Il mare, illuminato dalla luna, brillava come una lastra d’argento. Nancy non aveva avuto molta scelta sul «quando» eseguire quell’operazione, comunque erano stati fortunati. La notte era serena, e la luna bastava a rischiarare il sentiero che conduceva alla spiaggia, risparmiando a tutti di agitare le torce elettriche.
Antoine aveva portato il messaggio di un contatto a Tolosa. Un sottomarino inglese sarebbe affiorato vicino alla costa per prendere il gruppo di prigionieri che loro tre erano riusciti a far evadere. Potevano accogliere fino a quindici persone, e si sarebbero presentati vicino a quella spiaggia nella tal data, alla tal ora, dando un certo segnale e aspettando il corretto segnale in risposta.
Dunque bisognava fidarsi. Fidarsi che il messaggio fosse autentico e non una trappola, che il luogo dell’appuntamento, l’ora e i segnali fossero quelli giusti, e che nessuna delle persone coinvolte avesse parlato.
E per finire: fidarsi che quando l’inglese aveva detto quindici persone, avesse fatto un calcolo per difetto. In attesa con Nancy al buio c’erano infatti venti uomini con un disperato bisogno di andarsene dalla Francia una volta per tutte. Inglesi, per lo più, e un paio di piloti americani, dell’Iowa per la precisione, con un senso dell’umorismo talmente contagioso che Nancy li aveva trovati subito simpatici. Tre degli inglesi erano rimasti in un rifugio alle porte di Montpellier per una settimana, sussurrando a voce bassa e cercando di muoversi il meno possibile per non farsi scoprire dal vicino, accanito sostenitore del governo di Vichy. Tutti gli altri erano scappati da un campo di transito nel Nordovest. Nancy, Philippe e Antoine si aspettavano di vedere sei uomini passare attraverso la recinzione di filo spinato, ma la voce della fuga si era sparsa nel campo, e anche altri avevano voluto tentare la fortuna. L’ultimo uomo lo avevano recuperato da un rifugio a Marsiglia, benché dall’arrivo di Böhm pareva che in tutta la città non ci fosse più nemmeno un buco dove mettersi al sicuro. L’ex prigioniero si chiamava Gregory. Di padre inglese e madre francese, era stato paracadutato dietro le linee nemiche per aiutare i militanti della Francia Libera. La Gestapo lo aveva arrestato dopo meno di due settimane. Si diceva che il suo contatto in città avesse fatto un accordo con le autorità.
Era rimasto nelle mani della Gestapo per un mese fino a che un giorno, durante un interrogatorio, aveva fatto la scelta folle di lanciarsi dalla finestra del primo piano sotto gli occhi attoniti delle guardie. Era riuscito non si sa come a infilarsi nel mercato e a far perdere le tracce. Qualcuno gli aveva regalato un berretto, un altro la lunga giacca azzurra che portavano i contadini, un altro ancora si era tolto gli zoccoli per darli a lui. Gli uomini della Gestapo che si erano precipitati all’inseguimento si trovarono i passaggi bloccati, per caso, naturalmente, da venditori confusi, da gente che litigava per un carretto a pieno carico. Alcuni membri della Resistenza ancora in circolazione erano venuti a sapere della sua situazione e Nancy se l’era ritrovato tra le mani.
Gregory, a cui i tedeschi avevano fracassato i denti, le aveva raccontato la sua storia parlando a fatica. Normalmente lo avrebbero messo in viaggio per la Spagna passando dai Pirenei, ma nelle sue condizioni fisiche non ci sarebbe mai arrivato. I tedeschi gli avevano strappato le unghie della mano destra, aveva parecchie costole incrinate e un polso fratturato. Non c’era un centimetro del suo corpo che non fosse coperto di lividi. Nancy non sapeva cos’altro fare di lui, oltre a nutrirlo e tenerlo nascosto nell’attesa dell’arrivo della Royal Navy. Con l’aiuto del Cielo. Era andata a prenderlo personalmente e insieme avevano percorso le strade di Marsiglia tenendosi sottobraccio; lui, esile e scarno, portava un cappottone e un cappello di Henri, e scrutava il mondo al di sopra della sciarpa che gli nascondeva il viso. Presero la corriera diretta sulla costa per raggiungere gli altri. Lui la ringraziò con voce sommessa, e parole sincere. Per il resto del viaggio non parlarono più.
Nancy guardò l’ora alla luce della luna. La dannata Royal Navy era in ritardo. Non in modo disastroso, non così in ritardo da farti pensare che non sarebbero arrivati più, ma pur sempre in ritardo. Fino a quando potevano aspettare sulla spiaggia? Come avrebbe fatto a portare tutti quegli uomini in salvo nei nascondigli prima dell’alba, se gli inglesi non fossero arrivati? Lì, a est della città, la costa era rocciosa e scoscesa, e nel buio la pietra calcarea sembrava spettrale. Quella piccola spiaggia delimitata da cespugli di salvia e pini marittimi offriva uno dei pochi approdi alle imbarcazioni. Nancy si augurò che niente fosse andato storto. Se era andato tutto secondo i piani a questo punto doveva esserci un sottomarino a nemmeno un miglio, scuro e silenzioso, in attesa di portare gli uomini oltre lo Stretto di Gibilterra e in Gran Bretagna, dove sarebbero stati nuovamente armati e rispediti a combattere.
«Sono in ritardo» disse Antoine con un filo di voce.
«Arriveranno» rispose Nancy in tono fermo.
Sentirono un fruscio e vennero raggiunti da Philippe.
«Ancora niente? Sono in ritardo.»
«Sei sicura del segnale, Nancy?» chiese Antoine. «Facciamo una prova?»
«Calma, ragazzi, porca miseria!» sussurrò lei. «Non possiamo metterci a usare le torce con le pattuglie tedesche in giro. Aspettiamo prima il loro, di segnale.»
«Forse il messaggio era falso» mormorò pianissimo Antoine. «E se ce l’avessero mandato i tedeschi? Così fanno una bella retata: i prigionieri, noi, il famoso Topo Bianco, tutti riuniti sulla spiaggia come per un picnic al chiaro di luna. Lo sa Dio se il messaggio non è arrivato proprio quando ne avevamo bisogno! Forse era troppo bello per essere vero.»
L’idea era passata per la testa anche a lei, ovviamente. Le voci che giravano le avevano sentite tutti: i tedeschi che rubavano le radio e mandavano messaggi falsi avanti e indietro da Londra e poi facevano retate di partigiani e prigionieri evasi, requisivano i rifornimenti lanciati dagli aerei con la facilità con cui i bambini raccolgono le mele nel frutteto.
«Se fossero tedeschi, quelli che aspettiamo» disse Nancy con una punta di stizza, «sarebbero già arrivati puntuali.»
Philippe emise una specie di grugnito, e lei capì che gli era sfuggito un sorriso.
«D’accordo» le rispose. «Ma non dirmi che le cose non stanno diventando ogni giorno più difficili. Il maggiore Böhm ha fermato almeno una decina di uomini, da quel che ho sentito dire. Quanto ci vorrà prima che arresti qualcuno al corrente dei nostri movimenti? Oramai c’è troppa gente coinvolta. Quel tizio con cui Henri mi ha chiesto di parlare, in fabbrica... Michel... qualcosa, non mi piace. È un esagitato.»
«Adesso ti lamenti che i francesi hanno tirato fuori le palle e si danno da fare?» Nancy stava perdendo la pazienza. «Se Henri ti ha detto di parlargli vuol dire che va bene così.»
«Henri è un brav’uomo, ma è un romantico» insisté Philippe. «È convinto che ogni francese in fondo al cuore sia un partigiano. Non vuole credere che abbiamo anche fascisti nostrani. Uno di quei gendarmi che corrompiamo con i soldi di tuo marito prima o poi si lascerà scappare qualcosa. Non dovevamo pagarli, stasera, per tenerci la strada libera. Era meglio rischiare di incontrare una pattuglia.»
Si sentì un’esclamazione di disgusto da Antoine, comunque Philippe aveva ragione. Il che non era di nessun aiuto, al momento. Antoine aveva preso la decisione di pagare i gendarmi senza nemmeno parlarne con loro. Aveva giurato che il suo contatto era fidatissimo, un vero patriota. Ma se era un così grande patriota perché si intascava i soldi, tanto per cominciare?
«Nancy!»
Lei scrutò nel buio e vide la luce di una torcia a un centinaio di metri dalla spiaggia. Tre impulsi brevi e uno lungo. Accese la sua e la puntò in direzione del mare. Due impulsi lunghi. Spense e aspettò.
Sembrò che fosse passata un’eternità prima che si sentisse il leggero sciabordio dell’acqua e poi il rumore del pietrisco, quando la barca di legno fu tirata per metà in secca, l’altra metà bagnata dalle onde delicate della battigia. Nancy avanzò da sola. L’equipaggio era composto di due marinai e un ufficiale, vestiti con i pantaloni di lana e la tuta di tela dei pescatori locali.
«Pronti per la sfilata?» chiese.
«La mamma ha mandato i palloncini» rispose quello che secondo lei doveva essere un ufficiale. «Sei inglese?»
«Australiana. Una lunga storia.»
Lui annuì. Non era il momento ideale per i convenevoli. «Quanti pacchi?»
«Venti. Uno speciale consegnato dalla Gestapo, e la zia ne ha mandato qualcuno in più dal campo. Ce la fate a prenderli tutti?»
Dopo un attimo di esitazione lui rispose in tono risoluto. «Ci arrangeremo. E scusate per il ritardo, la costa è pattugliata. Questa via non sarà più percorribile, dopo questa notte. La Royal Navy non può rischiare di perdere un sottomarino per venire a raccogliere evasi.»
Lei si voltò e con un gesto del braccio fece segno agli uomini nascosti intorno alla spiaggia di avvicinarsi. «I bastardi hanno reso praticamente impercorribile anche la via dei Pirenei. Sbrigatevi a vincere la guerra, avete capito?»
«Faremo del nostro meglio.»
L’inglese accolse con un cenno gli uomini che emergevano ordinatamente dai nascondigli tra i cespugli, e i due marinai li aiutarono a imbarcarsi.
«Ben organizzato, mia cara.»
L’operazione sembrava eterna, perché gli uomini arrivavano a due a due. L’ufficiale guardava l’ora ogni cinque secondi. I marinai cercarono di fare posto per gli ultimi tre. L’ultimo fu Gregory, che passando accanto a Nancy le afferrò una mano e gliela strinse. I marinai lo stavano issando da una fiancata quando una luce che arrivava dalla litoranea li colpì. In pieno. Poi si sentirono arrivare dall’alto frenetici ordini in tedesco.
«Via» disse l’ufficiale.
Un marinaio balzò in acqua per aiutare l’ufficiale a spingere con la schiena la barca sovraccarica dentro il buio marino, mentre con i piedi alzavano grandi spruzzi di sabbia bagnata e di ciottoli.
I colpi sibilavano e zigzagavano nell’acqua quando i due uomini si tuffarono; l’ufficiale ordinò di remare mettendocela tutta. Nancy si voltò e cercò riparo nel folto, dove il fascio di luce della torcia non arrivava, pregando di non essere intercettata. Grazie al Cielo il riflettore non la trovò perché era impegnato a perlustrare il mare in cerca della barca. Nancy intravide Antoine che, sdraiato supino a terra, sparava nella direzione da cui veniva la luce.
Da lontano, si sentiva abbaiare. Se avevano portato i cani era finita.
Nancy si accovacciò tra gli arbusti di salvia, voltandosi per controllare la marina. Erano ancora dentro il cono di luce e uno degli uomini a bordo era accasciato a poppa in una posizione innaturale. Offrivano un bersaglio facilissimo.
«Andiamo, Antoine» mormorò a denti stretti, guardandolo senza osare ancora muoversi. Sarebbe riuscita a risalire la scarpata e una volta sulla strada usare la pistola per spegnere quel riflettore?
Antoine espirò lentamente e premette il grilletto. Si sentì il rumore di un vetro in frantumi e la luce si spense.
«Sei un genio!» disse Nancy a voce alta. «E adesso leviamo le tende, per piacere!»
Prima che finisse la frase arrivarono le voci dei soldati che si precipitavano lungo la scarpata per raggiungerli. Se non avessero trovato il sentiero che scendeva a zigzag al mare i tedeschi avrebbero dovuto penare per farsi strada fra rovi e rocce. Nancy si augurò che si rompessero tutti l’osso del collo.
Philippe l’afferrò per un braccio. Da lì partiva il sentiero verso est che costeggiava la spiaggia; lo imboccarono a testa bassa, correndo a più non posso. Nancy sentì il brivido dell’adrenalina. Era molto meglio di quando passava dai checkpoint facendo la vezzosa. I piedi sapevano dove appoggiarsi su quel sentiero stretto, e i proiettili che la sfioravano emettevano il miagolio di un gattino appena nato. Un pensiero che la fece sorridere.
I tedeschi dovevano appartenere a una pattuglia di terra capitata lì per caso, perché se fosse stata una trappola loro tre sarebbero già morti tutti. Continuavano a sparare inutilmente in direzione della barca che non si vedeva più. A Nancy parve che ci fossero soltanto due uomini a inseguirli fra i ginepri e gli allori. Poi dall’alto arrivò il fascio di luce di una torcia, seguito da un grido e da uno sparo. Nancy sentì il rantolo di Antoine e si voltò in tempo per vederlo accasciarsi sul sentiero, una mano premuta su un fianco, bloccato sul precipizio dalla fitta boscaglia.
«Philippe, aiutami!» sibilò, e nel buio vide l’ombra dell’altro uomo che tornava verso di lei.
«Qui! Da questa parte! Stanno scappando!»
Qualcuno rispose al soldato che si trovava sul sentiero più alto. Philippe sparò in direzione del punto da cui erano venute la voce e la luce. Spensero la torcia per impedirgli di colpire il bersaglio, poi il tedesco chiamò di nuovo i suoi colleghi. Era in preda a una grande agitazione.
Antoine respinse Nancy. «Vai!»
«Neanche per sogno.»
Si chinò per aiutarlo a rialzarsi mentre Philippe sparava alla cieca in direzione della voce.
«Aiutami a tirarlo su» gli disse Nancy. Antoine fu velocissimo a prendere dalla tasca la pistola che Henri aveva comprato e che lei stessa gli aveva dato. Si infilò la canna in bocca e sparò.
Era successo tutto talmente in fretta che Nancy subito non capì. Rimase immobile, troppo sconvolta per gridare. Philippe emise una specie di ululato e sparò di nuovo nel buio. Sul sentiero alto si muovevano i fasci di luce di molte torce. Allora Philippe la afferrò per un braccio, costringendola a rialzarsi, e la spinse avanti sparando un altro paio di colpi. Nancy incespicò. All’improvviso i piedi non si muovevano più con tanta sicurezza. Cos’aveva fatto, Antoine? Quell’arma non gli era stata data perché la usasse contro se stesso. Gliel’aveva data per uccidere i nazisti.
«Sbrigati, Nancy!»
Lei correva con in testa pensieri frammentati e confusi. Com’era strano essere lì a quell’ora. Come c’era arrivata? L’ufficiale era un uomo piacevole, e terribilmente inglese. Non dovevano aspettare Antoine? Philippe la spinse avanti fino a quando Nancy ricominciò a pensare in modo coerente. Allora si mise a correre e corse fino a quando il rumore dei passi degli inseguitori si allontanò, e l’unico suono che sentiva era il suo respiro affannoso sotto il canto dei grilli.
Corsero a lungo finché intorno a loro la notte fu impenetrabile e silenziosa.