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Ma l’arrabbiatura nei confronti di Fontana non è affatto svanita. Quella notte Sergio si sveglia verso le tre e non riesce più a riprendere sonno. Continua a rigirarsi in testa le frasi che vorrebbe sbattere in faccia al produttore.

La mattina si alza con un fastidioso bruciore di stomaco, si prepara un caffè e sale nel suo studio, con il proposito di lavorare un po’. Alle dieci meno un quarto decide di telefonare alla produzione. Gli risponde Rossella e lo informa che Fontana non è ancora arrivato in ufficio.

Lo richiama una mezz’ora più tardi e lo saluta con tono cordiale: “Ciao. Mi ha detto Ros che mi hai cercato.”

“Mi spieghi perché sei andato a fare il piagnisteo con Francesca?”

Il produttore resta un attimo in silenzio, preso in contropiede. “Il piagnisteo? Guarda che non ho fatto nessun piagnisteo. Cercavo solo di aiutarti.”

“No, tu volevi che Francesca mi convincesse a fare le riprese a Roma.”

“E allora, cosa c’è di male? Mi avevi promesso che ci pensavi, alla proposta di Bastelli. Ci hai pensato?”

“Non ci ho pensato perché è una stronzata.”

“Guarda che non è vero. Mi sono informato. Sembra che davvero si riesca a fare praticamente tutto in post produzione.”

“La post produzione.”

“Sì, la post produzione. Non capisco perché ti impunti in questo modo. Pensa alla tranquillità di girare in una situazione protetta.”

“Io non voglio una situazione protetta! Voglio che gli attori abbiano l’ansia e non vedano l’ora di tornare a casa! Voglio che sentano l’isolamento.”

“E se qualcosa va storto? Metti che il maltempo ti blocca su un’isola.”

“Ancora meglio, non capisci? Magari succedesse!”

“Tu sei matto! Vuoi sforare dal budget? Quante volte te lo devo dire che abbiamo i soldi contati?”

“I soldi, i soldi. Ce li faremo bastare, i soldi!”

“Sì, certo, per te è facile.”

“Ma tu vuoi che venga bene, questa serie, o che tutti la liquidino come l’ennesima occasione mancata?”

“Se non si riesce a finirla, di questa serie nessuno dirà un bel niente.”

Sergio non ha più voglia di discutere con Fontana. Vorrebbe solo mandarlo al diavolo e sbattergli il telefono in faccia. Ma non lo fa. Si avvicina alla finestra, in silenzio, con l’iPhone all’orecchio. Guarda le mattonelle del terrazzo, pulite, senza traccia di escrementi di piccione.

“Comunque,” dice il produttore, “volevo anche avvisarti che giovedì alle undici c’è una riunione alla Rai, nell’ufficio di Mezzasalma.”

Sergio annuisce, poi risponde di sì, improvvisamente più calmo. Di solito Fontana gli propone di vedersi al bar una mezz’ora prima delle riunioni per fare il punto assieme bevendo un caffè, ma in questo caso evidentemente preferisce evitare. Del resto anche lui non ne ha alcuna voglia. Si scambiano dei saluti asciutti e chiudono la comunicazione. Sergio resta a fissare il pavimento del terrazzo. Pensa al piccione. Ai suoi ultimi istanti di vita, chiuso in un sacchetto e gettato in un bidone dell’immondizia.