Il ragazzo le sbucò davanti proprio in mezzo alla strada. Nancy dovette frenare e sterzare bruscamente il volante per evitare di uccidere quel cretino. Quando arrivò di corsa al finestrino, Mateo appoggiò il dito sul grilletto della pistola, ma il ragazzo stava già parlando a raffica e non se ne accorse.
«Madame Nancy!»
Lei lo riconobbe. Lo aveva visto mentre la scrutava dalla soglia di una stanza in una casa nelle vicinanze. Suo padre era stato ucciso durante l’attacco alla ferrovia capeggiato da Fournier nel D-Day.
Ricordò il discorso fatto alla giovane vedova, uno dei dieci di quella settimana, per informare le famiglie che un loro caro era caduto per la Francia.
«Tranquillo, Mateo» sussurrò. «Che cosa c’è, ragazzo?»
«I miliziani sono arrivati a Courçais. Hanno chiuso il villaggio» disse lui. Era pallido alla luce della sera. «Dovete stare alla larga.»
I miliziani. Nancy li odiava quasi più dei nazisti. Fascisti francesi ai quali Vichy e i suoi capi tedeschi avevano fornito armi e uniformi perché dessero la caccia ai combattenti della Resistenza.
«Tu e tua madre state bene? Vi serve qualcosa?»
Il ragazzo scosse la testa. «Mio padre avrebbe voluto che io l’avvertissi» disse in tono deciso.
Nancy riuscì a sorridergli. Era un sorriso falso, la brutta copia del sorriso che avrebbe rivolto a un ragazzino come lui un anno prima, quando ancora non aveva visto e toccato tanto sangue, ma che poteva passare per vero.
«Sarebbe stato orgoglioso di te» gli disse Nancy. «Grazie di averci avvertito.»
«Ci andrà lo stesso, signora?» Perlustrò la strada con lo sguardo.
«Sì. Devo vedere una persona.»
Mise in moto e lo lasciò sul ciglio della strada.
Mateo si schiarì la gola. «Però, Nancy... potremmo rimandare l’incontro...»
Lei premette l’acceleratore; sentiva il battito del cuore, regolare e lento.
«Però, Mateo... io avrei sete.»
La piazza era deserta. Il caffè principale era chiuso, ma il luogo designato per l’incontro con quel tale René si trovava in fondo a una stradina laterale e aveva le luci accese. In giro non c’era nessuno. Un uomo anziano, le spalle incurvate per difendersi dal freddo, li guardò di sottecchi quando la luce che baluginava dalle persiane chiuse del caffè rischiarò i loro visi. Nancy spalancò la porta. Una serata tranquilla, naturalmente. Quattro clienti, tutti miliziani. Più il padrone e una ragazza al banco. Apparentemente il loro contatto non era ancora arrivato.
Nancy si sedette a un tavolo nel centro del locale. La ragazza, magrissima e troppo giovane per lavorare in un bar, si avvicinò guardandosi intorno spaventata.
«Brandy, per favore» disse Nancy. «Porta la bottiglia.»
«Cazzo» disse Mateo quando la ragazza andò a prenderla senza dire una parola.
«Che cosa c’è?»
«Guarda sopra il bancone.»
Nancy guardò. Affisso alla trave c’era il manifesto con il suo ritratto.
Mateo si protese verso di lei. «Andiamocene, Nancy, finché siamo ancora in tempo.»
La ragazza fu di ritorno e servì il primo giro.
«Scusami, Mateo, ma ne ho proprio bisogno.»
Scolò il bicchiere e la giovane cameriera glielo riempì di nuovo.
«Come ti chiami, cara?»
«Anna» rispose lei in un sussurro. Aveva i capelli sporchi ma pettinati con cura dietro le orecchie, e i polsini erano puliti.
Nancy sorrise. «Come Anna dai capelli rossi! È il mio libro preferito. Lo hai letto?»
Mateo scrutò a sinistra e a destra. Gli altri clienti li stavano guardando apertamente.
La ragazza fece di no con la testa.
«Ma che maleducata sono.» Nancy diede un colpetto di gomito a Mateo per mostrargli la pistola che teneva già in mano sotto il tavolo. «Non mi sono ancora presentata. Sono Nancy Wake. Quella faccia sopra il bancone è la mia.»
La ragazza si voltò a guardare, batté le palpebre, poi si rivolse di nuovo a Nancy. «Offrono un sacco di soldi a chi la cattura, signora.»
Nancy annuì come se ci avesse fatto caso solo in quel momento.
«Sì. Sai perché la Gestapo offre un sacco di soldi per quelli come me, Anna? Non è per motivare i tedeschi... no. Loro mi ammazzerebbero o mi denuncerebbero anche gratis. È per motivare i francesi. I francesi vigliacchi. Uomini e donne che preferiscono leccare la merda dagli stivali dei nazisti piuttosto che ribellarsi e difendersi. I francesi che dicono di amare la loro terra e di denunciare soltanto criminali, ebrei e comunisti. Sono furbi. Queste ricompense ci fanno sospettare dei nostri amici e dei nostri vicini. Mio marito... è stato denunciato da un suo operaio smidollato. Ma ti dirò una cosa: i collaborazionisti non riusciranno a spendere la loro ricompensa. No, noi li troveremo quei traditori, troveremo ogni politico di Vichy, ogni criminale miliziano, e gli metteremo un cappio intorno al collo.»
Uno dei clienti si alzò e allungò la mano per prendere la sua pistola. Nancy si voltò di scatto e sparò due volte dal fianco come le avevano insegnato. L’uomo cadde all’indietro, trascinando con sé il tavolo e i bicchieri. Anna, senza un grido, scappò dietro il bancone.
Nancy sparò al secondo miliziano che stava ancora cercando di togliere la pistola dalla fondina.
Il terzo l’aggredì con un coltello. A entrare nella milizia erano i vigliacchi e i bulli, e i vigliacchi proprio non ci sapevano fare con i coltelli.
Nancy sfruttò lo slancio dell’uomo per buttarlo a terra, gli strappò il coltello dalla mano e glielo affondò nel collo con un unico semplice movimento. Quasi un balletto. E lei era sempre stata una brava ballerina. Ah, quelle notti in cui ballava con Henri sotto un cielo stellato! L’uomo sotto di lei biascicò, tossì emettendo un piccolo spruzzo di sangue, che sulla faccia di Nancy ebbe l’effetto di una pioggia estiva, poi rimase immobile.
Uno, due, tre. Mateo uccise l’ultimo francese che stava correndo verso la porta. Cadde disteso scompostamente. Da essere umano a carne da macello nel giro di tre secondi. Era questa la lezione della guerra. Siamo tutti soltanto carne e sangue. Nancy prese il bicchiere e finì il brandy. Roba buona.
Stava contando le banconote per pagare le consumazioni, aggiungendo qualcosa per lo scompiglio arrecato, quando la porta si spalancò e entrò un uomo alto, biondo e magrissimo. Vide i cadaveri sul pavimento, i bicchieri in frantumi, Mateo con la pistola in mano e Nancy che pagava il conto, le mani coperte di sangue, e scoppiò in una lunga e sonora risata.
«Ehi, questo sì che è meglio delle solite parole d’ordine del cazzo! Sono René. Se vi siete divertiti abbastanza, mi accompagnate a prendere la roba?»
Nancy e Mateo lo seguirono fuori, nel buio.
Heller disse una parola di ringraziamento al telefono, poi si precipitò alla porta dell’ufficio di Böhm, entrando dopo aver bussato ma senza aspettare la risposta. Alla luce di una lampada Böhm procedeva con diligenza alla lettura dei rapporti impilati sulla scrivania. La pila aumentava ogni giorno... furti, imboscate, opuscoli antitedeschi, caricature grossolane del Führer disegnate sui muri.
«Madame Fiocca è stata vista a Courçais» disse Heller appena il maggiore alzò lo sguardo.
«Quando?»
«Adesso. È stata vista entrare in un caffè non più di dieci minuti fa.»
Böhm si alzò in piedi e Heller, confuso, lo guardò prendere il cappotto.
«Porti qui la macchina, Heller. Voglio che una squadra di quattro uomini ci segua da qui, e dalla caserma ne faccia uscire altre tre. Entro un’ora devono esserci posti di blocco a ogni chilometro su tutte le strade che escono dal villaggio.»
«Andiamo anche noi, signore? Adesso?»
Vide il viso stravolto di Böhm, un rapido barlume represso di frustrazione, ma quando parlò la sua voce era sotto controllo.
«Con una macchina veloce a Courçais arriviamo in venti minuti. È evidente che la signora Fiocca è lì per occuparsi di qualche affare. Partiamo subito. In questa guerra abbiamo già sprecato troppo tempo per colpa di chi ha paura di agire con decisione, Heller. Di me non si potrà certo dire che ho esitato quando non dovevo.»