Dal magma dei secoli bui cominciano a emergere le grandi istituzioni europee. Carlomagno spezza l’Impero dividendolo tra i figli, ma la divisione contribuisce alla nascita di grandi aree che avranno ben presto una fisionomia politica. Il regime feudale è instabile e rissoso, ma i feudatari creano regioni più piccole che svilupperanno col passare del tempo la loro identità politica e culturale. La Chiesa ha un vertice esposto alle pressioni politiche e alle discordie interne, ma alcune grandi personalità religiose (Francesco, Domenico, Tommaso) rafforzano il suo messaggio e contribuiscono alla sua autorità. Il regime feudale sfrutta le ricchezze naturali senza garantire sviluppo economico, ma alcune città, fra cui in particolare quelle che sorgono sulle coste del Mediterraneo e dell’Adriatico, danno prova di uno straordinario dinamismo e conquistano, grazie alla vitalità delle loro istituzioni, una importanza non soltanto mercantile. La Lega Lombarda e la battaglia di Legnano non hanno il significato e l’importanza che la storiografia risorgimentale ha attribuito a questi eventi. Ma dimostrano pur sempre che l’Imperatore deve fare i conti con nuovi protagonisti decisi a consolidare la propria autonomia, e che alcuni fra i più vivaci e ambiziosi sono nella Penisola italiana.
Molto di ciò che accade dopo l’inizio del millennio, e che forma la materia di questo volume, ha dimensioni europee. La guerra delle investiture fra il Papato e l’Impero, le Crociate, lo scisma fra la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente, l’apparizione degli Arabi nell’Europa meridionale non sono fenomeni esclusivamente italiani. Ma la Penisola ne è attraversata e influenzata, talora più di quanto non accada per altre parti d’Europa. È la sede del Papato, è un nesso necessario fra l’Impero Romano e la modernità, è al centro del Mediterraneo.
Anche in questo volume la scena è dominata da alcuni grandi personaggi: Barbarossa, Matilde, Arnaldo da Brescia, Ruggero d’Altavilla, Enrico IV. Ma accanto ai protagonisti vi sono anche gli artigiani, i mercanti, i marinai, vale a dire quelli che cambiano con le loro abitudini quotidiane i costumi della società. In queste pagine, quindi, non si parla soltanto di guerre, battaglie e grande politica. Si parla anche della vita al castello, della caccia, del cambiamento della gastronomia e del modo in cui un dialetto latino sta diventando la lingua italiana.
Sergio Romano