Dalla finestra dello spogliatoio Henri Fiocca vide Nancy imboccare il sentiero in bicicletta. La morsa intorno al cuore si allentò, e lui provò le familiari sensazioni di meraviglia, paura e irritazione. Era andata in missione anche il giorno del matrimonio. A consegnare lettere per la Resistenza, forse, documenti falsi dell’ennesimo profugo che voleva disperatamente lasciare la Francia, componenti radio per qualche brigata partigiana di Marsiglia, Cannes o Tolosa. Nancy era sempre in giro a rischiare la vita per portare soldi e messaggi a un non meglio identificato amico di amici. Ed era una cosa che lui detestava. La rete della Resistenza era improvvisata, tutt’altro che sicura, e ciò costringeva Nancy a fidarsi di sconosciuti in un momento storico in cui non ci si poteva fidare nemmeno dei propri familiari. Henri era un patriota e odiava i tedeschi con un furore non meno incandescente di quello di Nancy, e per questo motivo condivideva i suoi beni e la sua tavola con chiunque potesse danneggiare l’invasore. Però sperava con tutto se stesso di non dover continuare a dividere anche la sua futura moglie. Nancy sembrava non conoscere la paura, lui invece sapeva bene cos’era. Glielo aveva insegnato l’amore che provava per lei.
Quando Nancy entrò in casa, Henri appoggiò la mano sul vetro della finestra e sussurrò il suo nome. Era entrata nella sua vita come una meteora sfavillante, quella ragazza, spargendo una scia di luce, magia e caos in parti uguali. Lui se ne era innamorato a prima vista, la sera in cui l’aveva conosciuta. Era stato come lanciarsi da una rupe nell’impressionante abbraccio dell’oceano, senza sapere che cosa lei potesse volere da lui. Henri aveva molti anni di più, e la sua vita, benché lussuosa, era noiosissima paragonata a quella di lei. Dopo circa un anno si era reso conto che Nancy non voleva i suoi soldi. Sì, certo, apprezzava la possibilità di spenderli, come apprezzava qualsiasi piacere, e accoglieva ogni novità con la gioia di una bambina. A poco a poco lui era venuto a sapere della sua infanzia infelice e della fuga dall’Australia, a sedici anni; era stata prima in America e poi a Londra. La disperazione che l’aveva spinta a mettere un oceano e mezzo mondo fra sé e i primi anni tristi della sua esistenza si era trasformata in un appetito vorace per il piacere e una forte spinta all’autonomia. Dopo un altro anno Henri aveva capito che anche Nancy, nonostante tutta la sua indipendenza, aveva bisogno di qualcuno su cui contare, e che aveva scelto lui.
Aveva scelto lui.
L’orgoglio gli fece gonfiare il petto.
Quella sera sarebbe diventata sua moglie. Henri sapeva bene che il matrimonio non avrebbe impedito a Nancy di continuare a usare i suoi soldi e di correre rischi assurdi per aiutare la Resistenza – su questo non aveva illusioni – ma almeno per quella sera e quella notte avrebbe saputo dov’era, e sarebbe stata tutta sua.
«Due parole a Nancy le devo proprio dire» disse una voce nasale alle spalle di Henri. «Se non riesce a essere puntuale con la parrucchiera il giorno del matrimonio, forse non ci tiene molto a sposarsi.»
Henri girò la testa. Sua sorella si era appollaiata sul bordo del letto come una vecchia cicogna. Era stata una giovane graziosa, malgrado l’ovale del viso troppo allungato e le labbra troppo sottili, ma era diventata una donna acida e amareggiata, nonostante tutti i privilegi di cui godeva, e questo l’aveva imbruttita. Aveva insistito per accompagnarlo, quando lui era salito a vestirsi, nell’ultimo disperato tentativo di convincerlo ad annullare il matrimonio.
«Provaci pure, Gabrielle, se proprio ci tieni. Ma ti dirà di lasciarla in pace. E ricordati che lei non conosce il freno dell’amore fraterno. Io magari non ti butterei fuori dalla porta, lei invece sì.»
Gabrielle ignorò l’esplicito avvertimento e continuò la sua lamentela, stridula e fastidiosa come il ronzio della zanzara. «Comunque devo riconoscerle che sa imprecare nella nostra lingua come un marinaio appena sbarcato. Ma dove le impara quelle sconcezze? È disgustoso.»
Henri sorrise. Sentire Nancy dare liberamente la stura a tutte le imprecazioni che conosceva nella lingua d’adozione era uno dei grandi piaceri della vita.
«È molto portata per le lingue, Gabrielle.»
«Che follia! E poi è senza dote. E si rifiuta di diventare cattolica. È credente, almeno?»
«Ne dubito.»
Il tono piagnucoloso diventò ancora più stridulo. «Come puoi, Henri, insudiciare la nostra genealogia con questa puttanella australiana?»
Quello era davvero troppo: anche il rispetto dei legami fraterni aveva i suoi limiti. Henri afferrò Gabrielle per le spalle e dopo averla costretta ad alzarsi dal letto la spinse con decisione verso la porta.
«Se parli di mia moglie in questo modo un’altra volta, non ti farò più entrare in casa mia. Sappi che se dovessi scambiare i miei soldi, la mia azienda, e persino la mia adorata famiglia, con un’ora insieme a Nancy nel più malfamato bar di Montmartre, lo farei senza la minima esitazione. Adesso vattene.»
Consapevole di aver esagerato, Gabrielle ritornò al tono implorante. «Io penso soltanto al tuo bene, Henri» riuscì a dirgli prima che lui le chiudesse la porta in faccia.
Per fortuna non sa niente dei suoi traffici con la Resistenza, pensò lui. Si precipiterebbe in punta di piedi alla Gestapo, e un po’ per odio e un po’ per la taglia si sporcherebbe le mani di sangue senza battere ciglio.
Henri tornò davanti allo specchio e si ravviò i capelli. Gli amici gli dicevano che da quando era scoppiata la guerra sembrava ringiovanito. Lui evitava di rispondere che erano loro a invecchiare a un ritmo più sostenuto. Non voleva offenderli – poiché ciascuno a suo modo era fedele alla moglie – dicendo che quella ragazza venuta dall’altro emisfero aveva dato uno scopo e speranze nuove alla sua vita, mentre loro barcollavano sotto i colpi dell’occupazione tedesca, della ritirata inglese da Dunkerque e del bombardamento sulla flotta francese a Mers-el-Kébir, lungo la costa algerina, ordinato da Churchill in persona. Più di mille francesi uccisi da bombe inglesi. Un episodio che aveva scosso l’intera Francia spingendo tante persone a rinchiudersi in casa benché in questo modo i tedeschi si sentissero ancora di più padroni di tutto. Ma non lo erano. La Francia alla fine si sarebbe ribellata. Nancy lo aveva convinto. Come sarebbe stata la sua vita, senza di lei? pensò Henri, e rabbrividì. Tetra come l’inferno.
Inoltre Nancy sembrava in ottimi rapporti con tutti i borsaneristi della Riviera, e sulla loro tavola non mancava mai la carne fresca, che condividevano volentieri con gli amici sprovvisti dei contatti giusti o dei mezzi necessari. A Henri sembrava di non aver consumato un pasto solo con lei da almeno un anno.
Sentì bussare leggermente.
«Cosa c’è?» chiese in tono burbero, convinto che sua sorella avesse trovato il coraggio di tentare un altro assalto.
Nancy scivolò dentro come un gatto. Era arrivata da dieci minuti ed eccola con i capelli raccolti che le incorniciavano il viso a forma di cuore, le labbra con un rossetto color ciliegia che contrastava con la pelle chiara e incipriata; l’abito azzurro scivolava sulle curve del seno e dei fianchi ondeggiando intorno al corpo.
«È così che mi accoglierai d’ora in avanti, quando verrò a bussare alla porta della tua stanza, Henri?»
Lui le si avvicinò con un bagliore negli occhi, e lei alzò la mano per fermarlo.
«Non mi scompigliare. Volevo solo dirti che sono pronta per diventare una donna onesta, se Gabrielle non ti ha fatto cambiare idea.» Gli strizzò l’occhio. «L’ho vista soffiarsi il naso giù nell’atrio, forse dunque non è riuscita nel suo intento.»
Lui le mise le mani sui fianchi e sentì la seta scivolare sul suo corpo, ma non cercò di baciarla.
«Nancy, perché sei uscita anche oggi? Nel bel mezzo di tutto questo trambusto. Il giorno del nostro matrimonio!»
Lei gli accarezzò una guancia. «Scusami, ma non brontolare, ti prego, Vecchio Orso. Era importante. Adesso sono a casa.»
«Hai visto i manifesti con la taglia di centomila franchi per il Topo Bianco? A quanto pare la fuga dei prigionieri da Puget non è passata inosservata.»
«Ne valeva la pena» disse lei allontanandogli delicatamente le mani dai fianchi prima che stropicciasse la delicata e preziosa seta del suo abito da sposa. «Adesso quegli uomini possono rendersi utili. Anche se l’aviatore inglese era un imbecille che continuava a lamentarsi del cibo e del nascondiglio troppo stretto, come se non avessimo rischiato tutti quanti la fucilazione per salvargli il culo.»
Henri arretrò di un passo. Gabrielle non faceva che parlargli delle donne che avrebbe potuto prendere in moglie: francesi giovani e belle, eleganti, obbedienti. Avrebbero tenuto i conti in ordine, se ne sarebbero rimaste tranquille a casa. Ma quando pensava a Nancy, al fuoco che l’animava, al suo linguaggio schietto e sboccato, al suo rifiuto di farsi intimidire, qualsiasi altra donna scompariva. Lei si scagliava contro il mondo a pugni chiusi come un pugile pronto a soffiare il titolo all’avversario. Quell’associazione di immagini, il corpo di un pugile massacrato di botte e la bellissima giovane donna vestita di seta azzurra, con le labbra rosso ciliegia, lo fece ridere. Nancy lo guardò perplessa.
«Topo Bianco non ti si addice come nome. Tu sei una leonessa. Allora, ci sposiamo?»
Henri si sistemò la giacca dello smoking e lei gli raddrizzò il papillon. Il profumo Chanel sulla pelle calda arrivò fino a lui.
«Sì, Monsieur Fiocca. Sposiamoci.»
La festa all’Hôtel Louvre et Paix fu un assoluto trionfo. Nemmeno le occhiate malevole dei familiari di Henri riuscirono a turbare il senso di gioia e trionfante perfezione della serata. Se qualcuno si era chiesto come avesse fatto la nuova signora Fiocca a procurarsi una tale profusione di leccornie, decise di tenere i suoi dubbi per sé e lanciarsi senza remore nell’impresa di godere di ogni piacere a disposizione.
Nancy era raggiante. Sapeva che tutta la città avrebbe parlato della loro festa, e che Henri era fiero di lei. Ogni ora trascorsa a discutere e patteggiare con cuochi, fioristi e sarte era stata ben spesa. Prenditi questo, Marsiglia! Nancy fece scivolare la mano in quella di Henri, sotto il tavolo nella dorata sala da ballo. Lui era voltato e stava scambiando qualche battuta con uno dei direttori dei suoi cantieri navali, ma non esitò a stringerle le dita e ad accarezzarle il palmo con il pollice procurandole i brividi.
«Madame Fiocca» disse una voce al suo fianco. Era Bernard, il maître d’hotel, nonché suo caro amico. Si scostò per permettere a un cameriere di appoggiare il cestello d’argento e due coppe davanti a Nancy e Henri, poi prese la bottiglia dal ghiaccio, gliela mostrò e al suo cenno affermativo la aprì. Nelle sue abili mani il tappo uscì con un sospiro, e quindi Bernard procedette a versare.
Henri smise di parlare con l’ospite e si girò, vide l’etichetta dello champagne, e leggendo l’annata scoppiò a ridere. «Come hai fatto?»
«Te l’avevo detto che oggi dovevo portare a termine una missione molto speciale, Vecchio Orso.»
Lui scosse la testa e afferrò il calice con un sorriso incerto.
Nancy si alzò e batté con una forchetta sul bicchiere. Con la coda dell’occhio vide che Gabrielle, seduta accanto a Claude, il vecchio padre Fiocca altrettanto ostile, si irrigidiva. La sposa che teneva il discorso del brindisi? Che scandalo! Ebbene sì, Nancy stava per parlare.
Agitò le mani. «Silenzio! State zitti, voi laggiù, banda di ubriaconi!»
Il direttore della piccola orchestra interruppe il brano e gli amici di Nancy si zittirono a vicenda ridacchiando. Lei alzò il calice.
«Grazie! Dunque... mio padre non ha potuto essere qui con noi, oggi, però manda i suoi saluti da Sydney.» Era soltanto un’ipotesi. L’ultima volta che Nancy lo aveva visto lei aveva cinque anni. «E mia madre non è stata invitata... se la conosceste capireste che è stato un regalo da parte mia a tutti voi.» Quella donna cattiva e asfissiante nella sua asfissiante casa, la Bibbia in una mano e nell’altra il bastone. Andasse al diavolo! «Quindi proverò a fare un discorso da sola. Vorrei prima di tutto brindare a mio marito» – si interruppe per lasciar sfogare applausi e fischi di approvazione – «con un Krug del 1928, perché è esattamente l’annata che ordinò la sera del nostro primo incontro, quando la Francia era ancora un Paese libero. Ma con o senza la guerra, con o senza i nazisti per le strade, questa sera voglio dirvi che, finché resteremo liberi nel cuore, la Francia sarà ancora libera. Henri, lo so che sarò una moglie difficile, costosa e piantagrane, ma tu sei il mio sostegno e la mia guida e insieme costruiremo una vita degna di quest’annata di champagne. Te lo giuro.»
Henri si alzò in piedi, e quando i loro occhi si incontrarono per un istante tutto il resto del mondo cessò d’esistere.
«Madame Fiocca» disse Henri dopo aver fatto tintinnare le coppe, e sorseggiò lo champagne.
Qualcuno tra gli ospiti sospirò, e persino Nancy sentì spuntare negli occhi una lacrima sentimentale. No, non avrebbe pianto. Era una festa.
«Al diavolo le buone maniere» disse, scolò lo champagne in un sorso, poi rivolse al pubblico il più radioso e irresistibile dei suoi sorrisi.
Gli ospiti lo accolsero con un entusiasmo misto a incredulità. L’orchestra attaccò una versione velocissima di When the Saints Go Marching In. I camerieri cominciarono a sparecchiare e spostare tavoli per lasciare spazio alla pista da ballo, aiutati con entusiasmo incespicante dagli amici più socialmente disdicevoli della sposa.
Henri appoggiò la coppa e la baciò. Nancy intravide Gabrielle che si asciugava gli occhi con un fazzolettino di lino e ricambiò il bacio con trasporto, abbandonandosi tra le sue braccia come una svenevole diva hollywoodiana. Gli applausi e le acclamazioni erano così fragorosi da arrivare fino alla spiaggia.