Reazioni sbagliate
Nonostante la passione con cui avevamo lavorato alla realizzazione del film, non ho mai creduto sul serio che potesse aprirci qualche strada. Invece ha partecipato a diversi festival per autori esordienti, ci siamo aggiudicati un paio di premi e più di un addetto ai lavori ci ha fatto i suoi complimenti, come per esempio Pupi Avati, che ci ha inviato una bella lettera di incoraggiamento scritta a mano su una carta ruvida ed elegante.
Poi un giorno, a metà aprile, mi hai telefonato e, con un tono misterioso che evidentemente nascondeva qualcosa, mi hai proposto di vederci quella sera tutti e tre, io, te ed Elena, all’osteria dell’Orsa. Ho pensato che doveva esserci qualche novità relativa al nostro lungometraggio e devo ammettere che per tutto il giorno mi sono lasciato andare a fantasie sul nostro futuro da autori cinematografici.
Quando sono arrivato, verso le nove e mezzo, voi eravate già lì. Appena mi hai visto, hai sorriso eccitato. Dalle vostre espressioni, ho capito subito che a Elena avevi già comunicato la notizia, quale che fosse, e questo mi ha irritato. Però ho cercato di non darlo a vedere. Sono restato ad ascoltarti mentre mi riferivi che un produttore romano, un certo Fulvio Treves, ti aveva chiamato perché aveva visto il nostro film e voleva parlarci. Ti aveva proposto di andare a Roma il mercoledì della settimana seguente e tu gli avevi risposto che avresti confermato l’incontro dopo aver chiesto a me. Ho sorseggiato senza entusiasmo il rosso che mi avevi versato nel bicchiere, e ti ho detto che per me un giorno valeva l’altro.
La mia reazione tiepida ti ha fatto innervosire ma ti sei sforzato di mantenere la calma e, parlando con accenti sempre più infervorati, hai cercato di convincermi che era proprio l’occasione che aspettavamo, quella per cui avevamo lavorato tanto, quella in cui speravamo quando avevamo mandato in giro il nostro film e che, insomma, non potevamo farcela scappare.
Ti ho ascoltato senza interromperti e quando, dopo una tirata di parecchi minuti, ti sei fermato, ho annuito con un sospiro annoiato. “Okay, andiamo a sentire cos’ha da dirci questo produttore.”
Tu hai lanciato uno sguardo esasperato a Elena, che ti ha risposto stringendosi nelle spalle.