MERCOLEDÌ 11 APRILE

La notte scorsa ho avuto un altro incubo. Stavo inseguendo nel bosco il gatto arancione della porta accanto. Correvo a quattro zampe e annusavo il terreno seguendo l’odore del felino. E poi, quando stavo per azzannarlo alla gola, ho sentito suonare la sveglia.

Per un istante è stato come se il mio corpo si stesse rattrappendo. Poi è arrivata la mamma a chiedermi se stavo bene. Ha detto che avevo ululato così forte da svegliarla. La cosa mi ha molto sorpreso perché quando la mamma dorme non sentirebbe nemmeno un colpo di cannone.

Mentre uscivo di casa ho visto arrivare il postino.

L’ho salutato cordialmente, come sempre, ma poi ho provato un irresistibile impulso di scacciarlo. Una parte della mia mente mi diceva che dovevo tenerlo alla larga dal mio territorio, anche a costo di graffiarlo o di squarciargli la gola.

Ma ho resistito alla tentazione e mi sono incamminato verso la scuola.

Perché volevo aggredirlo?

Non sono una persona violenta. Ho sempre cercato di tenere a freno i miei impulsi distruttivi, ma ultimamente sta diventando più difficile.

Penso di avere capito che cosa mi è successo. Sono posseduto dal demonio. Non avrei dovuto scaricare quella musica heavy metal.

È tutta colpa di Pete. Non dovrei mai dare retta ai miei compagni. La cancellerò subito.

GIOVEDÌ 12 APRILE

Ho cancellato gli album degli Iron Maiden e questa notte non ho avuto nessun incubo, nessuna allucinazione.

Scaricherò qualche canzone di Cliff Richard per esorcizzare i demoni che mi hanno posseduto e dormire di nuovo sonni tranquilli.

I miei problemi non sono finiti, in realtà stanno peggiorando.

Oggi, a matematica, mi sono strappato la giacca. Non so esattamente come sia successo.

All’improvviso la mia schiena è diventata enorme e poi si è rimpicciolita.

Stavo cercando di risolvere un esercizio di trigonometria ma non riuscivo a venirne a capo. Mi sono chiesto che cosa farei se all’esame finale, a giugno, incappassi in un esercizio come quello.

E se non superassi l’esame di matematica? Se fallissi tutti gli esami e fossi costretto a cercarmi un lavoro come uomo delle pulizie? Trascorrerei il resto della mia vita disegnando triangoli rettangoli sulla polvere e ricordando il giorno in cui tutto aveva cominciato ad andare storto.

Per una frazione di secondo mi sono sentito come se la mia schiena fosse tirata in tutte le direzioni da uno strumento di tortura.

Sono balzato in piedi, sbattendo la testa sul banco, e poi è tornato tutto come prima, tranne la camicia e la giacca strappate.

Mi sono rimesso a sedere mentre in classe tutti tossivano. La “tosse della vergogna” è un’altra tradizione della nostra scuola, un modo per sbeffeggiare i compagni senza farsi beccare dagli insegnanti.

I miei compagni non si erano accorti di nulla, pensavano che fossi caduto dalla sedia cercando di risolvere un esercizio di trigonometria.

Ma questa volta non avevo avuto un’allucinazione. I vestiti strappati ne erano la prova.

All’uscita della scuola, il preside, Mr Landis, mi ha fermato e mi ha chiesto chi mi aveva strappato la giacca.

Gli ho detto che ero rimasto impigliato in una maniglia, ma lui non l’ha bevuta e mi ha domandato se era stato qualcuno della banda di Tyson.

E quando mi sono rifiutato di fare nomi, ha detto che il mio ruolo di capoclasse mi imponeva il rispetto delle antiche tradizioni.

Ero uno dei sette alunni della scuola che indossavano ancora la giacca e non dovevo permettere che quei bulletti me la strappassero. Gli ho risposto che anch’io ci tenevo all’uniforme e che l’avrei fatta rammendare.

Mia madre avrebbe potuto cucirla, ma non volevo spiegarle com’era successo e l’ho ficcata in fondo all’armadio.

In fin dei conti mi restano soltanto due mesi di scuola e posso anche fare a meno della giacca.

Ma quella giacca mi piaceva, ci ero affezionato. L’avevo scelta apposta con un rivestimento di teflon per poterla pulire facilmente se mi sputavano addosso o mi scrivevano qualche insulto sulla schiena con il gessetto.

Penso di avere capito che cosa mi sta succedendo, anche se non è facile ammetterlo.

Una notte, il mese scorso, la mamma mi ha mandato a prendere del latte e sono stato aggredito da un grosso cane.

Stavo così male, che appena sono arrivato a casa volevo chiamare l’ambulanza.

Ero convinto che quel cane mi avesse azzannato, ma quando sono rientrato, avevo soltanto qualche piccolo $graffio sulla schiena e la mattina dopo erano scomparsi.

Ma sarei dovuto andare lo stesso al pronto soccorso perché ho contratto una grave malattia: la rabbia.

Cos’altro potrebbe essere? Ho la rabbia e sto impazzendo.

Il dottore non può visitarmi prima di martedì, ma io non posso aspettare così a lungo. Mi verrà la bava alla bocca!

Oh, Dio! Mi sono informato in rete e ho scoperto che la rabbia può ucciderti dieci giorni dopo la comparsa dei primi sintomi.

Questo significa che mi resta soltanto una settimana.

Ma non posso morire! Chi salverà questa generazione perduta se io non ci sarò più?