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L’indomani gli americani arrivarono in tarda mattinata e presero in consegna i prigionieri con confortante efficienza. Lasciarono anche cassette di approvvigionamenti, per lo più alimentari, nonché una notevole quantità di carburante per gli abitanti di Cosne-d’Allier di ritorno, e un paio di ingegneri civili incaricati di ricostruire il ponte che Gaspard aveva fatto saltare. La notizia che Parigi era stata liberata arrivò a metà pomeriggio.

Dopo la partenza di Böhm e degli altri prigionieri, la tensione a Cosne-d’Allier cominciò a dissiparsi, e nel primo pomeriggio girò voce che il sindaco stava organizzando una festa. Tutti i partigiani si presentarono con una ragazza sottobraccio e fiori all’occhiello, e arrivò anche il proprietario del castello, non per cacciarli via ma per aprire la cantina e distribuirne il contenuto.

Dopo aver stretto la mano agli americani ed esaminato le ultime istruzioni provenienti da Londra, Nancy si ritirò in camera sua e cercò di dormire. Aveva avuto la conferma della morte di Henri. Lo sapeva da mesi, in realtà, che lui non c’era più, soprattutto dopo il viaggio in bicicletta, però non aveva voluto affrontare la verità, non l’aveva davvero guardata in faccia prima dell’incontro con Böhm. Si sentiva svuotata. Gli aveva detto addio e aveva cominciato a elaborare il lutto senza nemmeno rendersene conto.

«Basta deprimersi, feldmaresciallo!» Denden irruppe nella stanza al crepuscolo, la faccia rosea e un sorriso furbo e compiaciuto.

Lei si tirò su appoggiandosi ai gomiti. «Hai di nuovo fatto pace con Jules, Denden?»

Il sorriso si fece incerto. «Fino a un certo punto. Siamo di nuovo amici, anche se lui non osa...»

«Scusa, non avrei dovuto chiedertelo.»

Lui scosse la testa. «Non devi scusarti. Tocca a lui scegliere. Adesso fai la brava ragazza e spazzolati i capelli. Ho una piccola sorpresa per te.»

Nancy scese con fatica dal letto e prese spazzola e rossetto. Peccato che avesse lanciato nel vuoto il portacipria. Forse Buckmaster gliene avrebbe procurato un altro, se glielo avesse chiesto gentilmente. Si esaminò nel vecchio specchio della toeletta, chiedendosi quante volte vi si fosse specchiata la castellana, mentre si metteva il collier di diamanti. L’immagine che vide aveva una sorprendente somiglianza con Nancy Wake.

«Denden, è stata solo fortuna?»

«A cosa ti riferisci?»

«Sul campanile, quando hai sparato all’uomo che stava per farmi fuori. Hai sempre avuto voti terribili nel tiro, e invece ti ho visto sparare. Da manuale. Un tempo di reazione davvero notevole.»

«Sai che odio le armi. L’ho dovuto mettere in chiaro con gli istruttori. Questo non significa che nelle giuste circostanze io non sia in grado di centrare il bersaglio.»

«Grazie.»

Denden aspettò che lei posasse la spazzola, poi prendendola per mano la condusse fuori dalla camera e giù per lo scalone, stringendole il braccio così forte da farla protestare. La spinse fuori sui gradini e, tenendola alle spalle, rimase un po’ distante.

«Mi hai già ringraziato. Adesso, cammina.»

Fournier, Juan, René, Tardivat e Gaspard li stavano aspettando. Juan aveva un braccio al collo, e Gaspard indossava un completo elegante. Nonostante la benda sull’occhio sembrava un ricco uomo d’affari di mezza età, il tipo di uomo che tiene aperta la portiera per le signore e le porta in un buon ristorante di Montluçon, dove lascia una lauta mancia. Nancy si rese conto che forse Gaspard era proprio così. Ricordò di aver sentito dire che un tempo gestiva un negozio. In mano aveva un grande mazzo di fiori freschi colti nei giardini di Cosne-d’Allier. Li offrì a Nancy, porgendoli con un inchino un po’ imbarazzato.

«Alors, Madame Nancy» disse.

Lei li prese e gli strinse la mano. Gaspard arrossì, poi tese la mano a Denden.

Denden gliela strinse, un po’ brusco. «Bene, che la festa cominci.»

Gaspard si schiarì la gola e urlò: «Feldmaresciallo Wake, noi la salutiamo!»

E così cominciò.

Gruppi di maquisard, alcuni con la bandiera francese, altri con i vessilli dei villaggi e delle cittadine, arrivarono marciando dal retro del castello e serrarono le file davanti a lei. E lo fecero piuttosto bene, nonostante qualche spinta e qualche risata, poi cominciarono a sfilare. Centinaia di uomini si schierarono davanti ai gradini fino a riempire l’intero cortile. La brezza agitava le bandiere.

Denden si protese a sussurrarle all’orecchio: «E dopo, si beve!»

Gaspard avanzò di un passo. «Tre urrà per il feldmaresciallo!»

Per poco il boato non le fece perdere l’equilibrio.

 

 

Il salone d’onore era gremito. Appesero le bandiere alle travi, riuscirono a spostare l’enorme tavolo di quercia e a portarne dentro altri, e poi per ore gli uomini della Resistenza e i loro ospiti mangiarono, brindarono e cantarono. Tracannarono litri di vino e arrossirono quando le matrone del paese li richiamarono alle buone maniere: mostrarono il lato sentimentale, poi ricominciarono a cantare. Quelli seduti accanto a Nancy al tavolo d’onore facevano programmi per il futuro. Tardivat e Fournier intendevano arruolarsi nell’esercito regolare, Gaspard aveva in mente di darsi alla politica e Denden dichiarò in tono acido che appena possibile si sarebbe levato dalle palle per andare a Parigi a vedere esattamente fino a che punto fossero liberi. René stupì tutti dichiarando che anche lui aveva intenzione di andare a Parigi, per realizzare il suo sogno di scrivere libri per l’infanzia e, dopo aver giurato a Denden che avrebbero condiviso un alloggio a Montmartre, si mise a descrivere nei minimi particolari la trama del suo primo capolavoro: parlava di un topolino bianco australiano che veniva a Parigi e si trovava coinvolto in una serie di eccitanti avventure. Mentre lui rifiutava alcune delle idee sempre più oscene di Denden, in fondo al salone Nancy riconobbe una figura familiare.

«Garrow!»

Si alzò e corse a buttarsi tra le sue braccia. Lui la strinse forte per un momento, poi la scostò per poterla guardare meglio. Tutto vestito di tweed e con un paio di robuste scarpe sportive, sembrava un turista inglese in giro per la Francia in automobile.

«Quando sei arrivato?» gli chiese.

«Da poco, capitano Wake. E no... non ti chiamerò mai feldmaresciallo!»

Nancy gli fece il broncio e lui rise.

«Sono venuto per riferirti i commenti di Londra. Gran bello spettacolo, sono state le parole di Buckmaster.»

«Grazie» rispose lei.

Garrow si fece serio. «Senti, Nancy, ti potresti allontanare per un paio di giorni? Da quel che vedo qui è tutto sotto controllo, e io ho una macchina. Pensavo che forse ti sarebbe piaciuto tornare a Marsiglia con me. Potremmo partire domattina.»

Nancy si guardò intorno... gli uomini eccitati per la vittoria erano gli stessi che aveva comandato, di cui aveva avuto cura, con cui si era azzuffata, che avevano combattuto al suo fianco. Partì un’altra esecuzione della Marsigliese, e tutti scattarono in piedi e cantarono talmente a squarciagola da far tremare le pareti.

Non ci sarebbe mai più stato un momento migliore.

«Possiamo partire adesso?»

Lui le diede un colpetto sulla spalla. «Vado a prendere l’auto.»

Quando ritrovò Garrow fuori sul viale, Denden si era già accomodato sul sedile posteriore, con lo zaino al suo fianco. «Parigi può attendere, tesoro. Vengo anch’io.»