«Niente?» chiese Sam mentre Remi chiamava nuovamente il numero di Bree Marshall. Erano appena arrivati al nuovo quartier generale della polizia di San Francisco, a Mission Bay, dopo essere stati contattati dal sergente Fauth che voleva fare loro qualche altra domanda.
«Deve avere il telefono spento», disse Remi, chiudendo la comunicazione. Non si prese la briga di lasciare un messaggio sulla segreteria. Ne aveva lasciato uno la sera prima, dopo la rapina, e un altro quella mattina, dicendo a Bree di chiamarli il prima possibile al Ritz-Carlton Hotel o sul suo cellulare. Non voleva che l’amica scoprisse quanto accaduto allo zio attraverso un messaggio telefonico. «Mi sento davvero in colpa. Prima la rapina e ora... questo...»
«Sono sicuro che ci chiamerà presto. Vediamo cosa hanno scoperto gli investigatori da ieri.»
«Spero che siano buone notizie. Ce ne sarebbe proprio bisogno.» Il vento saturo di salsedine li sferzò e Remi si strinse nella giacca per proteggersi dal freddo pungente. «Cosa diavolo le dico quando mi chiama?»
«È possibile che lo sappia già e che sia per quello che non risponde.»
Sam le tenne aperta la porta a vetri e insieme entrarono nell’edificio dove, sulla sinistra, alcuni addetti alla sicurezza vagliavano chiunque entrasse.
Una volta superati i controlli, si registrarono presso una poliziotta seduta dietro una vetrata. «Il signore e la signora Fargo, disse Sam. «Dobbiamo vedere il sergente Fauth.»
«Vi aspetta?»
«Sì. Riguarda la rapina di ieri nella libreria.»
La donna prese il telefono e ripeté l’informazione alla persona all’altro capo della linea. «Il sergente Fauth non c’è», disse a Sam. «Ma il suo collega, il sergente Trevino, scende subito.»
Un paio di minuti dopo, un uomo con i capelli scuri uscì dall’ascensore e si presentò. «Mi scuso per l’assenza del mio collega. C’è stato un imprevisto», disse, accompagnandoli in una sala interrogatori. «E, naturalmente, siamo spiacenti per avervi fatto fare tutta questa strada. Dopo la morte di Gerald Pickering, però, il caso si sta trasformando in un’indagine per omicidio.»
Sam porse una sedia a Remi e poi le si sedette accanto. «Dal giornale sembrava che la morte fosse stata causata da un infarto.»
«Ed è molto probabile che sia così. Ovviamente, lo sapremo solo quando i risultati dell’autopsia saranno completi. Pensiamo, però, che il tempismo sia sospetto. Non trascuriamo nulla. In un modo o nell’altro, il crimine è stato violento e vogliamo prendere il colpevole.» Aprì un taccuino e voltò una pagina. «Se non sbaglio, ieri avete detto al mio collega che eravate a Chinatown per cercare un libro. Potete dirmi perché proprio in quel negozio?»
«Mi era stato raccomandato», spiegò Remi. «Cercavo un libro specifico da regalare a mio marito. Ne avevo sentito parlare da Bree Marshall, la nipote del libraio.»
«Come mai la conosce?»
«Ha fatto la volontaria presso la Fondazione Fargo.»
«L’azienda di famiglia?»
«L’ente benefico di famiglia», precisò Remi.
Dopo che Sam aveva lasciato la DARPA, la Defense Advanced Research Projects Agency, per avviare un’attività tutta sua, aveva conosciuto Remi e l’aveva sposata. Incoraggiato da lei, aveva inventato uno scanner con laser a ioni di argon, in grado d’individuare e identificare a distanza miscele di metalli e leghe. Avevano subito trovato un mercato. Quattro anni più tardi, avevano venduto il Fargo Group al miglior offerente, assicurandosi un futuro per il resto della loro vita. Quindi avevano avviato la Fondazione Fargo.
«Bree Marshall ci ha dato una mano nella nostra ultima raccolta fondi per una nuova sezione della biblioteca di La Jolla», spiegò ancora Remi. «È stata lei a dirci che suo zio cercava un buon acquirente per un libro del Settecento su pirati e carte nautiche.»
L’uomo alzò gli occhi dagli appunti. «Si riferisce al libro che riteniamo sia stato rubato dalla cassaforte?»
«In realtà il libro sottratto dalla cassaforte non l’ho visto. Ho visto solo la cassetta. Però avevo avuto l’impressione che Bree si riferisse a una prima edizione.»
«Perché...?»
«Soprattutto per quello che diceva su quanto sarebbe stato felice suo zio di trovare qualcuno che ne apprezzasse il valore storico.»
Il sergente Trevino li scrutò, la penna appoggiata sul taccuino. «Se ho capito bene, siete cacciatori di tesori professionisti...»
«Sì», disse Sam. «E i proventi vengono devoluti in beneficenza attraverso la Fondazione Fargo.»
«Ammetto di non intendermi granché di libri rari ma, considerato che si tratta di un libro su pirati e mappe, è possibile che qualcuno l’abbia rubato nella convinzione che conducesse a un tesoro da tempo dimenticato?»
Remi rise. «Immagino che tutto sia possibile, ma onestamente se la nipote del signor Pickering non mi avesse detto che lui vendeva una prima edizione e se non fossimo stati in zona, dubito che mi sarei messa a cercarlo.»
«Ipotizzando che il libro rubato fosse davvero una prima edizione, di quanti soldi parliamo?»
«Dipende dalle condizioni...» Remi aveva fatto delle ricerche sul libro quando le era venuta l’idea di regalarlo a Sam. «Ho visto copie in vendita per una cifra compresa tra qualche centinaio e un paio di migliaia di dollari. Non è un libro particolarmente prezioso perché all’epoca era molto popolare. In circolazione ci sono ancora parecchie prime edizioni. Per noi aveva un valore soprattutto sentimentale», disse, posando una mano su quella del marito.
«Esatto», confermò Sam. «Siamo appassionati di storia marittima.»
Il sergente Trevino chiuse il taccuino. «Per ora, è tutto. A meno che a uno di voi non venga in mente qualcosa che potremmo aver trascurato.»
«Al momento, no», disse Sam.
E Remi aggiunse: «Se ci venisse in mente altro, la chiameremo».
«Grazie ancora per esservi presi il disturbo di venire fin qui.»
Li accompagnò nuovamente all’ingresso.
Remi stava per seguire Sam fuori dalla porta, ma si fermò. «Cosa succederà al signor Wickham?» chiese.
Le sopracciglia del sergente Trevino s’inarcarono bruscamente.
«Il gatto del libraio.»
«Giusto. Be’, credo che il vicino di casa di Pickering sia passato a prenderlo. Riceverà le dovute attenzioni finché la nipote o la figlia di Pickering non si faranno sentire e decideranno cosa fare.»
«Avete contattato entrambe?»
«Non ancora. Credo che la figlia viva sulla costa est, mentre della nipote abbiamo il numero che ci ha fornito lei. Useremo quello per provare a contattarla.» Li ringraziò di nuovo e poi tornò all’ascensore.
Rientrati in albergo, Sam riconsegnò le chiavi dell’auto al parcheggiatore. «Non è stato esattamente il diversivo rilassante che speravo ci avrebbe offerto San Francisco.»
Lei sospirò. «Suppongo sia colpa mia per aver proposto di andare in quella libreria. Pensavo che quel libro avrebbe dato un tocco di atmosfera nautica al tuo ufficio nuovo.»
«Mi godrò la riproduzione allo stesso modo, se non di più, visto il suo vissuto travagliato.»
«E ora dove si va?» chiese Remi, mentre entravano nella hall.
«Per prima cosa, a prendere i bagagli. Poi, ci faremo un giretto in macchina lungo la costa, giù fino a Monterey.»
«Cena e key lime pie al Roy’s?»
Prima ancora che lui potesse rispondere, si ritrovarono davanti il direttore dell’hotel, profondamente accigliato. «Signori Fargo, non so dirvi quanto mi dispiaccia. Se c’è qualcosa che posso fare per voi, io... Non era mai successo nulla di simile. Almeno, non da quando lavoro qui.»
«Che cosa non era mai successo?» chiese Sam.
«La polizia. Sono venuti con un mandato di perquisizione per frugare tra le vostre cose.»
«Un mandato?» ripeté Remi, certa di aver capito male. Non riusciva a pensare a niente del loro comportamento che avesse potuto indurre la polizia ad avviare un’indagine.
«Abbiamo provato a chiamarvi, ma scattava sempre la segreteria telefonica.»
Entrambi avevano disattivato la suoneria dei cellulari mentre il sergente Trevino li interrogava.
«Avete una copia del mandato?» volle sapere Sam.
«Una copia?»
«La polizia è tenuta a rilasciare una copia del mandato.»
«Forse è il caso che gliela chiediate voi stessi. Sono nella vostra camera in questo momento.»
«Buona idea.» Lui e Remi si avviarono verso l’ascensore, tallonati dal direttore. «Ecco perché non c’era il sergente Fauth stamattina. Era impegnato a cercare nella nostra stanza e nel frattempo il suo collega ci distraeva alla centrale di polizia, facendoci domande superficiali.»
«Cercare cosa?» chiese Remi, mentre Sam premeva il tasto di risalita. «Siamo vittime tanto quanto il povero signor Pickering. Avrebbero semplicemente potuto chiedere. Sarebbe stato molto meno imbarazzante.» Rivolse un sorriso freddo al direttore, che sembrava prestare ascolto a ogni parola. In realtà, Remi era sorpresa che Sam non avesse chiesto all’uomo di attendere in disparte, ma poi si rese conto che, se la polizia stava perquisendo la loro camera – e faticava ancora a crederci, trovandolo per giunta estremamente umiliante –, non era una cattiva idea avere un testimone.
Quando l’ascensore si aprì sul loro piano e il direttore li fece entrare nella loro suite, Remi vide due uomini in abito scuro e guanti di lattice: uno stava frugando nella sua valigia poggiata sopra il letto e, con una mano dentro la fodera, cercava a tentoni quello che pensava potesse esservi nascosto; l’altro stava aprendo gli sportelli accanto al bar.
«Non vedo il sergente Fauth», disse Remi a Sam, a bassa voce.
L’uomo accanto al bar si avvicinò, gli occhi a fessura e l’espressione minacciosa. «Questa è un’operazione di polizia. Dovete andarvene.»
Sam si piazzò davanti a Remi, facendole da scudo. «Nient’affatto. Vorrei vedere i vostri tesserini», pretese. «E una copia del mandato.»
«Ecco il mandato.» Il detective estrasse dal taschino alcuni fogli di carta piegati e si avvicinò ulteriormente, insieme al suo collega.
Mentre allungava le carte a Sam, lo spinse contro il tavolo dell’ingresso. Sam lo prese per una spalla e lo fece girare, sbattendolo contro il muro. Lottarono. D’un tratto, il collega attaccò Sam da dietro. Lui colpì il primo tizio con un pugno alla mascella, quindi ruotò su se stesso e assestò un calcio al secondo, che volò addosso al direttore, facendolo finire a terra con lui. Remi si ritrasse di scatto, guardandosi intorno alla ricerca di un’arma, e afferrò un vaso da un tavolo vicino. Lo sollevò, pronta a colpire. Il secondo uomo se ne accorse, lanciò un’occhiata al collega e a Sam, e scappò fuori dalla stanza.
Sam era alle prese con il primo uomo, che cercò di colpirlo. Lui parò il colpo con il braccio sinistro e gli assestò un cazzotto nella pancia con la mano destra. Quello crollò sulle ginocchia, vide Sam tornare all’attacco e si lanciò fuori dalla porta, come aveva fatto il collega poco prima. Sam fece per rincorrerli, ma poi ci ripensò, tornò dentro e chiuse la porta a chiave. Guardò sua moglie, che aveva ancora il vaso tra le mani. «Era per me o per loro?»
«Non avevo ancora deciso.»
Lei fece un lieve cenno verso il direttore sul pavimento.
Sam si chinò, aiutandolo a rialzarsi. «Sta bene?»
«Sono solo scosso.» Si rassettò gli abiti. «È uno scandalo. Vi assicuro che mi metterò in contatto con il dipartimento di polizia e presenterò una denuncia.»
«Mi creda, non erano poliziotti», disse Sam.
«Ma ho visto il mandato.»
Sam raccolse il presunto mandato da terra, dando un’occhiata alle carte. «È falso. Non c’è nessuna richiesta firmata. È probabile che l’abbiano scaricato da internet, magari un vecchio caso.» Passò i fogli a Remi.
Lei li guardò velocemente. «Secondo te, cosa stavano cercando?»
«Quello che speravano di trovare nella cassaforte del signor Pickering, direi. Qualunque cosa sia.»
Una rapida telefonata alla polizia confermò che in effetti i due uomini non facevano parte delle forze dell’ordine e, nel giro di qualche minuto, l’area brulicava di agenti in divisa che speravano di trovare i sospetti.
Il sergente Fauth giunse poco dopo, scusandosi per non essere stato presente all’interrogatorio di quella mattina. Tornava in quel momento dall’obitorio. Ci era andato per l’autopsia di Pickering. «Avete idea di cosa cercassero?» chiese a Remi e Sam.
«Nessuna», ribatté Sam. «In tutta onestà, avevamo ipotizzato erroneamente che lei e il suo collega aveste inscenato l’interrogatorio proprio per venire qui a effettuare la perquisizione.»
«Perquisizioni illegali a parte, mi piace pensare che avremmo presentato un mandato falso migliore di quello. È assai probabile che stessero tenendo d’occhio il vostro albergo in attesa che usciste. Questo significa che ormai sono convinti che abbiate quello che stavano cercando dal signor Pickering, qualunque cosa sia.»
Remi stava controllando che non mancasse nulla dalla valigia. «Di qualunque cosa si tratti, non doveva essere voluminosa. Stavano frugando nella fodera della mia valigia e in tutti gli scomparti con chiusura lampo. Il libro che ho acquistato non ci sarebbe stato.»
«Dov’è questo libro?»
«Se la reception ha fatto come ho chiesto, sarà consegnato a casa mia questo pomeriggio.»
«C’è qualcuno che può verificare che arrivi?»
«La nostra ricercatrice, Selma. Le do un colpo di telefono.»
«Grazie, sarebbe di aiuto.»
Remi prese il cellulare dalla borsetta e chiamò Selma in ufficio. Non ebbe risposta, quindi lasciò un messaggio sulla segreteria e mise via il telefono.
«Fatemi capire bene», disse il sergente Fauth. «Tornate dalla centrale, entrate in hotel e il direttore vi dice che la polizia sta perquisendo la stanza, giusto?»
«Esatto», confermò Sam. «Quando siamo entrati, ci stava aspettando.»
Il direttore, ancora scosso, annuì. «Ho provato a chiamare i signori Fargo non appena mi è stato mostrato il mandato. Non sono riuscito a contattarli e... be’... che cosa avrei dovuto fare? I documenti sembravano ufficiali e poi c’erano le pistole, io...»
«Le pistole?» disse il sergente Fauth.
Il direttore annuì. «Immagino che avrei dovuto chiedere a quegli uomini di identificarsi, ma...»
«Signor...?»
«Bryant.»
«Signor Bryant. Uno dei due le ha detto per caso che cosa cercavano?» chiese il sergente Fauth.
«Sì. Volevano sapere se i Fargo avevano detto qualcosa a proposito di una chiave, se magari avevano chiesto di metterla in cassaforte, se ne avevano trovata una o l’avevano nascosta. Non... non ricordo. Ricordo solo che... Hanno sicuramente detto che cercavano una chiave.»
«Una chiave?»
«Sì. Ho pensato che si riferissero alla collana che la signora Fargo indossava quando è uscita stamattina.»
Remi tastò il suo ciondolo con il diamantino. «C’è qualcosa in questo ciondolo che non mi hai detto?» chiese a Sam.
«È un ninnolo costoso, ma pur sempre un ninnolo.»
Lei sorrise al sergente, cercando di mantenere un tono di voce cordiale. «Credo si possa convenire tutti sul fatto che, qualunque cosa quella gente pensi che abbiamo, be’... non l’abbiamo. Perciò, se non c’è altro... Stavamo per fare il check-out. O, quanto meno, avremmo dovuto farlo.»
Il sergente scrutò le valigie. «Devo dare un’occhiata ai filmati delle telecamere di sicurezza della hall. Immagino che il signor Bryant possa aiutarmi.»
Sam chiuse la sua valigia e quella di Remi. «Avete i numeri dei nostri cellulari, se dovesse saltar fuori qualcosa.» Uscirono senza attendere la risposta del sergente. Il direttore fece per seguirli, ma Sam lo fermò. «Ce la facciamo da soli.»
«Certo.» Il direttore si ritrasse e Sam accompagnò Remi dentro l’ascensore con i loro bagagli.
«Quand’è che sarebbe dovuta iniziare questa vacanza rilassante?» gli chiese lei non appena la porta si chiuse.
«Avevo detto oggi? Domani, intendevo domani.»
«Uhmm...»
«Per la precisione, in realtà, nessuno ha tentato di ucciderci.»
«Ma quei tizi avevano le pistole.» Remi scrutò il marito. «E noi abbiamo lasciato le nostre sull’aereo.»
«È un buon momento per farti notare che la tappa in quella libreria è stata una tua idea?»
«Sono piuttosto sicura che non sarà mai un buon momento.»