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“Ti prego”, lo supplicò Erin, con la mano ancora sul suo braccio. La leggera pressione delle sue dita era sufficiente a ricordargli in modo anche troppo vivido il tempo che avevano passato insieme. Voleva che Alex mandasse a monte le nozze ma... se Ashley non si fosse presentata... sarebbe stato persino peggio. E poi, Erin aveva ragione. In quel caso Alex probabilmente avrebbe dato tutta la colpa a lui. Si passò una mano tra i capelli e sospirò.
“E va bene”, disse, togliendosi la mano di Erin dal braccio, in modo da poter pensare lucidamente. “Ma Savannah è una città enorme. Qualcuno ha idea di dove potrebbe essere andata?”
“Io passerò in rassegna i suoi contatti”, disse Heather, con il telefono in mano e Dylan al seguito. Matthew diede un’occhiata ad Erin. Aveva un aspetto terribile, gli occhi gonfi e il naso rosso. I capelli le ricadevano sciolti e arruffati sulle spalle e aveva dei cerchi scuri sotto gli occhi che li facevano sembrare ancora più blu. Evidentemente, avevano passato entrambi una notte pressoché insonne. Perché aveva voglia di abbracciarla? Cercò di aggrapparsi alla sua rabbia e al suo dolore, ma averla vicina stava ammorbidendo pericolosamente i suoi sentimenti.
“Tesor...” iniziò, ma poi si corresse. “Erin. Vai a vestirti.”
Lei sobbalzò e abbassò gli occhi sui suoi vestiti, stringendo a sé la vestaglia. Poi, annuì e corse su per le scale. Matthew si rivolse a Dylan ed Heather: “Mandate un messaggio ad Erin dicendo da dove volete che cominciamo. Voi intanto andate. Io devo parlare con Millie.”
Dylan incontrò i suoi occhi e scosse la testa. “Un problema alla volta. Ci vediamo dopo.”
Matthew annuì ed entrò in cucina. Millie era accanto al bancone, col telefono in mano. “Ci sto già lavorando. Tua madre e Marina terranno Alex occupato. Non posso credere che Ashley sia sparita. Non mi sarei mai immaginata una cosa del genere.”
“Stavi ascoltando?”
“Certo che stavo ascoltando, non sono mica stupida...” Lo guardò, scuotendo la testa. “A differenza di qualcuno che conosco. Cos’è successo tra te ed Erin?”
“Tu non capisci.” Matthew sbuffò. “La mamma la sta pagando.”
“Certo che tua madre la paga”, Millie scosse la testa. “È una damigella professionista.”
“No, le ha offerto un bonus per distrarmi.”
Millie spalancò la bocca e poi scoppiò a ridere fragorosamente. “Tipico di Shelby! Cerca sempre di organizzare le vite altrui. E di tenerti lontano dal suo matrimonio perfetto. È una tipa intelligente, però, non c’è che dire!”
Prima che Matthew potesse replicare, gli squillò il cellulare.
“Westie! Com’è che la futura sposa di tuo fratello sta seduta nel mio ristorante, con l’aria da cane bastonato, invece di prepararsi per il matrimonio?”
“È lì?”
“Vieni a prenderla prima che spezzi il cuore di Alex e mangi tutta la mia crostata alle pesche!”
“Arrivo subito.” Matthew riattaccò e andò in salotto, con Millie alle calcagna, mentre Erin si precipitava già dalle scale, cercando di infilarsi al volo una felpa con cappuccio blu scura. “So dov’è. Vado a prenderla.”
“Dov’è?” Erin lo seguì fuori dal B&B, mandando un SMS con la mano libera. “Lo scrivo a Dylan ed Heather. Millie, puoi avvisare Shelby per favore?”
“È da Shortie”, Matthew rispose da sopra la spalla. Erin gli corse dietro e lui rallentò l’andatura per adattarla a quella di lei. “Ti è mai capitato prima che uno degli sposi fuggisse?”
“Un paio di volte. Da entrambe le parti”, annuì Erin. “Capita. A volte si tratta solo di una crisi di nervi. Una volta lo sposo è andato all’aeroporto e ha lasciato la città. È stato terribile.”
“Posso immaginare”, disse Matthew. Mentre si avvicinavano al tendone blu del locale, non poté fare a mano di ripensare alla prima volta in cui lui ed Erin erano entrati lì, tre giorni prima. Era stato una sorta di primo appuntamento. Gli si strinse lo stomaco all’idea che dietro a uno dei suoi ricordi più preziosi ci fosse sua madre. Una volta entrati nella pasticceria affollata, Shortie, che stava alla cassa, indicò un separé nell’angolo posteriore del locale. Erin si fece largo tra i tavoli, con Matthew alle calcagna. Si fermarono accanto al tavolo di Ashley, che non sollevò lo sguardo. Sul tavolo, di fronte a lei, c’era una fetta di crostata alle pesche mangiata a metà.
Matthew scivolò nella panchina opposta ed Erin gli si infilò accanto. Matthew cercò di spostarsi, ma non c’era altro posto dove andare nell’angusto separé. Avrebbe dovuto sopportare la pressione della coscia di Erin contro la sua, il che avrebbe rappresentato una costante distrazione. “C’è un motivo particolare per cui ti trovi qui, a mangiare crostate di pesche, invece di sposare mio fratello?”
Ashley alzò la testa, con gli occhi rossi. Sembrava stanca e triste. “Pensavo che saresti stato contento.”
“Pensavi che spezzando il cuore di mio fratello mi avresti reso felice?”
“Alex mi ha riferito ciò che gli hai detto a proposito dell’amore e del matrimonio. Hai ragione. Siamo troppo giovani, è troppo presto...”
Matthew si sporse sul tavolo e le prese la mano. “Ho detto tutto ciò prima di vedervi insieme, non sapevo ancora che siete fatti l’una per l’altro. Tu ed Alex vi appartenete.”
“Dici davvero?”
“Tu lo ami, giusto?” chiese Matthew. Ashley annuì. “E lui ama te. Cos’altro vi serve?”
“E cosa mi dici delle tue idee sul matrimonio?”
“Mi sbagliavo. Non volevo che Alex fosse ferito come lo ero stato io. La vita matrimoniale è complicata, è vero, ma tu ed Alex... beh, avete qualcosa di speciale. Lo si vede dal modo in cui vi guardate. Ce la farete.”
“Come fai a dirlo?”
Notando che Matthew non sapeva come continuare, Erin si intromise e disse: “Il modo in cui lo guardi. Il modo in cui ti fa ridere. In qualsiasi stanza si trovi, prima di fare qualsiasi altra cosa ti cerca con lo sguardo. Quando siete insieme, tu sembri brillare. Siete fatti l’una per l’altro.”
Ashley sorrise. “Lo penso anch’io.”
“Se ami davvero qualcuno, vale la pena correre qualsiasi rischio, anche quelli più grossi”, disse Matthew, sforzandosi di non guardare Erin. “Allora, che ne dici? Ti vuoi sposare oggi oppure no?”
Ashley sorrise e annuì.
“Ok, allora. Andiamo subito a casa di mia madre...”
Si alzarono e uscirono sul marciapiede soleggiato, Matthew ed Erin ai lati e Ashley al centro. Erin mise un braccio intorno alle spalle di Ashley e disse: “Ashley... se cambi idea, se decidi che oggi non è il giorno giusto, basta che me lo dici e penserò io a tutto. Farò l’annuncio al tuo posto. Non dovrai dire nulla, né affrontare nessuno.”
Matthew la guardò da sopra la testa di Ashley. Cosa stava facendo? Se il matrimonio non fosse avvenuto, avrebbe perso i soldi che le servivano tanto. Erin non lo guardava, concentrata com’era su Ashley.
Ashley annuì. “No, va tutto bene adesso. È solo che...”
“Un sacco di gente si lascia prendere dal panico prima del grande giorno. Non ti devi preoccupare”, Erin la rassicurò.
“Posso chiedervi un favore?” disse Ashley. Matthew ed Erin annuirono. “Vi prego di non dire nulla ad Alex. Prima o poi glielo dirò io, ma...”
“Ok” Matthew sorrise, felice di non dover essere latore di brutte notizie, ed Erin annuì. Quando arrivarono a casa di Shelby, Marina aprì la porta ed Ashley scomparve all’interno.
“Vengo subito. Inizia a prepararti”, le gridò dietro Erin. Poi, si voltò verso Matthew: “Hai fatto un gran bel discorso.”
“Continuo a credere che non dureranno un anno.”
“Ma...” Erin lo guardò a bocca aperta.
“Mio fratello è cresciuto ormai. È arrivato il momento che faccia i propri errori.” Matthew si avviò su per la scala. “Deve imparare che l’amore fa male, proprio come ho fatto io. Non una sola volta, ma due.”
Entrò nell’atrio, seguito da Erin, che corse su per le scale verso la camera di sua madre. Dal felice chiacchiericcio che proveniva dal piano di sopra, Ashley probabilmente si stava già vestendo. Matthew poggiò la fronte alla parete accanto alla porta; si sentiva come se le sue viscere fossero state estratte con un cucchiaio, lasciandogli il petto vuoto e dolente. Con una forza che non credeva di possedere, abbandonò il muro e si voltò, solo per ritrovarsi di fronte sua madre, che lo guardava come un drago sputafuoco.
“Smettila di comportarti come un cocciuto somaro!” Shelby, che indossava un abito color lavanda con giacchino abbinato, gli porse un mazzolino di rose da appuntarle. Lui lottò con la piccola spilla, mentre lei gli lanciava un’occhiata truce.
“So da chi ho ereditato questa caratteristica.”
“Da tuo padre.” Matthew le appuntò il mazzolino al vestito, poi fece un passo indietro. “Sembra che tu sia appena uscito dall’inferno, e tuo fratello si sposa tra due ore...”
“Cosa credevi di fare, mamma?”
“Eri così determinato a impedire il matrimonio di Alex, ad accusare e a cercare di rimettere a posto le cose che non volevo che peggiorassi ulteriormente la situazione. Hai la tendenza a pensare di aver sempre ragione.”
“Indovina da chi ho preso?”
“Anche quello da tuo padre”, disse Shelby, sorridendo. Matthew scosse la testa. “E anche la sua tendenza a reagire in modo eccessivo e a offendersi per nulla. Devi delle scuse ad Erin.”
“Delle scuse? Mamma, tu l’hai pagata perché stesse con me!”
“Non dire stupidaggini! Le ho chiesto di gestire la tua interferenza, di distrarti. Non le ho chiesto di innamorarsi di te.”
“Erin non è innamorata di me.” Matthew scosse la testa e si sfregò gli occhi stanchi. “L’ha fatto per denaro.”
“Quando mi servivano dei soldi, pulivo i gabinetti per comprarti da mangiare e darti un tetto sulla testa.”
“Dai, mamma, adesso non cercare di farmi sentire in colpa”, Matthew alzò gli occhi al cielo: “Lei...”
“Le hai chiesto come si sente? Cosa vuole? O hai deciso che avevi ragione tu, come al solito?”
“Sei tu che pensi sempre di aver ragione, mamma. Sei tu che ti sei intromessa. Come hai potuto?”
“Non mi sono intromessa. Al massimo, vi ho dato un aiutino.”
“È questione di punti di vista, mamma.”
“Quando vi ho visti insieme, che camminavate mano nella mano in Jones Street... tu le sorridevi. Erano anni che non ti vedevo così felice e spensierato, mi hai ricordato com’eri da bambino. E poi, quando ho visto la sua espressione quando è entrata di corsa nel B&B, sembrava camminare a due metri da terra...” Shelby sorrise al figlio: “Beh, non avevate molto tempo per conoscervi meglio. E io ho pensato che vi servisse una spintarella.”
“Era tutta una farsa.” Matthew si passò le mani tra i capelli e si massaggiò le tempie pulsanti. Che giornata. E doveva ancora indossare lo smoking e sorridere per le foto.
“Erin è innamorata di te, Matthew. Anche uno stupido se ne accorgerebbe.”
Matthew scosse il capo. Aveva paura di sperare. “E tu non ti sentiresti così ferito e arrabbiato se non fossi innamorato almeno quanto lei.”
“Io non la amo.” Le lanciò un’occhiata feroce.
“Hai intenzione di continuare a mentire a tua madre? Non puoi vivere senza di lei. Comportati da uomo e ammettilo.”
Matthew incrociò le braccia sul petto e rifiutò di rispondere.
“Adesso vai a vestirti prima di rovinare tutto il mio duro lavoro.”