18

«Remi...»

«La vedo.»

Una barca era diretta all’Isola dei Serpenti.

Se avesse continuato su quella rotta, non li avrebbe notati. La deriva li aveva allontanati troppo.

Sam e Remi si misero a gridare, a sbracciarsi, ma le loro voci si persero nel vento.

Osservarono l’imbarcazione per diversi minuti quando, all’improvviso, la videro allontanarsi dall’isola e muoversi verso di loro, con un faro che perlustrava le acque agitate.

Ripresero a gridare e a sbracciarsi fino a restare quasi senza voce. Dopo quella che parve un’eternità, la barca da pesca più bella, vecchia e arrugginita che Sam avesse mai visto andò verso di loro scoppiettando, con il faro che rimbalzava sulle onde, fino ad abbagliarli.

Sam e Remi agitarono le braccia nel momento in cui accostò e qualcuno gettò loro un paio di salvagenti legati a una corda. Sam si protese, agguantò il primo e lo fece indossare a Remi, accertandosi che venisse issata a bordo in sicurezza. Poi afferrò la mano tesa verso di lui.

António, il loro angelo custode.

«Grazie», disse Sam.

Il ragazzo sorrise. «Non dovete ringraziare me, ma mio zio.» Rivolse un cenno al timone. «Venite dentro, al riparo dalla pioggia.»

Li condusse in cabina, dove suo zio, un uomo dai capelli brizzolati, era al timone. Disse qualcosa in portoghese a un altro uomo, leggermente più giovane, che prese il suo posto mentre lui avanzava verso di loro.

«Lui è mio zio», lo presentò António. «Henrique Salazar.»

Sam gli strinse la mano. «Non sappiamo come ringraziarvi.»

Henrique si protese in avanti e diede una spintarella giocosa ad António, dicendo qualcosa in portoghese.

António sorrise, mentre consegnava delle coperte ai Fargo. «Mio zio dice che, se non fosse venuto qui, avrei perso i soldi del mio primo lavoro importante. E quindi sarebbe stato costretto a mantenermi. E già suo figlio mangia fin troppo!»

Remi stava per abbracciare António, ma si rese conto che era ancora completamente fradicia. «Vi dobbiamo la vita.»

«Come vi è venuto in mente di venire a cercarci?» chiese Sam. «E così vicini all’isola, per giunta? Non saremmo dovuti rientrare prima di domani.»

«Gli uomini che ho visto partire con il Golfinho insieme a voi stamattina non li conosco. Non ho visto il capitano Delgado. Per cui l’ho raccontato a mio zio, che mi ha detto che il capitano non si sarebbe mai messo in mare con una tempesta in arrivo. Gli è venuto il sospetto, è così che si dice?, che fosse successo qualcosa. Quanto ad avervi trovati qui, lui pesca in queste acque. La corrente, mi ha detto, si muove. È l’espressione giusta? Quando siamo arrivati all’Isola dei Serpenti, lo ha capito. Ed eccoci qui.»

 

 

Quando giunsero in porto la mattina dopo, Sam e Remi dormivano profondamente nelle loro cuccette. Attesero la polizia a casa di Henrique, un bungalow con due camere da letto e vista sull’Atlantico. Ciò che restava della loro attrezzatura e dei loro oggetti personali fu rinvenuto dalle forze dell’ordine a bordo del Golfinho abbandonato e venne loro restituito nel tardo pomeriggio. Era ormai sera inoltrata quando ebbero finito, ma António insistette per riportarli in hotel a San Paolo.

«Tu e tuo zio ci avete salvato la vita», disse Sam. «È qualcosa che non saremo in grado di ripagarvi, però sappiamo dove abita tuo zio e manderemo qualcosa a entrambi per la vostra gentilezza.»

Avevano discusso la sera prima su cosa fare. Avrebbero istituito una borsa di studio per consentire ad António di coprire le spese universitarie e i costi della facoltà di medicina. Avrebbero regalato una barca nuova allo zio e garantito l’istruzione al cugino.

Remi abbracciò António. «Ci faremo sentire. Non ci dimenticheremo di te.»

 

 

Erano seduti nella loro camera d’albergo in piacevole silenzio. Sam sapeva che avrebbero dovuto discutere di quanto accaduto – soprattutto della possibilità di una falla nella loro squadra – ma, per il momento, si accontentava d’ignorare l’argomento.

Remi alzò gli occhi, si accorse che lui la guardava e gli fece un sorriso vagamente sofferto. «È stata Bree, vero?»

«Non riesco a immaginare chi altri sapesse dove eravamo. A meno che gli uomini di Avery all’improvviso non siano giunti alla nostra stessa conclusione e, contemporaneamente, abbiano individuato la barca che avevamo noleggiato, rapito l’equipaggio, atteso oche trovassimo il relitto per loro e infine cercato di ucciderci.»

«Fatico ancora a credere che Bree abbia potuto fare una cosa del genere. Mi fidavo di lei...» Fece un respiro profondo e lo buttò fuori sotto forma di sospiro di frustrazione. «Penso che dovremmo sentire Selma e pianificare il da farsi.»

Sam guardò l’orologio. A quell’ora, Selma doveva essere già sveglia e attiva. «Direi proprio di sì.»

«Cosa le raccontiamo?»

Sam prese il telefono. «Le mando un messaggio con scritto di chiamarci quando è sicura della massima privacy. È in gamba. Capirà.»

Remi tornò a posare la testa contro la poltrona, chiudendo gli occhi. «Oh, Sam...»

«Andremo in fondo a questa faccenda.»

«Immagino che dovremo parlarne con la polizia.»

«Non finché non abbiamo prove certe.» Inviò il messaggio.

Selma chiamò più o meno cinque minuti dopo.

«Sei in vivavoce», le disse Sam. «Remi è qui con me.»

«Buongiorno», disse Selma. «Mi avete chiamata per via di quanto successo ieri, immagino.»

«Sei sola?»

«Chiusa dentro il mio ufficio. Bree e Lazlo stanno facendo colazione al piano di sopra in questo momento.»

«Bene», disse Sam. «In tal caso, sai già cosa ci turba.»

«Altroché. Sono confusa, signor Fargo. Non l’ho vista parlare con nessuno. E mi è parsa sinceramente preoccupata.»

Sam si sentiva gli occhi di Remi addosso. In nessun altro modo qualcuno avrebbe potuto conoscere i loro spostamenti, a meno che l’informazione non fosse trapelata tramite Selma o Lazlo, ma sia lui che Remi sapevano che non era possibile. E, a meno che qualcuno non avesse messo sotto controllo la loro casa da poco ristrutturata con i dispositivi di sicurezza più all’avanguardia e pressoché inattaccabile, poteva essere stata soltanto Bree. «Potremmo provare a fornirle una informazione falsa e vedere che cosa succede», disse Sam scoccando un’occhiata a Remi per capire come la prendeva.

Lei non staccò gli occhi dal telefono, che era poggiato al centro del tavolo. «Credo sia il sistema migliore.»

«Sempre che tu non abbia un’altra idea», disse Sam a Selma.

«Ci risentiamo più tardi. Dopo che Lazlo avrà potuto studiare attentamente le foto degli oggetti che avete recuperato dal relitto, escogiteremo insieme qualcosa di plausibile. Vi richiamo appena ho novità.»

«Aspettiamo tue notizie.»

Dopo una lunga giornata passata a fare ricerche a loro volta, senza trovare granché di utile, Sam e Remi si presero una pausa per cenare all’Esquina Mocoto, ristorante noto per la sua cucina del Nordest del Brasile. Invece di un piatto unico, optarono per varie tapas – la loro preferita era quella con i dadinhos de tapioca, cubetti di formaggio fritti – e il torresmo, bacon croccante, con verdure saltate, il tutto accompagnato da birre artigianali invece che dal vino.

Stavano uscendo dal ristorante, quando Selma li richiamò.

«Abbiamo un aggiornamento sugli oggetti che avete trovato presso il relitto», disse. «C’è Lazlo qui con me.»

Dopo che ebbe messo Lazlo in comunicazione, Sam disse: «Vi richiamo dall’albergo. Adesso non siamo in un posto adatto alle chiacchiere».

«Non c’è problema», disse Lazlo. «Questa, se non sbaglio, è una situazione in cui voi americani dite che c’è una notizia buona e una cattiva.»