L’animale della milanese è raramente il gatto. Il gatto è troppo indipendente e, non nutrendosi del suo sguardo, viene visto come animale egoista. La milanese deve essere adeguatamente adulata e quindi nella stragrande maggioranza dei casi l’animale domestico che fa per lei è il cane. Il cane, ovviamente, è di razza (anche se esistono un numero esiguo di cani raccolti per strada, normalmente nel corso di un viaggio in Puglia, o al canile).
La griglia delle razze è assai limitata e dipende dalla taglia. Le gattofile sono rare ma selettive: amano il gatto delle foreste norvegesi ma, complici le allergie ricorrenti, hanno imparato ad apprezzare lo Sphynx. Di nicchia, ma rubricati, ci sono il Thai, il British longhair e il British shorthair. Assai nutrito invece il gruppo delle cinofile. Tra i cani di piccola taglia, il più in voga è il bassotto, normalmente a pelo ruvido, con colori stravaganti come il fogliasecca e l’arlecchino, ma esiste in città uno zoccolo duro e resistente di mantelli lisci (amatissimi dalle nobildonne). Tra le varietà non mancano i Volpini di Pomerania, i Chihuahua, il Lagotto romagnolo (in grande ascesa) e il Cavalier King. Nella taglia media il cane è il Beagle, che in realtà traccia un inquinamento romano nella casa della milanese. Nelle taglie grandi, il Labrador la fa da padrone ma nelle case più chic si intravedono anche taluni Bracchi di Weimar.
Il bassotto Gianni e il volpino Piero
Il cane proviene sempre dal «migliore allevamento» che nel caso del bassotto è la Canterana, la Mecca del Teckel: per raggiungerla la milanese si mette in auto direzione Pavia con il sogno di un cucciolo da esibire ai giardini Montanelli, la fiera della vanità a quattrozampe. Alternative dove trovare la milanese con il cucciolo sono Parco Sempione (con sosta caffè/aperitivo al Bar Bianco), o i giardinetti Mario Vergani, meglio conosciuti come giardinetti di via Pagano. I nomi dati dagli allevamenti sono spesso altisonanti, Johannes, Willhelm, Friedrick i più in voga: ma dopo pochi minuti dall’arrivo della bestiola in famiglia (e di norma già in macchina durante il viaggio di ritorno dall’allevamento), lo sguardo colmo di amore della milanese ha già trasformato il cane in un essere umano. La mutazione inizia appunto con il nome. Se maschio, verrà chiamato Piero, Silvano, Filippo o Ambrogio. Se femmina il nome è Bianca, Sofia, Olimpia, Carla o Margherita (detta Marghe o Maggy). Questa circostanza genera più di un imbarazzo alle feste con amici in quanto la milanese, cercando il cane, desta l’attenzione di un convitato che, una volta capito che condivide il nome con il cane, rimane contrariato.
Ma il nomignolo più usato, ovviamente, è «amore». Nomignolo condiviso con il figlio e assai saltuariamente usato per il marito. La primazia del cane rispetto al marito nelle scale gerarchiche famigliari è comprovata dal saluto mattutino. Il cane è infatti il primo essere vivente che la milanese omaggia la mattina, con frasi motivazionali che sottolineano la sua intelligenza e/o bellezza. «Ma come sta il bambino più bello del mondo? Hai riposato bene?» (Il cane, ovviamente, ha dormito sopra, ma anche sotto, un piumino di edredone mentre il marito, spinto dalla forza centrifuga, si è spostato sul divano o, per i più fortunati, nella camera degli ospiti). Il marito viene normalmente salutato con un grugno dal quale traspare disinteresse misto a risentimento.
Oltre al nome, l’altra cosa che il cane condivide con l’essere umano è l’intelligenza. Ovviamente, il cane non è intelligente in modo normale ma «molto intelligente», «intelligentissimo» o «genio». La sua sagacia traspare da fatti obiettivi che vengono così spiegati al marito: «È intelligentissimo: questa notte mi voleva svegliare, era molto agitato. Poi questa mattina ho capito: ha fatto i bisognini sulla tua borsa», così dimenticando che Zanna Bianca, pur di non deludere il padrone, si sarebbe lasciato implodere piuttosto che fare i bisognini in un luogo inappropriato. All’irritazione del marito viene opposto un secco «Poverino: non stava bene. Sei proprio insensibile. Vieni qui, amore», ovviamente rivolto al cane.
Il genio del cane della milanese viene testimoniato dall’abilità nel riportare l’immancabile pallina da tennis, la sua bellezza è esaltata da guardaroba ad hoc, il suo carisma da un profilo Instagram personale. Ogni tanto emerge anche un dog star, come Poldo, il bassotto fogliasecca che ha generato il fenomeno Poldo Couture, una gamma di cappottini, impermeabili e maglioncini assai in voga tra i cani delle milanesi più alla moda. Da poco Poldo ha un fratello adottivo, Camillo, un arlecchino con sguardo bicolore, autentica rarità: insieme sono i modelli di una collezione che varia a ogni stagione, con un arsenale che fa concorrenza a quello delle loro padrone: i cani più alla moda ora indossano la mantellina argento, creata da Poldo Couture per l’anniversario dell’allunaggio. Grande classico il camouflage, tra le novità l’ottanio, in discesa il fucsia e gli Swarovski, breve contaminazione americana nei gusti della milanese: i gadget del cane sono simili agli accessori di moda. Il negozio evergreen è For Pets Only dove si possono comprare ciotole per lui e per lei (quello di lei decorato con la scritta «Bitch»).
Il canettone e la «piega»
Le milanesi più snob sono affezionate ai collari di Beneggi, gioiellini in vera pelle con incastonati bulloni rock, ossetti in argento, sagome di bassotto, con un prezzo che si aggira intorno a quello della camicia su misura del marito. Ma tant’è. Il cibo di bassotti e altri quattrozampe di famiglia è talvolta migliore a quello che si offre in casa. Riso integrale, carne trita magra con poco sale e integratori alimentari (mangia un po’ come i bodybuilder prima delle gare).
I negozi per animali soddisfano ogni gusto, anche il più sofisticato: le crocchette naturali e le verdure disidratate che si trovano nel negozio di corso Vercelli sono il «mai più senza» delle salutiste, le più impegnate si affidano a Dog’s Bistrot, il food delivery di pappe pronte a base di uova e soia (per i vegetariani) o classici verdure e merluzzo. Ma la vera goduria per la milanese è scambiarsi al parco l’indirizzo dell’ultimo sito di cibo umido che consegna alla velocità della luce bocconcini vegani e paté di pesce dell’oceano. Da membro della famiglia qual è, a Natale il vero cane milanese apre anche lui il suo panettone, il «canettone», una specie di mega muffin aromatizzato al salmone o al cervo.
La milanese è la donna italiana che ha trasformato in autentiche star i parrucchieri: la sua passione per la piega perfetta si è trasferita sul cane e ha costruito la fortuna di quelli che in origine erano tosatori e oggi hanno l’agenda di John Frieda: se siete proprio fortunate, il primo appuntamento sarà tra una settimana. A Milano non esiste un salone di bellezza per cani, ma tanti saloni quante sono le razze: la milanese non commette mai il grossolano errore di portare lo Schnauzer dal toelettatore di un Labrador. Per i bassotti, le tradizionaliste vanno da Vladimiro in zona Washington, pacioso tosatore che «rilascia» il suo cliente con una riconoscibile spruzzata di borotalco; le modaiole scelgono Dog Model, strategicamente dietro ai giardini Montanelli: il conto è come quello di una piega da Aldo Coppola ma la bandana vezzosa avvolta nel collarino vale l’esperienza. Ci sono poi alcuni eccessi, ereditati dalla padrona: alcuni bassotti si fanno fare lo stripping solo a domicilio, altri aspettano di darsi una sistemata quando andranno al mare a Forte dei Marmi, «dove c’è una toelettatura che neanche a Milano, devi provarla».
Professioniste del benessere (canino)
La milanese è molto impegnata. Così come per il bambino c’è la «baby sitter» per il cane c’è il «dog sitter». La qualità dei dog sitter è variabile. Nelle famiglie in cui il cane ha ormai raggiunto livelli antropomorfi il dog sitter è normalmente un laureato e ha studiato a fondo il comportamento degli animali (il cosiddetto «comportamentista»). Il dog sitter, in tali casi, può essere preso in esclusiva (e quindi porta al parco solo un cane) o in condivisione (questi figuri si vedono spesso al parco trainati da una sorta di skilift canino che punta inevitabilmente verso un orizzonte ignoto). Negli altri casi, la tata assume il ruolo di dog sitter, ma solo quando non è impegnata con il bambino. Quest’ultima soluzione normalmente porta a una decisa obesità del cane in quanto l’idea che ha la tata dello svago canino è spesso confusa con svago personale. Si vedono quindi al guinzaglio cani dall’aria depressa, rigorosamente tenuti fermi da tate che chattano.
E in caso di depressione come di obesità, ovviamente, «amore, devo portarti dal dottore». Il dottore, del cane, che è ormai quasi offensivo chiamare veterinario, è spesso un uomo brizzolato e in perfetta forma fisica. Una sorta di Ken di mezza età, decisamente piacione. A Milano il nome più in voga è quello del dottor Mauro Cervia, che ogni giorno si allena in palestra all’alba mentre il cane Luna lo aspetta mansueto all’ingresso come Hachiko attendeva il ritorno del professor Hidesaburo Ueno. La sua sala d’attesa mette in fila veline, nobildonne e attiviste.
Il dottor Cervia riempie di complimenti le padrone e di insulti benevoli gli animali: «Come sei in forma, Cochi», dice a lei, «Che alito puzzolente Corrado!», bacchetta il cane. Da una sua idea è nata la onlus amoglianimali.org (la milanese come abbiamo visto sta alla charity come lo zafferano sta al risotto), dove l’acquisto di cibo per gli animali dei canili o la presentazione del calendario natalizio unisce le gattare e le cinofile più mondane della città, perché anche con gli animali la milanese dimostra di avere il coeur in man.
L’impegno si dimostra con raccolte firme, adozioni a distanza e l’accudimento di colonie feline: la più celebre e forse nobile è quella del Castello Sforzesco curata dalla gattara-tutor Rosi Soroni Salvadori che provvede a omogeneizzati, crocchette e controllo delle nascite. Dall’amore filiale della milanese per cani e gatti nascono spesso storie romantiche ed eroiche come quella di Sara Turetta, ex pubblicitaria che ha lasciato il lavoro e ha creato Save The Dogs, associazione che salva i randagi romeni e ne propone l’adozione. Da quando c’è lei il melting pot canino in città si è vivacizzato.
La milanese affronta tutto con competenza: l’indole performante non vacilla mai. A ogni problema (del cane) si cerca la risposta e questo ha fatto la fortuna degli specialisti. C’è il nutrizionista che imposta la dieta dopo un periodo di inappetenza; per i capricci c’è il comportamentista che organizza corsi come il «rally di obbedienza». L’animale è un pezzo di cuore, proprio come un figlio, e tra le ultime novità delle milanesi c’è l’asilo, dove si porta per farlo socializzare, previo inserimento. Anche qui la continuità è assicurata con impegno teutonico: la milanese si sposta all’ora di punta dell’infernale traffico urbano fino a Baggio, direzione Zampinoteca, asilo che propone anche il servizio di canebus e d’estate le piscine gonfiabili.
Come cantava Ornella Vanoni «sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano» e i cani non fanno eccezione. Il cane maschio della milanese potrà vivere raramente la gioia della paternità, a causa della castrazione di massa delle femmine. Se vuole riprodursi può farlo in allevamenti specifici, dove si è ammessi con lo stesso rigore che si applica alle banche del seme di Barcellona e Madrid. Il test di ammissione è più simile al vaglio di un matrimonio di alta casta indiano che a un normale rapporto sessuale. Il candidato cane è spesso rifiutato perché per esempio ritenuto inadeguato per la sua compagna in quanto, per qualche strana ragione, i cani delle milanesi sono spesso affetti da displasia dell’anca o monorchidismo. Se proprio non c’è speranza, Milano ha inventato il Tinder del cane: nella scicchissima via Meravigli, a due passi dalla Vigna di Leonardo, c’è l’agenzia matrimoniale Prince and Princess.
Le vacanze sono la croce e la delizia della milanese con cane/gatto al seguito. Chi ha la seconda casa trasferisce il micio in campagna in deliziosi trasportini, chi deve scegliere l’hotel esaspera il povero agente di viaggi alla ricerca del perfetto albergo pet friendly (che ormai sono decisamente di più di quelli kids friendly). L’ipotesi alternativa è la pensione per cani e gatti, purché sia in campagna: in grande ascesa è la Cascina canina, ad Abbiategrasso.
Legate da un rapporto simbiotico con il proprio cucciolo, le milanesi difficilmente rinunciano però a portarlo con sé in viaggio. Il cane emozionale è l’ultima mania tra le milanesi chic: se si dimostra che l’animale è una fonte di tranquillità ed equilibrio, nessuna compagnia aerea potrà vietare loro di viaggiare abbracciate al cucciolone.