Distanze

A giugno, finita la scuola, per mettere assieme un po’ di soldi abbiamo fatto la raccolta delle ciliegie a Vignola. Dopo tre settimane ad arrampicarci sugli alberi, io ne avevo abbastanza. Tu invece hai cercato qualche altro lavoretto. Scaricavi scatoloni di abiti sportivi per un tizio che li importava dall’America o andavi a raccattare i piattelli frantumati sul campo di un tiro a segno. Con quello che hai messo da parte ti sei comprato un Solex di terza mano, che di fatto era una bicicletta nera con un piccolo motore che muoveva la ruota anteriore.

Così quell’estate era con il tuo Solex che ce ne andavamo in giro, quando mi passavi a prendere per andare a fare qualche tiro su un campo da basket o in un parco, a bere birra fantasticando sul nostro futuro. Io salivo sul portapacchi e tiravo su i piedi per non strofinarli sull’asfalto, mentre il motore del Solex faticava a prendere giri.

Ma all’inizio della quinta ginnasio le cose hanno cominciato a cambiare. Tu hai preso a frequentare con regolarità le assemblee d’istituto e i dibattiti dei vari collettivi studenteschi. Per qualche tempo ti ho seguito, anche se con poca convinzione. Mi annoiavo alle interminabili discussioni che tanto ti appassionavano e dopo un po’ ho cominciato a trovare ridicolo, e spesso irritante, il gergo cervellotico che veniva utilizzato. Partecipavo alle assemblee perché ci andavi tu e perché lì circolavano le canne. Fumavo a scrocco, scolavo qualche birra e ascoltavo con interesse altalenante, progressivamente in calo, fino a quando non chiudevo l’audio per immergermi nei miei pensieri, resi più fluidi dal fumo e dall’alcol. Mi giravano per la testa dei brandelli di possibili storie, che appuntavo al volo su qualche foglietto e trascrivevo a notte fonda, se ero ancora abbastanza sobrio da tenere in mano una penna, quando rientravo dai vagabondaggi tra appartamenti occupati e osterie.

Dopo un po’ ho cominciato a disertare le riunioni e le nostre giornate hanno imboccato direzioni diverse. Io cominciavo a collezionare le prime storie di sesso e a prendere gusto all’hashish e alla marijuana, tu stavi diventando uno degli attivisti più impegnati del liceo. La maggior parte delle sere ti rintanavi in un garage assieme a qualche altro militante, a battere su un ciclostile dichiarazioni, proclami di sciopero, avvisi di assemblee, che poi stampavate e distribuivate davanti al liceo. Io mi facevo un paio di canne e me ne andavo al cinema da solo o con qualche ragazza da cui quasi sempre riuscivo a farmi pagare il biglietto. È stato in quel periodo che ho scoperto alcuni dei registi e dei film che mi hanno colpito di più. Petri, Peckinpah, Cassavetes, Ferreri. Non è il genere di cinema che introduce al sesso eppure, a proiezione terminata, riuscivo quasi sempre a portare le mie accompagnatrici in qualche posto dove si potesse scopare.

A volte io e te ci ritrovavamo a tarda notte in una delle nostre osterie, per il bicchiere della staffa o una partita a scacchi, ma io ero sempre più chiuso in me stesso e tu sempre più infervorato, e le nostre chiacchierate tendevano progressivamente a perdere colpi.