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Ainsley si svegliò con la gola secca e una bruttissima sensazione. Dalla finestra entrava la luce del sole.

Che ore erano?

Saltò fuori dal letto. Ainsley Connor non dormiva mai troppo; afferrò il telefono e vide un messaggio di Julian.

Julian.

Il sogno.

Chiuse gli occhi e fece un respiro attento. Era solo un sogno.

Era dieci anni che ogni tanto faceva quel sogno, e non era mai cambiato.

Fino alla scorsa notte.

Era quello che era realmente accaduto a Brian? In genere nel sogno si svegliava prima di quella parte, e quel giorno era svenuta e non si ricordava niente.

Era il suo subconscio che stava cercando di farle sapere la verità?

Da quando era tornata in quella città maledetta da dio, aveva avuto una brutta sorpresa dopo l'altra.

Diede un'altra occhiata al telefono; erano le 8:17. Ainsley non riusciva a ricordarsi l'ultima volta che avesse dormito più tardi delle 6:30.

Fece con cura il letto; era un caos di lenzuola attorcigliate e cuscini caduti, ma quando ebbe finito non c'era più nessuna prova fisica della notte agitata.

Tirò fuori un paio di jeans sbiaditi e una t-shirt rosa dei Timberwolves di quando andava a scuola e guardò il logo nello specchio.

I lupi grigi di Tarker’s Hollow.

Sottile.

Quello sarebbe certamente stato un giorno di shopping. Andò nel bagno dei suoi genitori e aprì l'acqua calda.

Dopo qualche minuto sotto al celestiale spruzzo della strana doccia con due soffioni, Ainsley cominciò a rilassarsi. Insaponò una spugna di loofah con il sapone al sale marino e si strofinò finché non fu tutta rosa. L'odore dolce di cannella dello shampoo le fece sollevare gli angoli della bocca mentre se lo strofinava tra i capelli.

Si ricordò il delizioso profumo di Erik e il cuore le batté forte.

Dio, quanto era bello.

Il ricordo del corpo mascolino e del modo aggraziato e muscoloso con cui si muoveva era irresistibile. Ora che era al sicuro dal suo sguardo, poteva fantasticare quanto voleva.

Come sarebbe stato essere la sua compagna?

Ainsley sospirò immaginandosi di accoccolarsi tra le lenzuola con lui, di fargli passare le mani sul petto muscoloso e di bere il suo inebriante aroma.

Era terribile essere così attratta a qualcuno che fosse così sbagliato per lei.

E sembrava che anche lui fosse attratto da lei.

O era solo perché aveva richiamato il suo alfa?

Chiaramente Cressida era più il suo tipo; pensandoci bene, i ragazzi più carini erano sempre nelle grinfie di una bionda magra e antipatica.

Anche se Cressida non era stata tanto antipatica quanto avrebbe potuto.

Ainsley arrossì al pensiero di quello che era accaduto con lei, qualsiasi cosa fosse stato. Non aveva mai avuto prima questo tipo di sentimenti verso una donna, e si chiese cosa potesse voler dire. Doveva far parte di questa cosa dei lupi, forse il suo richiamo verso Erik era stato così forte da coinvolgere anche lei.

Pensare ad Erik con Cressida era terribile ed eccitante allo stesso tempo; Ainsley distolse fermamente i suoi pensieri dall'argomento.

Erik poteva aver ragione riguardo alla città?

Ancora una volta desiderò aver sfruttato le informazioni dei suoi genitori quando ne aveva avuto l'occasione. Sembrava bizzarro che esistesse un'organizzazione segreta dei lupi abbastanza potente da distruggere un'intera città.

Ma se fosse stato vero, che cosa sarebbe stato peggio, far prendere loro la città o arrendersi al proprio lupo e diventare un'assassina assetata di sangue ad ogni luna piena?

Ainsley pensò ancora al sogno della notte prima e represse un brivido; l'acqua cadeva su di lei a risciacquare tutte le bolle. Immaginò i pensieri della notte precedente che vorticavano via dallo scarico insieme alla schiuma e si sentì un po' più normale.

Era normale avere dei sogni così strani in un momento come quello, giusto?

Aveva perso i suoi genitori, dormito con un nuovo tipo, trovato lupi giganti sexy nella casa dove era cresciuta, e scoperto che qualcuno aveva rovistato nella collezione di libri di suo padre.

Se non le fosse stato permesso fare un sogno così strano allora, beh, chi avrebbe potuto meglio di lei?

Si passò addosso la lozione al caprifoglio; non si sa come, ma l'unica biancheria che aveva portato era roba sexy, quindi sotto i jeans e la t-shirt dovette mettere uno strato di sottile seta e pizzo.

Si asciugò i capelli, li spazzolò finché non furono lucenti e li raccolse in una coda di cavallo. Con i suoi orecchini di diamante al loro posto, si sentiva di nuovo se stessa.

La pelle di Ainsley era stata sempre fortunatamente chiara, i suoi grandi occhi scuri e i capelli neri davano abbastanza contrasto, e per una giornata di shopping erano sufficienti un po' di   cipria in polvere e un filo di lucidalabbra.

Era strano chiudere a chiave la porta per uscire di giorno; Ainsley fece il giro della casa, chiudendo anche il porticato e il patio oltre alla porta sul retro.

Considerando che ogni finestra del porticato era abbastanza grande per permettere ad una persona di entrare e che nessuna aveva una serratura funzionante, si rese conto che avrebbe dovuto chiamare la polizia per comunicare loro che qualcuno era entrato in casa.

Sospirò e guardò l'orologio; erano già le 9:30, chissà quanto tempo ci sarebbe voluto a presentare un rapporto alla polizia?

Ma doveva farlo.

La piccola stazione di polizia rispose al primo squillo.

“Polizia, vigili del fuoco e ambulanza di Tarker’s Hollow, quale è la vostra emergenza?”

“Salve, sono Ainsley Connor. Non è un'emergenza, ma qualcuno mi è entrato in casa.”

“Ainsley, sei tu?”

“Uhm, sì.”

“Sono io, Dale. Stai bene, cara? Hanno preso niente? Ti mando subito qualcuno!”

“Sì, sto bene, Dale, grazie.”

“Spero che non te la prenda se te lo dico, ma non so se stare da sola lì in questi giorni sia una buona idea. Margie ha una camera libera?”

Dale era un uomo anziano; era strano capire ora che doveva essere un lupo. Ainsley si chiese se anche Margie lo fosse, era la proprietaria di uno dei due bed and breakfast di Tarker’s Hollow.

“Sto bene, Dale, veramente. Dì a Lana che la saluto.”

Fuori della casa si sentì un cinguettio e venne fuori una macchina della polizia; Ainsley sobbalzò. Avrebbe preferito non l'avessero fatto, non c'era bisogno che Sadie Epstein-Walker avesse un motivo per venire a bussare.

“Sembra che l'aiuto sia già alla tua porta, tesoro. Passa a casa se hai un minuto per una visita.”

Lei agganciò con un sorriso; era una cittadina veramente piccola.

I passi nel porticato di fronte raggiunsero la porta insieme a lei; Ainsley si lisciò la coda di cavallo e afferrò la maniglia mentre suonava il campanello.

La porta si spalancò rivelando un'agente snella in uniforme blu navy; la coda di cavallo nera le risplendeva nel sole mattutino, e sul volto aveva un'espressione di preoccupazione professionale.

“Grace?” fiatò Ainsley. Non era possibile.

“Ainsley.” Grace sorrise e i suoi occhi danzarono a destra e a sinistra.

“Avevo sentito che eri andata all'accademia di polizia, ma non avevo idea che lavorassi a Tarker’s Hollow.”

Ainsley fece un passo di lato per farla entrare; si abbracciarono d'impulso, poi si diressero in cucina proprio come avevano fatto quando erano al liceo.

“Sì. Mi hanno preso quando Herb Yarnall è andato in pensione, è fantastico.”

Grace si sedette al suo solito posto al tavolo di quercia e Ainsley cercò in frigo qualcosa di buono da bere. Quando erano giovani, la signora Cortez non faceva bere a Grace niente altro che acqua o latte, quindi lei adorava il sidro di mele, la limonata e i tè aromatizzati che teneva in casa la mamma di Ainsley.

Ainsley non era ancora stata a fare la spesa da quando era arrivata a casa, ma c'era una bottiglia di tè alla menta nello sportello del frigo; la porse a Grace, che annuì entusiasta.

“Pensavo che avessi delle mire più alte di Tarker’s Hollow. Sei stata te a fare il discorso d'addio al diploma.”

“Mi hai dato parecchio filo da torcere, eh?” scherzò Grace.

Ainsley riempì due barattoli con del ghiaccio e aprì la bottiglia del tè.

“Seriamente; non voglio essere maleducata, ma...”

“Ainsley, io amo questo posto,” disse semplicemente, “non voglio fare altro che proteggerlo, e forse un giorno crescerò qui i miei bambini.”

“Non ti sei ancora sposata però, vero?” Chiese Ainsley, guardando l'anulare nudo di Grace.

“Kwan-Cortez fa già una certa scena, non so se ne posso aggiungere un altro.”

Grace aveva una relazione di amore-odio con il suo cognome con il trattino; i suoi genitori l'avevano adottata dalla Cina quando aveva solo un anno, e per onorare la sua nazionalità le avevano dato il cognome della madre biologica, con un trattino e poi il proprio. Le radici della famiglia Cortez erano nel Messico.

“Assolutamente no, fai prendere il tuo cognome al tuo nuovo marito.”

“Devi assolutamente iscriverti a FaceBook, Ainsley, è imbarazzante. Non sei una di quei luddisti hippie che non credono nella tecnologia, vero?”

“Dio, no!” rise Ainsley. Normalmente aveva sempre un telefono in mano e un iPad sotto il braccio; la tecnologia la possedeva. C'erano dei momenti in cui pensava che il suo MacBook Air fosse un'estensione del suo grembo e che fosse più macchina che donna. Questo viaggio a casa era un sollievo gradito da tutti quegli schermi.

“E allora perché niente FaceBook?” Grace la prese in giro facendo la faccia triste.

Ainsley versò. I cubetti di ghiaccio scricchiolarono quando il tè li colpì.

“È complicato,” spiegò, “principalmente è perché nel mio lavoro non posso avere una vita sociale pubblica.”

Si sedette al suo solito posto, di fronte a Grace, e mise giù il bicchiere sul cerchio che aveva segnato il posto del suo drink da quando riusciva a ricordarsi.

“Penso di sapere l'altro motivo, ma non è per quello che sono qui oggi. O sì?”

Ainsley si irrigidì e guardò Grace negli occhi. Non aveva perso i contatti con lei per caso, ma perché non aveva mai avuto il cuore di condividere con lei la sua natura. Non avrebbe potuto sopportare lo sguardo di disappunto della sua amica d'infanzia.

Grace sostenne il suo sguardo; la sua espressione era serissima.

“Grace, tu sai che Tarker’s Hollow è un posto speciale. Sai quanto speciale?” Chiese Ainsley con cautela.

“Quando Herb Yarnall è andato in pensione, il capo ha dovuto prendere una decisione importante; doveva assumere una persona nuova ma degna di fiducia. La mia lealtà è stata provata e io ho superato il test. Se mi stai chiedendo se so cosa succede in questa città ad ogni luna piena, la risposta è sì.”

Ainsley tirò un sospiro di sollievo.

“Quindi, sapendo questo,” disse Grace seccamente, “puoi dirmi cosa è successo qui? Quando hai scoperto che qualcuno era entrato in casa?”

Ainsley raccontò gli eventi della sera precedente tralasciando solo alcuni elementi. Grace prese nota attentamente.

“Per quanto possa dire, non manca niente,” terminò Ainsley, “forse è stato solo qualche ragazzo, che è entrato per scommessa.”

Grace annuì e si tolse un invisibile granello di polvere dalla coscia.

Ainsley riconobbe il vecchio tic dell'amica.

“Pensi sia qualcosa di serio, vero?”

“Tu non sei una persona comune, Ainsley, e questi non sono i libri di uno a caso. Posso vedere la stanza?”

“Certo.”

Salirono in silenzio i gradini; gli occhi di Grace controllavano ogni dettaglio.

Quando raggiunsero lo studio, Grace strinse le labbra.

“Ainsley, hai messo a posto?”

Uh-oh.

“Beh, sì,” Ainsley si lisciò la coda di cavallo, “dovevo capire se mancava qualcosa.”

“Perché non hai chiamato ieri notte?”

Perché ero infuriata con Erik?

Perché sono un grosso lupo cattivo e non ho paura di niente?

“Non lo so, sembrava stupido chiamare se non mancava niente.”

“Chiamare non è stupido. Hai già disturbato le eventuali prove che potevano esserci. Non ti sei fermata a pensare che la polizia doveva essere chiamata per controllare? O che forse non dovevi andare a dormire in casa dopo aver trovato questo? Hai mai visto un poliziesco in TV?”

“Sai cosa sono, Grace. No, non avevo paura di andare a dormire, volevo solo stabilire che c'era stata un'intrusione, non si sa mai. Ho fatto una foto dei libri con il telefono prima di sistemare. Vuoi che te la mandi?”

“Certo, è meglio di niente.” Grace le porse un biglietto da visita. “La mia email è qui.”

Ainsley lo prese e se lo infilò in tasca.

Si guardarono l'una l'altra imbarazzate per un momento.

“C'è niente altro che devo sapere?” chiese Grace. “Se tuo padre aveva qualcosa di speciale in questa stanza, o in casa, lo devo sapere. Tieni a mente che io so quanto fosse importante e che ho giurato di servire e proteggere questa città, con tutti i suoi segreti.”

“Grace, probabilmente tu sai più cose di me su mio padre e su ciò che nascondeva.”

“Sei andata via di corsa, ma prima avrai fatto delle domande.”

Ainsley scosse la testa mestamente.

“Non l'ho fatto, e ora non posso più.”

La definitività di questa cosa la colpì di nuovo e le vennero le lacrime agli occhi.

A onor suo, Grace non cercò di abbracciarla o confortarla; la sua sola presenza la faceva calmare. Ainsley riusciva a sentire battere il suo cuore, il profumo del tè alla menta nel suo alito, e l'odore muschiato di un singolo pelo di cane sui pantaloni della sua uniforme. Labrador? No, pastore tedesco.

Grace esitò per un momento, come se cercasse di decidere attentamente cosa fare.

“Forse puoi ancora.” suggerì Grace con un sussurro.

La testa di Ainsley scattò in alto.

“Cosa?”

“Tarker’s Hollow è particolare anche quando non c'è la luna piena; non dovrei discuterne con te quando sono in servizio, diciamo solo che potrei conoscere un modo in cui potresti fare ai tuoi genitori alcune di quelle domande.”

“A meno che tu non possa riportare in vita i morti, non vedo come sia possibile.”

Grace era silenziosa.

“Grace, non puoi voler dire...”

“No. Non posso risuscitare i morti, ma a volte posso aprire una linea di comunicazione.”

Ainsley non riusciva a pensare a niente da dire senza far vedere il suo scetticismo. Chi poteva pensare che Grace Kwan-Cortez sarebbe diventata un tipo così eccentrico?

Grace dovette cogliere lo sguardo negli occhi della sua vecchia amica.

“Ainsley, ti trasformi in un grosso lupo una volta al mese; sei sicura di potermi guardare come se fossi sulla copertina del National Enquirer?”

Era giusto.

“Mi spiace, Grace, è stata una lunga notte. Cosa stai dicendo di poter fare esattamente?”

“Non è meglio che io torni quando stacco dal servizio e ne parliamo?”

“Non lo so, Grace.”

“Domani non lavoro tutto il giorno. Hai il mio biglietto, mandami un messaggio. Sarebbe bello parlare comunque.”

Grace fece il suo sorriso da stella del cinema e Ainsley non poté fare a meno di risponderle con un sorriso.