70.

Il mattino dopo ero in preda a una grande agitazione. Continuavo a guardare l’ora e più passava il tempo, più aumentava il mio nervosismo.

Ella credeva che dovessi uscire di nuovo con Sascha e che fosse quello il motivo della mia ansia.

Quanto mi sarebbe piaciuto dirle la verità, raccontarle che ero sul punto di incontrarmi con un’assassina. Con la mia assassina che teneva sempre sequestrata la mia migliore amica... ma non potevo mettere a repentaglio la vita di Zoe. Finché non conoscevo il piano di Vanessa, ero condannata al silenzio.

Feci uno sforzo enorme e mi misi quindi a chiacchierare del più e del meno con Ella. Finsi che fosse tutto a posto, anche se dentro di me la tensione era sul punto di lacerarmi.

Poco prima delle nove e mezzo uscii di casa. Infilai nella tasca del giaccone la bomboletta di spray al peperoncino che portavo sempre con me quando rincasavo a tarda sera dall’allenamento di nuoto, e lasciai una busta sul mio letto. Se non fossi tornata, volevo che Ella ne conoscesse il motivo.

Avevo scritto la lettera quel mattino presto, dopo un’altra notte agitata. Mentre la scrivevo avevo pianto, continuando a guardare l’ombra sbiadita che si stagliava sul muro proprio accanto a me, oramai tanto diafana da essere quasi invisibile.

Perché il tempo di Zoe era quasi finito.