Il mattino dopo, Sam e Remi decisero di puntare su Castle Rising e di tralasciare invece Castle Acre, che non aveva nessuna correlazione con re Giovanni o il tesoro. Castle Rising era il più vicino dei siti consigliati da Nigel e aveva un legame con la regina Isabella: vi aveva vissuto – forse in esilio – dopo che il figlio Edoardo III aveva deposto lei e l’amante Roger Mortimer, che si erano impadroniti del trono dopo l’abdicazione del padre di Edoardo. Si parlava addirittura di una galleria sotterranea usata da Isabella per entrare e uscire dal castello senza farsi vedere. Valeva decisamente la pena approfondire il discorso.
Quando chiamarono Lazlo e Selma per discuterne, Lazlo disse che qualunque visita era prematura, finché non avessero finito di decifrare quel passo della mappa. «Sto lavorando in condizioni difficili, considerata la scarsa qualità delle foto e il cattivo stato di conservazione dei simboli sul disco cifrante.»
«Non possiamo aspettare in eterno», commentò Sam.
«E dobbiamo mantenere un vantaggio su Charles Avery», aggiunse Remi.
«Non se ne parla», ribatté Lazlo. «Sapete quanti castelli in rovina ci sono in Gran Bretagna? Sarete vecchi e ingrigiti quando avrete finito di studiarli tutti.»
«Remi ha ragione», disse Sam. «Avery e Fisk hanno sottratto il taccuino di Nigel con la traduzione dall’inglese antico, il che significa che hanno le stesse cose che abbiamo noi.»
«Quest’area è dove il tesoro è stato visto per l’ultima volta», aggiunse Remi. «E in effetti c’è un’indicazione su un castello, quindi perché non può essere lì? Potremmo trovare l’informazione che serve per puntare nella direzione giusta.»
«Immagino che non faccia male dare un’occhiata», ammise Lazlo. «Io continuo a lavorare e vi faccio sapere se ci sono novità.»
Selma tornò in linea e Sam disattivò il vivavoce passando il telefono a Remi, che voleva avere notizie di Bree. Quando ebbe concluso la telefonata, sembrava felice.
«Buone notizie?» chiese Sam.
«Penso di sì. Non ci sono altri intoppi e pare che Bree stia bene. Selma pensa che sia il caso che resti con loro finché questa storia non si sarà conclusa.»
«Potrebbe essere una buona idea. Non escluderei che Avery possa cercare di sfruttare di nuovo lei e la cugina.»
Un colpo alla porta della loro camera d’albergo annunciò l’arrivo di Nigel. Sebbene fossero stati riluttanti a includerlo nell’esplorazione, dopo la rapina della sera precedente, l’ex professore aveva insistito nel voler dare una mano dicendo di essere ben consapevole del pericolo.
Sam si mise alla guida e Nigel fece da navigatore. Remi era felice di viaggiare sul sedile posteriore e, dopo aver lasciato King’s Lynn, si godette il paesaggio tra i boschi. La nebbia della sera prima, per quanto più rada, saturava ancora l’aria e Sam attivò i tergicristalli per asciugare il parabrezza.
Arrivati al parcheggio, c’era una decina di automobili. Sam entrò nello spiazzo e frenò di colpo quando alcuni bambini gli sfrecciarono davanti, tra le macchine, troppo eccitati dall’esplorazione del castello per attendere i genitori. Occupò il primo spazio libero e tirò fuori lo zaino dal baule.
«Notevole», commentò Remi mentre si avvicinavano al perimetro del castello. Il cielo brumoso brillò di una luce argentea quando il sole fece capolino e illuminò la sagoma spigolosa delle rovine che troneggiavano sopra di loro. Scattò una foto con il cellulare. «Rimpiango di non aver portato una vera macchina fotografica.»
I tre indugiarono un momento per ammirare la struttura di pietra, poi entrarono e iniziarono la visita. Secondo l’opuscolo, Castle Rising era stato eretto nel XII secolo. Ubicato su un’area di oltre dodici acri, ricordava una fortezza medievale, costruita però originariamente come uno stravagante casino di caccia.
Sfortunatamente, dopo aver girato per un’ora perlustrandone ogni angolo, Sam si rese conto che Lazlo aveva ragione, quantomeno a proposito di quel castello: stavano sprecando tempo. «Altri posti in cui cercare?» chiese a Nigel mentre scendevano i gradini di pietra per tornare al parcheggio.
«Potremmo provare alla fossa di re Giovanni, ma non è un posto semplice da perlustrare.»
«Perché? Abbiamo tempo.»
«Perché, a parte i secoli di sedimenti che la ricoprono, nessuno sa esattamente dove sia. Se ne ha solo un’idea di massima. E, mi creda, l’hanno cercata in tanti.»
Nigel, tuttavia, non intendeva rinunciare a Castle Rising e, quando vide un collega, una guida turistica che conosceva, decise di chiedergli della galleria segreta della regina Isabella. «Era un membro del nostro gruppo di storia... Forse sa qualcosa che noi non sappiamo. Torno subito.»
Sam e Remi lo aspettarono accanto al sentiero pedonale che conduceva al parcheggio, senza nutrire speranze sulla possibilità che Nigel ottenesse informazioni utili. Per quanto ne sapeva Sam, nulla lasciava intendere che quelle rovine celassero qualcos’altro. «È stato un fiasco», disse. Guardò il parcheggio, sorpreso dalla quantità di automobili e scuolabus che lo riempivano. Una BMW azzurra che stava cercando un posto libero destò l’attenzione di Sam quando, all’improvviso, dal sedile posteriore emerse la testa nera e squadrata di un enorme cane. Mentre la vettura imboccava la corsia successiva e occupava uno spazio libero, Sam riconobbe l’uomo al volante. La benda bianca sulla fronte era un’ulteriore prova: era nel punto esatto in cui Ivan aveva sanguinato la sera del museo. «C’è Ivan alla guida.»
«Sei sicuro?» chiese Remi.
Sam tirò indietro la moglie, sperando di non essere stati notati. «Sicuro. Jak è sul sedile del passeggero. E scommetto che quello dietro è il cane che ieri sera stava per attaccarci.»
«Alla faccia della leggenda», disse Remi, mentre Jak agganciava un guinzaglio al collare di un animale che avrebbe potuto senza dubbio appartenere al diavolo.
«Non vedo Fisk.» Appena finì di pronunciare quelle parole, un altro veicolo proveniente dalla direzione opposta – una Mercedes nera – si fermò dietro l’auto di Ivan. Al volante c’era Fisk. La portiera del passeggero si aprì e ne scese una bionda con un parka bianco, che si avvicinò alla macchina di Ivan mentre Fisk si allontanava. Era decisamente interessante che fossero finiti in quel posto. Soprattutto considerato che Sam e Remi stavano depennando il castello dalla lista dei luoghi papabili. «Cosa c’è in questo posto che noi non sappiamo?» chiese Sam.
«Forse quella famosa galleria della regina Isabella esiste davvero.»
«Sarà meglio trovare Nigel.»
Remi fece per seguirlo, ma prima si fermò a scattare una foto a Ivan, Jak e alla donna. «Magari Selma riesce a scoprire chi è.» Tentò di inviare la foto mentre si avvicinavano al punto in cui avevano visto Nigel l’ultima volta, ma non c’era segnale.
«Dov’è?» chiese Sam, guardandosi intorno.
Remi alzò gli occhi dal telefono. «Stava parlando con il suo amico esattamente qui.»
Ma Nigel e il suo amico erano spariti.
Sam tirò fuori il binocolo dallo zaino e perlustrò l’area. «Non lo vedo», disse, puntando fin sulle scale delle mura del castello. «Con tutta questa gente e tutte queste macchine, potrebbero essere ovunque.»
«Forse è il caso di salire. Per avere una visuale migliore.»
«Proviamo», disse Sam. Si fecero strada in mezzo a un gruppo di ragazzini che scendevano le scale mentre loro salivano. Giunti al piano superiore, Sam guardò in basso e vide Ivan che stava parlando con quella che sembrava una guida, ma non c’era nessuna traccia di Nigel né del suo amico. «Quanto mi piacerebbe saper leggere il labiale. Sarebbe bello sapere cosa si stanno dicendo.»
Remi gli si avvicinò. «Se sono arrivati fin qui, dev’esserci un motivo. Cos’è che ci sfugge?»
«Se questo posto è finito nella nostra lista, sarà finito anche nella loro.» Sam restò in osservazione ancora per un minuto. Di qualunque cosa stesse parlando, Ivan aveva fretta di andarsene e a un certo punto si voltò e tornò indietro velocemente. «Ha scoperto qualcosa.»
«Ecco Nigel!» disse Remi, puntando il dito verso il basso.
Sam scrutò con il binocolo: il sollievo fu di breve durata, poiché si rese conto che Jak e la bionda stavano puntando proprio verso di lui.