I.

LE ACQUE PRIMORDIALI E LA NASCITA DELL’UOMO

Testo: VAN DIJK 1973, p. 502 sgg.

Traduzione: PETTINATO G. 2001, p. 289 sgg.

Lo scongiuro qui tradotto collega la nascita dell’uomo alle acque («mare» e «oceano») primordiali che costituiscono l’origine di ogni cosa: in esse infatti viene formato il virgulto che si trasformerà in essere umano: l’accostamento del seno materno all’abisso marino è di per sé evidente, ma il richiamo ad esso ci induce a credere che i Babilonesi avessero ben presente il ruolo delle masse marine nella prima creazione.

Dopo aver ricordato l’ambiente in cui il bambino si sviluppa, lo scriba chiama in causa gli dèi della magia, perché facciano in modo che le catene che legano il neonato vengano sciolte e così esso possa venire alla luce senza difficoltà.

Lo scongiuro infatti, come si apprende dall’ultima riga del testo, ha lo scopo di rendere facile il parto delle madri, avvenimento non sempre agevole, soprattutto quando la madre era giovane e quindi alle prime esperienze.

A) INTRODUZIONE MITOLOGICA

1

Nelle acque del connubio coniugale

l’ossatura è stata fatta,

nel tessuto della muscolatura

il virgulto s’è formato.

5

Nelle acque turbinose del mare,

nelle acque lontane dell’oceano,

là dove le braccia del piccolo sono state modellate,

(il luogo) dove l’occhio del dio Sole

non illumina le profondità,

10

là il figlio di Enki, Asalluḫi, ha potuto gettare il suo sguardo.

B) INTERVENTO DI ASALLUḪI

Egli sciolse i nodi

che lo tenevano incatenato;

gli preparò il cammino,

gli aperse la via.

C) ASSISTENZA DELLA DEA-MADRE

15

«Ora le vie ti sono state aperte,

le strade ti sono …. [ ].

Ella ti assisterà, la [dea-madre], la …. [ ],

quella che ha assistito alla formazione del …. [ ],

quella che ha assistito alla formazione di tutti noi,

20

per il giogo (della servitù):

ella ha detto: “tu sei libero!”.

I chiavistelli sono stati tolti, le porte spalancate,

che il [ ] colpisca [ ];

come un figlio prediletto

25

ti faccia uscire!»

 

Formula per una donna in procinto di partorire.

2.

IL MITO DI ATRAMḪASIS: LA SCONFITTA DELL’UOMO

Il mito di Atramḫasis, una creazione puramente assiro-babilonese, è la summa del pensiero semitico sul mondo divino e sulla realtà umana dalle origini del mondo fino a quello attuale, passando per le varie fasi del divenire, come il Diluvio e la nuova creazione.

Il testo ha una lunga storia: concepito nel periodo paleobabilonese, esso è documentato nel mediobabilonese e poi, con modifiche sostanziali, nel periodo neoassiro, e infine nel periodo neobabilonese. Anche strutturalmente esso ha una evoluzione propria: dapprima è presentato in tre tavole, quindi in due e poi nell’ultimo periodo almeno in cinque tavole.

Va sottolineato inoltre che l’impianto originale dell’opera, che muta nella sua veste esterna, assume caratteristiche tali, per cui possiamo facilmente concludere che nel periodo neoassiro vi fossero diverse versioni del mito, sicché uno studio accurato dei documenti porterebbe senz’altro ad un approfondimento delle creazioni letterarie semitiche della Mesopotamia.

Come enunciato nell’Introduzione a p. 11 sg. le fonti del mito sono tradotte singolarmente, senza quindi offrire delle ricostruzioni basate su manoscritti dei periodi diversi, che faciliterebbero certo la comprensione, ma snaturerebbero il senso della composizione. Così facendo, non voglio alleggerire la lettura del poema, ma restare fedele alle intenzioni degli scribi: se, infatti, desideriamo conoscere l’evoluzione del pensiero religioso mesopotamico, dobbiamo attenerci al contenuto delle varie fonti e ricordare sempre quando un manoscritto è stato composto. Non dimentichiamo che il nostro mito ha avuto una lunga storia redazionale, essendo documentato per oltre 1300 anni!

Sulla struttura del mito, seguendo l’impianto della redazione paleobabilonese, a cui sarà fatto riferimento anche in occasione della traduzione delle fonti dei periodi posteriori, notiamo che le tre tavole copiate dallo scriba Ku-Aja si articolano in tre momenti ben precisi. Nella prima tavola viene tratteggiata la situazione del mondo divino prima della creazione dell’uomo: il Pantheon divino è ancora quello sumerico ed è suddiviso in due raggruppamenti, gli Anunnaki e gli Igigi, gli dèi superiori ed inferiori. Il problema che affligge gli dèi è quello del sostentamento curato appunto dagli dèi inferiori, i quali dopo un lasso di tempo di 40 anni divini si ribellano, rifiutandosi di sobbarcarsi il peso del duro lavoro.

Gli dèi maggiori, dopo aver appurato l’entità e la giustezza della rivolta, decidono di provvedere alla creazione di un sostituto degli dèi; donde la creazione del primo uomo operata dal dio della saggezza Ea con l’aiuto della dea-madre, Mami; alla nuova specie viene affidato il compito di lavorare e così provvedere al sostentamento degli dèi.

L’uomo comincia a moltiplicarsi, svolgendo il compito affidatogli; egli anzi sembra sopportare il peso del fardello per oltre 600 anni, quando, anch’egli stremato, ricorre alle stesse armi degli dèi inferiori, cioè al chiasso e allo sciopero — siamo così giunti alla seconda tavola. Ma gli dèi non possono accettare che le creature umane si ribellino a quanto da loro stabilito; decidono quindi di punirli: per tre volte consecutive essi affliggono gli uomini con piaghe diverse, un’epidemia, una carestia ed una siccità, ogni volta però salvati dell’intervento benevolo di Ea.

Si avvicina però la tragedia finale: gli dèi, soprattutto Enlil, il re della terra, non possono accettare l’insubordinazione delle creature, così ricorrono alla punizione totale dell’umanità: in un’assemblea gli dèi giurano e di approvare la decisione unanime e di non vanificarla con il loro comportamento. Tutti si adeguano alle nuove decisioni, eccetto Ea, che rivela in un sogno ad Atramḫasis quanto sta per succedere, assieme all’invito di costruire una barca per potersi salvare.

L’eroe del Diluvio Universale, Utanapištim, — siamo alla terza tavola — costruisce la barca che non verrà sommersa dalle acque, e che lo salverà assieme alla famiglia e alle specie animali della terra. Finito il Diluvio, si assiste ad un diverbio furioso tra le massime divinità, soprattutto Enlil ed Ea, alla fine del quale l’eroe del Diluvio viene elevato al grado delle divinità, mentre l’uomo del futuro dovrà sopportare delle restrizioni gravi, come malattie, che lo accompagneranno per sempre in questa valle di lacrime.

A. Versione paleobabilonese

Testo: D. SHEHATA, GAAL 3 (2001); W. G. LAMBERT - A. R. MILLARD 1969: le fonti elencate seguono la nomenclatura di Lambert- Millard.

Redazione paleobabilonese: l’opera di Nūr-Aja

A = BM 78941+78943
(Bu 89-4-26, 234+236)
CT 46 1 I. i 1-50, 52
ii 57-114
iii 115-130;
139-170
iv 209-227
v 228-251
vi 281-308;
319-320;
322;
324-325;
327-333;
vii 334-389
viii 390-416
B = MLC 1889 RT XX, 56-58
YOR V/3, pl. I-II
BRM IV, I
II i 1-20
ii 8-9;
13-24
vii 37-54
viii 33-37
C1 = BM 78942+78971+80385
(Bu 89-4-26, 235+266+Bu 91-5-9. 524)
CT 46 3 III i 28-50
ii 28-55
iii 3-54
iv 3-28;
39-48
v 8-14;
28-52
vi 1-27;
38-51
vii 1-27
viii 3-19
C2 = MAH 16064 JCS 5, 18; RA 28,
92,94; AḪ, Pl. 7-8
III i 11-26
ii 9-12
vii 36-41
D = Ni 2552-2560+2564 AḪ, Pl. 1-6 + Coll.
Fs. Garelli
II i 2-23
ii 8-36
iii 1-35
iv 1-25
v 1-33
vi 1-32
vii 30-53
viii 31-37
E = B M 92608
(Bu 91-5-9,269)
CT 6 5 PBS X/&,
pl. III, IV = Le
poeme, pl. X;
CT 46 4
I 123-146; 188-
220; 271-300;
tracce c. 340
F = BM 17596a (94-1-15, 310a) CT 46 2 I non identificato; 103-124
G = BM 78257
(Bu 88-5-12, 113)
CT 44 20 + Coll.
in AḪ, pl. 11
I 156-166;
(182-197);
non ident.
AA = BM 22714D (94-1-15. 6a) Fs. Garelli, p. 411 sgg. I 195-215
AB = HE 529 Fs. Garelli, p. 397 sgg. II iv 4-25
v 15-36

Traduzione: LAMBERT-MILLARD 1969, pp. 42-105; LABAT 1970, pp. 26-36; VON SODEN 1969, pp. 415-432; ID. 1978, pp. 50-94; BOTTÉRO-KRAMER 1992, pp. 430-554; VON SODEN 1994, pp. 612-645; FOSTER 1994, pp. 161-185; DALLEY 1989, pp. 1-35.

ORDINAMENTO DEL MONDO DIVINO (I 1 I-IV 187)

ANUNNA ED IGIGI: I 1 1-36

Tavola I

I 1

Quando gli dèi erano uomini,

sottostavano alla corvée, portavano il canestro di lavoro;

– il canestro di lavoro degli dèi era troppo grande,

il lavoro oltremodo pesante, la fatica enorme –;

5

i grandi Anunnaku, i sette,

avevano imposto la corvée agli Igigi:

Anu, il loro padre, era il re,

il loro mentore era l’eroe Enlil;

il loro maggiordomo era Ninurta,

10

[e] il loro gendarme [En]nugi.

Essi avevano battuto le mani,

avevano gettato le sorti, e così gli dèi si erano suddivisi le competenze:

Anu era salito in cielo,

[Enlil] aveva preso per sé la terra con gli esseri viventi;

15

[il chiavistello], lo sbarramento del mare,

[essi avevano dato] ad Enki, il principe.

[Quelli di An]u salirono in cielo,

[quelli di Enki] scesero nell’Apsu;

quelli del cielo [… erano esentati dalla corvée],

20

(mentre) agli Igigi [fu imposto il canestro di lavoro].

[Gli dèi iniziarono] a scavare [i fiumi],

[essi aprirono i canali], la vita del paese;

[gli Igigi] scavarono [i fiumi],

[aprirono i canali, la v]ita del paese;

25

[gli dèi scavarono] il fiume Tigri,

[e l’Eufrate d]opo.

[nelle] fonti,

[essi in]stallarono;

[ ] l’Apsu,

30

[ ] …del paese.

[ ] il suo interno,

[ essi sol] levarono la sua punta;

[ ] tutte le montagne?:

[essi contarono gli anni] della corvée;

35

[ ] la grande laguna:

[gli anni essi con]tarono della corvée;

RIBELLIONE DEGLI IGIGI: I 1 37-IV 187

[per 2500] anni [gli Igigi] l’enorme

corvée sopportarono giorno e notte.

[Essi (però) mugu]gnavano, rodendosi il fegato,

40

[rimug]inando, mentre scavavano:

«Orsù! al nostro [soprintenden]te, il maggiordomo, vogliamo rivolgerci,

affinché egli ci liberi dalla nostra [pesan]te corvée;

[il signore], il mentore degli dèi, l’eroe,

[ors]ù, snidiamolo dalla sua abitazione!

45

[Enlil, il m]entore degli dèi, l’eroe

[ors]ù! snidiamolo dalla sua abitazione!»

[Il dio ….] aprì la sua bocca,

[così parl]ò agli dèi, suoi fratelli:

[ ] il maggiordomo dei tempi antichi,

50-56

non conservate

(J I = pB I 49-56)

 

1’

[«Orsù!] Uccidiamo il [maggiordom]o,

[ ] liberiamoci dal giogo!»

[Alla (allora)] aprì [la sua bocca e],

[così parl]ò agli dèi, suoi fratelli:

 

5′

«[Uccidiamo] il maggiordomo dei tempi antichi,

[un sostituto per lui] Enlil stabilirà;

un secondo [ ] Enlil stabilirà.»

8′

[ ] ….. [ ]

II

«Il men[tore degli] dèi, l’eroe,

orsù, snidiamolo dalla sua abitazione;

Enlil, [il ment]ore degli dèi, l’eroe,

60

orsù, snidiamolo dalla sua abitazione!

Ora, proclamate lo stato di guerra;
affrontiamo la guerra e la battaglia!»

Gli dèi prestarono ascolto alla sua incitazione;

nel fuoco gettarono i loro arnesi di lavoro,

65

le loro zappe (essi gettarono) nel fuoco,

66/67

con i loro canestri di lavoro / fecero un falò.

(K I = pB I 68-80)

1′

[Partiro]no quindi, [marciando compatti verso la por]ta del santuario

[dell’eroe Enlil].

Era notte, da poco passata la mezzanotte,

[(quando) il te]mpio fu circondato e il dio non [ne sapeva nulla]!

[Era notte, da poco passata la mezzanotte,]

5’

[(quando) l’Eku]r fu circondato ed Enli[l non ne sapeva nulla]!

[Kalkal] notò (qualcosa) [e si mise all’erta …],

tirò il chiavistello [ed osservò attentamente …]

[Kalkal svegliò subito [Nusku]]

[ed assieme si] misero ad ascoltare il rumoreggiare [degli Igigi].

[Nusku svegliò allora il suo padrone,]

10’

[buttandolo letteralmente giù] dal letto:

«[Mio signor]e, la tua [ca]sa è circondata.»

Partirono quindi, marciando compatti

verso la porta del santuario dell’eroe Enlil.

70

Era notte, da poco passata la mezzanotte,

(quando) il tempio fu circondato e il dio non ne sapeva nulla!

Era notte, da poco passata la mezzanotte,

(quando) l’Ekur fu circondato ed Enlil non ne sapeva nulla!

Kalkal notò (qualcosa) e si mise all’erta …,

75

tirò il chiavistello ed osservò attentamente […]

Kalkal svegliò subito [Nusku]

ed assieme si misero ad ascoltare il rumoreggiare [degli Igigi].

Nusku svegliò allora il suo padrone,

buttandolo letteralmente giù dal letto:

80

«Mio signore, la [tua] casa è circondata,

[la battaglia] è giunta ormai [alla tua porta]!

Enlil, la tua casa è circondata,

[la battaglia] è giunta ormai alla tua porta!».

Enlil fece portare [le armi] nella sua abitazione.

85

Enlil aprì allora la sua bocca,

così si rivolse al suo araldo Nusku:

«Nusku, spranga la tua porta,

prendi le tue armi e poniti a mio scudo».

Nusku sprangò la sua porta,

90

prese le sue armi e si pose a scudo di Enlil.

Nusku aprì la sua bocca,

così parlò all’eroe Enlil:

«Mio signore, la tua faccia è (del colore del) tamarisco!

Essi sono i tuoi propri figli, perché hai paura?

95

Enlil, la tua faccia è (del colore del) tamarisco!

Essi sono i tuoi propri figli, perché hai paura?

Manda (messi) da Anu, perché lo facciano scendere giù,

(e) da Enki, perché (lo) conducano al tuo cospetto».

Egli mandò (messi) ed Anu fu fatto venire giù,

100

ed Enki fu condotto al suo cospetto.

Anu era presente, il re del cielo,

il re dell’Apsu, Ea teneva le orecchie aperte.

(Quando) i grandi Anunnaki furono seduti,

Enlil si alzò, la seduta [fu (dichiarata) ape]rta:

105

Enlil aprì (allora) la sua bocca,

così parlò ai [gran]di [dèi]:

«Proprio contro di me si stanno rivoltando!

Debbo ora io ingaggiare una battaglia [?]

Che cosa non ho visto con i miei propri occhi:

110

la battaglia ha raggiunto la mia porta!»

Anu aprì allora la sua bocca,

così parlò all’eroe Enlil:

«Il motivo per cui gli Igigi

si sono accalcati alla tua porta,

III 115

vada Nusku ad [accertarlo!]

Le disposizioni … [ ]

ai [tuoi] fi[gli»]

Enlil allora [aprì] la sua bocca,

così parlò al[l’araldo Nusku:]

120

«Nusku, apri la [tua porta],

pre[ndi] le tue armi [e recati all’assembramento];

davanti all’assemblea [di tutti gli dèi]

(L = pB I 106-122)

(Enlil aprì la sua bocca,)

1’

[così parlò] agli d[èi, suoi] frate[lli]:

«Proprio contro di me si [stanno riv]oltando!

[ ] ….. [ ]

Che cosa [non ho visto] con i miei propri occhi:

5’

[la battaglia] ha raggiunto [la mia] porta!»

Anu aprì allora la [sua] bocca,

così parlò a suo fratello, [l’eroe Enlil]:

«[Il motiv]o per cui gli Igi[gi si sono accalcati alla tua porta],

vada Nusku ad ac[certarlo!]»

inginocchiati, quindi alzati e [ripeti] il nostro [messaggio],

dicendo: «[Anu, vostro padre,] mi ha inviato (a voi)

125

e il vostro consigliere, [l’eroe Enlil],

il vostro maggiordomo, [Nin]urta

e il vostro gendarme, [En]nugi.

Chi è [l’istigatore] dell’insurrezione?

Chi è [il promotore] delle ostilità?

130

Chi è colui che [ha incitato] alla lotta,

(e) [al combattimento … contro Enlil?]»

Nel suo[ ]

[ ] … Enlil.

[Nusku si recò all’assemblea] di tutti gli dèi,

135

[si inginocchiò, si alzò e il loro messaggio] egli spiegò,

dicendo: «Anu, vostro padre [mi ha inviato (a voi)]

e il vostro consigliere, l’eroe Enlil,

[il vostro maggiordomo], Ninurta

[e il vostro gendarme], Ennugi.

140

Chi è [l’istigatore] dell’insurrezione?

Chi è [il promotore] delle ostilità?

Chi è colui che [ha incitato alla lo]tta,

(e) [al combattimento … contro En]lil?»

Nel [suo ]

145

…… [ En]lil:

«Tutti [noi dè]i insieme abbiamo dichiarato la guerra,

147/148

convocando [un’assemblea nelle fosse sca]vate:

il canestro di lavoro [troppo grande ci stava quasi uccidendo],

150

tanto era pesante [il nostro] lavoro, [eccessiva la nostra fatica].

E così [noi dèi], tutti insieme

ci siamo pronunziati unanimemente [di rivoltarci contro Enlil!»]

Nusku prese [le sue armi ………,]

andò … [ ]

155

«Mio signore, nel [luogo dove tu] mi avevi inviato,

io mi recai, [ ];

io informai [ ], la grande [ ]

……[ ] ………

“[Tutti noi d]èi insieme

160

abbiamo dichiarato la guerra,

convocan[do un’assemblea nelle fosse scavate]:

il ca[nestro di lavoro] troppo grande ci stava quasi uccidendo,

tanto [era pesante] il nostro la[voro], troppo grande la [nostra

[fatica].

[E così] noi dèi, tut[ti insieme],

165

ci siamo [pronun]ziati unanimemente di rivoltarci contro Enlil!”»

(Appena) Enlil udì questo discorso,

(sulle sue guance) cominciarono a scendere le lacrime.

Enlil riflettè sul suo (= di Nusku) discorso,

e (così) par[lò all’er]oe Anu:

170

«[Con] te in cielo io salirò»,

IV 171-187

non conservate

(M 1-19 = pB I 163-181; K 1-9 = pB I 168-177; L II I’-7’ = pB I 169-175; N 1’-8’ = pB I 172-179)

 

0

[il canestro di lavoro ci stava quasi uccidendo],

1

[tanto era pesante il nostro lavoro, troppo grande] la nostra [fa]tica.

[E così] (noi) dèi, tutti [insie]me,

ci siamo pronunziati unanimemente di rivoltarci contro Enlil!»

[(Appena) Enlil [ascoltò] questa [risposta],

5

[sulle sue guance comin]ciarono a scendere le lacrime.

Enlil fu frastornato da ciò che aveva appreso,

e (così) parlò a suo fratello [Anu]:

«Con te in cielo io salirò,

riprenditi le competenze, riappropriati dei tuoi poteri.

10

Quando gli Anunnaki saranno seduti davanti a te,

convoca un (altro) dio, siano affidate a lui le mie competenze».

Anu aprì la sua bocca,

così parlò al dio, suo fratello:

«Di quale colpa li possiamo accusare?

15

Oltremodo pesante era il loro lavoro, insopportabile la loro fatica;

o[gni giorn]o la terra [ ] ….

[il lavoro era troppo pe]san[te (e) noi potevamo u]dire il lamento!

CREAZIONE DELL’UOMO: I IV 188-VII 351

CREAZIONE DI LULLU: I IV 188-V 248

[(Ma ora) dobbiamo] ottemperare [ad una incombenza]:

«È presente B[elet-ili, la dea-m]adre;

190

possa la dea-madre partorire creando,

in modo che l’uomo possa portare il canestro di lavoro degli dèi».

Essi convocarono la dea e chiesero

alla dea-madre degli dèi, la saggia Mami:

«Tu sei la dea-madre, creatrice dell’umanità,

195

crea l’uomo primigenio, ché possa portare il giogo;

possa portare il giogo, l’incombenza di Enlil,

possa l’uomo sollevare il canestro di lavoro degli dèi».

Nintu aprì la sua bocca

e parlò ai grandi dèi:

200

«Io non ho il potere di fare ciò,

solo con l’aiuto di Enki è possibile la sua realizzazione;

è proprio egli che può rendere pura ogni cosa

che egli mi dia dell’argilla, in modo che io possa far ciò».

Enki aprì (allora) la sua bocca

205

e disse ai grandi dèi:

«Per il primo, il settimo e il quindicesimo giorno del mese

voglio istituire un rito purificatorio, un bagno.

Che un dio venga immolato,

e quindi gli dèi si purificheranno mediante immersione.

210

Con la sua carne e il suo sangue

possa Nintu mescolare l’argilla,

in modo che dio e uomo

siano mescolati insieme nell’argilla.

Che nei tempi futuri noi ascoltiamo il tamburo,

215

grazie alla carne del dio che vi sia l’eṭemmu;

che esso venga inculcato al vivente come suo marchio,

un marchio che non deve essere fatto cadere in oblio,

[l’eṭemmu

Nell’assemblea essi risposero «sì»,

219-220

 i grandi Anunnaki, i responsabili dei destini.

Nel primo, settimo e quindicesimo giorno del mese

egli istituì un rito purificatorio, un bagno.

We’e, il dio che ha l’intelligenza,

essi immolarono nell’assemblea.

225

Con la sua carne e il suo sangue

Nintu mescolò l’argilla.

(0 1-8 = pB I 226-233]

0’

[dio e uomo]

 

1

[Nintu mescolò insieme con] l’argilla.

[Nei tempi futuri] il tamburo fece udire,

(l’eṭemmu essa) inculcò [al vivente come suo marchio],

[un marchio (vi fu) che non deve essere fatto cadere in oblio], l’eṭemmu!»

5

[Dopo che essa ebbe mescolato] la sua argilla,

[convocò] gli Anunnaki, i grandi dèi;

gli Igigi, i grandi [dèi]

[sputarono sulla sua argilla].

Nei tempi fut[uri essi ascoltarono il tamburo],

grazie alla carne del dio [vi fu] l’eṭemmu;

esso venne indicato al vivente come suo marchio,

230

un marchio [vi fu], che non deve essere fatto cadere in oblio,

[l’eṭemmu!

Dopo che ebbe mescolato l’argilla,

essa convocò gli Anunnaki, i grandi dèi,

gli Igigi, i grandi dèi,

sputarono sull’argilla.

235

[Ma]mi aprì la sua bocca,

[così pa]rlò ai grandi dèi:

«[Un com]pito mi avete affidato

ed io l’ho portato a termine

(e) voi avete immolato il dio con la sua intelligenza;

240

la vostra pesante corvée io ho annullato,

il vostro canestro di lavoro ho imposto all’uomo,

(così) voi avete regalato il lamento all’umanità;

io (infatti) ho sciolto il (vostro) giogo, [stabilen]do l’esenzione

[dal lavoro».

(Appena) essi udirono questo suo discorso,

245

accorsero tutti e baciarono i suoi piedi, (dicendo):

«Prima [solevamo chiamarti] Mami,

247/248

ora sia «Sign[ora di tutti gli dèi» il tuo] no[me!]»

PROCREAZIONE DELL’UOMO I v 249-VII 351

Entrarono (quindi) [nella casa del destino],

250

il principe [Enki e la saggia Mami];

251-271

non conservate

 

(P 1-22 = pB I 237-260)

(pB I 235-236: [Ma]mi aprì la sua bocca,/ [così pa]rlò ai grandi dèi:)

1

«[Il compito che mi avete affidato, io l’ho portato a termine;]

[alla specie umana] che io ho partorito,

[ ] all’umanità

[il vostro canestro di lavoro] ho imposto;

5

[voi avete regalato il lamento] all’umanità;

[avete infatti ucciso un dio] assieme alla sua intelligenza!»

[(Appena) essi udirono questo] suo discorso,

[accorsero tutti e bacia]rono i suoi piedi.

«[Prima] solevamo chiamarti Mama,

10

ora sia [“Signora di] tutti gli dèi” il tuo nome!».

[Entraro]no (quindi) nella casa del destino,

[il princi]pe Ea e la saggia Mama;

quando egli ebbe radunato

15

le dee della nascita, estrasse la creta alla presenza di lei;

essa allora cominciò a recitare lo scongiuro,

(mentre) Ea, seduto davanti a lei, la assisteva.

 

Dopo che essa terminò il suo scongiuro,

essa prese 14 grumi di creta:

20

sette essa dispose a destra,

sette a sinistra;

tra di loro essa depose il mattone;

[ ]… il cordone ombelicale

272

[ ] suo petto,

[ ] …la barba,

[ ] la guancia del giovane;

275

[nei fiu]mi e per strada

[amo]reggiavano la donna e il suo uomo.

Le dee-madri erano convenute,

[sed]eva (là anche) Nintu

e contava i mesi.

280

[Nella casa] dei destini essi aspettavano il decimo mese.

Giunse il decimo mese:

sbucciò (allora) le stecche, aprì l’utero;

splendente e gioiosa era la sua faccia:

copertasi il capo,

285

essa funse da levatrice.

286/287

Essa cinse i suoi lombi, / mentre pronunziava la benedizione;

tratteggiò un cerchio con la farina e vi dispose dentro un

[mattone,

(dicendo: «Proprio [io] ho creato, le mie mani l’hanno fatto;

290

la levatrice possa gioire nella casa della (donna) “consacrata”.

Là dove la partoriente si sgrava

292/293

e la madre stessa del bimbo partorisce,

venga deposto il mattone per nove giorni!

295

Nintu, la dea-madre venga onorata.

Invoca Mami, la loro [sorell]a,

lo[da] la dea-madre, / st[endi] la stuoia!

Quando [ ] il letto viene preparato,

300

possano insieme amoreg[giare la don]na e il suo sposo.

Quando la donna e il suo uomo celebrano lo sposalizio,

possa gioire Ištar nella casa [del suocero]!

Per nove giorni [venga] celebrata una festa,

[essi possano invocare] Ištar come Išḫara».

305

Nel [ ] … al tempo del destino

[ avete ……] chiamato.

 

307-327

non conservate

 

(P v. 1-17 = pB I 288-306)

1′

[tratteggiò un cerchio con la farina e vi d]isp[ose dentro un

[mattone],

[(dicendo: «Proprio [io] ho creato], le mie mani [l’hanno fatto];

[la levatrice] possa gioire [nella casa della (donna) “consacrata”].

[Là dove la partoriente si] sgrava

5′

(e) [la madre] stessa [taglia il cordone ombelicale],

venga deposto il mattone [per nove giorni!]

[ ] la dea-madre [venga onorata];

[quando, per istituire il ma]trimonio,

[essi nella casa del suocero osan]nano Ištar,

10′

loda [la dea-madre],

[loda] Keš;

 

12’-13’

molto lacunose

 

[che essi gio]iscano [per nove giorni],

15’

[fa sì che essi invo]chino [Ištar come Išḫara]

[ ] al tempo [del destino]

[ ] …. [ ]»

328

L’uomo [ ]

purifichi l’abi[tazione !]

330

Il figlio a [suo] padre [ ]

…. [ ] …. [ ]

Essi si siedono

[ proprio egli porta [ ]

VII

Egli vide e [ ]

335

Enlil … [ ]

Essi afferrarono i [ ]

nuove zappe e picconi essi modellarono;

essi costruirono grandi dighe

per (procurarsi) il cibo della gente, il nutrimento [degli dèi].

 

340-351

non conservate

RIBELLIONE DEGLI UOMINI E PIAGHE DIVINE: I VII 352-II VI 30… 1a PIAGA: I VII 352-VIII 425

[Non erano ancora trascorsi] 1200 anni,

[che il paese si estese a dismisura], gli uomini divennero sempre

[più numerosi.

Il paese rumoreggiava [come un toro],

355

il dio si inquietò per il [loro frastuono].

[Enlil udì] il loro clamore;

[così parlò] ai grandi dèi:

«Il tumulto dell’umanità [mi è diventato insopportabile],

[a causa del loro frastuono] non posso prendere sonno!

360

Date l’ordine affinché vi sia un’epidemia!»

 

361-363

non conservate

Ma egli, [Atramḫasis]

365

– il suo dio è Enki – teneva le orecchie [ben aperte].

Egli colloquiava [con il suo dio],

e questi, il suo dio, [parlava] con [lui].

Atramḫasis [aprì la sua] bocca,

così parlò al [suo signore]:

370

«Fino a quando … [ ];

vogliono essi forse addossarci la malattia fi[no alla nostra morte?»]

Enki aprì la sua bocca,

così parlò al [suo] servo:

«Gli Anziani al tempo stabilito

375

si riuniscano a consulto nella tua casa!

Fate sì che gli araldi proclamino,

che essi facciano udire la (loro) voce nel paese:

“Non onorate i vostri dèi,

non rivolgete preghiere alle vostre dee!

380

Recatevi alla porta di Namtar,

portate una focaccia davanti ad essa! ”

Possa l’offerta di farina essergli gradita,

cosicché egli possa arrossire di vergogna per il dono

e sollevi la mano».

images

Eroe (Gilgameš?) con un piccolo leone, da Khorsabad (Dur-Sarrukin),

Palazzo di Sargon II. Secolo VIII a.C.

(Parigi, Louvre).

 

385

Atramḫasis accolse il suggerimento,

raccolse gli Anziani nella sua casa;

Atramḫasis ap[rì] la sua bocca,

[così pa]rlò agli Anzia[ni]:

«O Anziani, al tempo stabilito [vi ho convocato],

VIII 390

[il mio signore ha detto: «Riunitevi a consulto nella] tua

[casa!»

Fate sì che gli araldi proclamino,

che essi facciano udire la (loro) voce nel paese:

«[Non onorate] i vostri dèi,

[non rivolgete pre]ghiere alla vostra [dea]!

395

[Recatevi] alla porta di [Namtar],

[portate una focaccia] davanti ad essa!

[Pos]sa l’offerta di farina essergli gradita,

cosicché egli possa arrossire di vergogna per il dono

e sollevi la mano».

400

[Gli Anziani ascoltarono le sue] parole,

un tempio a Namtar / essi costruirono nella ci[ttà].

Essi diedero l’ordine e gli [araldi] proclamarono,

e que[sti fecero ud]ire la (loro) voce [nel paese].

405

Essi [non] onorarono più [i loro dèi],

[non] rivolsero preghiere alla [loro dea]!

Essi si recarono alla [Porta di Namt]ar,

[portarono] una focaccia davanti ad [essa]!

[L’offe]rta di farina gli fu gradita,

410

cosicché egli [arrossì] di vergogna per il do[no]

e [solle]vò la mano.

[Così l’epidemia si ritr]asse da loro,

[e gli dèi] poterono tornare [ai loro sacrifici].

[ ]

415

le lo[ro sembianze] tornarono sane.

Non erano ancora trascorsi 1200 [anni].

26

416 (righe)

Tavola prima: «Quando gli dèi erano uomini».

420

    Le sue righe (sono) 416,

    Mano di Ku-Aja, lo scriba apprendista.

422-425

(Formula di datazione del 12° anno di regno di Ammiṣaduqa)

(Q r. + v. = pB I 411-416 + II i 1-13)

e [solle]vò la mano».

[Così l’epidemia si ritr]asse da loro,

[e gli dèi] poterono tornare [ai loro sacrifici].

 

414-415

non conservate

2a PIAGA: II 1 1-11 41

Tavola II

I (B, D)

 

1

Non erano ancora trascorsi 1200 anni,

che il paese si estese a dismisura, gli uomini divennero sempre più

[numerosi.

Il paese rumoreggiava come un toro,

il dio si inquietò per il loro frastuono.

5

Enlil udì il loro clamore;

così parlò ai grandi dèi:

«Il tumulto dell’umanità mi è diventato insopportabile,

a causa del loro frastuono non posso prendere sonno!

Tagliate gli approvvigionamenti per la gente,

10

che vi sia penuria di cereali per soddisfare la loro fame.

Adad trattenga la sua pioggia,

e sotto, l’inondazione / non salga dall’abisso.

15

Possa soffiare il vento / e seccare il suolo;

possano le nuvole gonfiarsi, / ma non liberare la pioggia;

possano i campi diminuire i loro raccolti,

possa Nisaba bloccare le sue mammelle.

20

Non vi sia la gioia tra loro,

[ ] venga annullato.

Non vi sia [ ]

 

23 sgg.

non conservate

 

II (B, D)

 

 

1-12

non conservate

 

13

«[Gli Anziani al tempo] stabilito

[si riuniscano insieme nella (tua) c]asa a consulto.

15

[Fate sì che] gli araldi [proclamino],

che essi facciano udire la loro vo]ce nel paese:

“Non onorate i vostri dèi,

non rivolgete preghiere alla vostra [dea!]

Andate piuttosto [alla porta di] Adad,

20

portate una focaccia [davanti ad essa!]”

Possa [l’offerta di farina] essergli gradita,

cosicché egli possa arrossire di vergogna per il dono / e sollevi la mano.

Egli di giorno faccia scendere la nebbia,

25

e di notte possa far cadere / furtivamente la rugiada,

cosicché la terra produca di nascosto il doppio».

Un tempio ad Adad essi costruirono nella città.

Essi diedero l’ordine e gli araldi proclamarono,

30

e questi fecero udire forte la (loro) voce nel paese;

essi non onorarono i loro dèi,

essi [non] rivolsero preghiere alla loro dea,

ma si [recarono] alla porta [di Adad]

e [portarono] una focaccia davanti ad essa.

35

L’offerta di farina gli fu gradita,

ed egli arrossì di vergogna per il dono / e sollevò la mano.

Egli di giorno fece scendere la nebbia,

e di notte fece cadere / furtivamente la rugiada;

[i campi] produssero furtivamente il grano,

40

[la fame] non li oppresse;

le loro [sembianze] ritornarono [gradevoli]

3a PIAGA: II 11 42-VII 30

II 42 sgg.

non conservate

III (D)

1

[ ]….

[ ] del suo dio,

[ ] pose il suo piede.

Egli trascorreva i giorni piangendo,

5

e presentava oblazioni / al mattino.

Egli soleva colloquiare [con …] il dio,

prestando [attenzione] ai sogni.

Egli soleva colloquiare [con …] Enki,

10

prestando [attenzione] ai sogni.

[ ] tempio del suo dio,

[ ]sedeva e piangeva.

[ ] …[pose]

[ ] sedeva e piangeva.

15

[Quando il corso d’acqua era c]almo,

[a mezzanotte, egli faceva un’o]fferta.

[Quando giungeva il momento di do]rmire,

egli si rivolgeva [al corso] d’acqua:

«Possa [il corso d’acqua] prenderla e il fiume trasportarla,

20

che [ ]!

Al cospetto di [ ], mio [ ]

Possa veder[la ],

Possa egli [ ]

cosicché io, di notte, [possa avere un sogno!]»

25

Dopo aver affi[dato al corso d’acqua il suo messaggio],

egli, rivolto al fiume, [sedeva in lacrime];

sulla spiaggia [ ]

all’Apsu [giunse (così) la sua richiesta].

Enki udì [il suo lamento],

30

[convocò] i suoi laḫmu [e disse loro]:

«L’uomo che [trascorre i giorni piangendo, è ………];

possa costui [ ]

andate, l’ordine [ ]

chiedete[gli pure e riferitemi quale sia il problema del suo

[paese]».

III 35 sgg.

non conservate

IV (D)

1

In alto [la volta del cielo fu sigillata]

e sotto l’acqua non / s[aliva dall’abisso];

la terra non partorì più,

5

l’erba non cresceva [ ];

la gente non si vedeva [ ].

I campi neri divennero bianchi,

l’ampia steppa era incrostata di sale.

Il primo anno essi si nutrirono raccogliendo erba,

10

il secondo anno essi esaurirono le riserve.

Ven[ne] il terzo anno,

e le loro sembianze divennero [pallide] a causa della fame.

[Le loro facce] erano coperte come da malto,

ed essi ansimavano come moribondi.

15

[Le loro] facce erano di colorito verdastro,

essi camminavano piegati [per strada].

Le loro ampie spalle [si restrinsero],

le loro lunghe gambe [si accorciarono].

Il compito che essi avevano ricevuto [ ],

20

davanti a [ ].

Essi erano presenti [ ];

la decisione [ ]

davanti a [ ]

 

IV 24 sgg.

non conservate

 

V (D)

 

 

  1-25

non conservate

 

26

[ ] … [ ]

Essi diedero l’ordine[ ]

le barriere [ ]

… [ ] … [ ]

30

Nel quinto [ ]

… [ ] … [ ]

le barriere … [ ]

… [ ] … [ ]

le barriere [ ]

35

era fermo [ ]

…. [ ]

un melograno … [ ]

Egli era pieno di furore verso [gli Igigi].

«[Tutti noi], i grandi Anun[naki]

40

avevamo all’unani[mità] deciso un piano.

Anu controllava [Adad] di sopra,

io controllavo la ter[ra, sotto;]

là dove Enki [andò,]

egli sciolse il giogo [e istituì la libertà].

45

Egli procurò [l’abbondanza per la gente],

ed esercitò [il controllo (?) con la bilancia (?)»].

Enlil [aprì] la sua bocca,

[così parlò] all’araldo Nusku:

«Che i 50 laḫmu siano con[dotti da me],

50

che essi si presentino al m[io] cospetto!»

I 50 laḫmu furono condotti da lui,

e l’eroe [Enlil] così li apostrofò:

«[Tutti noi], i grandi Anunnaki

avevamo all’unanimità deciso un piano.

55

Anu controllava [Adad] di sopra,

io controllavo la terra, sotto;

là dove [andaste] voi,

[avete sciolto il giogo e istituito la libertà].

[Voi avete procurato l’abbondanza per la gente],

60

[ed esercitato il controllo (?) con la bilancia (?)»].

 

VI (D)

 

1

[ ] del mare,

[ ] … ad … [ ]

[ ] … loro

[ ] …

5

[ ] … loro

[ ] …… un piano,

7-9

non conservate

10

Adad [fece scendere] la sua pioggia,

[ ] riempì i campi,

[e] le nuvole coprirono ….

«[Non] date da mangiare alla sua gente,

[e non] fornite loro l’approvvigionamento, l’abbondanza

[di Nisaba».

15

Ma [il dio] divenne sempre più preoccupato, mentre sedeva,

[nell]’assemblea degli dèi fu sopraffatto dall’ira.

[Enki] divenne sempre più preoccupato, mentre sedeva,

[nell]’assemblea degli dèi fu sopraffatto dall’ira.

[ ] calunnia nella sua mano,

20

[ ] …

[ ] degli dèi …

[essi erano furibondi, l’un contro l’altro], Enki ed Enlil:

«[Tutti noi, i grandi Anunnaki]

[avevamo] per l’unanimità [deciso un piano].

25

Anu controllava [Adad] di sopra,

io controllavo la terra, sotto;

là dove [sei andato] tu,

[avevi il compito di sciogliere il giogo e istituire la libertà],

[tu] avevi il compito di procurare l’abbondanza per la gente],

30

[ed esercitare il controllo (?)] con la bilancia (?)».

[ ] ………

[ ] l’eroe Enlil.

VII (B, D)

 

1-30

non conservate

IL DILUVIO UNIVERSALE: II VII 31-III VI 40

ASSEMBLEA DIVINA E DECISIONE DI MANDARE IL DILUVIO: II VII 31-VIII 37

[«Voi avete imposto] il vostro canestro di lavoro [all’uomo],

(così) [voi] avete regalato il lamento [all’umanità];

voi avete immolato [un dio] assieme [alla sua intelligenza],

(ma ora) voi dovete ….. e [avete il compito di creare il diluvio],

35

è infatti il vostro potere che deve essere usato [contro il vostro

[popolo!]

Voi eravate d’accordo con [ ] il piano,

ma lo avete stravolto!

Facciamo sì che presti giuramento …..

il principe Enki!»

40

Enki aprì la sua bocca,

così parlò agli dèi [suoi fratelli]:

«Perché mi volete far pronunciare un giuramento?

Dovrei forse alzare la mia mano contro la [mia] gent[e]?

Il Diluvio del quale mi avete parlato —

45

Che cosa è? Io [non ne ho idea]!

Potrei forse io generare [un diluvio?]

Questo è opera di Enlil!

Possa egli scegliere e [ ],

50

possano Šullat e [Ḫaniš] / andare [avanti],

possa Errakal sradicare i pali d’ormeggio,

possa [Ninurta] andare e far traboccare [le dighe]!»

 

VIII (B, D)

 

 

  1-31

non conservate

L’assemblea [ ]

Non prestate attenzione a [ ]

Gli dèi stabilirono la distruzione totale,

35

ed E[nlil] compì un’azione perversa contro la gente.

Atramḫasis aprì la sua bocca,

così parlò al suo signore:

PREPARATIVI DI ATRAMḪASIS: III I 1-11 47

Tavola III

 

I 1

Atramḫasis aprì la sua bocca,

così parlò al suo signore:

 

 

3-10

non conservate

 

11

[Atramḫasi]s aprì la sua bocca,

[così parlò] al suo signore:

«Illuminami sul significato [del sogno],

affinché io ne comprenda l’inizio e la fine!»

15

[Enki] aprì la sua bocca,

così parlò al suo servo:

«Tu dici: “Cosa ho visto / mentre dormivo?”,

poni attenzione (invece)

20

a quanto io ti dico: Parete, ascoltami!

Parete di canna, indaga ogni mia parola!

Abbatti la tua casa, costruisci una nave,

abbandona la ricchezza, / cerca la vita!

25

La nave che tu devi costruire -

le sue misure siano eguali,

 

27-28

non conservate

come l’abisso ad essa falle un tetto.

30

Affinché Šamaš non vi veda dentro,

chiudila ermeticamente sopra e sotto.

Che la struttura sia solida,

il bitume resistente, in modo che tu renda (la nave) sicura!

Io poi farò scendere per te

35

abbondanza di uccelli, ricchezza di pesci».

Egli aprì la clessidra e la riempì,

comunicandogli l’arrivo del Diluvio fra sette notti.

Atramḫasis ricevette il messaggio,

(e) radunò gli Anziani alla sua porta.

40

Atramḫasis aprì la sua bocca

e così parlò agli Anziani:

«Il mio dio [è in disaccordo] con il vostro dio,

Enki ed [Enlil] sono in guerra tra loro;

essi mi hanno buttato fuori [dalla mia casa].

45

Poiché continuamente io riv[erisco Enki],

egli mi ha informato di questa situazione.

Io (di conseguenza) non posso più vivere nel [vostro paese],

non po[sso più mettere piede] nella terra di Enlil.

[Io scenderò all’Apsu, per stare] con il (mio) dio.

50

[Ques]to è quanto egli mi ha ordinato [ ]».

 

51-55

non conservate

 

II

 

 

  1-9

non conservate

 

10

Gli Anziani [ ]

il falegname [porta la sua ascia],

il giuncaio porta [la sua] pi[etra(?)];

il bitume [ha portato il ragazzo],

mentre il povero [ha procurato il necessario].

15

… [ ]

egli …. [ ]

… [ ]

Atr[amḫasis ]

 

19-28

non conservate

 

29

ha portato [ ]

 

30

tutto ciò che [aveva d’argento, egli lo caricò sulla nave],

tutto ciò che [aveva d’oro, egli lo caricò sula nave];

puri (animali) [ ]

grassi (animali) [ ]

egli catturò [e fece salire a bordo];

35

gli alt[i uccelli] del cielo,

il bestia[me,]

gli anima[li ] della steppa

[nella nave] egli fece entrare.

[Quando fu co]mpiuto il mese,

40

[ ] il suo popolo egli invitò.

[ ] al banchetto,

[ ] egli fece salire la sua famiglia.

Si mangiava a sazietà,

si beveva a sazietà!

45

Ma egli andava e veniva,

non poteva stare fermo, non riusciva ad accovacciarsi:

il suo cuore era infranto, vomitava bile!

LA TEMPESTA E SUE CONSEGUENZE: III II 48-VI 40

La configurazione del tempo cambiò,

Adad tuonava tra le nuvole.

50

Quando egli percepì l’urlo di Adad,

pece fu portata (ed) egli sigillò la porta.

Mentre egli sprangava la sua porta,

Adad continuava a muggire tra le nuvole.

Al suo alzarsi, infuriarono i venti,

55

egli (allora) tagliò la gomena e liberò la nave.

III

1-3

non conservate

[ ] …..

5

[ ] … la tempesta;

[ ] vengono aggiogati.

[Zu] con i suoi [art]igli

[strappa] i cieli;

[ ] il paese,

10

[come fosse un vaso], esso spezzò il suo frastuono.

[Si sprigionò] il Diluvio,

la sua potenza si abbattè sulla gente [come un’arma da guerra].

(A causa del buio) il fratello non vede più il suo fratello,

[non] erano più riconoscibili nel disastro.

15

[Il Diluvio] muggiva come un toro,

[come] un asino selvatico ragliante / [ululavano] i venti.

Dense erano le tenebre, Šamaš non c’era più,

[ ] come mosche.

20

[ ] … del Diluvio,

[ ] … [ ]…

[ ]…

[ ] l’urlo del Diluvio.

[Il cuor]e del dio era furibondo,

25

[Enki] era fuori di sé,

[(vedendo)] che i suoi figli erano annientati

proprio in sua presenza.

[N]intu, la signora grande,

schiumava dalla sua bocca;

30

gli Anunnaki, i grandi dèi,

sedevano affamati ed assetati.

Vide (ciò) la dea e si mise a piangere la dea-madre,

la saggia Mami, (dicendo:)

«Possa il giorno oscurarsi,

35

possa diventare sempre più buio!

(Ed) io, nell’assemblea degli dèi,

come ho potuto, / assieme ad essi, ordinare la distruzione?

Enlil (ora) è sazio, dopo aver fatto ordinare la distruzione totale!

40

Come (mai) quel Tiruru / ha pronunciato un tale abominio?

(Rivolto proprio) contro tutta me stessa

il loro lamento ho udito disdegnandolo;

(ed ora) fuori da ogni mio controllo, come mosche

45

è diventata la mia progenie!

Ed io, come colui che abita

nella casa del pianto,

non ho più la forza di gemere!

Devo io (forse) salirmene in cielo,

50

quasi dovessi risiedere nella casa del tesoro?

(Ma) dove è andato Anu, il signore della saggezza?

Gli dèi, suoi figli, hanno ascoltato il suo pronunciamento,

e senza riflettere, hanno ordinato il Diluvio,

consegnando la gente alla distruzione!»

55

[ ]

IV

1-3

non conservate

N[intu] piangeva [ (dicendo):]

5

«Che cosa?! Hanno essi dato vita / al mare fl[uttuante]?

Come libellule / essi hanno riempito il fiume!

Come una zattera essi sono stati sbattuti contro la riva,

come una zattera nella steppa essi sono stati sbattuti contro la riva!

10

Io ho visto e ho pianto su di loro;

ho esaurito le mie lacrime per loro!»

Essa pianse e si sfogò;

Nintu gemeva / per la cocente disperazione.

15

Allora gli dèi piansero assieme a lei per il paese,

ed essa fu esausta del lamento / (ed) anelò (invano) la birra.

Dove essa sedeva, / essi sedevano e piangevano,

20

come pecore / essi riempivano il canale.

Le loro labbra erano screpolate per la sete,

avevano crampi per la fame.

Per sette giorni e sette notti

25

infuriò il nubifragio, la tempesta, il [diluvio].

Dove esso pas[sò ]

fu annienta[to ]

28-55

non conservate

v

1-29

non conservate

30

ai [quattro] venti [ ]

egli dispose [ ]

fornì cibo [ ]

[ ] ……

[Gli dèi odorarono] il profumo,

35

e [come mosche] si buttarono sopra l’offerta.

[Dopo] che essi ebbero gustato l’offerta,

si alzò Nintu e / cominciò a rimproverarli tutti:

40

«Dove è andato Anu, / il signore della saggezza?

È venuto forse Enlil alla fumigazione?

Proprio essi che senza riflettere hanno deciso il Diluvio,

consegnando (in tal modo) la gente alla distruzione?

Voi avete ordinato l’annientamento totale,

45

(sicché) le loro facce bianche sono diventate nere!»

Quindi essa si avvicinò alle «grandi mosche»

che Anu aveva forgiato e le strappò:

(dicendo:) «Mio è il suo dolore. / Che decreti il mio destino!

50

Che mi liberi dall’angoscia / e mi rassereni!

In verità …….. [… ]……..[ … ]

VI

 

1

In [ ],

q[uest]e “mosche” / siano lapislazzuli al mio collo!

Che io ricordi questi giorni! [ ] … [ ]».

5

[L’eroe Enlil] vide (allora) la nave,

e fu preso dall’ira nei confronti degli Igigi,

(dicendo:) «Noi tutti, i grandi Anunnaki,

avevamo unanimemente pronunziato un giuramento.

Donde è sfuggita la vita?

10

Come ha potuto l’uomo sopravvivere alla distruzione?»

Anu aprì la sua bocca

e così parlò all’eroe Enlil:

«Chi può aver escogitato ciò / se non Enki?

15

[Egli avrà trovato il modo di] rendere nota la (nostra) decisione!»

[Enki] (allora) aprì la sua bocca,

[così parlò] ai grandi dèi:

«[Certo! L’ho fatto proprio io (e) davanti a voi!

[Sono io l’artefice] della salvezza della vita ……….

20

[ ] dèi [ ]

[ ] il Diluvio

[ ] ………

[ ] il tuo cuore

[ ] e flettilo!

25

[Al colpevole] imponi la sua pena,

[e] chiunque contravviene al tuo ordine,

[ ] l’assemblea

28-37

non conservate

[ ] essa

[ ] hanno posto

40

[ho] calmato il mio cuore!»

NUOVA ORGANIZZAZIONE DEL MONDO: III VI 41-VIII 18

[Enlil] aprì la sua bocca,

[così pa]rlò al principe Enki:

«[Orsù], convoca Nintu, la dea della gestazione,

tu e lei consigliatevi nell’assemblea».

45

[Enki] aprì la sua bocca,

così [parlò] a Nintu, la dea della gestazione:

«[Tu, dea della ge]stazione, creatrice dei destini,

[ ] per la gente,

[ ] …..

50

[ ] vi sia!

[ ]

VII

 

1

Inoltre, che vi sia una terza categoria tra la gente,

che vi siano tra la gente donne che partoriscono e donne

[sterili.

Che vi sia tra la gente il demone-Pašittu

5

che strappi il neonato / dal grembo di colei che lo ha

[partorito.

Istituisci le donne-Ugbabtu, le donne-Entu e le donne-Igiṣītu,

e che vi siano per loro tabù e / così regoli le nascite!»

10-41

troppo frammentarie

(R 4-10)

 

4

olio [ ]

5

le regole per l’ umanità [ ]

6

il maschio [ ]

7

alla giovane [ ]

8

la giovane [ ]

9

il giovane uomo alla giovane [ ]

10

possa la giovane prendere [ ]

 

VIII

 

1-9

non conservate o troppo frammentarie

 

10

«Come noi abbiamo apportato [il Diluvio],

ma l’uomo è scampato [alla distruzione].»

«Tu (sei) il consigliere dei [grandi d]èi,

per un [tuo] ordine / ho scatenato la guerra.

15

Per la tua gloria, / questo canto

possano ascoltare gli Igigi ed esaltare la tua grandezza».

18

Io ho cantato a tutte le genti il Diluvio. Ascoltatelo!

B. Versione mediobabilonese

Il frammento mediobabilonese, appartenente al mito di Atramḫasis, contiene un brano della terza tavola paleobabilonese, quella cioè dove si accenna al colloquio di Ea con l’eroe del Diluvio.

a) I = CBS 13532 BE Ser. D V/I non identificato; (III i)

 

r.1

[ ]…

[ ] sono presenti,

[ ] sono presenti.

v.1

[ ] voglio spiegare,

[un diluvio] opprimerà le genti tutte insieme;

[ ] .. prima che il diluvio abbia inizio,

5

[ ] .. tutti quelli che ci sono ………

[ ] costruisci una nave grande.

[ ] che la struttura sia [ ] totalmente di giunchi.

[ ] Che essa sia una nave-Magurgur, dal nome «custode della vita».

[ ] con un tetto robusto copri(la).

10

[Nella nave che tu] farai,

[farai entrare] gli animali selvaggi della steppa, gli uccelli del cielo,

[ ] ammassa!

[ ] ……

14

tracce

b) Per un’altra versione, questa volta da Ras Šamra, ma dello

stesso periodo, si confronti 3. Il diluvio ad Ugarit.

C. Versioni neoassire

Secondo Lambert le 22 fonti assire, fino adesso inividuate, documentano tre tradizioni differenti:

1) la prima che ripercorre lo schema del mito attestato nel pB; esse sono: J, K, L, M, N, O, P, Q, R, BB, BC;

J e K probabilmente appartengono alla stessa tavoletta; lo stesso dicasi per O e P.

1) Fonti vicine alla redazione paleobabilonese:

J = K 10082 CT 46 7 (I 49-56); 109-111?
K = K 6235 CT 46 10 I 68-80; 168-177;
non identificato
L = K 6831 CT 46 12; Coll. AḪ, pl. 11 I 106-122; 169-175
M = K 7109+9979 CT 46 11 I 163-181
N = Bu 89-4-26,97 CT 46 8 I 172-179
O = K 14697 AḪ, Pl. 5 I 226-233
P = K 7816+13863 BA V, 688; CT 46 13 I 237-260; 288-306
Q = Sm 292 JSS V, 123
CT 46 14
I 410-II i 13; II i-ii
R = K 4539 BWL, pl. 65 III vii 10-18?
BB = K 17853 AfO 27, 74 I 202-208
BC = K 17752 AfO 27, 75 I 289-295

2) Nuova redazione neo-assira:

Il secondo gruppo abbraccia le fonti della redazione neo-assira del mito: S, T, U, Y, Z, BE, che chiaramente documentano una tradizione diversa del mito.

Probabilmente le fonti S, T ed U appartengono alla stessa tavoletta.

S = K 3399+3934+8562+ CT 15 49 I 18-40: I 170 sgg.;
(3399+3934) I 253 sgg.; I 352-II i;
CT 46 6 (8562) II ii-iii; II iv
T = K 12000C CT 13 31 II iv
U = BM 98977+99231 (Ki 1904-10-9, 6+263) JSS V 116 III i; III iii
Y = K 10097+10604+ Or 38, 533 Si veda sotto
Z+ = K 8562+18479+18572+16979 AfO 27 72 Si veda sotto
BE = K 21851 Fs. Garelli, 412 red. nA I 28-35

Al momento attuale si è potuto ricostruire la redazione nA del mito da diversi frammenti che fanno capo alla fonte S, come segue:

K 3399+3934+8562 [= S]+

10097+10604 [= Y]+

12000C [= T]+

16979+18479+18572 [= Z]+

21851 [= BE]

Ed ecco la sequenza della tavola originaria con le corrispondenze proposte:

S r. I 1’-21’[K 8562 I] (AḪ, 43) pB I 19-39
II 1-34[K 8562 II] (AḪ, 55 + AfO 27, 73) pB I 118-147
III 0’-2I[K 3399-3934] (AḪ 60 + xii + AfO 27, 73) pB I 251-271
v. IV 1-61 [K. 3399+] (AḪ, 106 sgg.) pB I 352-416 II i 1-23
V 1-33
VI 1-28

3) Le ultime cinque fonti del periodo neo-assiro non sembrano dipendere né dalla redazione pB né da quella neo-assira:

Al terzo gruppo appartengono le fonti che non sembrano avere rapporto né con l’edizione pB né con quella nA: V, W, BD, BF, BG.

Sicuramente alla stessa tavoletta appartengono S, Z e BE.

V = K 6634 CT 46 9 (I 189-191); (I 360 sgg.)
W = DT 42 IV R1 50, IV R2 Additions;
CT 46 15 + Coll. AḪ, pl. 11
(III i)
BD = Sm 365 AfO 27, 75 (III ii 38 sgg.)
BF = K 13347 Fs. Garelli, 412 (II 2a. Piaga)
BG = BM 93055 AfO 27, 76 (II v 11 (?))

A) NUOVA VERSIONE

 

S+Y+Z+BE

T

U

Tavola I S+T+Y+Z+BE

(S I = pB I 19-39)

 

l’

[ ] scesero giù,

[la rega]lità dell’Apsu,

[ ] scesero giù,

[quel]li di Ea.

5’

[co]minciano a scavare il fiume,

[ ] la vita del paese;

[ ] l’Eufrate dopo di esso;

[ ] nelle fonti

[ ] il loro [ ] essi installarono.

10’

[Per 10 anni (?)] essi portarono il canestro di lavoro,

[per 20 anni (?)] essi portarono il canestro di lavoro,

[per 30 anni (?)] essi portarono il canestro di lavoro,

[per 40 anni (?)] essi portarono il canestro di lavoro;

[ ] … Essi circondarono la sua porta (?);

15’

[ ] … paese

16’-21’

Segni in finale di riga [cfr. AfO 27, 73]

(S II 1-34 = pB I 118-147)

1’

[ ]

«…. [ ]

tu [ ]

prendi [ ]

5

[Quando gli Anunnaki] sono presenti [al tuo cospetto],

e quando è presente Belet-i[li, la dea della nascita],

scegline uno e metti[lo a morte!]»

(Anu) allora aprì la sua bocca, così parlò [all’araldo Nusku:]

«Nusku, apri la tua porta / [prendi] le tue armi [e recati

[all’assembramento];

10

davanti all’assemblea di tutti gli dèi inginocchia[ti …]

così parla a loro [….]

dicendo: «Anu, [vostro padre] mi ha inviato (a voi)

e il vostro consigliere, [l’eroe Enlil],

il vostro maggiordomo, Nin[urta] [e il vostro gendarme]

[Annugal.

15

Chi è l’istigatore dell’insurrezione? [Chi è il promotore delle

[ostilità?]

Chi è il dio che ha incitato [alla lotta],

cosicché la guerra è giunta fino alla [mia porta?] ”»

Nusk[u, avendo udito c]iò,

pr[ese] le sue armi [… ];

20

davanti all’assemblea dei grandi dèi, [si inginocchiò, … ];

[egli parlò] a loro [… :]

«Anu, [vostro padre mi ha inviato (a voi)]

[e il vostro consigliere, l’eroe E]nlil,

[il vostro maggiordomo, Ninurta e il vostro gendarme], Annugal.

25

[Chi è l’istigatore dell’insurrezione? Chi è il pro]motore delle

[ostilità?

[Chi è colui che [ha incita]to alla lotta,

[cosicché la guerra è giunta fino alla p]orta di Enlil?»

[I grandi dèi a]prirono [la loro bocca],

[così parlarono a Nusku, l’araldo] di Enlil:

30

[ ] grande,

[ ] gridò:

«[Noi, gli dèi (tutti), siamo gli istigatori dell’insurrezione! Noi], gli

[dèi (tutti), siamo i pro]motori delle ostilità!

[Noi siamo gli dèi che hanno incitato] alla lotta,

34

[cosicché la guerra è giunta fino alla porta di E]nlil!»

(S III 0’-21 = pB I 251-271)

A [ ]

1

… [ ] Ea parlò;

… [ ] egli l’assisteva.

Bel[et-ili] recitò lo scongiuro. Dopo che essa terminò lo

[scongiuro,

essa sputò sulla sua creta.

5

Essa prese quindi 14 grumi di creta, sette essa dispose a

[destra,

sette essa dispose a sinistra; tra di loro il mattone fu deposto.

Essa ….. il pelo?, essa …. il taglio del cordone ombelicale.

Essa convocò i saggi e gli esperti;

le 7 e 7 dee della nascita, sette (di esse) crearono maschi,

10

[sette (di esse)] crearono femmine,

le dee della nascita, creatrici del destino;

esse li completarono in paio,

esse li completarono in paio alla presenza di lei,

ché Mami concepì le regole della razza umana.

15

Nella casa della donna incinta in attesa (del parto)

possa il mattone venir collocato per sette giorni;

che Belet-ili, la saggia Mami venga onorata!

Possa la levatrice rallegrarsi nella casa della puerpera in attesa,

e quando la donna incinta partorisce,

20

che la madre del bimbo tagli lei stessa il cordone.

L’uomo alla [fanciulla]

[ ]…. [ ]

(S v. IV-V-VI = pB I 352-416; pB II I 1 - V 23)

IV 1

[Non erano ancora trascorsi 1200 anni], che il paese si estese a

dismisura, [gli uomini divennero sempre più numerosi].

Egli si inquietò [per il loro frastuono]

[a causa] del loro frastuono non poteva prendere [sonno]!

Enlil radunò la sua assemblea,

5

così parlò agli dèi, suoi figli:

«Il tumulto dell’umanità mi è diventato insopportabile!

Mi sono inquietato [per il loro tumulto],

[a causa del loro frastuono] non posso prendere sonno!

Date l’ordine affinché vi sia un’epidemia!

10

Fate sì che Namtar faccia diminuire il loro frastuono;

[(Var. V: [ ]

…. [ ]; il loro frastuono come [un uragano?])

come un uragano si abbattano su di loro

malattia, disagio, piaga e pestilenza». (Var. V: epidemia [ ])

Essi diedero l’ordine, e vi fu piaga,

Namtar diminuì il loro frastuono.

15

Come un uragano si abbatterono su di loro

malattia, epidemia, piaga e pestilenza.

Ma colui che è estremamente saggio, Atramḫasis

teneva le orecchie rivolte [al suo signore], Ea.

[Egli] colloquiava con il suo dio,

20

ed Ea parlava con lui.

Atramḫasis aprì la sua bocca per parlare,

[così si rivolse] al suo signore:

«Signore, la razza umana si lamenta,

la vostra [malattia] sta consumando il paese.

25

Ea, signore, la razza umana si lamenta,

[la malattia] inviata dagli dèi sta consumando il paese.

[Poi]ché voi ci avete creato,

[vogliate] allontanare malattia, epidemia, piaga e pestilenza».

[Ea aprì la sua bocca per] parlare, così si rivolse ad Atramḫasis:

30

«[Date l’ordine che] gli araldi [proclamino], che essi facciano

[udire la (loro) voce nel paese:

“[Non onorate i vostri dèi], non rivolgete preghiere alle vostre

[dee!

[Recatevi alla porta di Namtar], osservate i suoi riti,

[ ] l’offerta di una focaccia di sesamo

[ ] davanti ad essa!”

35

[ ] pronunciate una benedizione,

[ ] dono [ ] la sua mano».

(Tavola II pB)

(S IV 37)

[Enlil] radunò la sua assemblea, così parlò agli dèi, suoi figli:

«Non disponete per loro [ ] ….

La gente non è affatto diminuita, anzi è diventata più

[numerosa di prima!

40

Mi sono inquietato [per il] loro tumulto,

[a causa] del loro frastuono non posso prendere sonno!

Tagliate i rifornimenti di cibo per la gente,

la pianta della vita sia scarsa nei loro stomaci;

in alto, faccia Adad scarseggiare la sua pioggia,

45

di sotto, vengano bloccati (i fiumi) e dall’abisso non salga più

[acqua;

possano i campi diminuire i loro prodotti,

Nisaba allontani le sue mammelle!

// Possano i campi neri divenire bianchi,

possa la vasta steppa produrre sale;

possa il ventre della terra ribellarsi:

// che non spuntino più vegetali, che le pecore non ingrassino;

50

possa la pestilenza diffondersi tra la gente;

che gli uteri vengano ristretti e non facciano nascere bimbi».

Essi tagliarono i rifornimenti di cibo per

la gente, le verdure furono scarse nei loro stomaci;

in alto, Adad fece scarseggiare la sua pioggia

55

di sotto, furono bloccati (i fiumi) e dall’abisso non salì più

[acqua;

i campi diminuirono i loro prodotti,

Nisaba allontanò le sue mammelle!

// I campi neri divennero bianchi,

la vasta steppa produsse sale;

il ventre della terra si ribellò:

// le verdure non spuntarono più, e i cereali non germogliarono;

60

la pestilenza si diffuse tra la gente;

gli uteri si restrinsero e non fecero nascere bimbi.

v 1

Presso il chiavistello, [lo sbarramento del mare],

si mise di guardia [Ea assieme ai suoi laḫmu].

In alto, [Adad fece scarseggiare la sua pioggia],

di sotto, furono bloccati (i fiumi) e [dall’abisso non salì più

[acqua];

5

i campi diminuirono i [loro prodotti],

Nisaba [allontanò le sue mammelle!] //

[I campi neri divennero bianchi],

[la vasta steppa] produsse sale; //

[il ventre della terra si ribellò]:

[le verdure] non spuntarono più, e le pecore non [ingrassarono];

[la pestilenza si diffuse tra la gente]; //

[gli uteri si restrinsero e non fecero] nascere [bimbi].

10

[ ]

[ ] … [ ]

[Quando giunse il secondo anno] //

essi esaurirono le riserve.

Quando giunse [il terzo anno],

[le loro sembianze] erano cambiate [a causa della fame].

15

[quando giunse il quarto anno] //

le loro [lunghe] gambe si accorciarono.

[Le loro ampie spalle] si restrinsero

[essi camminavano piegati] per strada;

[quando giunse il quinto anno], //

la figlia guardò la madre [entrare (in casa)];

[ma la madre non] apre la sua porta [alla figlia].

20

[La figlia] controllava [la bilancia (nel vendere) la madre],

la madre controllava [la bilancia (nel vendere) la figlia].

[Quando giunse il sesto anno], // [essi servirono] come pranzo [la figlia,

essi servirono [il figlio come cibo].

[ … essi furono pieni …]

// una [casa] consumò l’altra;

25

[come di malto morto] le loro [facce] furono ricoperte;

[la gente] ansimava come [mori]bondi.

[Il saggio per eccellenza], Atramḫasis, l’uomo,

teneva un orecchio aperto [al suo signore] Ea;

[egli parlava] con il suo dio,

30

[ed] Ea parlava con lui;

questi [si recò] alla porta del suo dio,

dispose il suo letto rivolto al fiume,

ed il corso d’acqua era calmo.

VI 1

[Quando giunse il secondo] anno, //

[essi esaurirono le riserve];

[quando giunse] il terzo anno,

[le loro sembianze] erano cambiate [a causa della fame].

Quando [giunse] il quarto anno //
le loro [lunghe] gambe si accorciarono.

5

Le loro ampie [spalle] si restrinsero

essi camminavano piegati per strada;

quando giunse il quinto anno, //

la figlia guardò la madre entrare (in casa);

[ma la madre non] apre la sua porta [alla figlia].

La figlia controllava [la bilancia (nel vendere) la madre],

10

[la madre] controllava [la bilancia (nel vendere) la figlia].

[Quando giunse il sesto anno], // essi servirono come pranzo

[la figlia,

essi servirono il figlio come cibo. //

[ … essi furono pieni …]

una casa consumò l’altra;

come di malto morto le loro facce [furono ricoperte];

15

la gente [ansimava] come [moribon]di.

Il compito che essi avevano ricevuto [ ]

essi entrarono e [ ]

il messaggio di Atramḫasis [ ]:

«Signore, il paese [ ]

20

un segno … [ ]

21-23

[ ]»

T, 24-28 = + S VI 24-28

24

…. [ ]

25

…. [ ]

26

dopo che [ ]

27

Fammi andare giù [nell’Apsu]

28

Il primo anno [ ]

Tavola II (= III pB)

U r.

 

1

«Ea, signore, [ho percepito] il tuo entrare,

ho sentito dei passi simili ai [tuoi] passi».

[Atramḫasis] si inchinò, si prostrò; si rialzò [ ]

egli aprì [la sua bocca] e disse:

5

«Signore, [ho percepito il tuo entrare,

[ho sentito] dei passi simili ai tuoi passi;

[Ea, signore], ho percepito il tuo entrare,

[ho sentito] dei passi simili ai tuoi passi».

[ ] come sette anni,

10

[ ] il tuo … ha fatto la parca sete

[ ](Nuova rottura). «Ho visto la tua faccia,

[ ] dimmi i tuoi …. [ ]»

[Ea] aprì la sua bocca per parlare,

[e si rivolse] alla capanna,

15

[ ] «Capanna! Capanna!

[ ] prestami attenzione!

v. 1

Tracce di segni

[egli] pose … [ ]

[Egli] entrò e chiuse la [nave].

Il vento(nuova rottura). E portò la [tempesta].

5

Adad cavalcava i quattro venti, i suoi «cavalli»,

il vento del Sud, il vento del Nord, il vento dell’Est, il vento

dell’Ovest.

La tempesta, la burrasca, l’uragano soffiavano,

il vento cattivo …. i venti si alzarono,

il vento del Sud(rottura) … si alzò al suo fianco,

10

il vento dell’Ovest soffiò al suo fianco,

[ ] .. [ ] … raggiunse ….

[ ] … il carro degli dèi ……. [ ]

[esso] spazza via, uccide, trebbia [ ]

Ninurta avanzò e [fece traboccare] le dighe,

15

Errakal strappa il pa[lo (d’ormeggio)].

[Z]u, con i suoi artigli [trincia] i cieli,

[egli spezza] il paese come (fosse) un vaso, confonde il suo

intelletto.

[ ] uscì il Diluvio,

la (sua) forza infuriò sulla gente [come una battaglia].

20 [ ] Anu (?) [ ] il frastuono del Diluvio,

[ ] fece tremare [gli dèi].

[ ] i figli di lei furono annegati per suo comando.

23

[ ] il desiderio di lei (la) consumava.

 

* * *

B) REDAZIONI NON CORRELATE CON L’EDIZIONE DI KU-AJA:

1) V r. 1-7 = pB I 181-187

1

Belet-ili è presente, la dea-madre:

«Possa la dea-madre creare la specie umana,

in modo che l’uo[mo possa port]are il canestro di lavoro degli

[dèi;

possa essa creare la specie umana, l’uomo,

5

in modo che egli sopporti il giogo, [il compito imposto dalla

signoria],

possa egli sopportare il giogo, [il compito imposto da Enlil];

[possa l’uomo portare il canestro di lavoro degli dèi!]»

V v. 1-4 = pB I 360-363

1

[ ] [epi]demia [ ]

[ ]

il loro [tumul]to com[e ]

4

epidemia [ ]

2) W (= pB III I)

1

[ ] che [ ]

[ ] .. come un cerchio [ ]

che [il bitume] sia forte sopra e sotto,

[ ] … spranga la [nave].

5

[Osserva] il tempo prefissato di cui ti ho informato,

entra nella [nave] e chiudi la porta della nave.

Stiva dentro il tuo orzo, i tuoi beni, i tuoi averi,

[tua moglie], la tua famiglia, la tua parentela e operai

[specializzati;

[il bestiame] della steppa, la selvaggina della steppa che si nutre

[d’erba:

10

[io] li manderò a te ed essi aspetteranno alla tua porta.

Atra-ḫasis aprì la sua bocca per parlare,

e si rivolse ad Ea, [suo] signore:

«Io non ho costruito mai una nave … [ ]

traccia un disegno per terra,

15

che io veda il [disegno] e così possa [costruire] la nave.»

Ea tracciò allora un [disegno] per terra.

«[ ] mio signore, ciò che mi hai detto [ ]».

3) BD (= pB III I)

1

tracce

[ ] guardò al cielo,

[ ] piangendo là dove si trovava,

[ ] suo [ ] egli coprì il suo volto,

5

[il sole] … tramontò pian piano,

[ ] la stella notturna [non] brillava,

[ ] di notte egli era al buio,

[ ] i suoi quartieri emettevano lamenti,

[ ] la sua giovane era ….

10

[ ] quando giunse;

[ ] …. [ ]

[ ] ….

13

tracce

4) BF (= 2a piaga [nA S IV]

1

… [ ]

chi [ ]

la sua mano [ ]

la siccità [ ]

5

di Sin e [Nergal ]

e il rum[oreggiare] di Adad [ ]

io ebbi paura .. [ ]

C) REDAZIONI DIPENDENTI DALL’EDIZIONE PB:

(J I = pB I 49-56)

 

1’

[«Orsù!] Uccidiamo il [maggiordom]o,

[ ] liberiamoci dal giogo!»

[Alla (allora)] aprì [la sua bocca e],

[così parl]ò agli dèi, suoi fratelli:

5’

«[Uccidiamo] il maggiordomo dei tempi antichi,

[un sostituto per lui] Enlil stabilirà;

un secondo [ ] Enlil stabilirà,

8’

[ ] …… [ ]

(K I = pB I 68-80)

1’

[Partiro]no quindi, [marciando compatti verso la por]ta del

[santuario [dell’eroe Enlil].

Era notte, da poco passata la mezzanotte,

[(quando) il te]mpio fu circondato e il dio non [ne sapeva

[nulla]!

[Era notte, da poco passata la mezzanotte, (quando) l’Eku]r

[fu circondato ed Enli[l non ne sapeva nulla]!

5’

[Kalkal] notò (qualcosa) [e si mise all’erta …],

tirò il chiavistello [ed osservò attentamente]

[Kalkal svegliò subito [Nusku]]

[ed assieme si] misero ad ascoltare il rumoreggiare [degli Igigi].

[Nusku svegliò allora il suo padrone,]

10’

[buttandolo letteralmente giù] dal letto:

«[Mio signor]e, la tua [ca]sa è circondata.»

(L = pB I 106-122)

(Enlil aprì la sua bocca,)

1’

[così parlò] agli d[èi, suoi] frate[lli]:

«Proprio contro di me si [stanno riv]oltando!

[ ] …… [ ]

Che cosa [non ho visto] con i miei propri occhi:

5’

[la battaglia] ha raggiunto [la mia] porta!»

Anu aprì allora la [sua] bocca,

così parlò a suo fratello, [l’eroe Enlil]:

«[Il motiv]o per cui gli Igi[gi si sono accalcati alla tua porta],

vada Nusku ad ac[certarlo!]

(M 1-19 = pB I 163-181;

K 1-9 = pB I 168-177;

L II 1’-7’ = pB I 169-175;

N 1’-8’ = pB I 172-179)

 

0

«[il canestro di lavoro ci stava quasi uccidendo],

1

[tanto era pesante il nostro lavoro, troppo grande] la nostra

[fa]tica.

[E così] (noi) dèi, tutti [insie]me,

ci siamo pronunziati unanimemente di rivoltarci contro Enlil!»

(Appena) Enlil [ascoltò] questa [risposta],

5

[sulle sue guance comin]ciarono a scendere le lacrime.

Enlil fu frastornato da ciò che aveva appreso,

e (così) parlò a suo fratello [Anu]:

«Con te in cielo io salirò,

riprenditi le competenze, riappropriati dei tuoi poteri.

10

Quando gli Anunnaki saranno seduti davanti a te,

convoca un (altro) dio, siano affidate a lui le mie competenze».

Anu aprì la sua bocca,

così parlò al dio, suo fratello:

«Di quale colpa li possiamo accusare?

15

Oltremodo pesante era il loro lavoro, insopportabile la loro

[fatica;

o[gni giorn]o la terra [ ] ….

[il lavoro era troppo pe]san[te (e) noi potevamo u]dire il lamento!

(BB = pB I 202-208)

1

(È proprio lui che può rendere pura ogni cosa)

[che egli mi dia] dell’argilla, [in modo che io possa far ciò»].

Ea [aprì (allora) la sua bocca]

e disse [ai grandi dèi]:

5

«Per il primo, il settimo e il quindicesimo giorno del mese

[voglio istituire un rito] purificatorio, un bagno;

Che un dio [venga immolato].

(0 1-8 = pB I 226-233)

0’

[Dio e uomo]

1

[Nintu mescolò insieme con] l’argilla.

[Nei tempi futuri] il tamburo fece udire,

(l’eṭemmu essa) inculcò [al vivente come suo marchio],

[un marchio (vi fu) che non deve essere fatto cadere in oblio],

[l’eṭemmu

5

[Dopo che essa ebbe mescolato] la sua argilla,

[convocò] gli Anunnaki, i grandi dèi;

gli Igigi, i grandi [dèi]

[sputarono sulla sua argilla].

(P 1-22 = pB I 237-260)

(pB I 235-236: [Ma]mi aprì la sua bocca, / [così pa]rlò ai grandi dèi:)

1

«[Il compito che mi avete affidato, io l’ho portato a termine;]

[alla specie umana] che io ho partorito,

[ ] all’umanità

[il vostro canestro di lavoro] ho imposto;

5

[voi avete regalato il lamento] all’umanità;

[avete infatti ucciso un dio] assieme alla sua intelligenza!»

[(Appena) essi udirono questo] suo discorso,

[accorsero tutti e bacia]rono i suoi piedi.

«[Prima] solevamo chiamarti Mama,

10

ora sia [“Signora di] tutti gli dèi” il tuo nome!».

[Entraro]no (quindi) nella casa del destino,

[il princi]pe Ea e la saggia Mama;

quando egli ebbe radunato

le dee della nascita,

15

estrasse la creta alla presenza di lei;

essa allora cominciò a recitare lo scongiuro,

(mentre) Ea, seduto davanti a lei, la assisteva.

Dopo che essa terminò il suo scongiuro,

essa prese 14 grumi di creta:

20

sette essa dispose a destra,

sette a sinistra;

tra di loro essa depose il mattone;

[ ] … il cordone ombelicale

(P v. 1-17 = pB I 288-306)

l’

[tratteggiò un cerchio con la farina e vi d]isp[ose dentro un

mattone],

[(dicendo:) «Proprio [io] ho creato], le mie mani [l’hanno fatto];

[la levatrice] possa gioire [nella casa della (donna) “consacrata”].

[Là dove la partoriente si] sgrava

5’

(e) [la madre] stessa [taglia il cordone ombelicale],

venga deposto il mattone [per nove giorni!]

[ ] la dea-madre [venga onorata];

[quando, per istituire il ma]trimonio,

[essi nella casa del suocero osan]nano Ištar,

10’

loda [la dea-madre],

[loda] Keš;

 

12’-13’

molto lacunose

[che essi gio]iscano [per nove giorni],

15’

[fa sì che essi invo]chino [Ištar come Išḫara]

[ ] al tempo [del destino]

[ ] …. [ ]

BC = pB I 289-295

Osservazioni soltanto

Q r. + v. = pB I 411-416 + II I 1-13)

e [solle]vò la mano».

[Così l’epidemia si ritr]asse da loro,

[e gli dèi] poterono tornare [ai loro sacrifici].

 

414-415

non conservate

R 4-10

 

4

olio [ ]

5

le regole per l’umanità [ ]

6

il maschio [ ]

7

alla giovane [ ]

8

la giovane [ ]

9

il giovane uomo alla giovane [ ]

10

possa la giovane prendere [ ]

D. Versioni neobabilonesi

1) ATRAMḪASIS A SIPPAR

CB = Iraq 53 (1996), p. 153: IM 124646: Tavola I (= pB I 1-131)

CC = Iraq 53 (1996), p. 162: IM 124649: Tavola II (= pB I 111-235)

CD = Iraq 53 (1996), p. 175: IM 124483: Tavola V (= pB II 50/60-167 sgg.)

Tavola III (= pB I 235-355): cfr. Iraq 53 (1996), p. 172 (non conservata)

Tavola IV (= pB I 356-II 50/60): cfr. Iraq 53 (1996), p. 172 (non conservata)

a) CB = Iraq 53 (1996), p. 153: IM 124646 : Tavola I (= pB I 1-131)

 

r. 1

Al tempo in cui gli dèi erano uomini,

i Seicento-Dèi modellarono il canestro di lavoro.

– La corvée degli dèi era insopportabile,

il lavoro oltremodo pesante, la fatica enorme –.

5

I grandi Anunna, in numero di sette,

avevano infatti affidato il lavoro agli Igigi.

Anu, il loro padre, era il re

e il loro mentore era l’eroe Enlil;

il loro maggiordomo era Ninurta

10

e il loro gendarme era il dio Ennugi;

dopo aver riflettuto intensamente,

gli dèi avevano gettato le sorti e si erano suddivise le

[competenze:

Anu era salito in cielo,

Enlil aveva preso la terra con gli esseri viventi,

15

il chiavistello, lo sbarramento del mare

essi avevano dato ad Enki, il principe.

Quelli di Anu salirono (allora) in cielo,

quelli di Enki scesero nell’Apsu;

quelli del cielo … erano esentati dalla corvée,

20

(mentre) quelli di Enlil portavano il canestro di lavoro.

……… essi cominciarono a scavare,

i canali di irrigazione degli dèi, la vita del paese;

……… essi cominciarono a scavare,

i canali di irrigazione degli dèi, la vita del paese;

25

……… il fiume Tigri,

……… il fiume Eufrate.

27-30

poco leggibili

……… il suo interno,

…… sollevarono la sua punta;

…… tutte le montagne?

….. crearono, …..

35

illeggibile

….. crearono ….;

illeggibile

…. portarono il canestro di lavoro giorno e notte.

Essi (però) mugugnavano, rodendosi il fegato,

40

rimuginando mentre scavavano:

«Orsù! Uccidiamo il maggiordomo,

〈[ ] liberiamoci dal giogo!〉»

Alla 〈allora〉 aprì la sua bocca e disse,

così parlò agli dèi, suoi fratelli:

«Noi …….il maggiordomo dei tempi antichi,

45

[ ] Enlil stabilirà;

 

46-48

poco leggibili

49-50

il dio, il consigliere degli d[èi, l’eroe; orsù, snidiamolo dalla sua abitazione!]

51-52

Enlil, il consiglie[re degli dèi, l’eroe, orsù, snidiamolo dalla sua abitazione!]

53-54

Con lo stesso Anu voglio confrontarmi [ ]

[che si proclami lo stato di guerra!»]

55

Gli dèi prestarono ascolto alla sua incitazione:

[gettarono] nel fuoco [i loro arnesi di lavoro];

le loro zappe (essi gettarono) nel fuoco,

con i loro canestri di lavoro [fecero un falò]!

Si mossero quindi uniti, mettendosi in marcia

60

in direzione della porta [del santuario dell’eroe Enlil].

Era notte, da poco passata la mezzanotte,

(quando) il tempio fu circondato e il dio non ne sapeva nulla!

Era notte, da poco passata la mezzanotte,

(quando) l’Ekur fu circondato ed Enlil non ne sapeva nulla!

65

Kalkal notò (qualcosa) e si mise all’erta …,

tirò il chiaviste[llo ed osservò meglio];

v. 67

illeggibile (= Kalkal svegliò subito Nusku)

68

ed assieme si misero ad ascoltare il rumoreggiare [degli Igigi].

69

Nusku svegliò allora il suo padrone, /

70

buttandolo letteralmente giù dal letto:

71

«Mio signore, la tua casa è circondata,

[la battaglia] è giunta ormai alla tua porta!

Enlil, la tua casa è circondata,

[la battaglia] è giunta ormai alla tua porta!».

 

75-89

poco leggibili

 

90

Anu era presente, il re [dei cieli],

il re dell’Apsu, Ea teneva le orecchie aperte.

(Quando) i gran[di Anunnaki furono seduti],

Enlil [si alzò, la seduta fu (dichiarata) aperta]:

Enlil [aprì (allora) la sua bocca],

95

così p[arlò agli dèi, suoi fratelli:]

«Proprio con[tro di me si stanno rivoltando]!

[Debbo ora io ingaggiare] una battaglia [contro di loro?]

Che cosa non ho visto [con i miei propri occhi:]

la battaglia [ha raggiunto la mia porta!»]

100

Anu [aprì] allora la sua bocca,

così parlò a [suo fratello Enlil:]

«Il motivo per cui gli Igigi [si sono accalcati alla tua porta]

vada Nusku ad [accertarlo!»]

Enlil (!) allora [aprì] la sua bocca,

105

così parlò al suo araldo Nusku:

«Nusku, apri la [tua] porta,

prendi la tua mazza e recati all’assembramento;

davanti all’assemblea di tutti gli dèi

inginòcchiati, quindi alzati e ripeti il mio messaggio,

110.

dicendo:«Anu, vostro padre mi ha inviato (a voi)

e il vostro consigliere, l’eroe Enlil,

il vostro maggiordomo, Ninurta

e il vostro gendarme, il dio Ennugi.

Chi è il dio istigatore dell’insurrezione?

115

Chi è il dio promotore delle ostilità?

Chi è colui che ha incitato alla lotta,

cosicché la guerra è giunta fino alla porta di Enlil?”»

b) CC = Iraq 53 (1996), p. 162: IM 124649: Tavola II (= pB I 111-235)

 

r. 1.

[A]nu aprì allora la sua bocca,

[così pa]rlò a suo fratello En[lil:]

«[Il moti] vo per cui gli Igigi si sono accalcati alla tua porta

[vad]a Nusku ad accertarlo!»

5

Enlil allora aprì la sua bocca,

così parlò [al suo araldo] Nusku:

«[Nusku], apri la tua porta,

prendi la tua mazza e recati all’assembramento;

davanti all’assemblea di tutti gli dèi

10

inginocchiati, quindi alzati e ripeti il mio messaggio,

dicendo: «Anu, vostro padre mi [ha inviato] (a voi)

[e] il vostro consigliere, l’eroe Enlil,

il vostro maggiordomo, Ninurta

[e] il vostro gendarme, il dio Ennugi.

15

Chi è il dio istigatore dell’insurrezione?

Chi è il dio promotore delle ostilità?

Chi è colui che ha incitato alla lotta,

cosicché la guerra è giunta fino alla porta [di Enlil]?”»

Nusku ricevette il messaggio,

20

aprì la porta e si diresse verso l’assembramento.

Davanti all’assemblea di tutti gli dèi

si inginocchiò, quindi si alzò ed espose il messaggio:

«Anu, vostro padre mi ha inviato (a voi)

e il vostro consigliere, l’eroe Enlil,

25

il vostro maggiordomo, Ninurta

e il vostro gendarme, il dio Ennugi.

Chi è il dio istigatore dell’insurrezione?

Chi è il dio promotore delle ostilità?

Chi è colui che ha incitato alla lotta,

30

cosicché la guerra è giunta fino alla porta [di Enlil]?»

Gli [Igigi] risposero nell’assemblea,

essi che si erano ribellati alla corvée [di Enlil:]

«Tutti noi insieme abbiamo dichiarato la [guerra,]

convocando un’assemblea nelle fosse scavate:

35

il canestro di lavoro ci stava quasi uccidendo,

tanto era pesante il nostro lavoro, troppo grande [la nostra

[fatica].

E così noi dèi, tutti insieme

ci siamo pronunziati unanimemente di rivoltarci contro

[Enlil!]»

Nusku ascoltò la (loro) risposta,

40

ritornò e così parlò [al suo signore:]

«Signore, nel luogo dove tu [mi] avevi inviato,

[io] mi recai, mi presentai e riferii il (tuo) messaggio;

essi ascoltarono le tue parole se[vere],

tutti gli Anunnaki la corvée [hanno rifiutato], (dicendo:)

45

“Tutti noi insieme abbiamo dichiarato la [guerra,]

[convo]cando un’assemblea nelle [fosse scavate]:

[il canes]tro di lavoro [ci] stava quasi uccidendo,

tanto era [pesan]te il nostro lavoro, troppo grande la [nostra

[fatica].

[E così] noi d[èi]. tutti insieme,

50

ci siamo [pronunziati unanimemente di rivoltarci con[tro

[Enlil!]”»

(Appena) Enlil [ascoltò] questa risposta,

sulle sue guance cominciarono a scendere le lacrime.

Il dio fu frastornato da ciò che aveva appreso,

e (così) parlò a suo fratello [Anu];

v. 55

Enlil fu frastornato da ciò che aveva appreso,

e (così) parlò a suo fratello [Anu]:

«Con te in cielo io salirò,

riprenditi le competenze, riappropriati dei tuoi poteri.

Quando gli Anunnaki saranno seduti davanti a te,

60

convoca un (altro) dio, siano affidate a lui le mie competenze».

Anu aprì la sua bocca,

così parlò al dio, suo fratello:

«Di quale colpa li possiamo accusare?

Oltremodo pesante era il lavoro, insopportabile la fatica;

65

ogni giorno la terra [ ] ….

il lavoro era troppo pesante (e) noi potevamo udire il lamento!

(Ma ora) dobbiamo ottemperare ad una incombenza:

Belet-ili è presente, la dea-madre:

possa la dea-madre creare la specie umana, l’uomo,

70

in modo che l’uomo possa portare il canestro di lavoro degli dèi;

possa essa creare la specie umana, l’uomo,

in modo che egli sopporti il giogo, il compito imposto dalla

[signoria,

possa egli sopportare il giogo, il compito imposto da Enlil;

possa l’uomo portare il canestro di lavoro degli dèi!»

75

Essi convocarono la dea e chiesero

alla dea madre Belet-ili, la s[aggi]a [Mama]:

«Tu sei la dea-madre, creatrice del destino;

crea l’uomo primigenio, ché possa portare il giogo;

possa portare il giogo, l’incombenza di Enlil,

80

possa l’uomo sollevare il canestro di lavoro degli dèi».

Mama aprì la sua bocca

e parlò agli dèi, suoi fratelli:

«Sebbene io abbia il potere di fare ciò,

solo con l’aiuto di Ea è possibile la sua realizzazione;

85

è proprio egli che può rendere pura ogni cosa

che egli mi dia dell’argilla, in modo che io possa fare ciò».

Ea aprì (allora) la sua bocca

e disse agli dèi, suoi fratelli:

«Per il primo, il settimo e il quindicesimo giorno del mese

90.

voglio istituire un rito purificatorio, un bagno;

che un dio venga immolato,

e quindi gli dèi si purificheranno mediante immersione.

Con la sua carne e il suo sangue

possa Belet-ili mescolare l’argilla,

95

in modo che dio e uomo

siano mescolati insieme nell’argilla.

Che nei tempi futuri ciò si manifesti (e) noi (lo) percepiremo:

grazie alla carne del dio che vi sia l’eṭemmu;

che esso venga indicato al vivente come suo marchio,

100

un marchio che non deve essere fatto cadere in oblio,

[l’eṭemmu

Nel primo, settimo e quindicesimo giorno del mese

egli istituì un rito purificatorio, un bagno.

Alla, un dio che ha l’intelligenza,

Alla essi immolarono, (un) Enlil dei tempi antichi.

105

[Con] la sua [car]ne e il suo sangue

[Bele]t-ili mescolò l’argilla,

[dio] e uomo

[mesco]lò insieme con l’argilla.

Nei [tempi futu]ri ciò si manifesta (e) noi (lo) percepiamo:

110

grazie alla carne del dio vi è l’eṭemmu;

esso viene inculcato al [vivent]e come suo marchio,

un marchio (vi fu) che non deve essere fatto cadere in oblio,

[l’eṭemmu!

[Dop]o che essa ebbe mescolato l’argilla,

[convocò] gli Anunnaki e tutti gli Igigi;

115

[gli Igigi], i grandi dèi

sputarono sulla sua argilla.

Mama aprì (allora) la sua bocca.

Tavola III (= pB I 235-355): cfr. Iraq 53 (1996), p. 172 (non conservata)

Tavola IV (= pB I 356-II 50/60): cfr. Iraq 53 (1996), p. 172 (non conservata)

c) CD = Iraq 53 (1996), p. 175$: IM 124483: Tavola V (= pB II 50/60-167 sgg.)

 

r. 1

Ea aprì la sua bocca,

così parlò al suo servo:

«Il giudizio è stato concordato, l’assemblea è stata convocata,

gli dèi hanno prestato giuramento;

5

gli anziani al tempo stabilito

si riuniscano insieme a consulto:

fate sì che gli araldi proclamino,

che essi facciano udire la (loro) voce nel paese:

“Non onorate i vostri dèi,

10

non rivolgete preghiere alla vostra dea!

Andate piuttosto alla porta di Adad,

portate una focaccia davanti ad essa!”

Possa l’offerta di farina essergli gradita,

cosicché egli di notte possa far cadere furtivamente la rugiada,

15

di giorno faccia scendere la nebbia,

e la terra produca di nascosto il doppio».

Atramḫasis accolse il suggerimento,

raccolse gli Anziani nella sua casa;

Atramḫasis aprì la sua bocca

20

e disse agli Anziani:

«Il giudizio è stato concordato, l’assemblea è stata convocata,

gli dèi hanno prestato giuramento;

fate sì che gli araldi proclamino,

che essi facciano udire la loro voce nel paese:

25

“Non onorate i vostri dèi,

non rivolgete preghiere alle vostre dee!

Andate piuttosto alla porta di Adad,

portate una focaccia davanti ad essa!”

Possa l’offerta di farina essergli gradita,

30

cosicché egli di notte farà cadere furtivamente la rugiada,

di giorno farà scendere la nebbia,

e la terra produrrà di nascosto il doppio».

Gli Anziani ascoltarono le sue parole,

un tempio ad Adad essi costruirono nella città.

35

L’offerta di farina gli fu gradita,

egli di notte fece cadere furtivamente la rugiada,

di giorno fece scendere la nebbia,

e la terra produsse di nascosto il doppio.

Il loro aspetto ridivenne gradevole,

40

(ma anche) il loro precedente rumorio ricominciò daccapo.

I loro giorni di benessere ritornarono,

l’utero era aperto per far nascere il (suo) frutto.

Non erano ancora trascorse tre miriadi di anni,

che il paese crebbe, la gente si moltiplicò;

45

il paese rumoreggiava come un toro,

il dio (!) si inquietò per il (loro) frastuono.

Enlil riconvocò la sua assemblea,

così si rivolse agli dèi, suoi figli:

«Il tumulto dell’umanità è diventato di troppo per me,

50

a causa del loro frastuono non posso prendere sonno.

Date l’ordine affinché Anu ed Adad stiano di guardia sopra,

e Sin e Nergal stiano a guardia del regno di mezzo;

presso il chiavistello, lo sbarramento del mare,

stia di guardia Ea assieme ai suoi laḫmu».

55

Egli diede l’ordine, e Anu ed Adad si misero di guardia sopra,

v.

Sin e Nergal si misero di guardia nel regno di mezzo,

presso il chiavistello, lo sbarramento del mare,

si mise di guardia Ea assieme ai suoi laḫmu.

Ed egli, Atramḫasis, l’uomo,

60

trascorreva i giorni piangendo,

e presentava oblazioni propiziatorie sulla riva del fiume;

quando il corso d’acqua era calmo,

a mezzanotte, egli faceva un’offerta;

quando giungeva il momento di dormire,

65

egli si rivolgeva al corso d’acqua:

«Possa il corso d’acqua prenderla e il fiume trasportarla,

che la mia offerta sia consegnata ad Ea, mio signore!

Possa Ea vederla e ricordarsi di me,

cosicché io, di notte, possa avere un sogno!»

70

Dopo aver affidato al corso d’acqua il suo messaggio,

egli, rivolto al fiume, sedeva in lacrime;

con la faccia rivolta [al fiume] l’uomo …

all’Apsu giunse (così) la sua richiesta.

Ea udì il suo lamento,

75

convocò i suoi laḫmu e disse loro:

«L’uomo che trascorre i giorni piangendo, è ………;

andate subito (da lui), riportatemi la sua implorazione,

chiedetegli pure e riferitemi qual è il problema del suo paese».

Essi attraversarono l’ampio mare,

80

dal molo dell’Apsu ….

ad Atramḫasis essi ripeterono la richiesta di Ea:

«Chiunque tu sia, che piangi,

la tua invocazione è giunta all’Apsu.

Ea ha udito il tuo lamento,

85

e ci ha mandati qui al tuo cospetto».

«Se Ea ha udito proprio me,

perché …..?»

Subito essi gli risposero,

dicendo a lui, Atramḫasis:

90

«Quando giungeva il momento di dormire ……

il corso d’acqua la prese e il fiume la trasportò,

la tua offerta fu consegnata ad Ea, tuo signore!

Ea la vide e si ricordò di te,

e ci mandò qui al tuo cospetto».

95

Egli allora si prostrò e baciò il suolo davanti a loro,

e i mostri si ritirarono in mezzo al mare.

Ea aprì la sua bocca e disse,

così parlò al suo araldo Ušmû:

«Va’ da Atramḫasis e riferisci ciò che ti dico:

100

“Così (è stabilito): il destino del paese è come il destino del suo

[popolo”».

Ušmû, l’araldo di Ea, disse ad Atramḫasis:

«Così (è stabilito): il destino del paese è come il destino del suo

[popolo».

Se l’acqua lo abbandona, allora l’orzo abbandonano,

…. a me … [ ],

105

… le abbandonano;

il paese (è) come un giovane, la cui faccia è stravolta.

….. [ ] la volta ….

la terra come …. è rivoltata verso sopra ……

In alto la volta del cielo fu sigillata,

110

(anche) sotto fu posto il sigillo, (sicché) l’acqua non saliva più

[dall’abisso.

I campi neri divennero bianchi,

nei prati non crebbe più l’erba, le pecore non ingrassarono.

Il primo anno essi mangiarono (l’orzo) vecchio,

il secondo anno essi esaurirono le riserve;

115

quando giunse il terzo anno,

le loro sembianze erano cambiate a causa della fame;

 

117 sg.

righe illeggibili

2) x (= PB II II-III; V-VI)

[Enlil aprì la sua bocca e disse]

v. I 1

così si rivolse a[gli dèi, suoi figli]:

«[Il tumulto dell’umanità] è diventato [troppo per me],

a causa del loro frastuono [non posso prendere sonno].

Date l’ordine affinché [Anu ed Adad] stia[no di guardia sopra],

5

e Sin e Nergal stiano a guardia [del regno di mezzo];

presso il chiavistello, lo sbarramento [del mare],

stia di guardia Ea assiem[e ai suoi laḫmu]».

Egli diede l’ordine, e Anu ed [Adad] si misero [di guardia

[sopra],

Sin e Nergal si misero di guardia nel regno [di mezzo],

10

presso il chiavistello, lo sbarramento del mare,

si mise di guardia Ea assiem[e ai suoi laḫmu].

Ed egli, Atramḫasis, [l’uomo],

trascorreva i giorni piangendo, [ ]

e presentava oblazioni propiziatorie [sulla riva del fiume];

15

quando il corso d’acqua [era calmo],

a mezzanotte, [egli faceva un’offerta];

quando giungeva il momento di dormire,

egli si rivolgeva al corso d’acqua:

«Possa [il corso d’acqua] prenderla [e il fiume trasportarla],

20

che la mia offerta [sia consegnata ad Ea, mio signore!]

Possa Ea vederla [e ricordarsi di me],

cosicché io, di notte, [possa avere un sogno!]»

Dopo [aver affidato al corso d’acqua il suo messaggio],

[egli, rivolto] al fiume, [sedeva in lacrime];

25

con la faccia rivolta [al fiume l’uomo …]

all’Apsu [giunse (così) la sua richiesta].

[Ea] udì [il suo lamento],

convocò i [suoi] laḫmu [e disse loro]:

«L’uomo che [trascorre i giorni piangendo],

30

è [……];

andate subito (da lui), riportatemi [la sua implorazione],

……[ ]

Essi attraversarono [l’ampio mare],

dal [molo dell’Apsu …. ]

35

[ad Atramḫasis essi ripeterono la richiesta di Ea]:

…. [ ]

«Chiunque tu sia, [che piangi],

[la tua invocazione è giunta] all’Apsu.

[Ea] ha udito [il tuo lamento],

40

e ci [ha mandati qui al tuo cospetto]».

«Se E[a ha udito proprio me],

perché ……. [ ]?»

Subi[to essi gli risposero],

[dicendo] a [lui, Atramḫasis:]

v. II 1

[ ] …… [ ]

«[Avevo dato l’ordine che] Anu ed Adad stessero di guardia

[sopra],

[e Sin e Nergal] stessero a guardia del regno di mezzo;

che presso il chiavistello, lo sbarramento [del mare],

5

stessi tu di guardia assieme ai tuoi laḫmu;

[ma tu hai procurato] abbondanza per la gente!»

[I messaggeri attraversarono] il vasto mare,

riportarono [il messaggio di] Enlil ad Ea:

«[Avevo dato l’ordine] che Anu ed Adad stessero di guardia

[sopra,

10

[che Sin e Nergal] stessero a guardia del regno di mezzo,

[che presso il chiavistello], lo sbarramento del mare,

[stessi] di guardia tu con i tuoi laḫmu,

[ma tu hai pro]curato abbondanza per la gente!»

[Ea] aprì la sua [bocca] per parlare,

15

così [si rivolse] al messaggero:

«…. tu avevi dato l’ordine e Adad è stato di guardia sopra,

[Sin e Nergal] stavano di guardia nel regno di mezzo,

[presso il chiavistello], lo sbarramento del mare

stavo di guardia io con i miei laḫmu.

20

[ ] Quando mi sfuggì,

[ ] una miriade di pesi, una miriade ….

[ ] … io raccolsi, ma essi scomparvero,

rompendo metà del [chiavistello].

[ ] io uccisi le guardie del mare;

25

[ ] addossai loro e li punii.

[Dopo] che io li ebbi puniti,

[ripetei ciò] ed imposi la punizione».

[I messaggeri] immagazzinarono il messaggio,

[attraversarono] il vasto mare,

30

[andarono] e riferirono

[il messaggio di] Ea ad Enlil:

«…. tu avevi dato l’ordine e Anu e Adad sono stati di guardia

sopra,

[Sin e] Nergal stavano di guardia nel regno di mezzo,

[presso il chiavistello], lo sbarramento del mare

35

stavo di guardia io con i miei laḫmu.

[ ] Quando mi sfuggì,

[ ] una miriade di pesi, una miriade ….

[ ] … io raccolsi, ma essi scomparvero,

rompendo metà del [chiavistello].

40

[ ] io uccisi le guardie del mare;

[ ] addossai loro e li punii.

Dopo che io li ebbi puniti,

ripetei ciò ed imposi la punizione».

Enlil aprì la sua bocca per parlare,

45

così si rivolse all’assemblea di tutti gli dèi:

«Orsù, muoviamoci tutti e prestiamo giuramento di voler inviare

[il diluvio!»

Anu giurò per primo,

Enlil giurò, i suoi figli giurarono con lui.

3) Y (= PB II II-III)

1

«Presso il chiavistello, lo sbarramento [del mare],

stia di guardia Ea [assieme ai suoi laḫmu]».

Egli diede l’ordine [ ]

e Adad [ ]

5

Enlil [ ]

stavano a guardia [ ]

presso il chiavistello, lo sbarramento [del mare],

si mise di guardia Ea [assieme ai suoi laḫmu].

Ed egli, Atramḫasis, [l’uomo],

10

il suo dio, Ea [ ]

[trascorreva] i giorni piangendo, [ ]

e presentava oblazioni propiziatorie [sulla riva del fiume];

13

quando il corso d’acqua [era calmo]

4) CA (= PB II V-VI)

Si confrontino le osservazioni di W. G. LAMBERT, AfO 27, p. 76.

3.

IL DILUVIO A UGARIT

Testo: RS 22, 421.

Traduzione: NOUGAYROL, Ugaritica V, p. 300 sgg.; LAMBERT-MILLARD 1969, p. 131 Sgg.

r. 1

Quando gli dèi si consultarono l’un l’altro nei paesi

3

(e) il diluvio decisero per le regioni del mondo,

4

[ ] che udì [ ]

5

… [ ] … Ea nel suo cuore.

6

«Io sono Atra-ḫasis,

7

nella casa di Ea, mio signore, dimoro.»

8

…[ ].

9

Egli conosceva la decisione dei grandi dèi,

10

egli conosceva il loro giuramento,

11

ma non lo rivelò a me.

12

Le loro parole alla casa di canne

13

egli ripetè:

14

«Parete, ascolta [ ]»

v. 1

[ ] la vita degli dèi [ ]

2

[ ] tua moglie [ ]

3

[ ] … aiuto e [ ]

4

«La vita come quella degli dèi [voi avrete]»

(Colofone)

4.

DILUVIO IN GILGAMEŠ: TAV. XI

Testo: PARPOLA 1997, p. 109 sgg.

Traduzione: PETTINATO 1992/2, p. 215 sgg.

1

Gilgameš parlò a lui, al lontano Utanapištim:

«Guardo io a te, Utanapištim,

le tue fattezze non son diverse (dalle mie), uguale a me sei tu,

sì, tu non sei diverso, uguale a me sei tu!

5

Il mio animo è tutto proteso a misurarsi con te,

[e tuttavia] il mio braccio è inerme contro di te!

[Perciò dimmi:] “Come sei entrato nella schiera degli dèi,

[ottenendo la vita?”»

IL RACCONTO DEL DILUVIO FATTO DAL SOPRAVVISSUTO (9-198)

a) Gli Dèi decidono la massima punizione (9-19)

Utanapištim parlò a lui, a Gilgameš:

«Una cosa nascosta, Gilgameš, ti voglio rivelare,

10

e il segreto degli dèi ti voglio manifestare.

Šuruppak - una città che tu conosci,

[che sorge sulle rive] dell’Eufrate —

questa città era già vecchia e gli dèi abitavano in essa.

Bramò il cuore dei grandi dèi [di] mandare un diluvio.

15

Prestarono il giuramento il loro padre An,

Enlil, l’eroe, che li consiglia,

Ninurta, il loro maggiordomo,

Ennugi, il loro controllore di canali;

Ninšiku-Ea aveva giurato con loro.

b) Il dio della saggezza rivela ad Utanapištim la decisione divina (20-47)

20

Le loro intenzioni (quest ’ultimo) però le rivelò ad una capanna:

«Capanna, capanna! Parete, parete!

Capanna ascolta, parete comprendi!

Uomo di Šuruppak, figlio di Ubartutu,

abbatti la tua casa, costruisci una nave,

25

abbandona la ricchezza, cerca la vita!

Disdegna i possedimenti, salva la vita!

Fa’ salire sulla nave tutte le specie viventi!

La nave che tu devi costruire –

le sue misure prendi attentamente,

30

eguali siano la sua lunghezza e la sua larghezza;

tu la devi ricoprire come l’Abzu».

Io compresi e così parlai al mio signore Ea:

«L’ordine, mio Signore, che tu mi hai dato,

l’ho preso sul serio e lo voglio eseguire.

35

Che cosa dico però alla città, agli artigiani e agli anziani?»

Ea aprì la sua bocca,

così parlò a me, il suo servo:

«Tu, o [uom]o, devi parlare loro così:

“[Mi sembra] che Enlil sia adirato con me;

40

perciò non posso vivere più nella vostra città,

non posso più porre piede sul territorio di Enlil.

Per questo [voglio scend]ere giù nell’Abzu, e là abitare con il mio

[signore Ea.

Su di voi però (Enlil) farà piovere abbondanza,

[abbondanza] di uccelli, abbondanza di pesci.

45

[Egli vi regalerà] ricchezza e raccolto.

[Al mattino egli farà scendere su di voi] focacce,

[di sera] egli vi farà piovere una pioggia di grano”».

c) Fervono i lavori per la costruzione dell’arca (48-88)

[Appena l’a]lba spuntò,

si raccolse [attorno a me] tutto il Paese.

50

[Il falegname] porta la sua as[cia],

[il giuncaio] porta il suo … .

[ ] I giovani uomini [ ]

le case [ ] le mura di mattoni.

Anche i bambini [porta]no pece.

55

Il povero [ ] portò il necessario.

Al quinto giorno disegnai lo schema della nave;

la sua superficie era grande come un «campo», le sue pareti

[erano alte 120 cubiti,

il bordo della sua copertura raggiungeva anch’esso 120 cubiti.

Io tracciai il suo progetto, feci il suo modello:

60

suddivisi la superficie in sei comparti,

innalzai [fino a … ] sette piani.

La sua base suddivisi per nove volte.

Nel suo mezzo infissi pioli per le acque;

scelsi le pertiche e approntai tutto ciò che serviva alla sua

[costruzione:

65

tre sar di bitume grezzo versai nel forno,

tre sar di bitume fine impiegai;

la gente che portava i canestri erano tre sar, essi portavano l’olio:

tranne un sar di olio che i ...... hanno consumato,

due sar di olio sono stati messi da parte dal marinaio.

70

Come [approvvigionamento] macellai buoi,

giorno dopo giorno uccisi pecore;

mosto, birra, olio e vino

gli artigia[ni bevvero come] fosse acqua del fiume,

essi celebrarono una festa come se fosse la festa del Nuovo Anno!

75

[Al sorgere del s]ole io feci un’unzione;

al tramonto [ ] la nave era pronta.

[Il varo della nave] era molto difficile;

corde per il varo furono lanciate sopra e sotto;

due terzi di essa? [stavano sopra la linea d’acqua].

80

[Tutto ciò che io possedevo,] lo caricai dentro:

tutto ciò che io possedevo di argento, lo caricai dentro,

tutto ciò che io possedevo di oro, lo caricai dentro,

tutto ciò che io possedevo di specie viventi le caricai dentro:

sulla nave feci salire tutta la mia famiglia e i miei parenti,

85

il bestiame della steppa, gli animali della steppa, tutti gli

[artigiani feci salire (sulla nave).

L’inizio del diluvio me lo aveva indicato Šamaš:

«Al mattino farò scendere focacce, la sera farò piovere una

[pioggia di grano;

allora sali sulla nave e chiudi la porta!».

d) Il Diluvio distrugge ogni forma di vita (89-134)

Venne il momento indicato:

90

al mattino scesero focacce, la sera una pioggia di grano.

Io allora osservai le fattezze del giorno:

al guardarlo, il giorno incuteva paura.

Entrai dentro la nave e sprangai la mia porta.

Al marinaio Puzuramurri, il costruttore della nave,

95

regalai il palazzo con tutti i suoi averi.

Appena spuntò l’alba,

dall’orizzonte salì una nuvola nera.

Adad all’interno di essa tuonava continuamente,

davanti ad essa andavano Šullat e Ḫaniš;

100

i ministri percorrevano monti e pianure.

Il mio palo d’ormeggio strappò allora Erragal,

va Ninurta, le chiuse d’acqua abbatte.

Gli Anunnaki sollevano fiaccole,

con la loro luce terribile infiammano il Paese.

105

Il mortale silenzio di Adad avanza nel cielo,

in tenebra tramuta ogni cosa splendente.

[ ] Il Paese come [un vaso] egli ha spezzato.

Per un giorno intero la tempes[ta infuriò],

il vento del sud si affrettò [per immergere] le montagne

[nell’acqua]:

110

come (un’arma di) battaglia, [la distruzione] si abbatte [sugli

uomini].

(A causa del buio) il fratello non vede più il suo fratello,

dal cielo gli uomini non sono più visibili.

Gli dèi ebbero paura del diluvio,

indietreggiarono, si rifugiarono nel cielo di An.

115

Gli dèi, accucciati come cani, si sdraiarono là fuori!

Ištar grida allora come una partoriente,

si lamentò Belet-ili, colei dalla bella voce:

«Perché quel giorno non si tramutò in argilla,

quando io nell’assemblea degli dèi ho deciso il male?

120

Perché nell’assemblea degli dèi ho deciso il male,

dando, come in guerra, l’ordine di distruggere le mie genti?

Io, proprio io ho partorito le mie genti

(ed ora) i miei figli riempiono il mare come larve di pesci!».

Allora tutti gli dèi Anunnaki piansero con lei.

125

Gli dèi siedono in pianto.

Secche sono le loro labbra; [non prendono cibo!]

Sei giorni e sette notti

soffia il vento, (infuria) il diluvio, l’uragano livella il Paese.

Quando giunge il settimo giorno, la tempesta, il diluvio cessa la

[battaglia,

130

dopo aver lottato come una donna in doglie.

Si calmò il mare, il vento cattivo cessò e il diluvio si fermò.

Io osservo il giorno. Vi regna il silenzio.

Ma l’intera umanità è ridiventata argilla.

Come un tetto era pareggiato il paese.

e) La missione esplorativa degli uccelli (135-154)

135

Aprii allora lo sportello e la luce baciò la mia faccia.

Mi abbassai, mi inginocchiai e piansi.

Sulle mie guance scorrevano due fiumi di lacrime.

Scrutai la distesa delle acque alla ricerca di una riva:

finché ad una distanza di dodici leghe non scorsi un’isola.

140

La nave si incagliò sul monte Nisir.

Il monte Nisir prese la nave e non la fece più muovere;

un giorno, due giorni, il monte Nisir prese la nave e non la fece

più muovere;

tre giorni, quattro giorni, il monte Nisir prese la nave e non la

fece più muovere;

cinque giorni, sei giorni, il monte Nisir prese la nave e non la

fece più muovere.

145

Quando giunse il settimo giorno,

feci uscire una colomba, la liberai.

La colomba andò e ritornò,

un luogo dove stare non era visibile per lei, tornò indietro.

Feci uscire una rondine, la liberai;

150

andò la rondine e ritornò,

un luogo dove stare non era visibile per lei, tornò indietro.

Feci uscire un corvo, lo liberai.

Andò il corvo, e questo vide come l’acqua defluisse,

egli mangiò, starnazzò, sollevò la coda e non tornò.

f) Sacrifici propiziatori del superstite (155-176)

155

Feci allora uscire ai quattro venti (tutti gli occupanti della

[nave) e feci un sacrificio.

Posi l’offerta sulla cima del monte.

Sette e sette vasi vi collocai:

in essi versai canna, cedro e mirto.

Gli dèi odorarono il profumo.

160

Gli dèi odorarono il buon profumo.

Gli dèi si raccolsero come mosche attorno all’offerente.

Dopo che Belet-ili fu arrivata

innalzò in alto le sue grandi «mosche» che An aveva fatto per

[la sua gioia:

«Voi, o dèi, (fate sì) che io non dimentichi il lapislazzuli del

[mio collo!

165

Che io ricordi sempre questi giorni e non li dimentichi mai!

Gli dèi vengano all’offerta,

ma Enlil non venga all’offerta,

perché egli ha ordinato avventatamente il diluvio,

destinando le mie genti alla rovina!».

170

Dopo che Enlil fu arrivato,

vide la nave e si infuriò Enlil,

di ira si riempì il suo cuore verso gli dèi Igigi:

«Qualcuno si è salvato? Eppure nessun uomo doveva

[sopravvivere alla distruzione».

Ninurta aprì la sua bocca e disse, così parlò ad Enlil, l’eroe:

175

«Chi può aver escogitato ciò se non Ea?

Solo Ea conosce tutti i sotterfugi!».

g) L’ultimo diverbio nel mondo divino (177-198)

Ea aprì allora la sua bocca e parlò ad Enlil, l’eroe:

«O eroe, tu il più saggio fra gli dèi,

come, come hai potuto agire così sconsideratamente, ordinando

[il diluvio?

180

Al colpevole imponi la sua pena, a colui che commette un

[delitto imponi la sua pena,

flettilo, ma non venga stroncato; tiralo, ma non [sia spezzato!]

Piuttosto che mandare un diluvio, sarebbe stato meglio che un

[leone fosse venuto e avesse fatto diminuire le genti!

Piuttosto che mandare un diluvio, sarebbe stato meglio che un

[lupo fosse venuto e avesse fatto diminuire le genti!

Piuttosto che mandare un diluvio, sarebbe stato meglio che una

[carestia si fosse abbattuta sul Paese e lo avesse [decimato]!

185

Piuttosto che mandare un diluvio sarebbe stato meglio che la

[peste si fosse abbattuta sulle genti e le avesse de[cimate]!

Per quanto mi riguarda, io non ho tradito il segreto dei grandi

[dèi!

Ho fatto avere soltanto un sogno ad Atramḫasis, al saggio per

[eccellenza! Così egli comprese il segreto dei grandi dèi!

Ora però prendi per lui una decisione».

Enlil salì allora sulla nave,

190

prese la mia mano e mi fece alzare,

prese mia moglie e la fece inginocchiare al mio fianco.

Toccò la nostra fronte e stando in mezzo a noi ci benedisse:

«Prima, Utanapištim era uomo,

ora Utanapištim e sua moglie siano simili a (noi) dèi.

195

Risieda Utanapištim lontano, alla foce dei fiumi».

Essi allora mi presero e mi fecero abitare lontano, alla foce dei

[fiumi.

Ed ora, chi potrà far radunare per te gli dèi

in modo che tu trovi la vita che tu cerchi?»

5.

BEROSSO E IL DILUVIO

a) Eusebio, Arm. = Fgr. Hist. 680, F 4a:

Di Alessandro Polistore del diluvio dallo stesso scritto del quale si è parlato. Dopo la fine di Otiarte (egli dice) suo figlio Xisuthros avrebbe regnato 18 Sari e sotto di lui sarebbe avvenuto il grande diluvio. E mettendo nello scritto i particolari, racconta in questo modo: «Crono (egli dice) gli avrebbe manifestato in sogno (lo stesso che essi chiamano «padre di Aramazad» ed altri «tempo») che il giorno quindici del mese di Daisio (questo è Mareri) l’umanità sarebbe andata in rovina per il diluvio. Egli avrebbe dato l’ordine di sotterrare e depositare nella città del sole di Sippar tutti, tanto i primi quanto i centrali e gli ultimi scritti; di costruire una nave e d’imbarcarsi con i suoi parenti e gli amici più stretti, di accumulare dentro vettovaglie e bevande, di introdurre anche fiere selvatiche e uccelli e quadrupedi; e di tenersi pronto per la partenza con tutto l’equipaggiamento. Xisuthros avrebbe chiesto dove egli avrebbe dovuto far dirigere la nave. Gli sarebbe stato risposto: dagli dèi, per pregare, così la salvezza sarebbe venuta per gli uomini (oppure: per pregare gli dèi). Egli non tralasciò di eseguire l’opera della costruzione della nave, la cui lunghezza era 15 tiri di freccia e la sua larghezza 2 tiri di freccia. Pronto, munito di tutto, come avrebbe ricevuto l’ordine, egli avrebbe introdotto nell’interno la moglie, i figli e gli amici più stretti. Quando il diluvio scoppiò e di nuovo rapidamente si ritirò, Xisuthros avrebbe fatto partire alcuni uccelli ed essi non avrebbero trovato alcun alimento nel luogo né sede per posarsi. Tornati indietro li avrebbe accolti di nuovo nella nave. E dopo pochi giorni egli di nuovo avrebbe inviato altri uccelli ed anche essi per la seconda volta ritornarono nella nave portando le zampe fangose di argilla. Allora egli una terza volta li lasciò andare e non tornarono più nella nave. Allora Xisuthros capì che la terra era spuntata ed era accessibile. Egli avrebbe aperto una parte della coperta della nave ed avrebbe visto che la nave era arrivata ed era appoggiata ad un monte. Egli si sarebbe mosso di lì accompagnato dalla moglie e da una figlia insieme con il capitano della nave e avrebbe pregato sulla terra. Avrebbe innalzato un altare ed avrebbe sacrificato agli dèi. E da allora egli sarebbe scomparso dalla vista insieme a quelli che con lui si erano mossi dalla nave. E quelli che erano rimasti sulla nave e non erano usciti con gli Xisuthridi, quando furono fuori, lo cercarono e girando intorno lo chiamarono a gran voce, chiamandolo per nome. Xisuthros da allora in poi non è più apparso loro. Il suono di una voce tuttavia che veniva dall’aria diede l’ordine che essi avrebbero dovuto essere timorati di Dio; e che egli per la sua religiosità portato in cielo abitava nella dimora degli dèi e che sua moglie e sua figlia e il capitano della nave godevano di questo stesso onore. Egli avrebbe dato istruzione ed ordine di ritornare in Babilonia - così precisamente suonava per essi il responso fatale degli dèi: andare, scavando dalla città di Sippar, ritirare i libri che erano lì nascosti e consegnarli all’umanità —: che il luogo dove essi erano sbarcati e si trovavano, era il paese dell’Armenia. E quelli, come udirono tutto questo, avrebbero sacrificato agli dèi e sarebbero andati a piedi a Babilonia. Fino ad oggi una piccola parte della nave, nel punto in cui, approdata, si sarebbe posata in Armenia, sarebbe rimasta come resto sulla catena montuosa dei Cordiei in Armenia. Ed alcuni dalla raschiatura dell’intonaco di bitume della nave preleverebbero materiale per scopi di salute e come mezzo di protezione per l’allontanamento di malattie.»

image

Dea alata nuda della Lastra Burney, inizio del II millennio a.C.

(Collezione Norman Colville).

 

b) Sincello, Fgr. Hist. 680, F 4b

Dice così lo stesso Alessandro dallo scritto dei Caldei, di seguito scendendo dal nono re, Ardato, fino al decimo chiamato da loro Xisuthros: «Morto Ardato regnò suo figlio Xisuthros per 18 Sari e sotto il suo regno avvenne il grande diluvio». Il racconto così è stato scritto. Crano apparsogli in sogno gli avrebbe detto che il quindici del mese di Daisio gli uomini sarebbero stati annientati dal diluvio. Egli avrebbe ordinato dunque di sotterrare di tutti gli scritti l’inizio, il centro e la fine e di collocarli nella città del sole di Sippar e, costruita una nave, di salirvi con i parenti e gli amici stretti: di riporvi cibo e bevande, di farvi salire sia animali con le ali sia quadrupedi e apprestato tutto, di prendere il largo. Se a Xisuthros fosse stato chiesto dove navigasse, avrebbe dovuto dire: dagli dèi, per pregare che agli uomini vengano cose buone. Quello non disattendendo l’ordine avrebbe costruito la nave di cinque stadi di lunghezza e di due stadi di larghezza. Avrebbe collocato tutte le cose che gli erano state ordinate ed avrebbe imbarcato la moglie, i figli e gli amici stretti. Venuto il diluvio e subito cessato, Xisuthros avrebbe mandato via alcuni uccelli: questi, né trovando cibo né luogo dove posare, sarebbero tornati nella nave. Xisuthros di nuovo dopo alcuni giorni avrebbe mandato via gli uccelli; questi di nuovo sarebbero tornati nella nave, avendo le zampe infangate. Mandati via per la terza volta, non sarebbero ritornati più nella nave. Xisuthros avrebbe capito che la terra era apparsa. Avendo aperto una parte delle connessure ed avendo visto la nave approdata su un monte, sarebbe disceso con la moglie, la figlia ed il capitano. Avendo baciato la terra ed innalzato un altare e sacrificato agli dèi, sarebbe divenuto invisibile insieme con quelli che erano sbarcati dalla nave. Quelli che erano rimasti sulla nave, non rientrando Xisuthros, ed il suo seguito, sbarcati, lo avrebbero cercato, chiamandolo a voce alta per nome. Ma Xisuthros non sarebbe stato più visto da loro e si sarebbe sentita una voce dall’aria che ordinava che era un dovere per loro essere timorati di dio. Infatti lui, Xisuthros, per la sua religiosità era andato ad abitare insieme agli dèi. Sarebbero stati partecipi dello stesso onore, sia sua moglie, sia sua figlia e sia il capitano. Disse loro di ritornare a Babilonia e che era stato voluto dal destino che essi riprendendo le Scritture da Sippar le consegnassero agli uomini e che la regione dove essi si trovavano era l’Armenia. Quelli dopo aver ascoltato queste cose, avrebbero sacrificato agli dèi e a piedi sarebbero andati a Babilonia. Di questa nave adagiata in Armenia, ancora una parte rimarrebbe sui monti dei Cordiei dell’Armenia ed alcuni prenderebbero e raschierebbero dalla nave il bitume e se ne servirebbero per gli scongiuri.

c) Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 1, 93

Tutti quelli che hanno compilato storie barbare, tra i quali è anche Berosso il Caldeo, hanno ricordato questo diluvio e l’arca. Narrando infatti la storia del diluvio, così Berosso riferisce in un punto: «Si dice anche che esiste ancora una parte della nave in Armenia nei pressi del monte dei Cordiei; e che alcuni vi estraggono bitume che poi portano via. Gli uomini si servono di quello che esportano per gli scongiuri».

d) Abideno, Fgr. Hist. 685, F 3

Dopo il quale regnarono altri e Xisuthros, al quale Crono predisse che vi sarebbe stata sovrabbondanza di pioggia il quindici del mese di Desio. Egli diede l’ordine di nascondere tutti i libri nella città del sole di Sippar. E quando Xisuthros portò a compimento quest’ordine e lo ebbe attuato, allora, mentre essi stavano per navigare a vele spiegate verso l’Armenia, vennero all’improvviso mandati da Dio i guidatori della nave. Nel terzo giorno, quando i rovesci di pioggia cessarono, egli mandò via alcuni degli uccelli, ponendo la sua attenzione a questo: se essi potessero scorgere la terra, puntare l’afflusso delle acque. Ma gli uccelli spingendosi sopra le onde del mare infinito e ovunque diffuso, da nessuna parte trovarono luogo ove posare le zampe. Per questo essi si voltarono indietro ritornando da Xisuthros. Fermatosi per tre giorni, egli li inviò un’altra volta. E essi ritornarono e riportarono le zampe imbrattate di fango. Allora gli dèi fecero subito sparire le sue tracce dagli uomini. E la nave, dopo essersi spinta nel paese dell’Armenia, si fermò e dal suo legno donò agli abitanti della regione un farmaco curativo.

e) Abideno, Fgr. Hist. 685 F 3b

Dallo scritto di Abideno sempre sul diluvio: «dopo il quale altri regnarono e Xisuthros al quale Crono predice che cadrà una grandissima quantità di pioggia il quindici di Desio e gli ordina di prendere e di nascondere nella città del sole di Sippar tutte quante le scritture. Xisuthros, dopo aver portato a compimento questa cosa, celermente navigò verso l’Armenia e immediatamente le cose volute dal Dio lo colsero. Il terzo giorno, quando cessò di piovere, lasciò andare degli uccelli per sperimentare se vedessero la terra da qualche parte spuntata dall’acqua. Gli uccelli, accogliendoli il mare immenso, non sapendo dove posarsi, fecero ritorno da Xisuthros. E dopo di loro altri. Dopo che agli uccelli mandati per la terza volta andò bene – ritornarono infatti con le zampe piene di fango –, gli dèi lo fecero sparire dagli uomini. La nave in Armenia forniva agli indigeni amuleti di legno contro il veleno».

6.

KAR 4 ACCADICO

Testo ed elaborazione: PETTINATO 1971, p. 74 sgg. [con bibliografia precedente].

Traduzione: HEIDEL 1963, p. 69 sgg.; BOTTÉRO-KRAMER 1992, p. 535 sgg.; PETTINATO 2001, pp. 418 sgg.; HECKER 1994, pp. 606 sgg.

Questo documento, pervenutoci in redazione bilingue e la cui datazione va posta attorno al 1100 a.C., è l’unico documento in cui è richiesto come elemento costitutivo della formazione dell’uomo anche il sangue, elemento sempre assente nei miti di creazione del mondo sumerico; esso infatti è tratto dalla tradizione semitica, come è stato rilevato già nell’Introduzione.

Il racconto collega la creazione dell’uomo agli inizi stessi del mondo, quando gli dèi avevano cominciato ad esistere, il cielo era stato separato dalla terra, ed essi stessi avevano creato le basi per la vita sulla terra, scavando fiumi e canali per far defluire l’acqua (ll. 1-6).

In una riunione collegiale, a cui partecipavano oltre ai tre grandi dèi anche gli Anunna, Enlil rivolge la domanda a tutti, se non volessero procedere oltre nell’atto creativo; la risposta fu unanime: facciamo germogliare l’umanità nel tempio di Enlil, mescolando la creta con il sangue degli dèi Alla; alla nuova creatura sarebbe stato affidato il compito di lavoro (ll. 7-51).

Le nuove creature chiamate Ullegarra e Annegarra avrebbero avuto il compito di procurare abbondanza nel paese e celebrare ricche feste per il mondo divino: questa è infatti la legge stabilita da Aruru, la grande sorella di Enlil, che la dea Nisaba avrebbe fatto osservare adeguatamente (ll. 52-71).

1

Dopo che il cielo dalla terra — essi erano strettamente uniti — fu

[separato,

e le dee madri erano germogliate,

dopo che la terra fu fondata, la terra fu fissata,

dopo che (gli dèi) le (immutabili) regole di cielo e terra

[stabilirono;

5

dopo che essi, per approntare dighe e canali,

ebbero poste le rive del Tigri e dell’Eufrate,

allora An, Enlil ed Enki,

i grandi dèi,

e gli Anunna, i grandi dèi,

10

presero posto sul loro eccelso trono, che ispira terrore, e

[parlavano tra di loro;

dopo che gli dèi ebbero stabilito le regole del cielo e della terra,

dopo che essi, per approntare dighe e canali,

ebbero poste le rive del Tigri e dell’Eufrate,

allora Enlil parlò ad essi:

15

«Che cosa volete fare adesso?

Che cosa volete creare ora?

O Anunna, grandi dèi,

che cosa volete fare adesso?

Che cosa volete creare ora?»

20

I grandi dèi che erano assisi

e gli Anunna che decidono i destini,

tutti insieme risposero ad Enlil:

«In Uzumua di Duranki,

noi vogliamo uccidere gli dèi Alla,

25

affinché con il loro sangue creiamo l’umanità;

la corvée degli dèi sia il loro compito!».

Che gli uomini per sempre curino i fossati di confine,

che essi prendano in mano la zappa e il canestro di lavoro,

per il tempio dei grandi dèi,

30

che è adatto al trono eccelso,

aggiungano campo e campo,

per sempre i fossati di confine

curino,

le dighe tengano in ordine,

35

i fossati di confine

scavino, … piante di ogni genere

facciano crescere,

pioggia, pioggia, ......

i fossati di confine scavino,

40

accumulino orzo,

41-46

in lacuna

Che essi facciano prosperare il campo di grano degli Anunna,

l’abbondanza nel paese essi moltiplichino,

le feste degli Dèi celebrino appropriatamente,

50

versino acqua fresca,

(nella) grande abitazione degli dèi, che è adatta per un eccelso

[trono.

Ullegarra (e) Annegarra

tu li chiamerai!

Che essi buoi, ovini, animali della terra, pesci e uccelli,

55

l’abbondanza del paese moltiplichino,

Enul e Ninul

l’hanno deciso con la loro bocca pura.

Aruru, che è degna della signoria,

ha stabilito per propria virtù le grandi regole.

60

Che esperti da esperti, inesperti da inesperti,

da sé, come orzo, dalla terra germoglino,

è una cosa che mai sarà cambiata, così come le eterne stelle del

[cielo.

Affinché essi le feste degli dèi, giorno e notte,

festeggino appropriatamente,

65

le grandi regole hanno di propria iniziativa

stabilito

An, Enlil,

Enki e Ninmaḫ,

i grandi dèi.

70

Nel luogo in cui fu creata l’umanità,

in verità, fu inserita stabilmente Nisaba.

7.

MITO DI ETANA: LA REGALITÀ DINASTICA

Testo: KINNIER WILSON 1985; SAPORETTI 1990; HAUL 2000.

Traduzione: LABAT 1970, p. 294 sgg.; DALLEY 1989, p. 189 sgg.; FOSTER 1994, I, p. 437 sgg.

Il poema di Etana, noto per le sue raffigurazioni già dal periodo protodinastico III, è una delle creazioni letterarie assiro-babilonesi più antiche che possediamo.

Esso poi ha avuto una lunga vita redazionale, se pensiamo che manoscritti di tale opera risalgono al periodo paleobabilonese, medioassiro e neoassiro; ha avuto quindi una gestazione di oltre 1200 anni.

La vicenda narrata è incentrata sulla figura del re di Kiš, Etana, il primo sovrano, stando almeno a quanto possiamo leggere nel prologo al poema stesso, ad essere stato scelto dagli dèi per inaugurare il nuovo istituto della regalità, che sarebbe dovuta essere dinastica. La scelta fatta dalla dea Ištar, approvata dal dio Enlil, sembra però vanificata, per il fatto che la moglie di Etana non poteva avere figli, a meno che qualcuno non avesse procurato la pianta del parto.

Dopo tale premessa, lo scriba inserisce una vera e propria favola che ha come protagonisti l’aquila e il serpente, la cui storia è propedeutica al metodo escogitato dal pensatore semitico, perché Etana si possa procurare la pianta del parto. Si narra la storia dell’amicizia delle due bestie, del loro patto per nutrire i loro piccoli, del tradimento dell’aquila che mangia i cuccioli del serpente, del pianto di questo presso il dio Sole e della punizione esemplare impartita al volatile.

Dopo un periodo di tempo trascorso nella fossa, perché le sue ali erano state spezzate dal serpente, per intervento sempre dello stesso dio Sole che spinge Etana ad aver compassione dell’animale ferito ed impedito, l’aquila riacquista la capacità di volare e si vuole ingraziare il suo benefattore. Così Etana racconta il sogno avuto e l’aquila comprende che deve affrontare un volo fino ai cieli di Anu, Enlil, Ea e Ištar per trasportarvi Etana.

L’aquila si accinge all’impresa, durante la quale invita ripetutamente Etana a descrivere la visione dall’alto della terra, descritta con una plasticità e colori vivaci tali da farci pensare al volo compiuto dall’uomo per andare sulla luna. Il primo tentativo fallisce, ma in un secondo tempo l’aquila risce nel suo intento, sicché Etana può ritornare a Kiš con la pianta agognata e risolvere così il problema della figliolanza che avrebbe assicurato la continuità della dinastia.

Da altre fonti, apprendiamo però che Etana ebbe successo in tale operazione, ma che perdette il regno e la vita proprio per mano del figlio tanto desiderato.

A. Versione neoassira

PREMESSA MITOLOGICA: GLI DÈI STABILISCONO LA REGALITÀ: 1-30

Fonte I

1

[La città] progetta[rono…]

[Le sue fondamenta getta]rono gli dèi […]

[Kiš] progettarono […]

Le sue fondamenta gettarono gli dèi […]

5

Gli Igigi posero i [suoi] mattoni […]

[…] che sia il loro pastore […]

Che Etana sia il loro realizzatore […]

Il bastone di comando […]

I grandi Anunnaki, [che decidono i destini],

10

[erano sedu]ti e presero la loro decisione [sul paese],

[essi, i crea]tori delle quattro regioni (del mondo), [che ne

[hanno posto l’impianto].

Per decisione di tutti loro, gli Igigi […]

Non avevano stabilito [un re sulla moltitudine di gente …]

A quel tempo [non era stato intrecciato un turbante o una corona]

15.

ed uno scettro con lapislazzuli [non era stato ancora ornato].

Non avevano costruito nelle quattro regioni [un solo santuario].

I sette dèi avevano chiuso [la porta] alla moltitudine,

sugli insediamenti umani avevano chiuso [la porta].

Gli Igigi circondarono la città […]

20

Ištar un pastore […]

ed un re cercò […]

Innina un pastore […]

ed un re cercò […]

Enlil osservò la cappella di Etana, l’uomo che Ištar […]

25

aveva incessantemente cercato […]

Nel paese la regalità fu introdotta, in Kiš […]

La regalità, […], la corona brillante, il trono […]

Ha portato e […] … […]

Gli dèi del paese […]

30

… […]

L’AQUILA E IL SERPENTE: AMICIZIA E GIURAMENTO: 1-34

Fonte L+M+

1

[…] un uomo il cui nome … […]

… ha fatto […]

La cappella del dio Adad, il suo dio […].

All’ombra di tale santuario era germogliato un pioppo;

5

sulla sua cima si insediò l’aquila, [alla sua base si sistemò un

[serpente].

Ogni giorno rispettava[no il giuramento …]

L’aquila aprì la sua bocca e [al serpente disse]:

«Vieni, stabiliamo un patto di amicizia tra noi,

io e te vogliamo essere amici!»

10

[Il serpente] aprì la sua bocca e [all’aquila disse]:

«Vieni e prestiamo un giuramento per sancire l’amicizia

[…] impor[tante …]

Un abominio degli dèi […]

Vieni, ci alzeremo e [sul monte saliremo],

15

giureremo per la terra […]».

Al cospetto dell’eroe Šamaš essi prestarono un giuramento:

«Chi il limite di Šamaš [violerà],

Šamaš con rabbia nella mano di un cacciatore [lo consegni];

chi il limite di Šamaš [oltrepasserà],

20

i monti rendano ardua la [loro entrata],

un’arma vagante su di lui v[ada dritta],

la rete del giuramento di Šamaš lo sopraffaccia e lo catturi».

Dopo che essi prestarono il giuramento per la terra […]

si alzarono e salirono sul monte.

25

Ogni giorno, erano attenti a rispettare il gi[uramento].

Un toro selvatico, un onagro l’aquila catturava,

il serpente mangiava, si ritirava e mangiavano i [suoi] figli.

Capridi, gazzelle il serpente catturava, e

l’aquila mangiava, si ritirava e mangiavano i [suoi] figli.

30

Capri selvatici, buoi selvatici l’aquila catturava, e

il serpente mangiava, si ritirava e mangiavano i [suoi] figli.

La pantera [della steppa, mandrie selvag]ge del suolo il serpente

[catturava e

[l’aquila mangiava, si ritirav]a e mangiavano i suoi figli.

L’aquila [riceveva] il vitto, i figli dell’aquila crescevano,

[diventando grandi.

IL DELITTO DELL’AQUILA: 35-54

35

Quando i figli dell’aquila furono cresciuti e divennero grandi,

l’aquila una malvagità nel suo cuore progettò,

davvero progettò una malvagità nel suo cuore:

essa, infatti, decise di mangiare i piccoli del suo amico.

L’aquila allora aprì la sua bocca e disse ai suoi figli:

40

«Voglio proprio mangiare i figli del serpente! Il serpente il

[cuo[re…]

Salirò e in cielo mi stabilirò,

scenderò sulla cima dell’albero e mangerò il frutto».

Il cucciolo molto saggio all’aquila, suo padre, disse:

«Padre mio, non mangiare. La rete di Šamaš [ti] farà prigioniero;

45

le trappole del giuramento di Šamaš ti soppraffarranno e ti

cattureranno.

Chi viola il limite di Šamaš, questi lo consegna pieno di rabbia

[nella mano di [un cacciatore]».

(L’aquila) non li ascoltò, non ascoltò [la parola] dei suoi figli.

Scese e mangiò i fig[li del serpente].

La sera dello stesso giorno il serpente tornò.

50

Portava il suo bottino; sulla porta del nido [lo gettò],

[guardò], ma il suo nido non c’era più. Si chinò e … […]

Le unghie sue (= dell’aquila) [erano visibili sul suolo].

[In al]to la polvere [copriva il cielo].

Il serpente allora pianse e si disperò. Davanti a Šamaš s[correvano

[le sue lacrime].

COLLOQUIO TRA SERPENTE E DIO SOLE: 55-80

55

«Confido in te, [eroe Šamaš]!

All’aquila par[te del mio bottino ho donato].

Ora il mio nido […]

Il mio nido non c’è più, mentre il [suo nido è intatto].

I miei cuccioli sono dispersi, mentre il[lesi sono i suoi cuccioli].

60

(L’aquila) è scesa ed ha mangiato [i miei piccoli].

Il torto che mi ha fatto, Šamaš, [che tu lo sappia]!

In verità, Šamaš, la tua rete è la [vasta ter]ra,

la tua trappola è [l’ampio cielo].

Dalla tua rete non esc[a l’aquila],

65

lei che ha fatto la malvagità, l’uccello Anzu, lei che ha procurato

[malvagità al suo amico]!»

Le suppliche del serpente […]

Šamaš aprì la sua bocca e [disse al serpente]:

«Mettiti in cammino, pas[sa il monte].

Intrappolerò per te un to[ro selvaggio].

70

Apri dunque il suo interno, [lacera il suo stomaco],

prendi dimora [nel suo stomaco].

[Ogni] uccello del cielo [scenderà e mangerà la carne].

[L’aqui]la con loro [mangerà la carne],

ma non conoscerà il suo danno.

75

Il tenero della carne cer[cherà] di continuo, […] continuerà ad

[andare,

al sacco dell’intestino metterà mano,

e quando lei penetra dentro, afferrala per le sue ali,

taglia quindi le sue ali, delle sue penne e delle sue piume

spennala, e gettala in una fossa senza (via d’uscita).

80

A causa della fame e della sete possa perire.»

PUNIZIONE DELL’AQUILA: 81-109

Alla parola dell’eroe Šamaš, il serpente andò, attraversò il monte,

giunse il serpente sul [toro selvag]gio,

aprì il suo interno, il suo stomaco lacerò,

prese dimora nel suo stomaco.

85

Ogni uccello del cielo scese e mangiò la carne;

l’aquila percepirà il suo danno e

con i figli degli altri uccelli non mangerà la carne.

L’aquila la sua bocca aprì e disse ai suoi figli:

«Venite e scendiamo, la carne di questo toro selvaggio

[mangeremo!»

90

Il cucciolo piccolo, estremamente sapiente, all’aquila, suo padre,

[una parola disse:

«Non scendere, padre mio! Forse nell’interno di questo toro

[selvaggio si trova il serpente».

L’aquila, riflettendo, disse una parola:

«Se gli uccelli hanno paura, … come mangeremo la carne?»

Essa non lo ascoltò, non ascoltò la parola di suo figlio.

95

Scese e si fermò sul toro selvaggio:

l’aquila ispezionò la carne, scrutò attentamente davanti e dietro,

ripeté l’operazione, ispezionò la carne, scrutò attentamente

[davanti e dietro.

… continua ad andare, al sacco dell’intestino mise mano.

Non appena essa entrò dentro, il serpente la prende per le ali:

100

«Dammi soddisfazione! Dammi soddisfazione!»

L’aquila aprì la [sua boc]ca e disse al serpente:

«Abbi compassione di me! Come un mendicante ti voglio offrire

[un dono!»

Il serpente aprì la sua bocca e disse all’aquila:

«Se ti rilascerò, come risponderò a Šamaš in alto?

105

La tua punizione si rivolterà su di me.

Sarò proprio io a darti la punizione!».

Egli tagliò le sue ali, delle sue penne e delle sue piume

la [spen]nò, [la] gettò in una fossa.

A [causa] di fam[e e di set]e morirà.

COLLOQUIO TRA AQUILA E DIO SOLE: 110-118

110

[…] L’aquila quotidianamente pregava di continuo Šamaš:

«[Nel]la fossa io morirò, chi sa come mi è stata comminata la

[tua punizione.

Me, aquila, salvami!

Per giorni durevoli il tuo nome io farò ascoltare!».

Šamaš aprì la sua bocca e disse all’aquila:

115

«Con malvagità hai afflitto la mia mente.

Un abominio degli dèi (hai commesso), hai infranto un tabù.

Morirai e non mi avvicinerò a te.

Va’ da un uomo che ti manderò. La tua mano possa

[afferrare».

ETANA, PER INTERVENTO DEL DIO SOLE, LIBERA L’AQUILA: 119-131

Etana ogni giorno pregava Šamaš:

120

«Tu hai mangiato, Šamaš, il grasso delle mie pecore. La terra ha

[bevuto il sangue dei miei agnelli.

Ho onorato gli dèi, gli spiriti dei morti ho venerato.

Le sacerdotesse-interpreti hanno consumato il mio sacrificio,

i miei agnelli da macello gli dèi hanno consumato.

O signore, dalla tua bocca esca per me, dammi la pianta del

[procreare!

125

Mostrami la pianta del procreare, rimuovi il mio fardello,

[concedimi un nome!».

Šamaš aprì la sua bocca e disse ad Etana:

«Mettiti in cammino, attraversa il monte, trova una fossa,

[guarda nel suo interno!

Nel suo interno sta l’aquila. Ti mostrerà la pianta del

[procreare]».

Avendo udito la parola dell’eroe Šamaš, Etana intraprese l[a via,

[attraversò il monte],

130

vide la fossa, nel suo interno cercò, nel [suo] inter[no stava

[l’aquila].

Subito la sollevò.

PROMESSA DELL’AQUILA E I SOGNI DI ETANA: 1-14

Fonte E+F

1

[L’aquila aprì la sua bocca e disse a Etana:]

«Am[ico mio …] …

All’ingresso della porta di Anu, Enlil ed Ea noi entreremo;

[insieme noi agiremo], io e te.

5

All’ingresso della porta di Sin, Šamaš, Adad e Ištar entreremo;

[insieme noi agiremo], io e te.»

«Ho visto una casa, ho aperto il sigillo.

Fui pronto, respinsi la porta e vi entrai.

Vi stava dentro una [vergine],

10

potente con corona, bello il suo aspetto.

Sul trono era posto […] … […]

Ai piedi del trono erano ac[covacciati] leoni.

Mi alzai, ma i leoni [mi assalirono].

Mi svegliai, trema[i …]».

L’ASCESA AL CIELO: 15-40

15

L’aquila a lui, ad Etana, [disse]:

«Amico mio, magnifici […]

Vieni, ti voglio innalzare al cielo [di Anu].

Sul mio petto poggia [il tuo petto],

sulle piume delle mie ali poggia [le tue ali],

20

sulle mie braccia poggia [le tue braccia]!».

Sul suo petto egli poggiò [il suo petto],

sulle piume delle sue ali poggiò [le sue ali],

sulle sue braccia egli poggiò [le sue braccia].

Aumentò, il suo peso divenne grande. Per un beru, lo portò su e

25

l’aquila a lui, ad Etana, disse:

«Guarda, amico mio, il paese com’è!

Abbraccia (con lo sguardo) il mare, scruta i suoi bordi!».

«Il paese, la parte superiore … il monte, il mare e acque e acque».

Per due beru lo portò su, e

30

l’aquila a lui, ad Etana, disse:

«Guarda, amico mio, il paese com’è!». «Il paese è acque ed acque».

Per tre beru lo portò su, l’aquila a lui, ad Etana, disse:

«Guarda, amico mio, il paese com’è!».

«Il mare è diventato un campo inondato di un giardiniere!».

35

Dopo che salirono al cielo di Anu,

nella porta di Anu, Enlil ed Ea entrarono,

l’aquila ed Etana insieme si inchi[narono].

Nella porta di Sin … l’aquila ed Etana […]

L’aquila […] … […]

40

… […]

INTERVALLO: COLLOQUIO TRA AQUILA E DIO SOLE: 1-8

Fonte M+F

1

L’aquila aprì la sua bocca e a Šamaš, suo signore, una parola

[disse]:

«[…] … […]

[Cucciol]o dell’uccello […]

[…] … […]

5

Qualunque cosa egli dirà […]

Qualunque cosa io dirò […]

Per comando dell’eroe Šamaš […]

(Io) cucciolo dell’uccello […]».

RIPRESA DEL VOLO: 9-41

L’aquila la sua bocca aprì e ad Etana disse:

10

«Perché sei venuto? Dimmelo!».

Etana la sua bocca aprì e all’aquila disse:

«Amico mio, dammi la pianta del procreare;

mostrami la pianta del procreare!

Il mio fardello [rimuovi], concedimi un nome;

15

consegnami [la pian]ta del procreare».

… [...] che è uscito,

«[…] così […] per me.

[Ho intrapreso la via, ho oltrepassato] il monte.

Ti porterò [la pianta del procreare».

20

Egli andò e […]

L’aquila, l’uccello [simile al quale]

non ce n’è altri [disse ad Etana]:

«Vieni, amico mio, […]

con Ištar, la signora, […]

25

con la forza di Ištar, la signora, […]

Sulle mie braccia [poggia le tue braccia],

sulle piume delle mie ali [poggia le tue ali]!».

Sulle sue braccia egli poggiò [le sue braccia],

sulle piume delle sue ali [egli poggiò le sue ali].

30

Per un beru [lo portò su].

«Amico mio, osserva il paese com’è!».

«[L’aspetto] del paese è diventato diverso,

e il mare è largo come uno stazzo!».

Per due beru [lo portò su].

35

«Amico mio, osserva il paese com’è!».

«Il paese è diventato un’aiuola […]

e il mare è largo come una secchia!».

Per tre beru lo [portò s]u.

«Amico mio, osserva il paese com’è!»

40

«Io guardo, ma il paese non lo vedo,

e il mare è così ampio da non poter saziare i miei occhi!».

LA CADUTA: 42-51 SGG.

«Amico mio, non salirò al cielo! Prendi la via, voglio tornare

[nella mia città!».

Per un beru lo fece cadere,

l’aquila scese e lo ricevette sulle sue ali;

45

per due beru lo fece cadere e

l’aquila scese e lo ricevette sulle sue ali;

per tre beru lo fe[ce cadere e]

l’aquila scese e lo ricevette [sulle sue ali].

Un nikkassu verso il suolo [lo fece cadere, e]

50

l’aquila scese e lo ri[cevette sulle sue ali].

L’aquila batté. Di Et[ana …]

[ … ]

[ … ]

[ … ]

FINE DEL POEMA: 1-9

Fonte N

1

La città di Kiš pian[ge …]

Nel suo cuore […]

Ho cantato […]

Kiš … […]

5

Etana […]

[Kiš …]

[Quan]do […]

Etana […]

[…]

B. Versione paleobabilonese

Fonte K i

1

I grandi Anunnaki, che decidono il destino,

stavano seduti e presero una decisione riguardante il paese,

essi creatori delle quattro regioni (del mondo), che hanno

[tracciato il disegno.

Per l’affermazione (di tutti loro), gli Igigi

5

stabiliscono una festa per la popolazione,

ma un re su tutte le genti numerose non avevano ancora

[assegnato.

In quel tempo non era stato intrecciato un turbante o una corona,

ed uno scettro con lapislazzuli non era stato ornato.

Non avevano costruito un santuario.

10

I sette avevano sbarrato la porta sul …

Scettro, turbante, corona e bastone di comando

nel cielo davanti ad Anu erano posti.

Non c’era stata alcuna delibera riguardante la popolazione,

allora la regalità scese dal cielo

15

[… e la dea Iš]tar un re andò a cercare.

Fonte K ii

1

È stata presa […]

[Sua] moglie […]

La malattia-labu […]

I beni […]

5

E verso […]

… […]

Va […] … […]

…[…]

Da […]

10

Da […]

[…]

Va […]

[…]

Fonte P

r. 1

«Gli scompaia la via, non trovi la strada,

gli chiuda la sua entrata il monte,

un’arma vagante vada dritta su di lui».

Avevano pronunziato un giuramento:

5

insieme lo concepirono, insieme lo manifestarono.

All’ombra del pioppo il serpente partorì,

l’aquila sopra di esso partorì.

Il serpente catturava un toro selvatico, un capro selvatico e

l’aquila mangiava, i suoi figli mangiavano.

10

Il serpente catturava una pantera, un ghepardo e

l’aquila mangiava, i suoi figli mangiavano.

Dopo che i suoi figli crebbero e [divennero grandi],

e le ali […] diventar[ono],

l’aquila nel suo cuore [progettò una cattiveria]:

15

«Figli miei, […]

Andranno, cercheranno […]

Cercheranno la pianta [del procreare],

e allora io voglio mangiare i figli del serpente.

Salirò [in cielo],

20

starò, [scenderò sulla cima dell’albero e mangerò il frutto].

Chi è colui che [?]».

Il cucciolo [piccolo, molto saggio],

all’aq[uila, suo padre, disse: «Non mangiare],

padre mio! [La rete di Šamaš ti catturerà]».

v. 1’

… […]

[Quella] sera […]

Il serpente giunse […]

La carne […]

5′

Il serpente la gettò davanti [alla porta del nido],

guardò, e non c’era più [il suo nido. Si chinò, …]

Le sue unghie […] il suolo

Il cielo [la sua polvere]

[…] … si lam[entò. Davanti a]

10′

[Šamaš] scorrevano le sue la[crime].

«Ho fiducia in te, eroe Šamaš!

All’aquila parte del mio bottino ho dato.

Ho rispettato il giuramento a te, l’ho onorato,

non ho concepito cattiverie contro il mio amico.

15′

Il suo nido è intatto, mentre il mio nido è disperso.

Il nido del serpente è diventato pieno di lutto.

I suoi cuccioli sono illesi, i miei figli non ci sono più;

essa, infatti, è scesa e ha mangiato le mie creature.

Un torto mi ha fatto: Šamaš, che tu lo sappia!

20′

La tua rete è la vasta campagna,

la tua trappola [l’ampio cielo].

Dalla tua rete l’aquila non [esca],

ella che ha fatto malvagità e infamia,

lei che ha provocato la cattiveria al suo amico».

Fonte K v

tre linee rotte

Il serpente [aprì la sua bocca e disse all’aquila]:

5

«Se ti rila[scerò come lo giustificherò a Šamaš?]

La tua punizione [si rivolterà su di me]».

Uscì […]

La spennò e […]

Luogo di mor[te, di fame e di sete],

10

Per smembrare l’aqui[la …]

Era profondo […]

Ogni giorno [l’aquila pregava di continuo Šamaš]:

«O sole, prendi la mia mano […]

Me, [aquila, salvami]!»

15

Šamaš [aprì] la sua bocca [e disse all’aquila]:

«Con malvagità [la mia mente hai afflitto].

Un abominio davanti agli d[èi hai commesso]».

Fonte K vi

1

La sua mano prese, sette m[esi era rimasta nella fossa], l

’ottavo mese la fece uscire dalla fossa.

L’aquila, ricevendo il vitto, come un leone ruggente riprese forza.

5

L’aquila aprì la sua bocca e disse ad Etana:

«Amico mio, tu ed io siamo amici!

Dimmi ciò che desideri, ed io te lo darò!»

Etana la sua bocca aprì e disse all’aquila:

«… del pensiero nascosto …».

C. Versione medioassira

Fonte Q i

1

«La rete del giuramento di Šamaš lo sopraffaccia,

[chi il limite di Šamaš] oltrepasserà

[i monti] lo respingano,

[un’arma] vagante su di lui vada dritta,

5

Šamaš porti la sua testa tra gli assassini,

Šamaš metta il malfattore nelle mani di un cacciatore,

faccia infuriare un demone malvagio su di lui».

Sulla cima dell’albero l’aquila partorì, e

alla base del pioppo il serpente generò.

10

All’ombra di questo pioppo

l’aquila e il serpente erano diventati amici,

avevano giurato, avevano fatto combutta.

I desideri delle loro menti

si erano rivelati.

15

Il serpente usciva, catturava

animali della steppa.

Il serpente catturava, e

l’aquila mangiava, si ritirava,

mangiavano i suoi figli.

20

Capridi, gazzelle della steppa: DITTO

l’aquila mangiava, si ritirava: DITTO

[La pantera della] steppa, mandrie selvagge della terra: DITTO

[l’aquila] mangiava, si ritirava: DITTO

[Dopo che i figli] dell’aquila

25

[divennero gran]di e furono cresciuti,

[e le ali …] furono diventate,

[l’aquila a mangiare i piccoli del] suo amico

[l’intenzione] sua

[pose].

Fonte Q ii

1

Affamati […]

si radunarono […]

Il piccolo cucciolo, molto [sapiente],

all’aquila, suo padre, [disse]:

5

«Non scendere! For[se dentro questo toro selvaggio il serpente si

[trova].

La terra ti prenderà […]

Lo stravolgimento di […]

Sono stese le ali […]

La terra […]».

10

Non fu d’accordo […]

Non as[coltò la parola del figlio].

Scese e [si fermò sul toro selvaggio].

Con i figl[i degli uccelli mangiò la carne].

Dapprima [scrutò attentamente avanti e dietro],

15

l’aquila gua[rdò la carne].

… […]

Ripeté l’operazione, scr[utò attentamente avanti e dietro],

l’aquila guar[dò la carne].

Agì per la terza volta, scr[utò attentamente avanti e dietro],

20

l’aquila guar[dò la carne].

Si immerse de[ntro il toro selvaggio],

il tenero della car[ne scrutò attentamente],

allo stomaco del to[ro selvaggio arrivò],

nel suo interno [penetrò],

25

Il serpente la prende per [le sue ali].

Lo fece uscire e […]

lo diede […]

Davanti a Šamaš […]

«Che tu sia grande, re degli dè[i …]

30

Giudice del giudizio […]

colui che cattura […]

e tu, aquila […]

svolazzerai […]»

Fonte O

due linee in lacuna

«I miei [x] apri, le cose segrete […]

il mio peso rimuovi, concedimi un nome».

5

[Šamaš aprì la sua bocca] ed Etana guardò.

[…] Nel giaciglio notturno un sogno vide:

«[…] prendi la via, varca il monte,

[…] … nel tuo passare

[osserva] una fossa, al suo cuore

10

avvicinati!

Nel suo interno l’aquila sta, e

lei ti darà la pianta del procreare».

[…]

Fonte R

1

[…]

[…] lo cercò […]

[…] …

… […]

5

Da […] … […]

[…] … […]

[…] … l’aquila lo vide […]

e a Etana disse:

«Tu, Etana, re degli animali,

10

tu, Etana, [re degli] uccelli,

dall’interno della fossa solleva[mi],

dà dunque della tua mano […],

che porti […] …

per giorni senza fine la tua gloria».

15

Etana all’aquila una par[ola disse]:

«Io ti salverò […]

[dal]la fossa ti f[arò salire],

[per il f]uturo noi [saremo amici]».

[…] … […]

20

«[…] sopra di me […]

Dal sorgere del sole fino […]

Dal suo sorgere, quando […]

… molto … […]

Io ti darò la [pianta del procreare]».

25

Etana, nell’as[coltare] questo,

l’imboccatura della fossa riempì di […]

Per la seconda volta gettò … […]

Davanti a lei continuò a getta[re …]

L’aquila salì dalla fossa […]

30

Costei stese [le sue ali]

[…] e […]

[Agì per la terza volta, dal]la fossa salì […]

[costei] stese [le sue ali]

[…] … la sua [testa] […]

35

[…] … […]

[…]

Fonte Q iii

tre linee rotte

La moglie […]

Tu […]

5

Ha […]

… […]

… […]

… i beni […]

Non ve[da …]

10

non senta […]

non […]

… secondo […]

Con […]

Alla porta […]

15

… […]

Fonte Q iv

1

[…]

«[Un puro vincolo in] alto

[…] ai miei piedi».

[…] fece ricevere

5

[…] che stava davanti a lui

«[…] tua e buona

[… il pe]so è stato portato

[…] che hanno dato

[…] hai fatto.

10

Hai preso queste mazze nella tua mano,

un puro vincolo in alto

… ai tuoi piedi».

Etana a lui,

all’aquila … :

15

«Amico mio […] … un secondo sogno.

Nel mio sogno (la gente?) si è radunata,

il giunco nella casa

da tutto il paese in mucchi

hanno accumulato. I pesi

20

[…] … Essi, i serpenti cattivi,

venivano davanti a me,

[…] … si inchinavano ai miei piedi».

[…] fece ricevere

[… che stava] davanti a lui

25

[… tua] e buona

Fonte S vii

1 […]

[…] … […]

«[il mar]e è diventato acqua e acqua».

[Per tr]e beru lo fece salire,

5

[l’aquil]a [a lui],

[ad] Etana, [disse]:

«Guarda, amico mio, il paese com’[è]!

[Abbraccia con lo sguardo] il mare, i suoi bordi [esamina]!»

[Etana a le]i,

10

[all’]aquila, dis[se]:

«[Il paese è diventato] un’aiuola …

[ed il ma]re [com]e le acque di un canale!»

… […]: DITTO

L’aquila: DITTO

15

Ad Etana: DITTO

[…] … […] ..

[…] un beru

[…] DITTO

linee 19-21 in lacuna

8.

CREAZIONE DEL RE

Testo: VS 24, n. 92.

Traduzione: W. R. MAYER 1987, p. 55 sgg.

Il testo redatto in grafia e stile neobabilonese è stato identificato da van Dijk nel 1984 e affidato per la pubblicazione a W. Mayer, che lo ha reso pubblico nel 1987.

Il contenuto del documento si rifà alla tesi esposta nel poema di Atramḫasis, la creazione cioè dell’uomo, ma con un’aggiunta importante ed interessante, la creazione del re.

Nelle prime righe conservate si ha un accenno alla situazione precedente la creazione dell’umanità, quando gli dèi dovevano lavorare per nutrirsi. Al loro malumore pone rimedio Ea, il dio della saggezza, che con l’aiuto della dea-madre, Belet-ili, crea con l’argilla l’uomo-Lullu, a cui va addossato il lavoro degli dèi.

Ma Ea non si ferma qui, perché subito dopo rivolge a Belet-ili la richiesta di passare alla creazione di un essere superiore, «l’uomo-consigliere per eccellenza», il re, a cui viene donata saggezza e consiglio, oltre che beltà.

Per rendere la nuova creatura all’altezza del difficile compito che l’aspetta, concorrono pure gli altri dèi, a cominciare da Anu, Enlil, Nergal e Ninurta ed infine Nusku, donando ognuno una qualità propria che sicuramente avrebbe arricchito la nuova figura.

 

r. 1

……………………

La loro (= degli dèi che lavoravano) faccia era volta indietro ….

Belet-ili, la [loro] signora, ebbe paura per il loro silenzio.

Ad Ea, suo fratello gemello, essa rivolge la parola:

5

«La corvée di lavoro degli dèi è diventata pesante per loro;

[il loro lamento] è giunto sino a noi, la loro cintura [ ],

[la loro faccia] è volta altrove e inimicizia è scoppiata.

Creiamo una figura di creta, e addossiamo [a lei la corvée

[di lavoro],

facciamoli riposare per sempre dalla fatica!»

10

Ea iniziò a parlare, [rivolgendo] la parola a Belet-ili:

«Belet-ili, tu sei la signora dei grandi dèi.

[ ] in seguito;

[ ] …. [ ] le sue mani.»

Allora Belet-ili raccolse la creta per lui;

15

[ ] essa agi artisticamente.

[ essa purifi]cò e mescolò la creta per lui;

[ ] arricchì il suo corpo.

[ ] tutta la sua figura.

[ ] …… essa pose;

20

[ ] …… essa pose;

[ ] …… essa pose;

[ ] …… essa pose [il suo] corpo;

[ ] Enlil, l’eroe dei grandi dèi,

[quando ] lo vide, [il suo v]iso fu raggiante;

25

v. [ ] nell’assemblea degli dèi egli guardò [ ] da

[ogni lato,

[ ] …… perfezionò la sua forma del corpo.

[En]lil, l’eroe dei grandi dèi,

gli assegnò come nome [Uomo-Lullu]

e ordinò di addossargli [la corvée di lavoro] degli dèi.

30

Ea iniziò a parlare, rivolgendo la parola a Belet-ili:

«Belet-ili, la signora dei grandi dèi, sei tu:

tu hai creato l’uomo-Lullu,

modella ora il re, l’uomo-consigliere per eccellenza!

Rivesti la sua figura di bontà,

35

tratteggia i suoi tratti armonicamente, fai bello il suo corpo!»

Allora Belet-ili modellò il re, l’uomo-consigliere per eccellenza.

(Essi) diedero al re la lotta dei [grandi] dèi;

Anu gli diede la corona, Enlil gli do[nò il trono],

Nergal gli diede le armi, Ninurta do [nò a lui lo splendore

[accecante];

40

Belet-ili diede [a lui un bell’asp]etto,

Nusku gli diede saggezza, trasmise consiglio e si pose a sua

[disposizione.

Chi dice al re bugie e falsità,

se si tratta di un …..…, [allora egli sarà ……..]

9.

ADAPA ED ENMERKAR

Testo: PICCHIONI S. 1981, p. 102 sgg.

Traduzione: PICCHIONI S. 1981, p. 105 sgg.; FOSTER B. 1994, I, p. 435 sgg.

Adapa, il Saggio devoto al suo signore Ea, che abbiamo conosciuto in IV 3, in occasione della disavventura che gli ha fatto perdere per sempre il dono della vita divina, offertagli dal dio Anu, ricorre anche in questo piccolo frammento conservato al British Museum e risalente al periodo neoassiro.

Assieme ad Adapa incontriamo il re di Uruk, Enmerkar, che avrebbe regnato sulla città al tempo in cui egli svolgeva la sua attività, ma che invece noi conosciamo molto bene e dalla Lista Reale Sumerica e soprattutto dai poemi epici che lo riguardano.

Per quanto si possa comprendere dalle parti conservate del testo, Adapa effettua degli scavi e si imbatte in una tomba dei tempi antichi. Allora senza ancor vedere il cadavere sepolto si dà ordine di richiudere il fosso e sigillarlo con una lastra di metallo, non senza aver prima deposto x mine di rame, forse come offerta funebre riparatoria per il gesto compiuto.

Adapa si assicura con il fabbro che il telaio sia ben sprangato!

r. 1

[ ]

egli pose il suo [ ]

Ada[pa]

….. [ ]

5

si lamenta con il divino signore [ ]

[quando ….] udirono il [suo] lamento,

così [egli disse

[che] egli ha catturato.

«Questo grido [ ] quanto piacevole!»

10

Nell’ascoltare [ ] egli pianse,

e i grandi dèi [ ] la sua seconda «mano»,

[ ] a lui.

La sua seconda «mano» [ ]

[raggiunse la porta] di Anu, Enlil [ed Ea]

15

[ ] del grande signore divino Marduk.

Adapa [ ]

Enmerkar esercitava la regalità ad Uruk.

Quando egli [ebbe ] tutto il paese di Akkad,

[egli ] il suo regno fin quando gli dèi [ ].

20

Adapa [scavò] nove cubiti nell’Apsu,

Enmerkar per non [ ] l’intenzione di Adapa [ ]

Adapa [scavò] nove cubiti nell’Apsu,

Enmerkar per non [ ] l’intenzione di Adapa [ ]

un antico cadavere dei tempi più remoti [ ]

25

egli emise un grido terribile nel palazzo [ ]

Essi scavarono per nove cubiti [ nell’Apsu],

nove cubiti di terra essi scavarono [ ].

Egli distrusse la porta della tomba,

senza neanche vedere il corpo.

Adapa [disse ad Enmerkar ]

2 righe in lacuna

Essi seppellirono [ ] mine di rame dentro [ ]

il fabbro che [ ] vi sistemarono sopra una porta

[ ] e fissarono una spranga sul telaio.

35

[ ] Adapa, mentre passava per strada,

vide il fabbro e gli parlò:

«[ ] la tua spranga è sicura nel telaio?»

resto troppo frammentario

10.

L’UOMO E I SUOI DOVERI

Testo e traduzione: BORGER 1973, pp. 179 sgg.

Nel rituale per la ricostruzione del tempio o casa degli dèi è contenuto questo breve testo che ricorda la creazione degli esseri umani, le regole della civiltà, nonché l’istituzione regale e in genere il mondo terreno.

Il compito dell’uomo è la corvée degli dèi, a cui il sovrano deve porre la massima cura, in modo che il tempio, dove essi dimorano, sia sempre un luogo di pace e di gioia.

1

Quando gli uomini furono creati, [ ]

e le città [ ]

il diritto agli uomini [ ],

il santuario dei grandi dèi [ ]

5

il tempio [ ]

montagne e fiumi [ ]

Anu, Enlil ed Ea [ ]

fissarono un destino favorevole [ ]

all’attento re [ ]

10

il pastore, che il paese [ ].

Essi stabilirono il destino degli dèi; le città [ ]; la decisione degli

[dèi [essi emisero.]

Un tempio della gioia del cuore essi costruirono; [ ] essi

[ordinarono.

Anu, Enlil ed Ea ordinarono di [costruire] un tempio di pace.

Essi gradirono il tempio della gioia del cuore, la loro dimora.

11.

I GIORNI CONTATI DELL’UOMO

Testo: B. ALSTER 1990, p. 5 sgg.

Traduzione: D. ARNAUD, «Emar» VI/4 (1987), p. 359 sgg.; J. NOUGAYROL, «Ugaritica» V (Paris 1968), p. 438 sgg.; B, ALSTER 1986, p. 1 sgg.; CL. WILCKE 1988, p. 113 sgg.

Questo testo sapienziale, intitolato dagli studiosi anche La ballata degli eroi antichi, ci è pervenuto in copie provenienti dalla Mesopotamia e dalla Siria, la qual cosa ci convince che esso fosse un documento di scuola oltre che una pagina di vita.

In esso si sottolinea la vanità della vita umana, appunto perché essa non è fatta per durare eternamente. Si allude poi ai re precedenti, soprattutto a quelli famosi sia per la lunghezza del loro regno sia per le gesta compiute.

Il finale del documento è variegato a seconda delle fonti, ma il succo è ancora una volta la sottolineatura della futilità della vita terrena: le regole dell’umanità sono infatti quelle che prediligono la gioia rispetto al silenzio, la luce invece della morte.

 

1

Grazie ad Enki la pianificazione fu fatta;

in base alla decisione degli dèi i dadi furono tratti.

Dai tempi più remoti vi è solo vento!

Ogni qualvolta è stato annunziato nella bocca di un predecessore,

5

quelli erano superiori a loro, [ ] essi erano differenti;

sopra erano le case dove essi vivevano, [ ] le loro eterne case.

La vita dell’umanità non è stata fatta per durare per sempre;

………… quegli uomini sono stati travolti:

Dov’è Alulu, il re che regnò 36,000 anni?

10

Dov’è Etana, il re che salì in cielo?

Dov’è Gilgameš, che cercò di trovare la vita, come Ziusudra?

Dov’è Ḫuwawa, che fu preso prigioniero, dopo aver mangiato

[l’erba?

Dov’è Enkidu, la cui forza non è stata superata nel paese?

13A

Dov’è Baza, dov’è Zizi?

Dove sono i grandi re dei giorni prima d’adesso?

15

Essi non sono stati generati; essi non sono nati.

Come il cielo remoto, quale mano lo può raggiungere?

Come la terra profonda, nessuno la può penetrare!

La totalità della vita è come il battere del ciglio.

La vita su cui non risplende la luce, come può essere più valida

[della morte?

19A

Giovane uomo, fatti istruire sul tuo dio!

19B

Caccia via! Liberati dal peso della depressione! Respingi il

[silenzio!

20

Al posto di un giorno di gioia, possano venire 36.000 anni di

[silenzio!

20A

La vita su cui non risplende la luce, come può essere più valida

[della morte? [Ugarit]

[Sippar:] Avendo ricevuto [il favore] degli dèi, vita è stata

[trovata per [Ziusud]ra.

[Emar, Ugarit:] Come se fossi il suo piccolo bambino, possa Siraš

[rallegrarsi di te!

[Sippar:] Questa è la sorte dell’umanità, di quelli che vivono

[nella casa dei giovani uomini!

[Emar, Ugarit:] Queste sono le regole dell’umanità!

12.

CREAZIONE DI ENKIDU NELL’EPOPEA CLASSICA DI GILGAMEŠ

a)

EpCl, Tav. I 52-95

Testo: G. PETTINATO 1992/2, pp. 125 sgg.

LA CREAZIONE DI ENKIDU (52-95)

In Uruk, l’ovile (di Inanna), egli v[a ava]nti e indietro,

si mostra superiore, tiene la [sua te]sta alta come un toro

[selvaggio;

egli non ha rivali, [le sue] armi son (sempre) sollevate

55

e al suono del suo pukku (tamburo) debbono accorrere [i suoi]

[camerati.

I giovani uomini di Uruk erano angustiati nelle loro abi[tazioni]:

«Gilgameš non permette che il figlio stia con suo padre (essi

[dicevano)

[Giorno e nott]e [il suo] comportam[ento] è oppressivo.

[Egli è il pastor]e di Uruk, l’ov[ile],

60

egli è il [loro] pastore, eppure [ ],

[il pote]nte, il su[perbo, l’intelligente e l’esperto],

[Gilgameš] non permette [alla fanciulla di stare con suo marito]».

Della figlia del guer[riero, della moglie del nobile]

[gli dèi udiro]no i lamenti.

65

Gli dèi del cielo (dissero): «Il signore di Ur[uk, l’ovile],

non sei stata proprio tu, [o Aruru], che lo hai creato come toro

[selvaggio?

Non vi è nessun rivale per lui. [Le sue armi sono (sempre)

[solleviate

(e) al suono del pukku egli fa accorrere [i suoi compagni];

Gilgameš non permette che il figlio stia con suo padre.

70

Giorno e notte [il suo comportamento è oppressivo].

Egli è il pastore di Uruk, l’o[vile],

egli è il loro pastore, eppure [ ],

il potente, il superbo, l’intelligente e [l’esperto],

Gilgameš non permette alla fanciulla di stare con [suo marito]».

75

Della figlia del guerriero, della moglie del n[obile]

[Anu] udì il lamento più e più volte.

Essi allora convocarono Aruru, la grande:

«Proprio tu, o Aruru, l’hai creato;

crea ora la sua controparte.

80

Per contrastare l’ardore delle sue energie

fa’ che essi combattano fra di loro, cosicché ad Uruk torni la

[pace».

Quando Aruru udì queste parole

concepì nel suo cuore l’immagine di Anu.

Aruru lavò le sue mani,

85

prese un grumo di creta e lo piantò nella steppa.

Essa creò un uomo [primiti]vo, Enkidu, il guerriero,

seme del silenzio, la potenza di Ninurta.

Tutto il suo corpo era [coper]to di peli,

la chioma era fluente come quella di una donna,

90

i ciuffi dei capelli crescevano lussureggianti come grano.

Egli non conosceva né la gente né il Paese;

egli indossava una pelle di animale come Sumukan.

Con le gazzelle egli bruca l’erba,

con i bovini egli sazia la sua sete nelle pozze d’acqua.

95

Con le bestie selvagge, vicino alle pozze d’acqua, egli si soddisfa.

b)

Tavoletta di Chicago (2 NT 79 = A 29934) (Ep Cl I 77-81)

Testo: PETTINATO 1992/2, p. 250.

CREAZIONE DI ENKIDU (1-4)

1

Essi allora convocarono [Aruru, la grande:]

«Proprio tu, Aruru, hai creato quest’uomo,

[crea ora la sua controparte,] di eguale prestanza;

fa’ che essi combattano tra di loro, cosicché ad Uruk torni la

[pace».

13.

LA SORTE DELL’UOMO NELL’EPOPEA CLASSICA DI GILGAMEŠ

A. La taverniera Siduri: Tavoletta di Berlino e Londra (Ep CI Tav. X)

Testo: PETTINATO 1992/2, p.266 sgg.

Lacuna di ca. 15 righe

16

[« ] … [ ]

si veste con le loro pelli, ne mangia la carne,

[ai] pozzi, o Gilgameš, che prima non c’erano, parla

e così il mio vento vi porterà acqua».

20

Šamaš si adirò e si mosse verso di lui,

così parlò a Gilgameš:

«Gilgameš, dove stai andando?

La vita che tu cerchi, non la troverai!».

Gilgameš parlò a lui, all’eroe Šamaš:

25

«Da quando io vago qua e là per la steppa,

si è dormito troppo sulla terra!

Anch’io ho dormito per tutti questi anni!

Eppure io voglio vedere il sole, saziarmi della luce.

Se l’oscurità è lontana, quanto è abbondante la luce!

30

Potrà mai un morto vedere di nuovo lo splendore del sole?».

Lacuna di ca. 15 righe

(Gilgameš parla)

«Egli che ha condiviso con me ogni sorta di [avver]sità;

Enkidu, che io ho tanto amato,

e che ha condiviso con me ogni sorta di avversità,

ha seguito il destino dell’umanità.

50

Giorno e notte io piansi su di lui;

non permisi neanche che fosse seppellito,

sperando che il mio amico potesse sollevarsi al suono della mia

[voce,

per sette giorni e sette notti,

fino a che un verme non uscì fuori dalle sue narici.

55

Dal momento della sua morte non ho trovato più la vita.

Io mi sono messo a vagabondare nella steppa come

[un bandito.

Ed ora che ho visto la tua faccia, o Taverniera,

non voglio più vedere la morte che tanto temo!»

La Taverniera così parlò a lui, a Gilgameš:

60

«Gilgameš, dove stai andando?

La vita che tu cerchi, tu non la troverai.

Quando gli dèi crearono l’umanità,

essi assegnarono la morte per l’umanità,

tennero la vita nelle loro mani.

65

Così, Gilgameš, riempi il tuo stomaco,

giorno e notte datti alla gioia,

fai festa ogni giorno.

Giorno e notte canta e danza,

che i tuoi vestiti siano puliti,

70

che la tua testa sia lavata, lavati con acqua,

gioisci del bambino che tiene (stretta) la tua mano,

possa tua moglie godere al tuo petto:

questo è retaggio [ ].

[ ] … [ ]

75

che ogni essere vivente [»].

B. Riflessioni dell’eroe del Diluvio Utanapištim (Ep CL, Tav. X 289-325)

Testo: PETTINATO 1992/2, p. 213 sgg.

[ ] umanità

essi lo hanno condotto al suo destino.

Perché ti sei agitato tanto? Che cosa hai ottenuto?

300

Ti sei indebolito con tutti i tuoi affanni;

hai riempito il tuo cuore soltanto di angoscia.

Hai avvicinato soltanto il giorno lontano della verità.

L’AMARA VERITÀ DI UTANAPIŠTIM (303-325)

L’umanità è recisa come canne in un canneto.

Sia il giovane nobile, come la giovane nobile

305

[sono preda] della morte.

Eppure nessuno vede la morte,

nessuno vede la faccia della morte,

nessuno sente la voce della morte.

La morte malefica recide l’umanità.

310

Noi possiamo costruire una casa,

possiamo costruire un nido,

i fratelli possono dividersi l’eredità,

vi può essere guerra nel Paese,

possono i fiumi ingrossarsi e portare inondazione:

315

(il tutto assomiglia al)le libellule (che) sorvolano il fiume —

il loro sguardo si rivolge al sole,

e subito non c’è più nulla —.

Il prigioniero e il morto come si assomigliano l’un l’altro!

Nessuno può disegnare la sagoma della morte;

320

l’«uomo primordiale» è un uomo prigioniero.

Dopo avermi benedetto,

gli Anunnaki, i grandi dèi, sedettero a congresso;

Mammitum, colei che crea i destini, ha decretato

[assieme a loro il destino:

essi hanno stabilito morte e vita;

i giorni della morte essi non hanno contato a differenza di

[quelli della vita.

325

Gilgameš parlò a lui, al lontano Utanapištim.