Politiche migratorie. Sbarchi. File di profughi alle frontiere. Attentati terroristici. Uomini, donne e bambini morti nel Mediterraneo. Costruzione di centri di accoglienza. Conflitti tra culture a livello locale. Accoglienza in massa. Nuovi muri che si erigono ai confini dell’Europa e dentro di essa. Pattugliamenti, controlli, sicurezza. Elaborazione di politiche migratorie a livello europeo, nazionale, locale. Matrimoni e famiglie miste. Conflitti politici. Seconde generazioni. Politiche scolastiche. Radicalismi emergenti, tra gli immigrati e contro gli immigrati. Guerre.
In questi ultimi anni, e sempre di più, le questioni legate direttamente o indirettamente alle migrazioni hanno dominato le prime pagine dei giornali, determinato l’agenda dei governi e i conflitti tra di essi, influenzato la legislazione, prodotto nuove forze politiche, cambiato il paesaggio economico, sociale e culturale. L’anno scorso, ad esempio, si è aperto con la strage nella redazione di «Charlie Hebdo» a Parigi; ha visto emergere la crisi dei profughi, intercettati sui barconi alla deriva, sbarcati sulle coste del Mediterraneo o ritrovati cadavere su di esse (le foto del piccolo Aylan e di tanti altri bambini sono tra le icone che riassumono l’emergere del problema nella coscienza europea), intrappolati tra Francia e Gran Bretagna, arrivati via terra alle frontiere dei paesi centrali dell’Europa, giunti con mezzi di fortuna fino in Scandinavia; ha prodotto l’improvvisa svolta politica di accoglienza della Germania, che ha segnato il dibattito politico, ma anche la costruzione di muri di filo spinato in altre frontiere europee e occasionali sospensioni degli accordi di Schengen sulla mobilità delle persone; ha visto l’emergere e il sempre più ampio successo di partiti e movimenti anti-immigrati in molti paesi; ha segnato la sempre maggiore preoccupazione a livello geopolitico e strategico per l’assestamento progressivo del Califfato tra Siria e Iraq, capace di suscitare e mobilitare simpatie, e di ispirare attentati, anche all’interno dell’Occidente; e si è chiuso con la notte di capodanno di Colonia e il dibattito che ha aperto intorno a questioni sociali e di genere sempre più sentite (passando, in Italia, per l’approvazione di leggi regionali anti-moschee e delle tradizionali polemiche sul presepe).
Noi, gli autori di questo libro, ci occupiamo di fenomeni legati alle migrazioni ormai da molti anni: il fatto di non interessarci solo di fenomeni emergenti, ma di essere stati analisti di lungo periodo di una questione che ha radici profonde nella storia, ci ha aiutato a non perderci nell’inseguimento delle ultime notizie di attualità. Tuttavia anche noi sentivamo di avere bisogno di un quadro di riferimento aggiornato. Soprattutto, ci sembrava utile e necessario, oggi che tutti siamo coinvolti nella riflessione su questi temi, offrire ad altri uno strumento di lettura e di orientamento: breve ma completo, semplice ma non semplicistico, in grado di fornire chiavi interpretative senza essere viziato da pregiudizi ideologici.
Abbiamo così, in un certo senso, ricominciato da capo. Ponendoci nuovamente le domande che tutti ci facciamo. Cercando le risposte che spesso non riusciamo a trovare. Il risultato è nelle pagine che seguono.
L’ambizione di questo libro è di offrire una sintesi di alcuni aspetti cruciali del processo migratorio che ha investito l’Italia negli ultimi quarant’anni, raccontando da alcune (non tutte, naturalmente) prospettive questa storia grandiosa, piena di speranze e soddisfazioni, ma anche di delusioni e sofferenze, dove un paese che si credeva monoculturale e in passato di emigrazione si è trasformato, nel giro di un paio di generazioni, in un grande porto di mare. Dove gli italiani, nella necessità di confrontarsi con l’altro, sono costretti a fare i conti con la propria identità. Dove, negli ultimi anni e mesi, gli italiani si trovano a confrontarsi con l’assoluta novità (per loro) delle migrazioni forzate di massa. Dove, infine, lo spaesamento connesso alle migrazioni si mescola con la paura per le minacce terroristiche.
Ma non ci limitiamo a raccontare storie e a sciorinare numeri: proviamo a indicare errori, omissioni e buone pratiche; e proponiamo, o propiniamo, anche qualche ricetta, nell’auspicio che la torta migratoria riesca ben amalgamata e facilmente digeribile, per i vecchi come per i nuovi italiani.