Ringraziamenti

Un libro non si scrive mai in solitudine. Per sei anni, ogni volta che accennavo al progetto sul quale stavo lavorando, gli interlocutori mi rispondevano immancabilmente: «Forse potrei darti una mano…» e durante la stesura di questo romanzo ho imparato molto sulla generosità umana, oltre che sull’argomento delle mie ricerche. Siccome dovevo apprendere moltissime cose prima di poter narrare la mia storia, sono in debito con centinaia di persone, letteralmente. Ringraziarle tutte sarebbe impossibile, ma non provarci nemmeno sarebbe una grave negligenza.

In primo luogo vorrei ringraziare il Virginia Center for the Creative Arts. Per tre anni mi hanno assegnato indispensabili borse di studio, grazie alle quali ho potuto affrontare ampie sezioni del libro. Concedendomi appoggio, spazio e respiro dalle responsabilità quotidiane mi hanno fornito un vero paradiso, un posto sicuro dal quale potevo narrare i confini dell’inferno. Per lo stesso motivo desidero ringraziare la Ragdale Foundation e il Vermont Studio Center: entrambe le istituzioni mi hanno assegnato periodi di residenza nei quali ho lavorato a questo libro.

Tom Gallen. Abbiamo fatto una passeggiata, tu hai accennato ai centri Lebensborn e poi hai pazientemente risposto a tutte le mie domande in merito… Sette anni dopo, guarda un po’ cosa ne è uscito. Il mio gruppo di scrittura… non ho parole. Maureen Hourihan, Rose Connors, Pauline Grocki, Penny Haughwaut… donne intelligenti, piene di talento e di cuore, che mi nutrono, mi ispirano e mi informano settimana dopo settimana e poi mi fanno il grande favore di tagliare dalle mie pagine tutte le fesserie.

Shana Deets, poetessa e forza della natura che, con grande generosità, ha regalato poesia e animo lirico al mio personaggio. Lo stesso vale per Brad Pease, della Pease Boat Works di Chatham, nel Massachusetts, il quale ha risposto a tutte le mie domande sulla costruzione di natanti e, cosa più importante, mi ha offerto uno scorcio del cuore appassionato di un cultore della materia. Un grazie a Harm de Blij, noto geografo e storico che si è messo a sedere nel mio studio e ha disegnato per me l’Olanda occupata. Grazie a tutti quelli che – di persona, nei loro libri, diari e scritti on line – hanno condiviso con me i propri ricordi anche quando era difficile. In particolare Pauline e Siggi… spero di strapparvi un sorriso, quando riconoscerete i particolari che mi vengono da voi. E grazie al NIOD (Istituto olandese per la documentazione di guerra), per l’attenta lettura e le perspicaci osservazioni.

Nel corso delle mie ricerche mi sono avvalsa di moltissime risorse di carattere storico, e queste sono alcune tra quelle che ho trovato più utili: la trascrizione di Hitler’s Perfect Children, documentario prodotto da History Channel e trasmesso da 20/20 sul canale ABC il 26 aprile 2000, e poi i volumi: Wartime Encounter with Geography di Harm de Blij, The Book Guild, 2000; Of Pure Blood di Marc Hillel e Clarissa Henry (In nome della razza, trad. it. di Rosanna Pela, Sperling & Kupfer, Milano, 1976); The Holocaust Chronicle di autori vari, Publications International, 2000; Master Race di Catrine Clay e Michael Leapman, Hodder & Stoughton; WWII – Time-Life Books History of the Second World War, Prentice Hall Trade, 1989.

E ho tanti lettori da ringraziare: le meravigliose scrittrici Anne LeClaire, che ha dato un’occhiata ai pezzi disordinati dell’inizio e mi ha detto che secondo lei potevo farcela, e Jackie Mitchard, che ha dato un’occhiata al prodotto finito e mi ha detto che secondo lei ce l’avevo fatta. Le Tideline Writers, che sono intervenute con grande intelligenza su molti capitoli; Jebba, Ginny e Ann, che hanno fatto lo stesso con il libro intero.

Poi è diventato un manoscritto… e lo sarebbe ancora, se non fosse stato per il mio agente, Steven Malk. Come sempre, ti sono molto grata per la tua fiducia in me e per il sollievo che mi dà poterti passare una risma di fogli sapendo che tu la vedrai come un libro. E poi grazie a Jenna Johnson, la mia editor alla Harcourt, che ha corso il rischio di concedermi una possibilità e poi mi ha saggiamente mostrato la forma che questo romanzo avrebbe dovuto assumere… È stato un piacere.

Infine, tutto il mio affetto e la mia riconoscenza ai miei figli, Caleb e Hillary, per tutte le volte che stavo scrivendo questo libro anziché stare con loro. E per tutto il resto.

La traduttrice desidera ringraziare i colleghi di Biblit, in particolare Barbara Delfino e Frauke Joris, e gli amici Fabrizio Agnini e Andrea Zanardo per il prezioso aiuto.