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La settimana scorsa Mezzasalma ha telefonato a Fontana. Parlando del più e del meno, ha lasciato cadere là un suggerimento: secondo lui avrebbe fatto bene a fare due chiacchiere con gli sceneggiatori, perché avevano delle idee interessanti sulla realizzazione della serie. Idee, da quel che ha lasciato intendere, che avrebbero consentito di abbassare considerevolmente i costi senza compromettere il risultato finale. Dal momento che un consiglio che viene da un funzionario Rai non è un consiglio qualsiasi, e che un risparmio è sempre una prospettiva allettante, il produttore ha fatto convocare dalla sua assistente i due autori della serie. Ma per evitare che si montassero troppo la testa, le ha suggerito di usare come pretesto un incontro di aggiornamento sulle revisioni delle sceneggiature. Rossella si è attenuta alle sue indicazioni e ha fissato l’appuntamento alle undici.
Quando Castagna e Bastelli suonano al campanello, alle undici e diciassette, il produttore non è ancora arrivato.
“Il signor Fontana si scusa per il ritardo” dice la segretaria accogliendoli nell’ingresso, anche se in realtà Fontana non si è fatto sentire: immagina che sarà impegnato a chiacchierare con qualche attore, o regista, o responsabile della fiction, in uno dei bar dalle parti di viale Mazzini.
Fa accomodare gli sceneggiatori nello studio e mentre i due si guardano attorno per decidere dove sedersi, offre loro un caffè.
“Volentieri!” le risponde Bastelli, che è il più estroverso, oltre che il più carino, con quel sorriso gioviale e quel ciuffo che gli cade sulla montatura degli occhiali.
Anche Castagna le sorride, nel suo modo un po’ imbarazzato, dicendole con un filo di voce: “Grazie, molto gentile.”
Mentre sta sistemando una capsula nella macchina espresso, entra Fontana, trafelato e con il casco in mano.
“Traffico di merda. Ormai neanche con il motorino ce la si fa più, l’elicottero ci vorrebbe. Castagna e Bastelli?”
“Sono già arrivati. Li ho fatti sistemare nel suo ufficio.”
“Brava.” Fontana appoggia il casco sul divanetto e con il mento fa un cenno verso la schiuma densa e scura che sta scendendo. “Ne fai uno anche per me?”
“Ma certo. Ve li porto subito.”
Fontana passa nel suo studio. Rossella lo sente salutare calorosamente i due sceneggiatori. Oltre alla sua voce, si sente solo quella di Bastelli. Immagina Castagna tenersi un po’ in disparte, con la sua postura a esse e un sorriso timido stampato sulla faccia paffuta. Rossella è convinta che sia lui quello che scrive quasi tutto, mentre Bastelli butta lì qualche spunto e si occupa delle pubbliche relazioni. Finisce di preparare gli altri caffè, sistema i tre bicchierini su un vassoietto assieme alle bustine di zucchero e alle palettine di plastica, e va a bussare alla porta dello studio.
Bastelli sta tenendo banco.
“Uno pensa che gli effetti in post produzione servono per il fantasy o la fantascienza. Invece gli americani ormai li usano per risolvere qualsiasi problema di ripresa.”
Fontana le lancia un’occhiata e indica la scrivania. “Grazie Ros. Lasciali pure lì.”
Bastelli prosegue infervorato: “Vuoi ingrandire un grumo di colesterolo e seguire il percorso che fa in un’arteria?”
“Mi viene il voltastomaco solo a sentirne parlare” commenta il produttore con una smorfia.
“Faccio per dire. Ti serve una nave che cola a picco? Un tizio che si butta dalla cima di un grattacielo? Due eserciti che si scontrano?”
Castagna sposta un portapenne per farle spazio sulla scrivania e sorride a Rossella.
“Oltretutto lavorando sulla pasta e sul colore, ci costruisci l’atmosfera che ti pare.” Bastelli fruga nello zainetto per tirare fuori l’iPad. “Aspetta, ti faccio vedere cosa sono capaci di fare questi amici miei.”
Mentre sta uscendo dall’ufficio, Rossella sente Fontana chiedere: “Quindi secondo te si risparmierebbe?”
“Vuoi scherzare? Abbatti i costi del trenta, forse anche del quaranta per cento. Senza contare che eviti gli imprevisti. Ecco, guarda. Questa scena l’abbiamo girata in un parcheggio sull’Ostiense, dalle parti di Acilia.”
Rossella vede il produttore inforcare gli occhiali e chinarsi in avanti per scrutare lo schermo dell’iPad. Richiude la porta chiedendosi cosa potrà mai esserci di così esaltante in una ripresa realizzata su un piazzale asfaltato di periferia.