Il misero accampamento in fondo all’altopiano faceva sembrare la disordinata e lercia base di Gaspard un hotel di lusso. Ma se Nancy era lì da dieci minuti e nessuno le aveva ancora tirato un colpo in testa, forse le condizioni erano in qualche modo decisamente migliori.
Tardivat fece cenno di avvicinarsi; accanto a lui c’era un uomo longilineo sulla quarantina, con le sopracciglia folte e un fucile ad armacollo. Fournier. Nancy aveva già contato i presenti, una trentina, e individuato due baracche fra gli alberi ben nascoste dal fogliame. Gli aerei nemici non li avrebbero visti neanche a trenta metri di quota. Anche questo era un miglioramento rispetto all’altro campo.
«Tra quant’è il prossimo collegamento con Londra?» chiese Nancy a Denden a voce bassissima per non farsi sentire.
«Tra dieci minuti, massimo, però non ci sarà niente per noi. Dovremo fargli sapere che non ci hanno divorato i lupi, prima che ci mandino qualcosa. E poi avranno bisogno delle coordinate del punto di lancio. Non si aspettano il mio segnale prima di domani alle tre.»
«Riesci a mettere in funzione la radio in dieci minuti? Ho bisogno di dimostrare qualcosa.»
Denden la guardò e sospirò. «Sarà pronta e calda per quando la vuoi tu.»
Nancy allungò il passo e con un sorriso tese la mano a Fournier, che ricambiò la stretta ma non il sorriso.
«Sono il capitano Nancy Wake. Londra vuole che rifornisca di armi Gaspard e i suoi. Però io e lui non siamo andati d’accordo. Le vuole lei, al posto suo?»
Fournier la scrutò dalla testa ai piedi valutandola freddamente.
«Perché no? Che cosa ci sta proponendo di preciso, capitano?» Il tono con cui aveva pronunciato il suo grado non suonò meno offensivo degli improperi ricevuti da Gaspard. Si vide mentre ripartiva a piedi per attraversare l’Alvernia in cerca di qualcuno capace di dimenticare l’amor proprio e di rivolgerle finalmente un «grazie», rischiando di morire congelata.
Improponibile.
«Glielo spiego volentieri» rispose.
I maquisard rimasero a guardare Denden che montava la ricetrasmittente, mentre Nancy li osservava seduta vicino all’apparecchio. Sembravano tutti denutriti e le poche armi da fuoco di cui disponevano erano malmesse. Erano ragazzi di vent’anni o poco più. Invece di correre dietro alle ragazze e far perdere la pazienza agli anziani, marciavano nel bosco per sfuggire ai tedeschi che li volevano spedire a lavorare nelle loro fabbriche, ed erano pronti a sacrificare la vita per liberare la patria. Ancora una volta Nancy sentì montare la rabbia che aveva provato a Vienna e a Berlino. Il mondo era già pervaso di violenza e lacerazioni, perché i nazisti lo contaminavano con il loro veleno? Non avrebbe mai dimenticato quel comizio di Berlino, i volti della folla che gridava il suo entusiasmo per l’odio cieco e irresponsabile riversato dal palco.
«È ora» disse Denden.
Nancy si allontanò dal chiasso del suo pubblico sudato per entrare nella silenziosa pace della foresta occitana. «Vai!» disse.
Dopo alcune interferenze arrivò la voce: «Qui Londra», in francese. Tutti alzarono la testa e Fournier si girò a guardare i due agenti arrivati dall’Inghilterra. «I francesi parlano ai francesi. Ma prima qualche messaggio personale. Jean ha i baffi lunghi. Nell’agenzia assicurativa è scoppiato un incendio.» I maquis si scambiarono occhiate divertite. «La rana gracida tre volte.» Un paio di ragazzi scoppiarono a ridere fragorosamente.
Nancy sorrise. «Non sono frasi senza senso. Sono messaggi in codice. Londra conferma agli agenti sul suolo francese come noi che stanotte veranno paracadutati dei rifornimenti. Potrebbe voler dire carne in scatola e succhi di frutta. Cioccolata e sigarette.»
«Sigarette francesi?» chiese uno dei maquis.
«Sei troppo giovane per fumare, comunque sì, sigarette francesi.» Il ragazzo arrossì. «E tende francesi per proteggervi dalla pioggia francese e scarponi per camminare nel fango francese.» Ormai tutti la guardavano sorridenti. Tutti eccetto Fournier. «E la cosa migliore è che possiamo farvi avere anche armi, piani e informazioni. Mitra Sten, esplosivi al plastico, detonatori a tempo, granate, pistole e una lista di mirati obiettivi tedeschi da colpire e piani per eliminarli.»
Fournier si accese una sigaretta e soffiò fuori il fumo da un angolo della bocca. «E ci date tutto questo gratis? Soltanto perché voi inglesi avete un grande cuore?»
Ancora qualche battuta di scherno e poi forse avrebbero ceduto. Maledetti francesi, pensò Nancy. Sì, ne aveva sposato uno, ma presi in branco erano delle irredimibili teste di legno...
«Non è richiesto nulla in cambio, Fournier» gli disse guardandolo negli occhi, «se è questo che pensi. Per una cassa di mitragliatori non dovrete uccidere il maiale più grasso.»
«Non intendevo questo.»
Lei annuì. «Tutte le richieste a Londra passano da me. E siccome ho visto coi miei occhi che pur di aiutarvi si riducono in bancarotta, per nessun motivo voglio vedere gli aiuti sprecati. Vi addestrerò all’uso delle armi che non conoscete. Insisto sulla necessità di rafforzare i sistemi di sicurezza e vi assicuro che scotennerò chiunque non obbedisce. Senza la mia approvazione non partirà nessuna azione, e non dimenticate che il nostro scopo è farci trovare pronti quando gli Alleati invaderanno la Francia per liberarla. E guai a chi approfitta della situazione per regolare conti personali o faide. Lavoreremo solo sotto i miei ordini.»
«Non saremo mai le vostre puttane» ringhiò Fournier.
«Nemmeno io sarò la vostra puttana. Lavoreremo insieme. L’accordo che propongo è questo. Adesso dimmi che cosa vi serve e noi vi faremo paracadutare... la salvezza.»
Tutti guardarono il loro capo, che senza sorridere fece un breve cenno affermativo ed estrasse dal taschino della giacca un quaderno nero.
«Ho la lista delle cose che ci servono, capitano.»
Sebbene Fournier avesse di nuovo pronunciato quella parola come se evocasse qualcosa che lo feriva, Nancy trovò la sua reazione positiva. In fondo, non l’aveva ancora né tramortita né legata a una sedia.
«Vediamo un po’» disse Nancy, poi si girò verso Denden. «Metti pur via la tua scatola delle magie, adesso, e facciamo amicizia.»
«Sì, dai, tu fai la mamma severa e io il papà che vizia i nostri bei bambinoni francesi.» Lei sussultò. «Che cosa ti ho detto?»
«Niente. Andiamo.»