Partite a scacchi notturne

È finita com’era giusto che finisse. Maria si è trovata un ragazzo che le voleva bene e che le ha dato la forza di troncare il nostro rapporto.

E come mille altre volte io e te ci siamo ritrovati sui colli, di notte, muniti di gangia e alcol, la scacchiera illuminata da una torcia tascabile, a ragionare di come la vita fosse incomparabilmente più complicata di una partita a scacchi e di come le persone – io soprattutto – fossero incapaci di qualsiasi strategia e specialmente di custodire quel che conta davvero.

A parte te, ho pensato guardandoti, mentre riflettevi sulla tua prossima mossa, gli occhi immersi nell’ombra e i solchi della fronte scavati dalla luce della torcia che ti illuminava dal basso, come il personaggio di un vecchio film espressionista.

Potevo rovinare la mia salute, lo studio, le amicizie, le storie d’amore ma certo non la nostra amicizia. Se c’era un punto fermo nella mia esistenza, quello eri tu.

Ancora non potevo immaginare che le cose avrebbero finito per complicarsi anche tra di noi.