezzato per un motivo o per un altro, sapete.

Quindi, tornando a quella donna di cui stavo parlando prima. Be’, forse il suo cuore era spezzato, sapete, e io non avrei dovuto essere così, del tipo: Non voglio parlare con te. In fondo non conosci mai davvero chi hai davanti. Siate cortesi. Siate cortesi. È il mio nuovo motto.

Quindi, per tornare all’altro giorno, ho trovato tutti questi libri buttati sul marciapiede. Li ho presi e ne ho dati alcuni a degli amici, che amano leggere, sapete. Ma ne ho tenuto uno per me perché ce n’era uno sull’Africa e ho sempre avuto la convinzione che gli africani fossero stati i primi ad arrivare nelle Americhe e che forse alcuni dei miei antenati erano africani. Questo è il motivo per cui ho tenuto il libro che aveva l’Africa nel titolo, e mi piace il nome al suo interno, Morayo Da Silva. Non so come pronunciarlo, ma mi piacerebbe More-RAY-oh perché suona come un raggio di sole, senza genere e con i piedi per terra, come il nome che mi sono scelta. Nata Sarah, ora Sage, saggia. E sto ancora immaginando i miei antenati africani arrivare dall’Europa, attraversare lo Stretto di Bering, poi giù sulla West Coast nella terra dei miei altri antenati: i Cherokee a sudest e gli Apache a sudovest. Immagino anche che un giorno scaricherò il mio pazzo fidanzato stronzo, gli lascerò il cane e tornerò al college e finirò di studiare, mi prenderò una laurea, sapete. Farò qualcosa di buono per me stessa. Andrò in Brasile. Forse in Africa, perché se ci pensate, per quanto sto soffrendo ora, la mia vita non è molto migliore di quella che stanno vivendo gli africani. Voglio dire, la mia vita è okay, ma non voglio mentirvi. È dura lì fuori e qualche volta, quando leggo dell’Africa, non penso che l’America vada meglio. È un vero peccato. Un vero peccato.