«Non intendo lasciare qui Tawny» dissi rivolta a Hawke. «Non esiste.»
«Non verrà con noi.» I suoi occhi lampeggiarono di un color ambra ardente. «Mi spiace, ma è un no.»
Eravamo nelle mie stanze, non più di trenta minuti dopo aver lasciato l’ufficio della duchessa. Avevamo anche un pubblico: Tawny. E c’era anche il comandante, ma era come se non si trovassero nemmeno nello stesso edificio.
Hawke e io litigavamo da dieci minuti.
«È un bene che non sia tu al comando» sottolineai, voltandomi verso il comandante. «Ho bisogno…»
«Mi dispiace, Vergine, ma non viaggerò con voi.» Jansen lasciò la soglia ed entrò nella stanza. «Solo un piccolo gruppo partirà, ma Hawke è la vostra Guardia del corpo Reale. Assumerà lui il comando.»
«Com’è possibile che comandi lui?» quasi gridai. «Non è nemmeno la mia guardia reale da molto tempo.»
«Ma è l’unica.»
Quell’affermazione minacciò di ferirmi, perciò mi voltai verso Hawke e feci l’unica cosa che potevo fare, assolutamente immatura. Mi sfogai su di lui. «Davvero ti aspetti che la lasci qui? Dove i Caduti non fanno che ammazzare
gente?»
«Davvero ti aspetti che la porti oltre l’Alzata?»
Tawny fece un passo avanti. «Se posso…»
«Sì!» esclamai. «Stai già portando me oltre l’Alzata!»
«Esattamente. Possiamo permetterci solo una manciata di guardie per scortarti. Saranno tutte concentrate sulla tua sicurezza. Non sulla sua.»
«Sono in grado…»
«Lo so che sei in grado di proteggerti da sola. Lo sanno tutti in questa stanza, credimi, ma dovremo andare là fuori, principessa. Al di là dell’Alzata. Hai presente il tragitto che dovremo percorrere?» domandò Hawke. «Dovremo attraversare le Pianure Spoglie e la Foresta di Sangue.»
La trepidazione mi fece contorcere lo stomaco.
«Lo so.»
«Inoltre attraverseremo aree densamente popolate da Caduti. Non sarà un viaggio agevole, e non metterò a rischio la tua sicurezza» disse, osservandomi cupo. L’Hawke che mi aveva abbracciata così stretta e così teneramente solo poche ore prima era svanito. Al suo posto c’era…
Al suo posto c’era una guardia reale di cui Vikter sarebbe stato orgoglioso. Era impossibile arginare quel dolore. Hawke non era un mio amico o… o qualsiasi cosa fosse per me in quel momento. Era una guardia reale che aveva il dovere di proteggere la mia vita e consegnarmi sana e salva alla regina e al re.
Hawke abbassò il mento, catturando il mio sguardo. «Se portiamo Tawny con noi, tanto vale mandarla avanti e usarla come esca per i Craven.»
Lo fissai a bocca aperta. «Non ho mai sentito una simile assurdità.»
«Non è più assurdo che starmene qui a litigare davanti alla tua faccia a metà» ribatté lui.
Alzai le mani al cielo. «A me sembra un problema tuo, non mio.»
Hawke mi fissò è serrò la mascella, poi scoppiò in una breve risata e si voltò verso Tawny. «So che vuoi accompagnarla. Lo capisco. Ma questa non sarà una normale carovana. Non ci saranno dozzine di guardie, e non pernotteremo nelle migliori locande. Proseguiremo a marce forzate, e c’è un’altissima probabilità che il Rito non sia stata l’ultima volta che avete visto un massacro.»
Mi voltai verso Tawny, ma prima che potessi parlare lei disse: «Lo so. Lo capisco». Si fece avanti. «Apprezzo che tu voglia avermi con te, Poppy, ma non posso accompagnarti.»
In quel momento sarebbe bastata un piuma per abbattermi. «Non… non vuoi?» Era stata emozionatissima all’idea di vedere la capitale.
Ma se non fossi stata lì, allora Tawny sarebbe tornata padrona del suo tempo, o almeno della maggior parte di esso. Serrai le labbra.
«Vorrei. Tantissimo.» Tawny si fermò di fronte a me e mi porse le mani. «E spero che tu ci creda, ma l’idea di andare là fuori in quel modo mi terrorizza.»
Io… volevo crederle.
Tawny si portò al petto le nostre mani unite. «E non è solo questo. Quello che ha detto Hawke è vero. Tantissime guardie sono… sono morte. E quelle che verranno con te non potranno pensare alla mia sicurezza. Io non so combattere. Non come te. Non sono in grado di fare quello che hai fatto tu.»
Quello che avevo fatto? Intendeva difendermi o… o ciò che avevo inflitto al lord?
«Non posso venire» mormorò lei.
Chiusi gli occhi ed esalai un respiro tremante. Lei e Hawke avevano ragione. Sarebbe stato illogico e irresponsabile far viaggiare Tawny con noi. E anche se ero preoccupata di lasciarla indietro, in una città in un tale stato di instabilità, quella discussione era nata perché mi stavo lasciando alle spalle tutto ciò che mi era familiare.
Erano accadute così tante cose. C’erano state così tante perdite. E anche se non avevo né lo spazio mentale né la capacità emotiva per preoccuparmi che l’Ascensione potesse essere anticipata – o perfino che potessi essere giudicata indegna – non mi tormentavo prima del tempo su problemi futuri. Ma tutto continuava a trasformarsi e cambiare, e Tawny era… era l’ultimo brandello della vita che conoscevo.
E se non l’avessi mai più rivista?
Feci un respiro tremante. Non potevo indugiare in quei pensieri. Non potevo lasciare che Tawny si ponesse la stessa domanda. Sollevai le palpebre. «Hai ragione.»
A Tawny si colmarono gli occhi di lacrime. «Detesto avere ragione.»
«Grazie agli dei qualcuno in questa stanza ragiona ancora» borbottò Hawke.
Mi voltai di scatto verso di lui. «Nessuno ha chiesto il tuo contributo.»
Il Comandante Jansen fischiò piano.
«Be’, lo hai avuto lo stesso, principessa.» Lasciai le mani di Tawny e mi voltai verso di lui, che stava facendo un sorrisetto. Andò verso la porta, poi si fermò. «E ne ho un altro per te. Bagagli leggeri. E non disturbarti a portare quel maledetto velo. Non lo indosserai.»
Immobile accanto alle nere mura dell’Alzata, con gli occhi chiusi e il mento sollevato verso l’alba, mi godetti la sensazione della fresca aria mattutina che mi accarezzava le guance nude e la fronte. Non era niente di speciale, ma erano passati anni da quando il sole e il vento avevano toccato ogni parte del mio volto. La pelle mi formicolava di piacere, e nemmeno la ragione che si celava dietro a quel mio nuovo diritto riusciva a rovinare un momento tanto perfetto.
Durante il viaggio verso Carsodonia, il velo mi avrebbe resa un obiettivo mobile assai evidente. Pertanto, il modo migliore che avevamo per evitare i Caduti e l’Oscuro era assicurarsi che nessuna delle persone con cui saremmo entrati in contatto si rendesse conto della mia identità. Ecco perché il nostro gruppo si stava radunando vicino all’Alzata, e perché io indossavo un semplice mantello marrone scuro sopra a un pesante maglione, e le mie uniche paia di calzoni e stivali. Non avevo idea di che cosa avrebbe pensato la gente vedendomi, ma di sicuro non avrebbe pensato alla Vergine.
Per lo stesso motivo, avevo salutato Tawny nella mia stanza. I pochi membri del personale del castello che fossero stati in giro avrebbero potuto riconoscerla come la mia dama di compagnia, e Hawke non voleva correre rischi sottovalutando la possibilità che tra coloro che lavoravano al castello ci fossero ancora dei Caduti.
Ciò rese l’addio a Tawny ancora più duro. Tra quel momento e quello in cui mi avrebbe raggiunto nella capitale, sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa e io non lo avrei nemmeno saputo finché qualcuno non avesse deciso di dirmelo. Per questo il mio stomaco si torceva per l’impotenza, perché non c’era niente che potessi fare. Potevo solo sperare che l’avrei rivista. Potevo solo crederci con tutta me stessa.
Ma non avrei pregato.
I numi non avevano mai risposto alle mie preghiere, in passato.
E non mi sembrava più giusto chiedere loro niente, adesso che… che non potevo più negare quello che Vikter aveva sostenuto: volevo che mi giudicassero indegna.
Sospirai, concentrandomi sulla sensazione del vento che mi sollevava ciocche di capelli da fronte e tempie.
La duchessa non era venuta a salutarmi.
Non mi aveva sorpreso. E non mi ferì come in passato. Non provai nemmeno delusione, e non sapevo se fosse una cosa buona o cattiva.
«Sembra che tu ti stia divertendo.»
La voce di Hawke mi fece aprire gli occhi, e quando mi voltai quasi desiderai di averli tenuti chiusi.
Era accanto a un enorme cavallo nero, ma non indossava gli abiti da guardia. Le brache marrone scuro gli fasciavano le lunghe gambe, mettendo in mostra la forza del suo corpo. La sua tunica era pesante, a maniche lunghe, adatta al clima freddo, così come il mantello bordato di pelliccia. Sotto il sole, i capelli avevano il colore delle ali di un corvo.
In qualche modo, in abiti civili riusciva ad avere un aspetto ancora più eccezionale.
E mi stava osservando con un sopracciglio inarcato, mentre io… be’, io lo stavo solo fissando inebetita. Sentii le guance bruciare. «È una bella sensazione.»
«L’aria sul viso?» chiese lui, intuendo di che cosa stessi parlando.
Annuii.
«Posso solo immaginare.» Mi percorse i lineamenti con lo sguardo. «Preferisco di gran lunga questa versione di te.»
Mordendomi il labbro, alzai la mano e accarezzai con grazia il muso del cavallo. «È stupendo. Ha un nome?»
«Mi hanno detto che si chiama Setti.»
A quelle parole sorrisi. «Come il cavallo da guerra di Theon?» Setti mi diede dei colpetti sulla mano con il muso, chiedendo altre coccole. «Una sella ingombrante da portare.»
«Questo è vero» replicò Hawke. «Presumo che tu non sappia cavalcare.»
Scossi la testa. «Non monto a cavallo da…» Il mio sorriso si allargò. «Dei, tre anni. Tawny e io ci intrufolammo nelle stalle e riuscimmo a salire in sella a un destriero, prima che arrivasse Vikter.» Il mio sorriso si spense. Abbassai la mano e feci un passo indietro. «Dunque no, non so cavalcare.»
«Sarà interessante.» Hawke fece una pausa. «E anche uno strazio, dato che cavalcherai con me.»
Il mio cuore fece una piroetta. «E perché dovrebbe esserlo?»
Hawke sollevò un angolo della bocca. La fossetta fece la sua comparsa. «A parte il fatto che mi consentirà di tenerti particolarmente d’occhio? Usa l’immaginazione, principessa.»
La mia immaginazione non mi deluse. «È molto inappropriato» gli dissi.
«Davvero?» Abbassò il mento. «Là fuori non sei la Vergine. Sei Poppy, senza velo e senza pesi.»
Incrociai il suo sguardo, e l’ondata di eccitazione e sollievo che provai dimostrò che al di sotto del dolore e della rabbia, ribollivano anche altre emozioni. «E cosa succederà quando arriveremo nella capitale? Diventerò di nuovo la Vergine.»
«Non succederà né oggi, né domani.» Hawke si voltò verso una delle borse appese alla sella del suo cavallo. «Ho portato qualcosa per te.»
Attesi, chiedendomi di che cosa potesse trattarsi, visto che l’unico bagaglio che avevo potuto preparare era composto da biancheria e due tuniche di lana di ricambio.
Hawke aprì una delle borse di cuoio, ci infilò la mano e tirò fuori un oggetto avvolto in un panno, che dispiegò dopo essersi voltato verso di me.
Il mio cuore si fermò e poi accelerò quando riconobbi l’impugnatura color avorio e la lama nero-rossastra.
«Il mio pugnale.» Mi venne un groppo in gola. «Credevo… credevo fosse andato perduto.»
«L’ho trovato quella notte, più tardi.» Sotto l’arma c’era un fodero. «Non te l’ho dato finché ho temuto che potessi usarlo per fuggire, ma in questo viaggio ne avrai bisogno.»
Il fatto che si stesse assicurando che avessi ciò che mi occorreva per difendermi da sola significava moltissimo. Ma che avesse trovato il pugnale e lo avesse conservato al sicuro per me…
«Non so che cosa dire.» Mi schiarii la gola mentre Hawke mi porgeva l’arma. Non appena le mie dita toccarono l’impugnatura, sospirai. «Vikter me lo ha regalato quando ho compiuto sedici anni. È il mio preferito.»
«È una bellissima arma.»
Il groppo si dissolse, e tutto quello che riuscii a fare fu annuire, rinfoderando con cautela il pugnale e assicurandomelo alla coscia destra. Mi ci volle un momento prima che potessi parlare. «Ti ringrazio.»
Hawke non rispose. Quando alzai lo sguardo, vidi un piccolo gruppo di persone che si stava avvicinando: due uomini a cavallo che non conoscevo, e altri sei individui che guidavano i loro animali per la cavezza.
Riconobbi immediatamente due guardie con cui avevo giocato a carte alla Perla Rossa. Uno era Phillips, mentre l’altro mi pareva si chiamasse Airrick. Se mi riconobbero, non lo diedero a vedere e mi salutarono con un breve cenno del capo, senza incrociare il mio sguardo.
Le cicatrici mi formicolarono, ma resistetti all’impulso di toccarle o voltarmi in modo che non fossero visibili.
Mi sorprendeva vedere delle guardie nella scorta, ma supponevo che non ci fossero abbastanza Cacciatori per unirsi a noi, ed ero felice di vedere Phillips: aveva affrontato i Craven molte volte ed era sopravvissuto per raccontarlo.
«Il gruppo è arrivato» mormorò Hawke e, a voce più alta, iniziò a fare le presentazioni. Sciorinò dei nomi che – a parte i due che conoscevo – non riuscii a memorizzare. Poi ne pronunciò un altro che mi ricordava qualcosa. «Questo è Kieran. È giunto dalla capitale insieme a me e conosce bene le strade che dobbiamo percorrere.»
Era la guardia che aveva bussato alla porta quella notte alla Perla Rossa. Aveva l’aria di una rimpatriata, pensai. Finalmente potevo vederlo: Kieran dimostrava più o meno la stessa età di Hawke e aveva i capelli scuri tagliati cortissimi. I suoi occhi avevano un’incredibile sfumatura di azzurro pallido, che mi ricordava i cieli invernali e contrastava in maniera impressionante con la sua pelle di una calda sfumatura color sabbia, che mi ricordava Tawny.
«Piacere di conoscervi» disse Kieran, montando in sella.
«Anche per me» mormorai, notando che aveva lo stesso lieve accento di Hawke, una cadenza che ancora non riuscivo a identificare.
Kieran guardò Hawke. Aveva lineamenti affilati e più che attraenti. «Dobbiamo partire, se vogliamo sperare di attraversare le pianure prima di notte.»
Hawke si voltò verso di me. «Pronta?»
Guardai a ovest, verso il centro di Masadonia. Il Castello di Teerman svettava alto sopra il Distretto Inferiore e la Cittadella, una vasta struttura in pietra e vetro fatta di splendidi ricordi e incubi tormentosi. Là, da qualche parte, c’era Tawny, e nel frattempo la duchessa stava assumendo il controllo della città. Là, da qualche parte, il mio presente era diventato passato. Mi voltai verso l’Alzata. Là, da qualche parte, il mio futuro mi attendeva.