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Capitolo Quattordici

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Dopo la prova, Erin tornò al Bed & Breakfast, pensando a Matthew e a come se ne fosse andato in tutta fretta. Se non si fosse tirato indietro, gli si sarebbe gettata tra le braccia. Moriva dalla voglia di sentire ancora il sapore delle sue labbra dopo il bacio del pomeriggio. Nonostante la sua attrazione per Matthew, tuttavia, aveva un lavoro di cui occuparsi e doveva cercare di ricordarsene. Se non ci fossero stati intoppi al matrimonio, avrebbe potuto pagare l’ultima rata delle tasse scolastiche di Dylan. Quello era il suo scopo, e doveva tenerlo bene a mente. Non importava quanto Matthew fosse bello e seducente, non era lui la posta in gioco. Matthew Westbrook rappresentava una distrazione di cui non aveva bisogno, indipendentemente da quanto le piacesse. Si sarebbe concentrata sul matrimonio e poi, una volta risolto il problema dell’istruzione di Dylan, magari avrebbe finalmente potuto pensare a sé stessa.

Anche se era stanca dopo la lunga camminata mattutina, in serata era previsto il giro turistico in autobus con gli ospiti che venivano da fuori città e Shelby si aspettava che anche lei fosse presente. Diede un’occhiata al letto, desiderosa di farsi un pisolino, ma poi decide di accendere il portatile, afferrò una barretta proteica e una bottiglia d’acqua e si mise al lavoro. Poco prima delle otto, lo spense, si stiracchiò e uscì dal B&B.

Si diresse verso il punto d’incontro, a qualche isolato di distanza, grata per la possibilità di sgranchirsi le gambe e alleggerire la mente. I lampioni ammiccavano mentre il cielo color indaco lasciava posto alla notte. Tuttavia, anche al buio, Savannah brillava, bella, luminosa e affascinante. Erin trovò la stazione degli autobus ed entrò nella piccola sala d’attesa, grata per il calduccio all’interno. Appena entrata, incontrò Shelby e Victor. “Grazie per avermi invitata. Non vedo l’ora di vedere Savannah di notte.”

“Siamo felici di averti con noi, Erin”, disse Victor, con il suo leggero accento.

“Posso aiutarvi a fare qualcosa?”, Erin chiese a Shelby.

Shelby scosse la testa. “Divertiti e basta. Domani c’è il pranzo delle damigelle e poi la festa in onore dei futuri sposi.”

“Un milione di piccoli dettagli, vero?”

“Hai ragione. Hai provato il vestito?”

Erin annuì. Prima che potesse aggiungere altro, arrivarono Ashley e la sua famiglia, con Alex al seguito. Nella maggior parte dei matrimoni di cui occupava, Erin passava un bel po’ di tempo con la sposa. In questo caso, siccome era stata chiamata con così breve anticipo, non aveva ancora avuto la possibilità di conoscere bene Ashley. Inoltre, era stata troppo distratta da un certo Sig. Westbrook. Decise di porre rimedio immediatamente, e si avvicinò ad Ashley per chiacchierare un po’.

“Come va?”

“Per il momento è tutto magnifico. La mamma di Alex ha fatto la maggior parte del lavoro”, Ashley sorrise.

“Hai conosciuto Alex a scuola?” chiese Erin ed Ashley annuì proprio mentre Matthew entrava nella piccola stazione. Indossava un paio di jeans e una giacca di pelle scura. Erin deglutì e cercò di concentrarsi su Ashley che le stava raccontando di quando aveva incontrato Alex durante una lezione di storia, ma non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Matthew. Appena entrato, salutò sua madre, poi si fermò a parlare con i genitori di Ashley, con un ampio sorriso di benvenuto che gli illuminava il viso. Si misero in fila per salire sull’autobus scoperto, decorato con luci natalizie colorate. Matthew prese posto accanto ad Ashley. Erin finì col sederti sul sedile di fronte a lui, accanto alla sorella di Ashley, Heather.

“Tu non sei un ospite che viene da fuori città”, Erin disse a Matthew, mentre il conducente percorreva il corridoio e consegnava a tutti delle file di campanelle che tintinnavano allegramente.

“Potrei anche esserlo”, borbottò Matthew.

“Come mai sei qui?”

“Voglio conoscere la mia futura cognata”, Matthew rispose allegramente.

Erin si sporse in avanti per sussurrare qualcosa a Matthew, e percepì il suo inebriante profumo di acqua di colonia agli agrumi. “Cos’hai in mente di fare?”

“Se non riesco a convincere Alex a rinunciare al matrimonio, magari Ashley...”

“Non farai altro che peggiorare le cose.”

“Alex voleva che la conoscessi meglio. Ed è quello che farò.” Erin lo guardò torvo, scuotendo la testa. Matthew le mise in grembo due file di campanelle. “Suona le campanelle, Erin. Sii felice.”

Matthew ammiccò, ed Erin si sentì avvampare. Si era divertita di più con lui in un giorno solo di quanto si fosse divertita negli ultimi anni – o meglio, di quanto si fosse concessa di divertirsi negli ultimi anni. Gli porse una fila di campanelle. “Se devo suonare le campanelle devi farlo anche tu!”

Matthew rise, mentre l’autobus scaldava il motore e un’allegra musica natalizia fuoriusciva dagli altoparlanti, ostacolando la conversazione. Fecero il giro della città, illuminata per le feste, ripercorrendo la maggior parte della strada che lei e Matthew avevano fatto a piedi quella mattina. Quindi, passarono dall’altra parte del fiume per vedere la famosa mostra di sculture di pan di zenzero di Savannah. Scesero dall’autobus ed entrarono nel caldo hotel che ospitava l’esposizione. Erin ed Heather fecero un giro insieme, scattando foto alle magnifiche decorazioni e alle casette, chiacchierando amichevolmente. Mentre Erin immortalava l’altissimo albero di Natale, decorato con toni di blu e argento, Matthew le si avvicinò.

“Ti ho portato della cioccolata calda.” Le porse una piccola tazza termica e un tovagliolino con qualche biscotto. Lei scosse la testa. “Lo so che sei tentata, Erin.”

Erin lo guardò negli occhi nocciola, poi abbassò lo sguardo sulla tazza di cioccolata calda che le aveva portato. Ecco, era proprio quello il problema. La tentava troppo. Dopo la morte dei suoi genitori, si era chiusa in sé stessa, seguendo attentamente il suo piano di costruire qualcosa dalle macerie della sua vita andata in pezzi. Con il duro lavoro e la disciplina ce l’aveva fatta. E allora, cosa importava se la sua vittoria a volte sembrava vuota e il successo si era rivelato sinonimo di solitudine? Non sarebbe arrivata tanto lontano se si fosse concessa tutti i lussi che avrebbe voluto. 

“Non vuoi proprio concederti qualcosa di tanto in tanto?” Matthew le prese la mano, sfiorandole il palmo col suo, e vi posò il tovagliolino coi biscotti. “Io intanto vado a chiacchierare ancora un po’ con la mia futura cognata.”

Matthew si allontanò. Erin non prestò troppa attenzione a come il tessuto consumato dei jeans aderiva al suo fondoschiena... non più del necessario, almeno. Diede un morso a un biscotto. Accanto a lei, Heather disse: “Dannazione! È già occupato.”

“No, non è occupato. È single.” Protestò Erin, con il biscotto in bocca.

“È occupato. Con te.” Erin scosse la testa, cercando di cancellare dalla memoria l’intenso bacio del pomeriggio. “È pazzo di te. Si vede lontano un chilometro. E io che speravo di avere un flirt con un bell’americano!”

Erin rise, ripensando a quello che diceva sempre Lauren. “Prendi un biscotto, invece.”

“Come premio di consolazione non è un granché”, disse Heather con aria afflitta, mordicchiando un biscotto ricoperto di cioccolato. Poco dopo, tutti uscirono e tornarono a bordo del bus. Erin perse le tracce di Heather e, quando Ashley si sedette accanto ad Alex, Matthew scivolò nella stretta panchina accanto a lei, facendo aderire il suo corpo a quello di lei, dalla spalla ai fianchi. Lei rabbrividì e lui le mise un braccio intorno alle spalle, tirandosela vicina nel buio dell’autobus. Lei alzò lo sguardo verso di lui, mentre passavano accanto a un’enorme fila di luci natalizie, con il gusto del cioccolato ancora sulla lingua.

“Grazie per i biscotti”, disse infine.

“Non c’è di che.” Le luci gli illuminavano il bellissimo viso mentre la guardava sorridendo. “Mi ricordo di aver portato qui Marina quand’era piccola. La cosa che le era piaciuta di più erano i pinguini che ballavano.”

Lei guardò lo spettacolo delle luci, combattendo con sé stessa. Se si fosse lasciata andare con Matthew, cosa sarebbe successo? Poteva tenere sotto controllo le sue emozioni e concedersi un breve flirt. Sulla base degli aspri commenti che Matthew aveva fatto sull’amore e sulle storie d’amore, Erin non si faceva illusioni sul fatto che lui volesse solo passare qualche notte insieme, e niente di più. Vivano in città diverse, e avevano vite diverse.

Che male avrebbe fatto?

Poteva limitare i sentimenti che sentiva crescere verso di lui a un solo momento? Poteva rinunciare alle sue regole per una volta nella vita? Stava ancora cercando di decidere quando tornarono in stazione e si avviarono insieme verso il B&B, entrambi silenziosi e persi nei propri pensieri.

“Ashley è carina”, commentò Matthew. “Tuttavia, continuo a credere che divorzieranno tra un anno...”

“Non puoi saperlo. Ho partecipato a un bel po’ di matrimoni che sembravano terribili e non c’è modo di prevedere il risultato perché nessuno sa cos’ha in serbo il destino. Potrebbero separarsi nel giro di un mese oppure invitarti alla festa per il loro cinquantesimo anniversario.”

“Ne dubito”, sbuffò Matthew. “Sono troppo giovani, si trasferiranno in un altro paese...”

“Ci sono migliaia di coppie che hanno vinto tutte queste sfide, e un sacco di altre che hanno divorziato per molto meno. E a volte, le cose smettono di funzionare per motivi che nessuno poteva prevedere. Ero fidanzata, una volta, e...” Erin si interruppe. Non era stata sua intenzione parlargliene.

“Cos’è successo?” chiese Matthew. Ormai erano arrivati davanti alle scale del B&B.

“Hunter è partito per la scuola di specializzazione e mi ha lasciata sola a crescere mio fratello. Si trattava di un bagaglio troppo ingombrante per lui.”

“Allora non ti meritava.” Matthew le scostò una ciocca di capelli dal viso. Le passò il pollice sulla guancia prima di lasciar cadere la mano. “Aspetto qui finché sarai entrata.”

Lei salì sul primo gradino e poi si voltò a guardalo. Il lampione più vicino gettava delle ombre argentate sul suo viso. Era la tentazione fatta persona. Senza smettere di pensarci, gli prese la mano.

“Entra con me”, sussurrò Erin, con la bocca a pochi centimetri dalle labbra piene di Matthew.